Da 15 anni si attende il binario ferroviario

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Sono 15 anni che si attende e si è accumulato un debito di due milioni per quel progetto di uno scalo merci privato a Faenza. Nei mesi scorsi forse qualcosa si è mosso Comune, Regione, Rete ferroviaria italiana e Ctf (l’azienda a cui è stata affidata la progettazione, la realizzazione e la gestione dello scalo)  hanno siglato un accordo che dovrebbe portare alla realizzazione dell’opera nel giro di tre-quattro anni. Era la fine degli anni ’90 e si pensò a fare uno scalo privato, più grande e funzionale di quello esistente. Fu anche individuato il sito , cinquanta ettari di terreno lungo via Deruta: un’area compresa tra la ferrovia per Ravenna e via Granarolo, che collega il centro cittadino al casello dell’autostrada, attraverso la zona industriale.

Si costituì anche una società  Centro servizi merci, inizialmente mista pubblico-privato, poi passata interamente al Comune nel 2010. Questa società ha ora un debito di 2,7 milioni e l’anno scorso, è uscita definitivamente dalla partita: il Comune l’ha ceduta a Ravenna Holding, ‘cassaforte’ delle partecipazioni del Comune di Ravenna, di cui da poco fanno parte anche le municipalità di Faenza e Cervia. È stata proprio la holding ad accollarsi il debito, oltre a terreni che originariamente dovevano essere interessati dal progetto.

Intanto gli anni sono passati, le società di Trenitalia interessate hanno tardato a dare il via libera, e in via Deruta non si è mai vista una ruspa. Ad allungare ulteriormente i tempi si sono aggiunti contenziosi con alcuni proprietari dei terreni. E nel 2008 l’Agenzia delle entrate ha sanzionato Csm per aver goduto di benefici fiscali (un forte sconto sull’imposta di registro) senza che, però, l’opera fosse realizzata nei tempi previsti: una stangata da oltre mezzo milione.

Ora si ritiene che la svolta sia vicina… si parla di inaugurazione nel 2017!

 

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Investita e distrutta la “gatta” di Padova.

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Un furgone delle consegne ai negozi, ha investito la “Statua della gatta” di Padova, che dal 1200 sorgeva sul punto più alto della città, di fronte alla chiesa di Sant’Andrea. L’urto è avvenuto alla colonna che sorreggeva la statua, ma nell’impatto la gatta è finita a terra e si è sbriciolata in mille pezzi. La gatta era uno dei monumenti simbolo della città e il più amato dai padovani. In origine  doveva essere un Leone di S.Marco, ma uscì così male e acefala dalle mani dell’artigiano che la fece da essere soprannominata ‘la gatta’.

“L’incidente è emblematico dell’abbandono che Padova ha destinato ai suoi monumenti cosiddetti minori – sottolinea Tiziana Mazzuccato, responsabile Salvalarte di Legambiente Padova – All’ombra del Santo e della Cappella degli Scrovegni vivacchiano o sopravvivono centinaia di monumenti, importantissimi per il nostro patrimonio e la nostra storia e che tuttavia sono dimenticati dai padovani e muoiono di incuria, invece di essere valorizzati come meriterebbero. L’episodio di oggi è solo un incidente che sottolinea in maniera fortissima un andazzo generale che va cambiato. Speriamo serva come segnale d’allarme”. A rincarare la dose ci pensa Andrea Ragona, presidente di Legambiente Padova: “Si tratta di un caso emblematico come nessun altro di come quel tipo di traffico, anche commerciale, deve essere limitato in aree centrali. Ci domandiamo se le merci di quel camion non potevano essere portate con i furgoncini dell’interporto, o con piccoli mezzi elettrici o con il servizio di trasporto merci a bici attivo da mesi in città. Resta evidente a tutti, comunque, la domanda di come sia possibile pensare di fare manovra con un camion in una via medievale come quella, e come molte altre della nostra città”.

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Travolti due fratellini da un treno, ucciso capostazione!

Gulabganj - fratellini
Il capostazione di uno scalo ferroviario nella cittadina di Gulabganj, nello stato centrale del Madhya Pradesh, in India, è bruciato vivo dopo che una folla inferocita ha circondato la stazione appiccando le fiamme alla struttura. L’assalto è scattato dopo la morte di due fratellini, travolti da un treno mentre attraversavano i binari. L’uomo, riferisce The Times of India, si era rifugiato in una stanza ed è morto nel rogo.
Pochi minuti dopo la tragedia costata la vita ai due bimbi di 5 e 12 anni, una folla composta da decine di passeggeri ha circondato gli uffici della stazione e appiccato il fuoco alla stanza del capostazione dove si erano rifugiati tre responsabili dello scalo. Uno di loro è morto, mentre altri due versano in gravi condizioni per le ustioni riportate.

Secondo quanto riportano i media, erano diversi anni che gli abitanti della città chiedevano una passerella pedonale nella stazione. I responsabili avevano però respinto la richiesta per via della mancanza di fondi. La sciagura è avvenuta nello stesso giorno della presentazione in Parlamento del bilancio 2013-2014 delle Ferrovie, che prevede un miglioramento dei servizi per i 24 milioni di passeggeri trasportati giornalmente in India e un aumento dei costi di trasporto delle merci.

Chiude, dopo 53 anni, uno degli scali più pericolosi al mondo!

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Dopo 53 anni di servizio, l’Aeroporto Internazionale Mariscal Sucre di Quito, principale scalo del paese per merce e passeggeri, e’ stato chiuso dal governo di Rafael Correa. Il presidente ecuadoregno ha inaugurato un nuovo terminale a Tababela, a 40 km dal centro della citta’, che sostituira’ quello che era considerato uno degli aeroporti piu’ pericolosi del mondo. Posto ad una altezza di 2800 metri s.l.m. era uno degli aeroporti più alti al mondo oltre a essere nel cuore della zona residenziale della città.

SCANDALO ITALIANO: L’ILVA CHIEDE LA CIGS! Il RICATTO CONTINUA

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Seimilacinquecento cassa integrati per il gruppo Ilva. E’ questa la richiesta dell’azienda. Si tratta di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione nell’ambito della procedura per la bonifica degli impianti. La cassa dovrebbe iniziare il 3 marzo e avere durata di 24 mesi. Il piano di ristrutturazione aziendale presentato oggi prevede anche la chiusura di alcune linee, in particolare l’altoforno 1 che è già chiuso, e l’altoforno 5.

«Non sono previsti esuberi almeno secondo quanto dichiara l’azienda e sono previsti investimenti per la bonifica», spiega Rocco Palombella, segretario generale della Uilm. «Si parla in particolare di due miliardi e mezzo di euro di investimenti». La cassa interesserebbe 6417 addetti nello stabilimento di Taranto su 6507, il totale della richiesta. Altri addetti andranno in cassa negli impianti di Novi Ligure e Pratica di Mare.

«Sono numeri drammatici. Adesso si aprirà la trattativa sindacali per attenuare la cifra per la rotazione, la formazione e eventuali contratti di solidarietà. Sono numeri che prevedono per due anni lacrime e sangue, ma è anche vero che investimenti per la bonifica significano che l’Ilva non chiuderà e quindi tra due anni ci sarà nuovo lavoro», dice Palombella. In questi due anni la produzione, che a regime ammontava a 30mila tonnellate giorno, e che attualmente è a 18mila tonnellate giorno con la chiusura dell’ altoforno 1. Con la chiusura dell’altoforno 5 passerà a diecimila tonnellate giorno.

Via libera alle merci dell’Ilva, ma l’incasso rimarrà vincolato!

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La Procura della Repubblica di Taranto ha dato oggi ordine di esecuzione ai quattro custodi giudiziari dei beni sequestrati all’Ilva per procedere alla vendita dei prodotti finiti e semilavorati sotto sigilli dal 26 novembre scorso e giacenti sulle banchine dell’area portuale, cosi’ come disposto con ordinanza dal gip Patrizia Todisco il 14 febbraio scorso. Il ‘controvalore’ dei prodotti, il denaro incassato dalla vendita, restera’ sotto sequestro, sempre per disposizione del gip.

L’Usb (Unione sindacale di base) ha proclamato uno sciopero a oltranza dei lavoratori dello stabilimento di Taranto a partire da oggi e sino a quando non sara’ revocato l’accordo Ilva-sindacati del 10 novembre 2010 relativo alla riorganizzazione del lavoro nel reparto Movimento ferroviario, dove il 30 ottobre scorso e’ morto il locomotorista Claudio Marsella.

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