Si è festeggiato il carnevale a Garrico di Reggio Emilia e al circolo Arci “Fuori Orario” sono comparsi anche due uomini travestiti da marinai e con un cartello allusivo che recitava: “Che due marò…”. Se non fosse stato abbastanza chiaro il messaggio, hanno indossato anche due enormi… ”marò”, appesi in basso alla cintura. E’ Libero a pubblicare una foto della festa che mostra i due che credono divertente farsi beffa dei due fucilieri italiani in India da due anni e in attesa di un processo.
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Il circolo Arci dove per carnevale si prendono in giro i due marò
Pubblicato da tdy22 in marzo 5, 2014
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Violazione dei diritti umani? L’Onu e il caso dei due marò
Il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova ha incontrato ieri, lunedì 3 marzo, Navi Pillay, Alto commissario dell’Onu il quale, oltre a esprimere slidarietà all’Italia e ai due fucilieri della marina ancora in India, ha detto: “I marò italiani sono detenuti da troppo tempo. C’è preoccupazione sul rispetto dei diritti umani”. Della Vedova ha reso noto che “Secondo le Nazioni unite vi è un profilo di violazione dei diritti umani che sarà presto approfondito”. Dopo l’incontro ha inoltre spiegato ai giornalisti: “C’è l’impegno ad approfondire questo profilo in sede di Nazioni Unite”. E ha sottolineato: “Credo che sia un’affermazione importante” poichè si tratta di considerare “questo profilo di violazione dei diritti umani” con la restrizione della libertà di movimento dei due marò da due anni “senza che sia stato formulato un capo di imputazione e l’eventuale avvio di un procedimento giudiziario”, ha concluso. Michele Girone, padre di Salvatore, ha preso parte alla manifestazione ‘Salerno Capitale per i Marò d’Italia’, organizzata dalle associazioni ‘La Nostra Libertà’ e ‘Prima Luce’ e nell’occasione ha detto: “Speriamo di risolvere quanto prima questa situazione perché i nostri ragazzi e i loro familiari sono stanchi e preoccupati. Continuiamo, però, ad essere fiduciosi nelle nostre istituzioni e siamo sicuri che riusciremo a riportarli a casa”.
Pubblicato da tdy22 in marzo 4, 2014
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La figlia del marò Latorre che voleva andare al Grande Fratello: “un’opportunità”
Giulia Latorre, figlia del fuciliere Massimiliano Latorre, ancora in India con il collega Salvatore Girone, si difende dalle molte accuse che le stanno piovendo addosso su Facebook. Era infatti stata diffusa la notizia che aveva partecipato alle selezioni per il reality show Grande Fratello. Scrive la ragazza: “Ho visto nel Grande Fratello solo un’opportunità di gridare al mondo che mio padre è innocente, non volevo certamente diventare famosa strumentalizzando la sua vicenda”. E aggiunge: “Sono davvero a pezzi dopo gli insulti che ho ricevuto purtroppo chi parla non conosce il mio stato d’animo né quello che si prova a essere costretti a vivere da due anni lontana dal proprio padre: per riaverlo presto a casa, farei di tutto”. La signora Mariella, sua madre, a sua volta la difende e spiega: “Siamo sconvolti e mortificati dalle reazioni di tanti che hanno frainteso la voglia di mia figlia di gridare l’innocenza di Massimiliano. Lei ogni giorno mi ripete che si sente impotente e che per suo padre andrebbe persino sulla luna”. E ricorda: “In tanti in questi due anni ci sono stati vicini e continuano a farlo: ci auguriamo che tutti comprendano qual era il vero senso delle parole di mia figlia”. Quindi conclude: “E’ questo il messaggio che Giulia vuol far comprendere a tutti”.
Pubblicato da tdy22 in marzo 1, 2014
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Ecco chi “vuole incastrare i marò solo per fare carriera”
E’ Pierangelo Maurizio, su Libero, a presentare la figura di Raj Kumar Singh, che era già sottosegretario dell’Interno indiano nella fase cruciale della vicenda che riguarda i due marò. Il giornalista lo accusa di essere il principale artefice della trappola che da due anni tiene prigionieri Latorre e Girone, così come la credibilità dell’Italia, e spiega:
La sua irresistibile ascesa ricorda per qualche verso, detto con tutto rispetto, Antonio Di Pietro in versione indù. Grande fustigatore della corruzione nel suo Paese e ovunque, è balzato all’onore delle cronache il 30 ottobre ’90 quando da magistrato del distretto di Samastipur arrestò il patriarca del Bharatiya Janata Party (Bjp), L.K. Adavany. Alla fine degli Anni ’90 è entrato nel dipartimento dell’Interno. Smessa la casacca di sottosegretario a giugno scorso, andato in pensione e fatto il salto della quaglia da sinistra a destra – ché tutto il mondo è Paese -il 13 dicembre 2013 è entrato ufficialmente nel Bharatiya Janata Party, il partito conservatore all’opposizione, che più inneggia alla forca per i due fucilieri. Nel Bjp è uno dei massimi esponenti: si parla di una sua candidatura alle prossime elezioni e, visto il tipo, si può immaginare che aspiri al posto del vecchio patriarca da lui ammanettato. Ad accusarlo di essere il regista di quello che i giornali indiani chiamano «the italian marines fiasco» –ma che più agevolmente tradurremmo con «trappola» – non sono io. Ma lo ha fatto ripetutamente il ministro degli Esteri Salman Khurshid. Il quale ha dichiarato che è stato Singh, dal potentissimo scranno di sottosegretario del ministero dell’Interno, a brigare nel gennaio 2013 «perché la Corte suprema indiana affidasse le indagini alla Nia», la potente agenzia a metà tra organo investigativo e servizio segreto nata dopo gli attentati di Mumbai e che agisce solo nell’ambito di leggi speciali. Ed è stato sempre lui a farsì che la Niafosse autorizzata ad applicare a Girone e Latorre il famigerato «Sua act», considerandoli dei terroristi. Il responsabile degli Affari esteri lo accusa della figuraccia mondiale che sta rimediando l’Unione indiana e dello stallo della sua massima autorità giudiziaria. «Così la Corte suprema è costretta», ha aggiunto Khur- shid, «a pronunciarsi su una vicenda su cui aveva già deliberato un anno fa…». L’ex sottosegretario R. K. Singh si è confusamente difeso trincerandosi dietro la Legge («è la legge che stabilisce a chi vanno affidate le indagini»). È riuscito a dichiarare, in questi giorni, quanto segue: «Gli italiani sono marines nel territorio del loro Paese o in acque internazionali. Ma sono assassini- pirati nelle acque territoriali indiane». A parte il fatto che l’uccisione dei due pescatori attribuito ai due marò è avvenuto in acque internazionali e che dopo due anni non solo non è cominciato un processo ma gli indiani devono ancora esibire una prova che siano stati loro ad uccidere, è interessante il prosieguo dell’ex magistrato approdato alla politica: «Hanno ammazzato dei poveri pescatori innocenti. La legge non può essere diversa per persone diverse. Questa è la ragione per cui prima la Polizia del Kerala e poi la Nia hanno preso la decisione di ritenerli assassini in base a una legge che riguarda terroristi/pirati, prevedendo la pena di morte per chi ha ucciso». Raffinatezza di ragionamento da alto giurista, (compresa la totale ignoranza delle convenzioni internazionali firmate dall’India e delle leggi italiane), che ricorda qualcun altro. Singh è stato sottosegretario all’Interno dal 30 giugno 2011 al 30 giugno 2013, gestendo in pieno dunque la vicenda della petroliera Erica Lexie cominciata il 15 febbraio di due anni fa, prima di aderire pubblicamente a dicembre agli estremisti indù. Bharatiya Janata Party infatti significa Partito del popolo indiano, è iper-nazionalista, difende l’identità induista (una specie, detto sempre con il massimo rispetto, di Lega moltiplicata all’ennesima potenza e su scala indiana) ed è la principale forza di opposizione al governo guidato dall’Unione di centrosinistra, in cui è maggioritario il Partito del Congresso dell’«italiana» Sonia Gandhi. Significativo un altro passaggio del ministro degli Esteri: «Non possiamo cambiare l’applicazione della legge secondo il cambiamento della nostra fedeltà e il cambiamento della nostra affiliazione ai partiti politici».
Insomma Singh – e gli altri settori indiani per cui ha agito – ha incastrato i marò e umiliato una delle potenze occidentali, l’Italia, per biechi interessi di parte e personali. Il ministero dell’Interno indiano, come tutti i ministeri dell’Interno, ha la competenza sui servizi segreti civili e sulle diverse polizie. Se, stando a quanto dichiara il ministro, l’ex sottosegretario è nemico non solo dei due fucilieri ma è anche una minaccia per la sicurezza dello Stato italiano, l’Aise, il nostro servizio segreto estero, avrà certamente fornito a Palazzo Chigi un ritratto minuzioso. Di questo superburocrate avrà delineato l’enorme potere che gli deriva dalla notevole capacità, dimostrata, di muoversi negli apparati e di condizionarli, quali deleghe aveva, le frequentazionie i rapporti che eventualmente intratteneva e intrattiene con le varie intelligence possibilmente –come avviene ovunque – in lotta fra loro, avrà ricostruito il ruolo dei servizi indiani in questa sporca storia. O no?
Pubblicato da tdy22 in febbraio 28, 2014
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“I marò non devono essere processati in India”: parla la Pinotti
Il neo ministro della Difesa Roberta Pinotti è intervenuta in aula del Senato sul dl missioni internazionale prendendo la parola sul caso marò e affermando che Salvatore Girone e Massimiliano Latorre “non devono essere processati in India: questa è la linea dell’Italia”. Ricordando il suo incontro, avvenuto la settimana scorsa, con le mogli dei due fucilieri ha quindi ribadito: “Il Paese deve essere unito, perché questo ci dà forza”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 27, 2014
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Media indiani: Italia avvantaggiata dall’incapacità del governo indiano
Un editoriale apparso nel quotidiano The Pioneer di Delhi attacca il governo indiano sulla vicenda dei due marò affermando che le indecisioni del governo sulla gestione del loro caso “hanno compromesso la posizione dell’India a livello internazionale, danneggiato le relazioni con un Paese amico e bloccato il corso della giustizia nazionale” permettendo all’Italia di ottenere risultati nella vicenda. Il nodo, secondo l’editoriale, è che mentre gli esponenti del governo si sono abbandonati ad una strumentalizzazione politica del caso, “gli italiani hanno sfruttato in modo consistente tutti i canali legali e diplomatici disponibili per ottenere il miglior trattamento possibile per i loro fucilieri di Marina”. Aggiunge quindi che gli sforzi italiani “hanno portato frutti. Un primo risultato è stato quando hanno ottenuto da New Delhi, con la minaccia di non far rientrare i due da una licenza in Italia, l’assicurazione che non sarebbe stata richiesta la pena di morte”. La richiesta successiva, aggiunge The Pioneer, “è stata che i due marò non dovevano essere accusati mediante una legge anti-terrorismo (Sua Act) perchè sarebbe equivalso ad accusare di terrorismo lo stesso Stato italiano. In questo l’Italia ha chiesto l’assistenza dell’Unione europea (Ue) e di altre nazioni occidentali che hanno esercitato pesanti pressioni su Delhi”. Ancora, l’editoriale prosegue spiegando che ora che la Sua Act non c’è più, “la difesa ha sostenuto che l’Agenzia nazionale di indagini (Nia) non ha una copertura legale per presentare i capi d’accusa. La procura ha invece risposto che la Nia potrà agire dietro una precisa direttiva della Corte suprema. Quest’ultima deciderà su questo ad un certo momento il mese prossimo”. Intanto, conclude il giornale, “l’argomento che i marò dovrebbero essere autorizzati a tornare in Italia visto che il governo deve ancora presentare i capi di accusa nei loro confronti due anni dopo il presunto reato da loro commesso sta, sfortunatamente, acquistando forza”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 26, 2014
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La Mogherini e il suo “piano” per riportare in Italia i Marò
FedericaMogherini ha le idee chiare sui Marò e qualche giorno fa scriveva sul suo blog, che ora è chiuso, che era una ”vicenda complessa” con una “lunga sequenza di errori compiuti nel passato sui quali sarà utile fare piena chiarezza dopo che il caso si sarà concluso”.
Dall’altro ha sostenuto che la possibilità di una soluzione positiva ”è reale, purché attorno alla strategia dell’Italia ci sia il massimo dell’unità nazionale”. Inoltre la Mogherini sosteneva che l’unità nazionale va mostrata:
“attorno ai rinnovati sforzi del governo e dell’inviato speciale Staffan De Mistura, evitando ogni forma di polemica, strumentalizzazione, protagonismo di singoli partiti o esponenti politici.
“È questa l’unica strada percorribile per dare più forza alla nostra posizione, a quella dei nostri due Marò e al percorso di internazionalizzazione della vicenda che si sta con successo costruendo. La possibilità che il caso trovi una soluzione positiva è reale, e dipende anche dalla capacità della politica italiana di mostrare maturità e responsabilità. Noi ci auguriamo che, almeno su questo, tutti siano in grado di capirlo e fare la propria parte”.
Proprio in questi minuti si sta tenendo un vertice a Palazzo Chigi sul caso dei marò italiani trattenuti in India. La riunione è stata convocata dalpresidente del Consiglio Matteo Renzi. Secondo quanto si è appreso, al vertice partecipano tra gli altri i ministri degli Esteri e della Difesa, Federica Mogherini e Roberta Pinotti, e l’inviato italiano Staffan De Mistura.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 24, 2014
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Nuova udienza per i due marò: abbandonato il Sua Act
Nuova udienza per i due marò italiani in India, oggi, durante la quale Il procuratore generale indiano G. E. Vahanvati ha consegnato al giudice della Corte suprema indiana l’affidavit con l’opinione del ministero della Giustizia sul caso dei due fucilieri Salvatore Girone e Massimiliano Latorre in cui si esclude il ricorso al Sua Act per la repressione della pirateria. Il documento sostiene però che i capi d’accusa saranno presentati dalla polizia Nia, l’unità antiterrorismo, che ha svolto le indagini. Mukul Rohatgi, avvocato della difesa, ha però obiettato che “è impossibile utilizzare la Nia in assenza del Sua Act”. A quel punto il giudice ha allora chiesto alle parti di presentare le loro posizioni fissando per questo un termine di due settimane. L’udienza è stata quindi aggiornata al 7 marzo. Rohatgi ha sottolineato che, in questo modo, è stato superato uno scoglio: “Con l’eliminazione del Sua act abbiamo fatto un primo passo. Ora presenteremo le nostre motivazioni avverse al mantenimento della polizia investigativa Nia”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 24, 2014
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I marò saranno processati secondo le leggi indiane: lo dice il ministro della Difesa
Nessun cedimento da parte del governo per quel che riguarda il processo dei due marò italiani. Lo spiega il ministro della Difesa indiano A.K. Antony: ”Stiamo andando avanti su questa vicenda in base alle leggi indiane“. Ha poi sottolineato che “non c’è spazio per compromessi” e non “faremo marcia indietro”: “saranno processati con le leggi del nostro Paese”. L’affermazione del ministro, originario proprio del Kerala, lo Stato dov’è avvenuto l’incidente, arriva in risposta a un giornalista che chiedeva se il governo stesse ammorbidendo la sua posizione dopo che il ministero della Giustizia aveva sposato l’opinione del ministero degli Esteri sulla inapplicabilità della legge per la repressione della pirateria (Sua Act). Anthony ha poi sostenuto che, comunque, la decisione riguarda i ministeri dell’Interno e degli Esteri. Lunedì pomeriggio il procuratore indiano G.E. Vahanvati dovrebbe presentare alla Corte Suprema la soluzione trovata dal governo per processare i due Fucilieri di Marina.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 23, 2014
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Ennesimo rinvio! Slitta ancora l’udienza dei marò italiani in India
E’ stato disposto l’immediato richiamo a Roma di Daniele Mancini, ambasciatore dell’Italia a New Delhi, in seguito alla decisione della Corte Suprema indiana di rinviare nuovamente l’udienza sul cado dei due marò: la nuova udienza ora è stata fissata per lunedì 24 febbraio alle 14, le 9.30 in Italia. La decisione è stata presa perchè la Corte attende ancora una risposta scritta del governo sull’applicabilità o meno per questo caso della legge per la repressione della pirateria (Sua act). Tale questione, ha dichiarato all’Ansa il procuratore generale G.E. Vahaanvati, è al momento in mano al ministero della giustizia indiano. ”Stiamo cercando di venirne fuori – ha spiegato – e lunedì avremo una risposta definitiva per questo problema”. L’avvocato dei marò Mukul Rohatgi ha ricordato che nell’ultimo anno il governo ha cambiato posizione per sei volte e che la vicenda va avanti da ben due anni senza una formulazione dei capi di accusa. L’inviato del governo italiano, De Mistura, ha dichiarato: “Ad un ulteriore rinvio noi opponiamo un ulteriore ultimatum. Comunque sarà Roma che deciderà nelle prossime ore la linea da prendere davanti a questa situazione. Non è che con questa tattica dilatoria e qualche minima concessione l’India riuscirà a calmare il nostro sdegno”. Intanto il ministro degli Esteri Emma Bonino ha annunciato: “Il governo italiano ha disposto l’immediato richiamo a Roma per consultazioni dell’Ambasciatore a New Delhi, Daniele Mancini”. E ha ricordato: “L’obiettivo principale dell’Italia resta quello di ottenere il rientro quanto più tempestivo in Patria dei due fucilieri”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 18, 2014
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La Nato preoccupata per il caso marò e l’Ue pressa l’India
Se questa mattina Ban Ki-moon aveva detto, riguardo la situazione dei due marò Latorre e Girone: “E’ meglio che la questione venga affrontata bilateralmente piuttosto che con il coinvolgimento delle Nazioni Unite”, preoccupazione l’ha espressa invece il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen: “Sono personalmente preoccupato per i due marò italiani e per l’idea che siano perseguiti per terrorismo e per le implicazioni negative sulla lotta alla pirateria”. E ha aggiunto: “Ho comunque fiducia in una soluzione positiva per tutti”. Dall’agosto 2009 la Nato porta avanti svariate operazioni anti-pirateria nel golfo di Aden e al largo del Corno d’Africa. Nel fratte, oggi si è tenuta una riunione di coordinamento dei vertici della Ue a 28 New York sul loro caso. Al centro dell’incontro c’è la decisione dell’India di sottoporre i due fucilieri alla legge antiterrorismo (il Sua Act), in seguito ai contatti telefonici tra il ministro Emma Bonino e il suo omologo Evangelos Venizelos, presidente a Bruxelles. Previsto inoltre stasera un colloquio telefonico tra la Bonino e il segretario Onu Ban Ki-moon.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 12, 2014
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Ban Ki-moon sui marò: “No al coinvolgimento delle Nazioni Unite”
E’ stata segnalata all’Onu, dal governo italiano, la “violazione dei diritti umani” nella vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò italiani detenuti in India. Emma Bonino, ministro degli Esteri, ha infatti spiegato di aver “avviato un contatto” con l’Alto commissariato delle Nazioni Unite in tal senso. Qeusto perchè, dopo due anni, “manca un capo di imputazione” da parte dell’India. La riposta dell’Onu: “Questione bilaterale, meglio evitare un nostro coinvolgimento”. Da parte sua, l’alto commissario “Ashton ha chiarito agli altri stati membri che l’utilizzo della legge antipirateria nei confronti dei marò da parte dell’India mette in discussione l’intero impianto dello sforzo antipirateria da parte dei 28 PAesi dell’Ue e non solo di loro”. Il ministro Bonino ha aggiunto: “Dai 28 abbiamo avuto reazioni positive ai nostri sforzi e questo mette in discussione la partecipazione all’intero sforzo antipirateria sulla base delle decisioni dell’Onu e dell’Ue”. Pier Ferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri del Senato, ha affermato: “Altro che Consiglio di sicurezza dell’Onu. L’India dimostra di essere un Paese veramente incivile”. E ha aggiunto: “La comunità internazionale ci deve dare una mano perché imputare di terrorismo coloro che lottano in nome della comunità internazionale contro il terrorismo è un’infamia”. E ancora: “Approveremo il decreto missioni ma stiamo valutando di presentare un ordine del giorno sulla lotta alla pirateria perche’ essere impegnati in questa lotta ed avere i nostri militari imputati di essere pirati è paradossale. Il governo deve intensificare ed internazionalizzare la questione”. Il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha però gelato le speranze italiane di coinvolgere il Palazzo di Vetro: “E’ meglio che la questione venga affrontata bilateralmente piuttosto che con il coinvolgimento delle Nazioni Unite”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 12, 2014
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Marò accusati di terrorismo? “Implicazioni enormi non solo per l’Italia”
La rappresentante per la politica estera europea Caterine Ashton, secondo fonti diplomatiche europee, avrebbe convenuto sulla necessità di “un messaggio forte” della Ue sul caso dei marò italiani perché l’accusa indiana in base alla legge anti-pirateria e anti-terrorismo è “rilevante per tutta l’Unione europea” e potrebbe coinvolgere in futuro tutti i Paesi che partecipano alle operazioni di sicurezza. Non usa quindi mezzi termini riguardo l’incriminazione per terrorismo di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre. Le parole della Ashton arrivano proprio nel giorno in cui l’Italia Italia pensa al rimpatrio e vuole ricorrere al Tribunale internazionale Onu del diritto del mare di Amburgo per chiedere una composizione internazionale sul caso dei due fucilieri. “Abbiamo riproposto con forza la richiesta che i marò tornino in Italia” in attesa di una soluzione sul processo, ha detto l’inviato del governo, Staffan De Mistura.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 10, 2014
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Ennesimo rinvio per il caso marò: “Ora Italia e Ue reagiranno”
Slitta nuovamente l’udienza per i due marò: la Corte suprema di New Delhi, incaricata di esaminare il ricorso italiano sulla vicenda di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, ha infatti fissato una nuova udienza per martedì 18 febbraio. Il nodo rimane la legge anti-pirateria, la Sua Act, con la Procura che anche oggi ha chiesto venga applicata ma senza evocare una richiesta di pena di morte, ipotizzando invece un’accusa per violenze in base ad un articolo della legge che comporta fino a dieci anni di carcere. L’avvocato della difesa italiana, Mukul Roahtgi, si è categoricamente opposto alla stessa. Per questo motivo il giudice Chauhun ha detto: “Capisco che di fronte a questa situazione sono io che devo decidere”, rinviando nuovamente l’udienza. Da parte sua Roahtgi ha annunciato la presentazione di una specifica memoria di opposizione all’applicazione del Sua act per il processo dei marò. Il premier Enrico Letta ha commentato la situazione su Twitter, definendo la richiesta dell’accusa “inaccettabile”. Il presidente del Consiglio ha criticato duramente “l’imputazione proposta dall’autorità indiane”. “L’uso del concetto di terrorismo”, ha sottolineato, è “da rifiutare in toto. Italia e Ue reagiranno”.
L’inviato del governo sul caso, Staffan de Mistura, dopo l’udienza ha detto: “Abbiamo riproposto con forza la richiesta che i marò tornino in Italia” in attesa di una soluzione sul processo. L’avvocato del team italiano, Mukul Rohatgi, ha definito “inaccettabile” la soluzione indicata dal governo di applicare la legge antiterrorismo del Sua Act, anche senza l’articolo che prevede la pena di morte. “Continueremo – ha aggiunto – a batterci contro la decisione di utilizzare la legge anti terrorismo Sua Act”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 10, 2014
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La Bonino tuona: “Non siamo terroristi”. Un altro italiano incarcerato in India
Il ministro degli Esteri Emma Bonino, intervenuto a Rainews24, ha parlato dell’ipotesi di applicazione della legge antiterrorismo in India: “Se si venissero a confermare domani queste indiscrezioni si creerebbe una situazione inaccettabile perchè i nostri marò non sono terroristi, nè è terrorista lo Stato italiano. Questo per noi è inaccettabile”. Se il giudice della Corte suprema indiana deciderà domani per “un altro rinvio, dovrà essere breve in ogni caso. E da questo punto di vista tutta la macchina di reazione si metterà in moto”. Il ministro ha definito “sconcertante” che dopo due anni non ci sia ancora un capo di accusa per i marò. Ha quindi sottolineato il fatto che, nello Stato Indiano, si sia in periodo di campagna elettorale: “Politicizzare i casi è una tentazione che hanno in molti, certamente è vero che l’India è in campagna elettorale e queste sono ricostruzioni anche plausibili. Ma il punto è un altro, il punto è lo stato di diritto e la legge. Comunque siano le cose, le elezioni da noi o da loro, ciò non deve essere fatto pagare sulle spalle dei marò”. Nel caso di un processo ai marò in base alla legge antiterrorismo, il ministro ha spiegato che “tutte le opzioni saranno messe sul tappeto, facendo leva sulle alleanze e sulla solidarietà europea e internazionale, che abbiamo costruito in questi mesi e che non era affatto scontata perchè l’India è un grande paese con legami e solidi con tantissimi paesi”. In un’intervista al Tg1, inoltre, ha detto: sul caso dei marò “abbiamo parecchi assi nella manica, che saranno valutati con calma, gradualità e determinazione”. Nel frattempo, un gruppo di oltre 50 stranieri, tra cui un italiano, è stato arrestato nel nord-est dell’India mentre era impegnato nell’edizione francese del reality show Pekino Express. Lo riferisce l’agenzia di stampa Pti. Gli agenti hanno sequestrato 22 telefoni satellitari – vietati in India dopo gli attentati di Mumbai – in possesso del cast che soggiornava in un hotel di Chalsa, una zona turistica ai piedi dell’Himalaya nel nord del West Bengala.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 9, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/09/la-bonino-tuona-non-siamo-terroristi-un-altro-italiano-incarcerato-in-india/
La polizia indiana formula l’accusa contro i marò: non omicidio ma violenza
E’ la stampa indiana a sostenere che i due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone saranno accusati non più di omicidio ma di violenza. Secondo i media indiani, infatti, il rapporto che la polizia investigativa indiana presenterà ai giudici non conterrà più l’imputazione per “aver provocato la morte” di due pescatori, ma di aver usato “violenza”, sempre in base alla Legge per la repressione della pirateria. Quello che ora i due due soldati rischiano sono fino a 10 anni di carcere. Il Times of India sostiene che il ministero dell’Interno ha revocanto l’indicazione di utilizzare per la formulazione del capo d’accusa l’articolo 3 comma g-1 del secondo capitolo sui reati, a favore del meno categorico articolo 3 comma a. I comma g-1 sostiene che chiunque, commettendo un atto di violenza contro una nave indiana, “provoca la morte di una qualsiasi persona, sarà punito con la pena di morte”. Secondo il comma a, invece, chi “commette un atto di violenza contro una persona a bordo di una piattaforma fissa o una nave e che mette in pericolo la navigazione sicura di essa sarà punito con la prigione per un periodo che può giungere fino a dieci anni ed è sottoponibile a multa”. E’ invece l’Indian Express a ricordare, tuttavia, che contro i due marò sarà anche utilizzata la sezione 302 del Codice penale indiano, che implica una possibile condanna a morte. “Ma la possibilità per gli imputati di essere condannati alla pena capitale – conclude il giornale – è davvero bassa perché la loro azione non rientra nei casi eccezionali in cui è richiesta”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 8, 2014
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“E’ un dispiacere umano, ma siamo innocenti”: parlano i marò
I due fucilieri della Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, parlano da New Delhi e professano la loro innocenza riguardo la morte di due pescatori indiani il 15 febbraio 2012. “Ci dispiace per la perdita di due vite umane, ma non ci sentiamo assolutamente responsabili”, ha dichiarato Girone, che ha aggiunto: “E’ un dispiacere umano, ma siamo innocenti”. Durante un incontro con i giornalisti, nella capitale indiana, è stata quindi la volta di Massimiliano Latorre, che ha detto grazie al presidente Giorgio Napolitano e all’Italia per il sostegno. “Un appoggio che c’è stato fin dall’inizio, ma che ora è incontenibile. Quando vogliamo sappiamo essere uniti”. Parlando dell’accusa contro di loro e alla possibile applicazione della legge anti-terrorismo: “E’ un’accusa che ci fa molto male non solo come militari, ma anche come genitori e uomini. Come militare professionista italiano che combatte la pirateria, questo mi rammarica molto”. Emma Bonino, ministro degli Esteri, ha voluto ribadire il suo no all’ipotesi che i due marò vengano processati in India in base alla legge anti terrorismo Sua Act, pur privata della pena di morte: “I marò non sono terroristi né pirati”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 6, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/02/06/e-un-dispiacere-umano-ma-siamo-innocenti-parlano-i-maro/
Marò: nuovo rinvio dell’udienza
Nuovo rinvio per l’udienza della Corte suprema di Nuova Delhi per l’esame del ricorso dell’Italia sulla vicenda dei due marò: si svolgerà lunedì prossimo, il 10 febbraio. La decisione è stata presa dal presidente della Corte dopo aver ascoltato le ragioni del ricorso italiano. In aula, per la prima volta, erano presenti anche l’inviato del governo, Staffan de Mistura, e l’ambasciatore italiano, Daniele Mancini. Il giudice Bs Chauhan, rinviando l’udienza ha posto alla pubblica accusa un limite non estendibile di una settimana per presentare una soluzione sulle modalità di incriminazione dei marò: “Vi concedo ancora una settimana – ha insistito – ma non sono disposto ad attendere oltre”. L’inviato Staffan De Mistura ha spiegato che l’Italia, da parte sua, ha “chiesto alla Corte che, di fronte all’indecisione della pubblica accusa, i marò siano autorizzati a tornare in Italia. E questa richiesta la ripeteremo con forza anche lunedì prossimo indipendentemente dall’esito dell’udienza”. L’inviato del governo ha avuto un colloquio “schietto e franco” con il procuratore generale prima dell’udienza e ha criticato la pubblica accusa: “Non può più giocare con i tempi. Abbiamo ricordato tramite il nostro avvocato che ci sono stati 25 rinvii giudiziari senza un pezzo di carta”. “Prima l’unica linea rossa era il non utilizzo del Sua Act – ha aggiunto citando la legge contro il terrorismo marittimo che prevede, in caso di omicidio, anche la pena di morte -. Ora anche lo sono diventati anche i ritardi”.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 3, 2014
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L’Unione Europea al fianco dell’Italia per il caso marò
Elmar Brok, presidente della commissione Esteri del Parlamento europeo, ha affermato da monaco che il caso dei marò “riguarda tutta l’Europa”. Brok ha quindi aggiunto: “Dobbiamo essere attivi perché la loro sorte non venga dimenticata: io personalmente ho chiesto informazioni e chiarimenti all’ambasciatore indiano” presso la Ue.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 2, 2014
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Emma Bonino: assurdo che manchino ancora le accuse contro i marò
Lunedì si riunirà la Corte Suprema indiana e aspettando quel giorno il ministro degli Esteri, Emma Bonino, sottolinea: “E’ sconcertante che dopo due anni non ci siano ancora i capi di imputazione nei confronti dei marò italiani”. Si augura quindi che la prossima settimana “escano almeno i capi d’accusa”. “I nostri marò erano in servizio – ha sottolineato la titolare della Farnesina – . Quindi non si può applicare la legge antiterrorismo”, che prevede la pena di morte.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 1, 2014
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Carfagna e “l’intollerabile viaggio in India di 16 parlamentari per un pranzo”
L’ex ministro e attuale portavoce di Forza Italia alla Camera è indignata per la missione in India, per i due marò, di sedici parlamentari che sono rientrati in Italia senza aver incontrato nessuno perché in quei giorni il Parlamento indiano era chiuso.
“E’ oggettivamente incomprensibile – scrive Carfagna – quanto accaduto alla nostra delegazione parlamentare in India. Il Ministero degli Esteri italiano dovrebbe chiarire, fino in fondo, i motivi per i quali nessuno è stato in grado di garantire ai deputati e senatori degli incontri con gli esponenti delle istituzioni indiane per discutere della vicenda che riguarda i marò”.
Spreco di soldi, uomini e mezzi, il tutto per un pranzo e poco più. L’ex ministro questo non puà proprio digerirlo:
“E’ intollerabile – prosegue – che il viaggio della delegazione italiana, composta dalle più alte cariche delle commissioni parlamentari competenti, sia servito solamente per un pranzo conviviale con i due fucilieri di marina. Forse, sarebbe più opportuno che i presidenti delle commissioni chiedano e ottengano un incontro con i massimi vertici della Ue e dell’Onu – continua -, per far valere il peso di una nazione che contribuisce con oltre 115 milioni di dollari all’anno al bilancio del Palazzo di Vetro e 4 miliardi di euro a quello della Commissione europea. La Farnesina e il governo diano immediate spiegazioni sull’ennesimo, increscioso e sgradevole fatto che riguarda la vicenda dei marò”.
A Carfagna replica stizzito uno dei 16 che in India c’è stato, Riccardo Nencini del Nuovo Psi. Replica dicendo che la missione è stata seria, che gli incontri ci sono stati e che non c’è stato spreco:
“La Carfagna o è in mala fede o è disinformata. Abbiamo incontrato, come da programma, gli ambasciatori dell’Unione europea e quello degli Stati Uniti. Poi l’onorevole Carfagna può chiedere ai nostri due Marò come è stata accolta la iniziativa parlamentare”
Come sottolinea Blitz Quotidiano, tuttavia, è comprensibile la rabbia della Carfagna: si sono mossi in 16 per non incontrare rappresentanti indiani, senza una vera e propria agenda e soprattutto senza portare a casa nessun risultato concreto.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 30, 2014
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Il governo indiano e le pressioni per rivedere l’accusa contro i marò
Stando alle ultime notizie, il governo indiano starebbe facendo pressioni sul ministero della Giustizia in modo da portare a un riesame della strategia di accusa nella vicenda dei marò italiani, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. In praticolare, di fronte alle crescenti pressioni contrarie all’applicazione della legge per la repressione della pirateria, la Sua Act, sarebbe stato chiesto “di rivedere la sua opinione che in questo caso tale legge potrebbe essere applicata”. Nel frattempo, da Bruxelles, ieri il premier Letta ha auspicato che partner e istituzioni europei siano solidali con l’Italia per quel che riguarda la vicenda marò. Il loro appoggio, dice, è importantissimo “per la soluzione positiva del caso, che vogliamo possa arrivare il prima possibile”. “Pensiamo che la situazione possa finalmente trovare una via d’uscita”, ha aggiunto il premier.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 30, 2014
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Il marò che invita i cronisti a “scrivere la verità”
Una delegazione di parlamentari italiani si trova in missione a New Delhi e ad accompagnarli ci sono dei giornalisti che hanno incontrato i due marò italiani incarcerati in India in attesa di processo. Uno dei due fucilieri della marina, Massimiliano Latorre, si è appellato proprio ai cronisti mentre si trovavano all’ambasciata: “Scrivete la verità, perché altrimenti è un male. Ci sono due inchieste aperte. Non posso essere io a chiarire le cose”. Il marò ha quindi invitato, per avere un quadro più chiaro sulla loro complicata vicenda, “a riascoltare l’intervista al comandante in seconda della petroliera Enrica Lexie Noviello”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 28, 2014
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La Russa show alla Giornata Nazionale dell’India: “Assassini! Vergogna!”
Giornata nazionale della Repubblica dell’India oggi con ricevimento, banchetto e autorità presenti. E mentre all’interno si festeggiava, all’esterno un centinaio di contestatori chiedevano l’immediato rilascio dei due maròSalvatore Girone e Massimiliano LaTorre, da due anni in carcere in India accusati di aver ucciso un pescatore. Tra questi, anche l’ex ministro della Difesa Ignazio La Russa che, a un certo punto, ha preso l’eurodeputato di Fratelli d’Italia Carlo Fidanza ed è entrato, seguito da un fotografo, nella sala dove si svolgeva il ricevimento. Inizialmente ha annunciato di essere contrario a quel festeggiamento, dopo di che ha dato vita al suo show gridando “Vergogna! Assassini!”. La Russa ha quindi spiegato che si riferiva non tanto agli indiani quanto agli imprenditori presenti, molti vicini al centrodestra, solo per motivi di affari. La tesi dei due contestatori è che tali affari “non valgono la vita di due persone”. E’ Fidanza a raccontare quello che è accaduto una volta entrati:
Siamo stati ricevuti cortesemente proprio nel salone dove stavano banchettando. Noi abbiamo espresso al console la nostra contrarietà all’idea di organizzare una festa per l’India a Milano, proprio mentre due nostri connazionali sono detenuti illegalmente.
Uscendo dalla sala La Russa e Fidanza hanno cominciato a urlare Assassini!Vergogna!
Pubblicato da tdy22 in gennaio 24, 2014
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Marò: la decisione dell’India entro il 3 febbraio
Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha reso noto che il governo indiano annuncerà entro il 3 febbraio la propria decisione sul futuro di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due marò italiani detenuti per l’omicidio di due pescatori scambiati per pirati. “I ministri delle Finanze e del Commercio di New Delhi hanno assicurato il loro impegno a rispettare la scadenza imposta dalla Corte suprema indiana”, ha spiegato la titolare della Farnesina.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 24, 2014
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Mauro: “Plausibile che i marò tornino a casa”
E’ il ministro della Difesa Mario Mauro a dire: “A dispetto di così tanto tempo senza la formulazione di accuse, è del tutto plausibile che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone tornino a casa”. Parlando del caso dei due marò ancora detenuti in India in attesa del processo il ministro ha quindi sottolineato che “E’ l’unica soluzione che può preservare New Delhi dall’accusa di violazione dei diritti umani”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 21, 2014
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15 giorni per trovare una soluzione al caso marò: lo chiede la Corte
I giudici della Corte suprema indiana hanno chiesto al governo di trovare una soluzione entro due settimane allo stallo che sta ritardando il processo ai due marò e di “riconciliare il conflitto di opinione all’interno dell’amministrazione”. L’udienza è stata intanto rinviata al 3 febbraio. L’avvocato Mukul Rohatgi, alla guida del team legale dei marò, illustrando il ricordo ha denunciato il grave ritardo del caso. “Lo scorso gennaio – ha detto – la Corte Suprema aveva ordinato la costituzione di un tribunale speciale che doveva riunirsi su base quotidiana, ma dopo un anno non sono stati neppure presentati i capi di imputazione”. Il legale ha inoltre ricordato che sono trascorsi quasi due anni dall’arresto dei due marò e che la polizia speciale Nia si è rivolta a un tribunale diverso da quello che era stato stabilito lo scorso anno per trattare il caso. Goolam E. Vahanvati, l’Attorney General (rappresentante legale del governo), ha ammesso che “esiste un conflitto di opinione all’interno dell’amministrazione” riferendosi alle divergenze emerse tra ministero degli Esteri e quello degli Interni sull’applicazione della legge antiterrorismo ‘Sua Act’ da parte della polizia Nia incaricata di condurre le indagini. Ha quindi aggiunto di “avere bisogno di più tempo per conciliare le posizioni”. Il giudice B.S. Chauhan, che presiedeva la sezione insieme al collega J. Chelameswar, ha accolto l’obiezione e ha chiesto al governo di ripresentarsi il 3 febbraio con una soluzione. “Ce la farete entro questo tempo?” ha domandato Chauhan sorridendo. “Faremo del nostro meglio” ha risposto Vahanvati. Alla seduta erano presenti l’ambasciatore italiano Daniele Mancini e l’addetto militare, contrammiraglio Franco Favre.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 20, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/20/15-giorni-per-trovare-una-soluzione-al-caso-maro-lo-chiede-la-corte/
Vertice a Palazzo Chigi per i marò: “pronti a bloccare accordi Ue-India”
Vertice ad hoc a Palazzo Chigi, presieduto dal premier Letta, per trattare la questione dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, accusati di aver ucciso dalla petroliera Enrica Lexie, su cui erano in servizio antipirateria, due pescatori indiani. Presenti al vertice, oltre al ministro Bonino anche il titolare della Difesa, Mario Mauro. La titolare della Farnesina, ribadisce che “tutte le opzioni sono sul tavolo”. Sul piano diplomatico, spiega, la questione “è già internazionalizzata. E altre strade possono essere esplorate, oltre a quella di arrestare i colloqui di liberalizzazione commerciale tra Ue e India: strade più politiche”. Come riporta l’HuffPost, tra le opzioni non escluse, anche un’offensiva per allontanare l’ipotesi che New Delhi ottenga un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. “Ci sono questioni internazionali che non si muovono molto: le possiamo raffreddare di più”. Quanto alla delegazione parlamentare che dovrebbe partire per l’India, per la titolare della Farnesina “se vanno come squadra, guidati dai presidenti delle commissioni Esteri e Difesa è positivo. Non lo è se torniamo alla modalità delle prime donne”. Steffan De Mistura, inviato del governo per il caso dei marò, dopo la riunione ha detto: “In attesa di sviluppi, chiederemo alla Corte suprema indiana di far rientrare in Italia i due fucilieri”.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 17, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/17/vertice-a-palazzo-chigi-per-i-maro-pronti-a-bloccare-accordi-ue-india/
L’Italia presenta ricorso sul caso marò: “Senza accuse vanno mandati a casa”
L’Italia ha presentato ricorso alla Corte suprema indiana sulla vicenda dei marò e chiede che “si presentino subito i capi d’accusa senza l’utilizzazione della legge antiterrorismo (SUA Act)”, già esclusa dall’Alta Corte del Kerala, o in alternativa che “si autorizzino i marò a rientrare in Italia per attendere il processo”. Viene inoltre sottolineato che “nel comportamento indiano è configurabile una figura di offesa al massimo tribunale”, perché per un anno non è stato fatto nulla. Le indagini non si sono concluse, dice una fonte giudiziaria indiana, il processo non è cominciato, e potrebbe essere applicata una legge antiterrorismo che non è fra quelle indicate dalla Corte Suprema. La decisione di presentare ricorso è stata presa dopo il rinvio del governo indiano della presentazione dei capi di accusa contro Latorre e Girone e punta a scongiurare l’uso di una legge antiterrorismo, la Sua Act, che prevede la pena capitale. Quello che s’intende sollecitare à una posizione della Corte Suprema che ricordi a investigatori e governo indiano che la Legge per reprimere la pirateria marittima non rientra tra gli strumenti indicati dal massimo tribunale nelle sentenze emesse il 18 giugno e il 26 aprile 2013 per condurre l’inchiesta e processare i due Fucilieri di Marina italiani. L’eventuale introduzione di questa legge “cambierebbe radicalmente lo scenario del processo, perché si tratta di uno strumento antiterrorismo”, inapplicabile a personale militare italiano imbarcato in funzioni di lotta alla pirateria.
Pubblicato da tdy22 in gennaio 15, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/15/litalia-presenta-ricorso-sul-caso-maro-senza-accuse-vanno-mandati-a-casa/
I Marò sono in pericolo di vita? Le amare dichiarazioni di Terzi
La confessione sui Marò di Giulio Terzi di Sant’Agata, ambasciatore, ex ministro degli Esteri è amara e preoccupata: «non dovevano essere rimandati in India» e, se questo è stato fatto, è anche per le «pressioni di gruppi economici». Ora occorre un grande impegno internazionale in tutte le sedi perché «le speranze riposte in un atteggiamento diplomatico di basso profilo», hanno ben poche speranze. Ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, i nostri Salvatore Girone e Massimiliano Latorre rischiano la pena di morte? «Ho visto le notizie di stampa, non smentite dal governo indiano, sulla possibilità dell’applicazione della pena di morte per Girone e Latorre: è chiaro che è inconcepibile pensare a due militari italiani impegnati in un’operazione antipirateria che vengono giustiziati, ma tutto dipende dal tipo di legislazione applicata. Il governo indiano ha affidato le indagini all’agenzia governativa che si occupa di antiterrorismo. E questa agisce nell’ambito di una legge che prevede la pena di morte e può essere applicata anche al di fuori del territorio nazionale indiano. I nostri marò hanno agito in acque internazionali, perciò fuori dal territorio indiano e per questo, per agire, il governo ha ventilato di applicare le norme antiterrorismo». Come è nata la vicenda? «Tutti hanno detto che quella legislazione non era applicabile, che non dovevamo preoccuparci, ma il fatto è che queste assicurazioni non si sono concretizzate. Ho sostenuto sin dall’inizio che un impegno formale sulla non applicazione di questa legislazione antiterrorismo ai nostri marò era il presupposto per la loro riconsegna. Mi sono espresso contro il rinvio dei marò e mi sono appellato al Presidente del Consiglio»
Questa l’intervista rilasciata a Il Tempo:
In molti avevano capito che questo impegno era stato preso.
«Avevano capito male. A meno di prendere per buone due righe di un incaricato di affari indiano».
Dietro questa vicenda c’è l’ombra degli interessi commerciali?
«Nell’insieme dei rapporti di un paese gli interessi commerciali pesano sempre molto. Posso dire che in quei giorni drammatici ci sono state forti pressioni di gruppi economici sul governo, che in quel momento stava trattenendo Girone e Latorre in Italia, perché rivedesse le sue posizioni. Non mi spingo a dire che qualcuno abbia detto: ridateglieli. Ma ci fu un forte invito al governo perché rivedesse la sua posizione».
E ora cosa è possibile fare?
«Vedo affacciarsi la via dell’arbitrato obbligatorio, che può sussistere in parallelo al corso della procedura indiana. È un’istanza giurisdizionale presso l’Onu, perché ora serve un’azione energica, visibile, presso la Segreteria Generale e il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. E si deve seguire anche la strada del Consiglio Atlantico, perché Girone e Latorre sono soldati di un paese aderente al Patto Atlantico che hanno agito in una missione di sicurezza in acque internazionali».
E l’iniziativa del vicepresidente dell’Ue, Tajani?
«Sicuramente positiva, perché è necessario portare questa vicenda in tutte le più alte istanze internazionali e servono una grande sensibilità politica e dell’opinione pubblica. Si può pensare anche un intervento all’Nsg, l’ente che si occupa delle energie nucleari e dove è necessario il consenso italiano. Un atteggiamento di basso profilo, affidandosi alla cortesia diplomatica, non può ottenere risultati, serve una forte visibilità internazionale. Mi auguro che subito il governo indiano dica che non verrà adottata la legge antiterrorismo ».
In questo momento molte parti politiche, come il MoVimento Cinque Stelle, si stanno mobilitando andando anche in India. È positivo?
«Sono iniziative che possono essere utili, a patto di non fare confusione. L’Italia deve essere determina e ben organizzata, con il parlamento e i media. Senza farsi strumentalizzare da forze locali».
Pubblicato da tdy22 in gennaio 13, 2014
https://tuttacronaca.wordpress.com/2014/01/13/la-confessione-di-terzi-costrinsero-il-governo-a-riconsegnare-i-maro-allindia/
Spiragli per i Marò?
Una questione che doveva già essere risolta da tempo e che invece continua nel suo lento e inesorabile calvario. Ora sembrerebbe che si potrebbero essere alcuni spiragli per la risoluzione del caso dei marò. Così l’inviato del governo italiano, Staffan de Mistura, ha deciso di rinviare la sua partenza dalla città indiana dichiarando:
De Mistura ha poi sottolineato che, “di fatto, le indagini della Nia sono concluse e resta solo la nota questione dell’interrogatorio dei quattro marò” che, con Latorre e Girone, formavano il team di sicurezza della Enrica Lexie il 15 febbraio 2012, giorno dell’incidente in cui trovarono la morte due pescatori indiani.
“La nostra posizione – ha concluso l’inviato del governo italiano – è chiara: i quattro sono a disposizione ma non verranno in India. Per cui la Nia deve essere autorizzata a procedere in un altro modo per raccogliere le loro dichiarazioni”.
E’ possibile che sulla base del materiale a loro disposizione gli investigatori della Nia abbiano qualche difficoltà a presentare capi di imputazione solidamente motivati nei confronti degli imputati, per cui l’interrogatorio di Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte viene considerato essenziale.
Pubblicato da tdy22 in settembre 21, 2013
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Piccinin, prigioniero con Quirico: non ha usato Assad le armi chimiche
Non si sbilancia Pierre Piccinin, ma afferma:
“E’ un dovere morale dirlo. Non è il governo di Bashar al-Assad ad avere utilizzato il gas sarin o un altro gas nella periferia di Damasco”. Queste le parole del compagno di prigionia di Domenico Quirico in un’intervista alla radio RTL-TVi, riferendo di una conversazione, ascoltata a sorpresa, tra i ribelli. Piccinin ha aggiunto che ammetterlo “mi costa perché da maggio 2012 sostengo con decisione l’esercito libero siriano nella sua giusta lotta per la democrazia. Per il momento, però, per una questione di etica Domenico ed io siamo determinati a non fare uscire i dettagli di questa informazione. Quando la ‘Stampa’ riterrà che è venuto il momento di dare dettagli su questa informazione, lo farò anch’io in Belgio”, ha spiegato l’insegnante belga.
Piccinin ha raccontato quindi che, quando il 30 agosto, lui e il giornalista italiano hanno appreso dell’intenzione degli Usa di agire in seguito all’uso, attribuito al regime, delle armi chimiche “avevamo la testa in fiamme: eravamo prigionieri laggiù, bloccati con questa informazione e per noi era impossibile darla”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 9, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/09/09/piccinin-prigioniero-con-quirico-non-ha-usato-assad-le-armi-chimiche/
Le due false esecuzioni a Quirico, nel racconto del compagno di prigionia
«Giochi crudeli» li chiama Pierre Piccinin, suo compagno di prigionia, liberato insieme al giornalista italiano Quirico e afferma che «Domenico ha subito due finte esecuzioni con una pistola» -, racconta al telefono Pierre Piccinin, di prima mattina. L’«odissea tremenda» siriana del professore belga e dell’inviato de la Stampa è fatta anche di due tentativi di evasione. «Una volta abbiamo cercato di profittare del momento della preghiera – rivela -. Ci siamo impossessati di due kalashnikov e siamo fuggiti nella campagna per due giorni. Poi ci hanno ripreso e siano stati puniti molto severamente». Non era la prima volta. Tutta la storia dei cinque mesi di prigionia è stata segnata da «violenze fisiche molto dure».
Pierre Piccinin è rientrato a Bruxelles alle 5 e 40 del mattino e ad accoglierlo ha trovato il premier Elio Di Rupo, che ha avuto parole di grande elogio per il lavoro delle autorità italiane e la Farnesina.
«Ci siamo incontrati a un convegno a Torino, con Domenico», racconta Pierre: «E’ un giornalista straordinario, un grande conoscitore delle primavere arabe e degli intrecci mediorientali. Insieme abbiamo fatto otto viaggi in Siria, nel corso dei quali abbiamo visto cambiare la rivoluzione. All’inizio era un movimento democratico. Poi lo spirito positivo è evaporato, e tutto si è ridotto al tentativo di trarre il meglio per sé da queste drammatiche circostanze».
Piccinin ammette anche la trasformazione che si è avuta è andata in una direzione di estremismo islamico che non ha più nulla della Primavera araba a cui si era assistito anni fa: «In assenza del sostegno dell’occidente – confessa – i movimenti rivoluzionari sono stati gradualmente sostituti da cellule fondamentaliste islamiche, nelle quali sono confluiti anche gruppi marginali, delle bande di criminali. Tutto è degenerato, gli ideali sono caduti. Non volevano fare la rivoluzione, ma razziare le popolazione e trarne vantaggio».
Ai primi di aprile li hanno fermati le truppe dell’esercito ribelle, rivela il professore belga. Li hanno tenuti prigionieri «nella totale segretezza» per due mesi. Non hanno loro permesso di comunicare con le famiglie “che ci credevano morti”. «Quando l’assedio è diventato troppo duro, hanno tentato una sortita e son riusciti ad attraversare le linee governative, ci hanno portato con loro. Gli ultimi giorni sono stati terribili, eravamo chiusi in una cantina piena di scarafaggi». Era la notte fra il 4 e il 5 giugno. «E’ cominciata una lunga e terribile odissea attraverso il paese, con marce forzate di giorno e di notte. A qual punto siamo passati nelle mani di un gruppo che lavora per Al Faruk, eravamo nel nord del governatorato di Damasco. Da allora ci hanno trasferito continuamente per tutto il paese. Alla fine eravamo in una località vicino alla frontiera turca, a Bal al-Awa, senza esserne consapevoli. Quindi siamo riandati verso Est».
«All’inizio, per ingannare il tempo e vincere la tensione, abbiamo inventato un piccolo gioco. Pensavamo a dei personaggi storici, immaginavamo cosa avrebbero detto e fatto in quelle stesse circostanze in cui ci trovavamo. Poi le cose sono peggiorate, man mano che ci spostavano in lungo e in largo per la Siria crescevano i momenti di incertezza e scoramento. Ci dicevamo: “resisti, farlo per la famiglia, per chi ci vuole bene, ci aspettano”. E alla fine ci siamo riusciti».
Come si comportavano, con voi? «In certi casi sono stati corretti. Poi le cose sono peggiorate. Ci trattavano come occidentali, cristiani, con grande disprezzo. Certi giorni non ci hanno dato nemmeno da mangiare». Così la liberazione è stata a lungo una chimera. «Sino all’ultimo non siamo stati sicuri, ci dicevano “fra due giorni sarete liberi”, “fra una settimana sarete liberi”, ma non succedeva. Era un gioco crudele». Finito solo ieri, dopo cinque mesi esatti.
E ora? «Fisicamente sto bene, nonostante le torture. psicologicamente anche, eravamo due, ci siamo sostenuti a vicenda. Adesso tornerò a insegnare e a occuparmi di Medio Oriente – risponde Piccinin -, prima però voglio stare vicino ai miei genitori. Sono anziani e hanno molto sofferto. Il mio posto è con loro, adesso. Poi la vita tornerà al suo corso naturale. Per della gente come noi, in realtà, non credo ci sia alternativa».
Pubblicato da tdy22 in settembre 9, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/09/09/le-due-false-esecuzioni-a-quirico-nel-racconto-del-compagno-di-prigionia/
QUIRICO LIBERO! Tweet del direttore de La Stampa
Sarebbe libero il giornalista Domenica Quirico rapito in Siria il 9 Aprile scorso. Il 6 giugno fu diffusa la notizia che il reporter era ancora vivo. Il ministro degli Esteri, Emma Bonino, ha avuto un colloquio telefonico con il direttore del quotidiano torinese, Mario Calabresi. Quirico è ora in volo verso l’Italia. Domenico Quirico, 62 anni, è da molto tempo in prima linea nei paesi del Nord Africa e della Primavera araba, di cui è un grosso conoscitore e a cui nel 2011 ha dedicato un libro dal titolo “Primavera araba”.
“Abbiamo avuto la magnifica notizia da Emma Bonino ed Enrico Letta. Sappiamo che hanno già contattato la famiglia. E’ una notizia magnifica”. Così il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, ha commentato la notizia della liberazione del giornalista Domenico Quirico.
La notizia si è appresa tramite un tweet inviato dal Direttore de La Stampa che ne annunciava la liberazione.
Sono seguite poi le dichiarazioni di rito. Il premier Letta ha sottolineato come “La speranza non era mai venuta meno e vengono, ora coronati dal successo tutti gli sforzi”.
Anche Giorgio Napolitano ha espresso “vivissimo apprezzamento per l’impegno dispiegato dal ministro Emma Bonino, dal ministero degli Esteri e dai Servizi per il successo”.
Pubblicato da tdy22 in settembre 8, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/09/08/quirico-libero-tweet-del-direttore-de-la-stampa/
Marinai tedeschi: uccisero un pescatore in India, ora sono liberi. E i nostri marò?
I due marinai tedeschi arrestati il 17 febbraio, dopo che la loro nave cargo era entrata in collisione con un peschereccio al largo di Chennai, nell’India sud orientale, provocando la morte di un pescatore, hanno riavuto i loro passaporti e sono liberi di lasciare il Paese. Lo ha riferito oggi il loro avvocato, Anita Thomas, dopo che lo scorso 23 luglio il tribunale di Chennai aveva prosciolto i due marinai per insufficienza di prove. E i nostri marò? In tempi brevi risolveremo la questione… c’è solo chi è stato più veloce di noi!
Pubblicato da tdy22 in agosto 23, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/08/23/marinai-tedeschi-uccisero-un-pescatore-in-india-ora-sono-liberi-e-i-nostri-maro/
Quando finirà l’India di schernire l’Italia sulla pelle dei marò?
Secondo l’India, il rifiuto dell’Italia di inviare gli altri quattro fucilieri di Marina che formavano il team di sicurezza sulla Enrica Lexie insieme a Massimiliano Latorre e Salvatore Girone “rischia di far ritardare la chiusura delle indagini” sull’incidente del 15 febbraio 2012 al largo del Kerala in cui morirono due pescatori indiani. Si allungano quindi i tempi di un possibile rientro in patria dei nostri marò. Nella notizia si ricorda anche che, in alternativa, le autorità italiane hanno offerto altre ipotesi, come un viaggio della Nia a Roma, una videoconferenza o domande e risposte scritte: proposte respinte dagli investigatori indiani secondo i quali “l’Italia è impegnata a cooperare con l’India avendo assunto al riguardo un impegno ufficiale di fronte alla magistratura”. L’agenzia aggiunge che ora, di fronte a questo nuovo scenario, “il ministero dell’Interno ha consultato quello della Giustizia sul modo migliore per far proseguire l’azione giudiziaria”. In ogni caso, conclude, “il rifiuto dei testimoni italiani (Renato Voglino, Massimo Andronico, Antonio Fontana e Alessandro Conte) di venire in India è destinato a ritardare il processo nei confronti dei due marò che risiedono nell’ambasciata d’Italia a New Delhi”. Secondo il Deccan Herald la Nia, che ha già esaurito i 60 giorni a disposizione per l’inchiesta, “può sempre chiuderla senza interrogare i quattro testimoni, anche se essi sono considerati chiave nella ricostruzione della vicenda”.
E’ questa l’Italia sulla scena internazionale che vogliamo vedere? Il nostro paese succube di fronte all’India che continua di giorno in giorno a rinviare la chiusura delle indagini nel silenzio più assoluto e assordante delle altre nazioni e dell’Europa? Dopo un anno e mezzo gli indiani devono ancora finire le indagini? La Bonino aveva affermato che ci sarebbe stata una rapida ed equa risoluzione della vicenda sui marò, ma invece le acque sembrano torbide e i tempi lunghi… per Natale il ministro degli esteri aveva promesso che i marò sarebbero tornati in Italia, vedremo!
Pubblicato da tdy22 in agosto 21, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/08/21/quando-finira-lindia-di-schernire-litalia-sulla-pelle-dei-maro/
Il Datagate per la Bonino è ironico?
Siamo passati da una questione “spinosa” all’ironia. Questa sembrerebbe essere l’evoluzione del Datagate per il ministro degli Esteri. Al Corriere della Sera, Emma Bonino afferma: ”aspettiamo risposte” ma ”siamo fiduciosi”: ”tra Stati Uniti, Italia, Europa c’è spirito di collaborazione e amicizia” e poi aggiunge ”Certo spiarsi tra alleati non è carino: ma basta leggere qualsiasi spy story per capire che se ne sono sempre viste di tutti i colori”.
Quindi abbiamo già assolto gli Usa? E’ un film quello che ci viene proposto o un bel romanzo di spionaggio o abbiamo di fronte uno scandalo di proporzioni globali, in cui un alleato politico ed economico, controlla 4 milioni di telefonate?
Ma in fondo c’è l’ironia secondo il nostro ministro che dà anche un po’ di giusto humor alla vicenda:
”Questa vicenda ha i suoi aspetti ironici. Vedere la Russia, così ‘attenta’ nel controllare capillarmente i propri cittadini, trasformarsi in paladina della libertà, fa sorridere. L’importante è che gli Usa forniscano tutte le spiegazioni per evitare il blocco delle trattative sull’area di libero scambio tra le due sponde”. Il ministro parla delle aree piu’ ‘calde’ del Mediterraneo, a cominciare dall’Egitto, dove a suo avviso ”pesano le riforme non fatte e il rinvio delle elezioni politiche che avrebbero potuto stemperare la tensione”.
Per fortuna che abbiamo Emma Bonino che ci insegna a vedere il lato positivo della vicenda, altrimenti avremmo pensato di stare in un macabro Grande Fratello, che controlla le ambasciate e che è in grado di avere notizie riservate che potrebbero anche cambiare la vita politica ed economica di un paese con un solo click di mouse. Ma se invece è solo un bel romanzo di spionaggio mettiamoci tranquilli e diamo asilo a Snowden così l’Italia può diventare una delle protagoniste del bestseller?
Pubblicato da tdy22 in luglio 2, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/07/02/il-datagate-per-la-bonino-e-ironico/
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