Il tonfo nella notte italiana alla borsa giapponese che ripercussioni ha? Intanto Milano perde e a metà giornata si attesta già su un preoccupante -2,47% dopo aver toccato anche il -3%. Sono i titoli bancari a sentire su di loro il peso maggiore dell’andamento negativo: Ubi Banca (-4,7%) e Mediobanca (-4,7%).
I timori di una contrazione dell’economia cinese hanno affossato i prezzi delle materie prime e del petrolio mentre i timori che la Fed sarà una delle prime banche centrali a ritirare le misure di stimolo grazie ai progressi dell’economia ha rafforzato il dollaro.
Abbiamo quindi da una parte il mercato asiatico che sta lentamente arrivando alla sua saturazione, almeno per i beni al momento proposti su tale mercato… è probabile che anche la Cina, cresciuta economicamente e in pochi anni con beni di bassa qualità a basso costo inizi ora ad avere una domanda di beni di alta qualità? E’ possibile che la Cina che esportava beni di largo consumo e acquistava all’estero i beni di lusso ora voglia cambiar marcia alla sua economia? Se fosse così quali sarebbero le ripercussioni in Italia?
Oggi l’Italia, in grave crisi economica (come evidenziano gli ultimi dati di Confindustria), riesce a essere in attivo in pochi settori… quelli che da sempre sono definiti come eccellenze italiane e che tuttavia troppo spesso non sono assistite dallo Stato con politiche mirate alla loro tutela e alla loro espansione. Se davvero la Cina dovesse essere in crisi cambierebbe marcia per cercare di inserirsi in mercati di nicchia e creerebbe quindi una concorrenza anche su quei mercati che oggi le sono preclusi. Come difendersi? Prima di tutto puntando a tutelare i prodotti con un’apposita normativa e soprattutto monitorando che la qualità sia sempre al centro della produzione e garantisca un elevato standard. Se le borse asiatiche crollano è quindi necessario iniziare ad analizzare attentamente il fenomeno per non farci cogliere impreparati dalle misure che da quei mercati potrebbero scaturire per poi invadere i campi su cui ancora le nostre industrie riescono a essere delle vere e proprie eccellenze a livello internazionale.
La perdita di oggi a Tokyo è la peggiore in oltre due anni: l’ultimo record in negativo risaliva, infatti, al -10,55% del 15 marzo 2011, a pochi giorni dal sisma e dallo tsunami che colpì il Nord-Est del Paese, causando l’incidente nucleare di Fukushima. Ma se nel 2011 c’era una motivazione che proveniva da un evento catastrofico, qui la crisi invece è generata solo da fattori di economici ed è per questo che il dato di oggi è molto più preoccupante e allarmante.