I modi coloriti della De Girolamo e l’sms a Mastella: “sei una m…”

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Lo scrive il quotidiano La Repubblica, che riporta un sms che Nunzia De Girolamo avrebbe inviato a Clemente Mastella sul quale ci sarebbe scritto “Sei una m…”

Il linguaggio colorito sarebbe stato per sottolineare la differenza di trattamento rispetto a quando si dovette dimettere a seguito dell’arresto della moglie.

 Scrive La Repubblica:

Sia Rossi, sia l’attuale ministro De Girolamo, com’è noto, non sono indagati. Lui continua a fare il manager della Asl, lei rivendica di poter «parlare in libertà», cioè chiedere a dirigenti pubblici di far «capire chi comanda», definire «str***i» e «tirchi» chi non si piega alle sue indicazioni. Eppure questo spaccato di potere e provincia italiana, ai tempi della Terza Repubblica, offre pagine di incontestabile rilevanza pubblica. Oltre che ansie comprensibili ai protagonisti della storia. Al punto che la De Girolamo rischia ora di essere querelata per un sms inviato sei giorni fa a Clemente Mastella. «Sei un m…! Ti querelo», gli scrive lei.

Mastella minaccia:

«Ho dato a un notaio la documentazione, sto valutando la querela per ingiuria e minacce. Vorrei chiedere se questo è lo stile difeso dal premier Letta, e se il Capo dello Stato approva che i ministri della Repubblica mostrino atteggiamenti di arroganza e minaccia, peraltro verso parlamentari che esprimono opinioni non offensive, che sono frutto di autentiche prove e sofferenze personali»

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Pranzo, loggia, Cia… e Prodi così sia!

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Un pranzo organizzato da Sergio De Gregorio con il capocentro della Cia a Roma, per parlare di come far cadere il governo Prodi. Presente l’allora ministro della giustizia Clemente Mastella, che mesi dopo abbandonerà il governo di centrosinistra dichiarando di essere vittima di accanimento giudiziario.
Stando al racconto dell’ex senatore idv che ha ammesso di aver ricevuto 3 milioni di euro per far cadere il governo, sarebbe stato in quella occasione, nell’estate 2007, che il capocentro della Cia avrebbe espresso chiaramente al ministro della giustizia che l’amministrazione americana avrebbe gradito che l’«esperienza» del governo Prodi terminasse.

Che Sergio De Gregorio avesse parlato delle pressioni da parte dell’amministrazione era un fatto noto. Nella richiesta di custodia cautelare che lo riguarda, resa nota nei giorni scorsi, diceva esplicitamente che quando l’estate scorsa incontrò il senatore Marcello Dell’Utri gli raccontò «dell’intervento con gli americani per mandare a casa Prodi».

Ora che gli atti allegati alla richiesta sono stati messi a disposizione dei membri delle vecchie giunte di Camera e Senato, però, quel verbale omissato comincia a circolare. E il racconto fatto ai pm di Napoli che lo accusano di corruzione in concorso con Silvio Berlusconi è molto preciso: «Nell’estate del 2007 organizzammo un pranzo tra me, De Chiara, Mastella e Gorelick (capocentro della Cia a Roma dal 2003 al 2007) – spiega – Gorelick disse chiaramente a Mastella che l’amministrazione americana avrebbe mostrato riconoscenza a chi avesse messo fine ad un’esperienza del genere», sottinteso, ma il passaggio è esplicito, il governo Prodi.

Davanti a quelle richieste, Mastella avrebbe detto di non essere interessato per poi lasciare la tavola. Ma è un fatto che alcuni mesi dopo a gennaio del 2008 annuncerà le sue dimissioni dalla carica, motivate dalla “mancata solidarietà politica” da parte del centro-sinistra rispetto alla vicenda che lo vedeva indagato portando così alla fine del governo Prodi.
Il racconto di De Gregorioi, tira fuori dagli archivi un nome dimenticato: Enzo De Chiara italoamericano nato ad Aversa, rappresentante in Italia del partito repubblicano, che negli anni novanta vantava un’amicizia personale con Bill Clinton. L’inchiesta della procura di Aosta che lo tirava in bsllo, chiamata Phoney money, ipotizzava l’esistenza di una “nuova P2” che avrebbe riunito boiardi di Stato, alti gradi di polizia e Guardia di Finanza, faccendieri, uomini della Cia, con la copertura di ambienti della massoneria. De Chiara, definito allora «amico dell’amministrazione americana» ne avrebbe fatto parte anche come rappresentante in Usa dell’allora società telefonica Stet.
Ma Mastella cosa ne pensa?
Mastella dice di ricordare quel pranzo: «Era una colazione, rimasi solo pochi minuti. Non avevo capito che l’americano presente fosse il capocentro Cia (c’è chi dice a sua insaputa, c’è chi non capisce… questi i politici italiani), ma in ogni caso gli dissi di essere soddisfatto del mio incarico al governo». E aggiunge: «Mi stupì il rapporto tra De Gregorio e gli altri presenti». «Questa dichiarazione è una cosa enorme», commenta il deputato radicale Maurizio Turco che tra pochi giorni lascerà l’incarico: «Credo ancor più interessante dal punto di vista della sicurezza dello stato di qualsiasi altra affermazione del senatore De Gregorio».

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