Ecco il ministro che non giurerà con gli altri!

PIER CARLO PADOAN-tuttacronaca

Non ci sono i tempi tecnici per il rientro di Pier Carlo Padoan, da Sideny dove stava partecipando al G20. Chi è Padoan? Un tecnico, un professore, un uomo con una visione economica ben determinata. Il suo credo è nella patrimoniale, mentre sostiene da sempre che la ripresa si può avere solo con la diminuzione delle tasse sul lavoro. Padoan però non è un uomo nuovo essendo stato dal 1998 al 2001 consulente economico per i premier Massimo D’Alema e Giuliano Amato. Ma è anche un fervente sostenitore dell’aumento delle tasse come ha dichiarato in più di un’occasione: “Può essere pericoloso procedere con aggiustamenti fiscali di grande rilevanza solo attraverso tagli alla spesa, in alcuni casi occorrono anche aumenti delle imposte. Non si può fare tutto solo riducendo la spesa, si deve fare in qualche modo anche aumentando le imposte”. Non parlategli poi di uscire dall’Euro, perché vi risponderebbe che “costerebbe più che difenderlo” e che, se accadesse, l’Italia tornerebbe agli anni ’70 con un effetto recessivo e inflazionistico molto forte”.

Pubblicità

“Andare a Palazzo Chigi: ma chi ce lo fa fare?”: così Renzi

matteo-renzi-tuttacronacaAndrà in onda domani mattina su Rai3, nel corso della trasmissione Agorà, un’intervista registrata oggi da Matteo Renzi nel quale il sindaco fiorentino spiega: “Sono tantissimi i nostri che dicono ‘ma perché dobbiamo andare a Palazzo Chigi, ma chi ce lo fa fare?” I segretario dem spinge lontana l’ipotesi che sia lui a sostituire in corsa Enrico Letta nel ruolo di presidente del Consiglio e liquida la faccenda: “Ci sono anch’io tra questi – richiamandosi al ‘chi ce lo fa fare’ della base e dei colonnelli – nel senso che nessuno di noi ha mai chiesto di andare a prendere il governo”. Le parole di Renzi richiamano quelle pronunciate in precedenza da Maria Elena Boschi: “Il mio augurio è che Matteo diventi presidente del Consiglio attraverso l’investitura popolare – aveva detto durante un’iniziativa del partito in Calabria – In questa fase abbiamo, però, la necessità di procedere speditamente sul piano delle riforme sulle quali il partito è unito”. Anche Davide Faraone, responsabile Welfare della segreteria Dem, si era unito al coro: “Chi propone Matteo Renzi premier, lo fa con lo spirito di quei democristiani che volevano far fuori un leader e lo ‘promuovevano’ a Palazzo Chigi”.

Prodi avverte Renzi e Letta: “La mia staffetta con D’Alema fu un suicidio”

prodi-romano-dalema-massimo-tuttacronacaIn attesa che Enrico Letta salga al Colle per il suo incontro con Napolitano e mentre Matteo Renzi incita i suoi, Romano Prodi parla al Mattino e mette in guardia sull’ipotesi di staffetta tra l’attuale premier e il segretario dem a Palazzo Chigi. “Quello fu un suicidio politico e spero che stavolta non si ripeta. Allora non fu ucciso solo un disegno di governo ma anche la speranza di un Paese”. In tanti hanno ricordato al sindaco di Firenze il precedente, quello che portò Massimo D’Alema a scottarsi dopo aver sostituito proprio il leader dell’Ulivo. L’ex premier sembra riconoscersi in Letta, motivo per il quale lo esorta a fare “uno scatto”, a “rischiare di più”, perché in questo momento “la mediazione non paga più”. Servono “riforme e decisioni coraggiose – dice – Subito la riforma del voto e quella del Senato”. Spiega il professore: “Oggi sappiamo che le larghe intese sono da noi pressoché impossibili. E abbiamo il dovere di rimediare a uno sfarinamento che ci sta di fronte. Lo strumento della legge elettorale non è esaustivo ma può servire. Soprattutto se elimina il rischio della governabilità in una delle due Camere”. Renzi è avvertito: “Nel Pd è estremamente forte e deve usare con saggezza questo vantaggio”. Per Prodi la compravendita dei parlamentari è “l’episodio più grave di tutta la storia politica italiana. Mi colpisce come in Italia la compravendita di senatori sia stata sottovalutata e derubricata a poco più che un incidente”. La difesa del Senato era quindi “quantomeno doverosa. Se poi per formalizzarla si sia trovata una procedura intelligente, o piuttosto no, è un altro discorso”, dice a proposito della decisione di Grasso. Riferendosi anche allo scenario europeo Prodi sottolinea che “il populismo è il termometro del disagio”. “Bisognerebbe iniziare a chiedersi perchè esso ha infiltrato tutte le democrazie europee tranne una. La Merkel lo ha spento”.

Si abbassa il sipario? D’Alema abbandona la minoranza?

Massimo-D-Alema-sipario-tuttacronaca

«La battaglia politica si fa quando c’è il congresso. Ognuno è libero di esprimere la sua opinione ma non io non parteciperò ad una dialettica legittima che ora ha altri protagonisti di un’altra generazione». Così Massimo D’Alema, parlando all’ANSA, spiega che, dopo la fine del congresso, non sarà il capo della minoranza del Pd. Si abbassa il sipario sul vecchio Pd e va in scena la nuova generazione?

D’Alema torna in campo!

massimo-d-alema-tuttacronaca

E’ arrivato l’annuncio ufficiale anche se già da tempo si vociferava su un impegno in prima linea di Massimo D’alema a favore di Cuperlo. Oggi  il presidente della commissione per le Politiche Ue della Camera Michele Bordo, del Partito democratico ha annunciato “A nome dell’area Cuperlo ho chiesto a Massimo D’Alema di candidarsi come capolista a Foggia per le primarie del Pd e lui ha accettato. Siamo onorati di questa sua decisione” e poi ha aggiunto “l’ex premier, cittadino onorario di Foggia, ha da tempo un forte legame con la città, con la Capitanata e la Puglia”. E poi ha sottolineato Bordo “sono certo che con la candidatura di D’Alema a Foggia, il Mezzogiorno tornerà al centro del dibattito politico nazionale. Massimo ha dedicato, e dedica, molta parte del suo impegno politico e istituzionale proprio per il Sud del nostro Paese”.

Veleni nel Pd… tra tessere e attacchi, il partito è al capolinea?

massimo-d-alema-renzi-tuttacronaca

Il Pd e i suoi scontri interni, il Pd e il tesseramento, il pd che perde la sua base, la riconquista e l’abbandona. Storia di un partito mai nato come afferma Cacciari o peripezie di un partito in cui a dettare la linea forse sono ancora i rottamati che riaffiorano tra le correnti?

Oggi a gettare una ventata di gelido inverno ci ha pensato Massimo D’Alema che da Cominform ha lanciato il suo attacco prima ai giornali e poi a Matteo Renzi: “Certo, potersi iscrivere sino al momento del voto era sbagliato”, ma è “una regola che ci è stata imposta dagli stessi giornali che ora ci accusano” e poi ha aggiunto facendo lo sgambetto ancora una volta al sindaco di Firenze: “Come segretario è una totale incognita, come candidato premier è un aspirante e bisognerà vedere se reggerà gli anni di attesa che potrebbero essere logoranti”.

Renzi come Virna Lisi? All’attrice piace il paragone: “mi sta simpatico”

virna-lisi-tuttacronacaMassimo D’Alema, in un’intervista rilasciata oggi, parlando dei contenuti del sindaco fiorentino Matteo Renzi alla Leopolda, aveva dichiarato, facendo riferimento ai caroselli del dentifricio Chlorodont, la cui protagonista era Virna Lisi: “Non mi pare che al successo mediatico di Renzi corrisponda una straordinaria ricchezza e novità di contenuti. Mi ricorda un po’ quella pubblicità con Virna Lisi, ‘con quella bocca può dire ciò che vuole. Salvo poi dimenticare che in gran parte le cose che ha detto a Firenze sono patrimonio consolidato del Pd”. L’attrice, commentando l’accostamento tra lei e il dem ha dichiarato: “Per tanti anni hanno detto che solo io potevo dire quello che volevo ‘con quella bocca’, ma il paragone mi fa piacere, perché Renzi mi sta simpatico”. Anche il sindaco di Firenze ha preso la parola al riguardo: “Ho mandato un mazzo di fiori a Virna Lisi adesso per darle la mia solidarietà per l’accostamento”.

Sono sempre ricercato… D’Alema attacca Renzi!

d'alema-tuttacronaca

A D’Alema, sembra proprio che il “format Renzi” non piaccia e non perde occasione per denigrare il sindaco di Firenze assoggettandolo a quelli che secondo lui sono modelli da evitare e, questa volta, tira in ballo anche la pubblicità di Virna Lisi:  “Con quella bocca può dire ciò che vuole“. Così Massimo D’Alema dà sfogo al suo attacco diretto a demolire Matteo Renzi, in un’intervista del quotidiano il Mattino.  “Non mi pare che al successo mediatico di Renzi corrisponda una straordinaria ricchezza e novità di contenuti”, e poi conclude con ”Renzi mi ricorda un po’ quella pubblicità con Virna Lisi, ‘con quella bocca può dire ciò che vuole’. Salvo poi dimenticare che in gran parte le cose che ha detto a Firenze sono patrimonio consolidato del Pd”. Il video per chi vuole rispolverare la memoria, o per chi, probabilmente come molti sostenitori di Renzi, questa pubblicità proprio non l’hanno mai vista:

Secondo D’Alema poi, “non è affatto scontata” la premiership per il sindaco di Firenze qualora diventi segretario: ”Può darsi – dice – che possa sorgere un’altra candidatura, che qualcuno cioè voglia sfidarlo proprio com’è successo tra Bersani e lui”. E Renzi ”non potrà sottrarsi a questa sfida, tanto più che andremo alle elezioni con una coalizione, non certo da soli”. Per l’ex premier, infatti, il Pd ”non può avere la presunzione di andare al voto da solo” e oltre a Sel, D’Alema immagina una coalizione ”ampia”, che raccolga ”anche forze di centro e della società civile”. Quasi una Democrazia Cristiana spostata a sinistra?

La tenuta del governo, comunque, non dipende dal sindaco di Firenze ma ”da quella parte del Pdl che non vuole far cessare anticipatamente l’esperienza Letta. Se quella parte non tiene, non c’è Renzi che tenga”. Sembra proprio che D’Alema voglia allontanare dall’orizzonte politico Renzi. Magari D’Alema, rottamato dall’ex rottamatore, ora ha:

…le idee a profusione
e ne fa collezione

 E infatti sul tema giustizia, D’Alema si aspettava dal post-rottamatore “qualche spiegazione in più. C’è stato un eccesso del ricorso alla carcerazione preventiva. Sono per la piena salvaguardia dell’indipendenza e autonomia della magistratura, che però deve fare una valutazione attenta della professionalità dei pm nel considerare gli avanzamenti di carriera”.

Quanto a Silvio Berlusconi,  D’Alema ritiene “che dovrebbe saggiamente dimettersi da parlamentare. Questo non gli impedirebbe di esercitare un ruolo politico ma toglierebbe da disagi e imbarazzi il Parlamento ed eviterebbe questa inutile drammatizzazione. Io sono uscito dal Parlamento per… reati meno gravi – essere un leader della sinistra – e, come vede, questo non mi impedisce di occuparmi ancora di politica”.

Chissà se D’Alema, sempre pronto a rispolverare i vecchi spot pubblicitari, si riconosce in un vero e proprio modello “mitico” come quello portato a teatro da Petrolini: il ricercato Gastone! Ma saprà D’alema come Gastone ironizzare oltre che su gli altri anche su se stesso?

Agricoltura nuova realtà italiana, D’Alema alla sagra del tartufo

dalema_tartufo-tuttacronaca

L’agricoltura è una nuova realtà italiana e sembra che anche la politica, dopo anni di indifferenza, stia tornando sui suoi passi per valorizzare le ricchezze alimentari del territorio italiano e così Massimo D’Alema dal congresso del Pd si sposta alla sagra del tartufo e afferma che sosterrà a livello internazionale, la richiesta avanzata dall’Associazione nazionale Città del tartufo all’Unesco per il riconoscimento della cultura tartufigena come patrimonio immateriale dell’umanità. Proprio questa mattina D’Alema partecipando alla 26ma mostra-mercato nazionale del tartufo e della patata bianca a Pietralunga, nel territorio perugino, ha affermato:

«Bisogna lavorare in modo che, entro il 31 marzo 2014, la richiesta di candidatura sia l’unica che parta dall’Italia e arrivi alla Commissione intergovernativa dell’Unesco a Parigi». In questo momento, dopo la consegna alla Commissione nazionale italiana per l’Unesco, la documentazione prodotta a sostegno della richiesta di candidatura è al vaglio dei ministeri di Agricoltura e Ambiente, e passerà successivamente a quello degli Esteri, che darà l’eventuale ratifica per la presentazione a Parigi.

E sempre secondo D’Alema, «sarebbe molto importante per il buon esito della richiesta arrivare all’Expo 2015 di Milano con la cultura tartufigena già candidata all’Unesco e offrire durante l’esposizione internazionale uno spazio per promuovere la candidatura stessa»

D’Alema: Renzi rischia di logorarsi o di logorare il governo Letta

massimo-dalema-tuttacronacaMarco Damilano, nel suo libro “Chi ha sbagliato più forte. Le vittorie, le cadute, i duelli dall’Ulivo al Pd”, fa parlare Massimo D’Alema, che dedica molte parole al sindaco di Firenze: “Lui mi ha combattuto ma non gli voglio male nel modo più assoluto. Ho cercato e cerco di condurre un dialogo con lui, che spero sia utile a tutti noi”. Da qui il primo avvertimento. “Tenga conto , Renzi, che il Pd è un partito plurale, che può sostenere con convinzione un candidato, ma che difficilmente accetterà un capo plebiscitario”. A D’Alema non piace la strategia dell’ex rottamatore: “Ritengo sbagliata la pretesa di Renzi di impadronirsi del partito con l’idea di farne il tramite per la presidenza del Consiglio. E’ un errore grave, destinato a creare una ferita seria e rendere il suo cammino verso la premiership non più agevole ma più difficile”. Dopo di che, palesa un suo dubbio: “Non so se Renzi abbia davvero voglia di impegnarsi a fare il segretario del partito e comunque temo che lo guiderebbe in un quadro di fortissima conflittualità. Rischia di logorarsi, e per non logorarsi ha una sola via d’uscita: logorare il governo Letta. Ma non è il Pd che può assumersi la responsabilità di far cadere il governo Letta per la fretta di qualcuno”. Ma se D’Alema prende in considerazione il lasso di tempo che è andato dalle elezioni alla formazione del governo Letta, non può esimersi dal bersagliare Bersani: “Ha perso lucidità, era dominato dall’idea che senza avere la maggioranza avrebbe comunque potuto fare il governo, cosa palesemente infondata”. L’ex premier, spiega allora che “Gli consigliai di fare un gesto, di cambiare lo scenario, di candidare Rodotà alla guida del governo”. “Il Movimento 5 Stelle sarebbe stato messo in difficoltà e forse la legislatura sarebbe cominciata diversamente”. Le cose sono andate diversamente e hanno coinvolto anche l’elezione del capo dello Stato, con il secondo mandato di Giorgio Napolitano. “Trovo grave che dopo il disastro che era accaduto con Marini la segreteria non abbia sentito il dovere di aprire una discussione politica: si poteva votare scheda bianca e intanto riflettere su cosa fare”. Infatti dopo è arrivata anche la caduta di Prodi, sacrificato dagli stessi dem. Da parte sua l’ex segretario Bersani ha replicato tramite l’anticipazione di un altro libro “Giorni bugiardi”, di Stefano Di Traglia e Chiara Geloni. “Quelle di D’Alema sono ricostruzioni che non mi sento di condividere. Ho già smentito più volte: nessuno mi ha mai suggerito altri nomi per l’incarico. Tutti sanno che non avrei mai impedito nascita governo se l’ostacolo ero io”.

Il Caimano visto da Moretti: gli errori della sinistra secondo Nanni

il-caimano-pdl-procura-milano-tuttacronaca-berlusconi-moretti

Un lungo viaggio all’indietro per capire il presente ripercorrendo un viaggio negli errori della sinistra, senza risparmiare nessuno. Le responsabilità di Berlusconi possono prescindere da quelle di chi avrebbe dovuto mettere un freno e non lo ha fatto, chi ha sottovalutato il conflitto d’interesse, chi “ha tenuto in vita Berlusconi” con quell’ultimo atto di tradimento a Prodi il giorno delle elezioni del Presidente della Repubblica?

Queste sono le domande di Nanni Moretti che  nel suo ultimo libro ritrae tutti gli errori della sinistra. Nessuna clemenza, perché se si “assolvono” gli errori si può facilmente cadere nella tentazione di commettere di nuovo l'”atto impuro”.

In “Berlusconi, errori sinistra dal ’94 a oggi”, Moretti Parla anche delle manifestazioni a Roma, quelle che hanno attraversato tutta la città e dal Palazzo di Giustizia sono arrivate alla Rai e poi al ministero della Pubblica Istruzione. Nell’intervista rilasciata all’Espresso (in edicola domani), si ripercorre un iter che ha segnato profondamente la cultura e la società italiana:

“Manifestazioni non di parte, ma dalla parte di tutti i cittadini. Ancora oggi sono fiero quando penso che nelle nostre manifestazioni siamo riusciti a coinvolgere anche una parte degli elettori del centrodestra. […] Volete sconfiggere Berlusconi per via giudiziaria, ci hanno ripetuto per anni, lo ripetono anche ora. Noi, in realtà, volevamo che la legge fosse uguale per tutti e che non si facessero leggi apposta per evitare processi a uno solo. I girotondi li facevamo per ricordare, anche a noi stessi, che ci stavamo ormai abituando a considerare normali cose che in una democrazia non sono affatto normali: per esempio che un uomo possa essere proprietario di tre reti televisive e in più che possa fare politica, e in più che possa diventare capo del governo”.

Si attribuiscono le colpe della caduta del governo Prodi a Fausto Bertinotti:

In quel periodo Berlusconi era percepito come perdente anche dal centrodestra, che timidamente stava cercando un altro leader. Prodi aveva una sua credibilità e il governo non era impopolare. Se Rifondazione non avesse fatto cadere quel governo, l’Ulivo avrebbe governato per dieci anni con Prodi e dal 2006 con Veltroni. Se invece si fosse andati a votare subito dopo la caduta di Prodi, l’Ulivo avrebbe vinto da solo, senza Rifondazione.

Massimo D’Alema poi spiegò a Moretti che nel 1998 non si poteva andare subito al voto, voto che per Moretti avrebbe vinto l’Ulivo senza bisogno di Rifondazione comunista:

«No, guarda, ti sbagli, nel ‘98 non si poteva andare a votare». Mi spiegò che non si potevano fare le elezioni perché c’era la guerra in Kosovo e la legge di bilancio da approvare. Mi raccontò che furono proprio Veltroni e Mussi a bussare alla sua porta chiedendogli di fare il presidente del Consiglio. Molti lo hanno criticato per delle scemenze, ma i suoi errori sono tutti politici, tutti visibili, tutti mai riconosciuti. Non era tra gli elettori per il presidente della Repubblica lo scorso aprile, ma non credo sia stato triste il giorno in cui i 101 non hanno votato per Prodi.

Poi il commento di Moretti sul Pd:

In questi anni ai vertici del Pd ci sono stati personalismi senza personalità e soprattutto una grande confusione. Dopo le elezioni del 2013 pochi avevano già deciso che dopo quei risultati il governo con il Pdl fosse l’unico possibile, erano pochi ma sono stati decisivi. Gli altri, Bersani per primo, erano confusi. Poi sono arrivati i 101 elettori che nel segreto hanno votato contro Prodi, che sembra avere l’unico torto di averli fatti vincere due volte.

Poi il governo Letta:

Per come è stato messo insieme, sembra la realizzazione dei peggiori luoghi comuni e pregiudizi del Movimento 5 Stelle sul Partito democratico. Mi sembra che sia vissuto dai più come qualcosa di transitorio. L’elettorato e i militanti si sono messi in letargo per tornare in tempi abbastanza rapidi al voto.

Ma il primo errore fu nel 1994:

C’è stata nel 1994 — con un monopolista televisivo che si candidava a guidare il governo — una straordinaria rottura delle regole democratiche. Per fronteggiare questo fatto straordinario c’era bisogno da parte della sinistra di una risposta straordinaria, anche sul piano simbolico. Non c’è stata nemmeno una risposta ordinaria, semplice, piccola. E invece traccheggiare, sottovalutare il conflitto di interessi, ritenersi più furbi dell’avversario, assuefarsi lentamente a una costante, incredibile anomalia per un paese democratico.

Ma chi vincerà le prossime elezioni? Moretti risponde:

Chi vincerà? Ci vuole un cambiamento di costume, culturale. Vincerà chi capisce che il gioco è cambiato e che bisogna farne uno completamente nuovo. Ci volevano altri strumenti per contrastare Berlusconi, un altro tipo di persone, un altro modo di fare politica. Un’altra solidità, un altro rigore. Un’altra integrità.

La guerra civile del PD… D’Alema contro Renzi, ma ad essere ucciso è il partito

guerra-civile-pd-tuttacronaca

Caino e Abele continuano le liti, il “sangue” scorre nel Pd e il Pdl trae linfa energetica dal dilaniarsi delle vecchie faide. Non c’è più neppure un ring dove affrontarsi, il conflitto avviene nelle strade, nelle piazze, e persino nei cieli con la questione Alitalia che mina il cuore del partito democratico.

“Per Alitalia, sarebbe stata meglio un’intesa con le Ferrovie dello Stato”, la dichiarazione di Massimo D’Alema al Sole 24 Ore suona come l’ennesima freccia scagliata al cuore del partito, l’ennesima battaglia di quella guerra civile mai finita. Secondo D’Alema, un accordo con Ferrovie sarebbe stato preferibile per “due ragioni”. “Credo ci sarebbero state sinergie più robuste e si sarebbero anche svalutate le partecipazioni, risolvendo il problema dei francesi”.

Per l’ex premier, l’alleanza con Air France non è convincente. “Mi pare che abbiano una situazione, anche debitoria, complicata. Ma soprattutto penso che, in vista dell’Expo, sarebbe stato meglio puntare su una compagnia non europea che offrisse più opportunità anche al nostro Paese, anche nel traffico turistico”.

Ma se Alitalia è un “cavallo di battaglia”, il vero nemico è invece il sindaco di Firenze, candidato alla segreteria del Pd “Non è ragionevole destabilizzare il governo, magari per le ambizioni personali di chi ha troppa fretta…”. L’ex ministro non ci sta a a sentirsi parte di una intera classe dirigente che, nella lettura di Renzi, ha fallito, impedendo al Paese di crescere. “Bisognerebbe distinguere le responsabilità nel corso di questi venti anni. Almeno per dare una giustificazione a quella parte dell’establishment che sta lì ad applaudire entusiasticamente ai ceffoni di Renzi”.

E D’Alema cerca di nuovo il vecchio baluardo… Renzi simile a Berlusconi… la solita nenia con cui gli elettori di sinistra ormai si addormentano davanti ai talk show in cui i politici ormai sono solo autoreferenziali “Non mi è mai piaciuto lo stile di un uomo solo con i riflettori puntati addosso, che passeggia sul palco con il microfono in mano. Mi pare di averlo già visto in questi anni…”.

Infine, sangue e arena anche al federalismo: “così come lo abbiamo praticato – afferma D’Alema – è stato uno dei maggiori responsabili dell’aumento della spesa pubblica. Per non parlare dei danni in termini di efficienza che sono venuti dalla moltiplicazione dei centri decisionali, dalle competenze confuse tra centro e periferia, dal sommarsi delle autorizzazioni”.

Gli italiani intanto hanno il mutuo da pagare, le tasse che fanno fallire le aziende creditrici nei confronti dello stato e i figli a cui pagare la mensa… ma questi non sono temi interessanti, meglio la guerra civile!

Sorvegliato speciale ucciso nel Salento

Massimo Bianco-sorvegliato-speciale-ucciso-tuttacronaca

Si chiamava Massimo Bianco, 41enne, sorvegliato speciale, la cui  scomparsa era stata denunciata due giorni fa dai familiari. L’uomo sarebbe prima stato ucciso con un colpo da arma da fuoco alla testa e, poi,  il corpo sarebbe stato dato alle fiamme. Il rinvenimento del cadavere è stato fatto nel pomeriggio dai carabinieri in un uliveto alla periferia di Martano.

Fuoco nella sede del Pd-Sel di Roma

incendio-sede-pd-trionfale-roma-tuttacronaca

E’ scoppiato nella notte l’incendio che ha distrutto i locali del circolo Pd-Sel in via Pietro Giannone 5 a Trionfale, Roma. Le fiamme non hanno risparmiato nulla, neppure le segreterie.

Il coordinamento di Sel Trionfale su Fb accusa: “Stanotte è stata data alle fiamme la nostra sezione. Le intimidazioni non fanno che rafforzare la convinzione con cui portiamo avanti il nostro lavoro sul territorio”.

“Mi sono svegliata alle due. C’era un forte d’odore” così ha raccontato la testimone che abita al piano di sopra dei locali della sezione di Trionfale e ha poi aggiunto:  “Mi sono affacciata e ho visto le fiamme. I miei panni stessi, che sfioravano la finestra, avevano preso già fuoco”. I Vigili del Fuoco stanno cercando di capire dove è stato appiccato il fuoco, probabilmente nel giardino retrostante la sede. Sul posto sono arrivati anche i parlamentari Pd, tra cui Matteo Orfini e Tommaso Michea Giuntella.  Quest’ultimo ha raccontato: “Ci siamo svegliati col tam tam web grazie ad un residente vicino al Circolo. E’ una sede dedicata ad un eroe della resistenza. Domani avremmo dovuto fare riunione qui, la faremo senz’altro, ora non so dove. Spero vivamente sia stato un corto circuito e non un incendio doloso. I danni sono ingenti e c’erano cimeli che testimoniavano pezzi di storia italiana. C’era un elenco in cui si registravano tutti i nomi degli iscritti del 45′. Questa era una zona di fornaciai, molto popolare, c’erano documenti che potevano finire in un museo. Questo rende il tutto ancora più doloroso”.

Questo slideshow richiede JavaScript.

La gaffe di Grasso… in memoria di D’Alema!

DAntona-massimo-tuttacronaca

Grasso confonde il nome e Massimo D’Antona, giurista ucciso dalle Brigate Rosse il 1999 a pochi passi dalla sua abitazione, diventa Massimo D’Alema. Oggi cade il 14° anniversario della morte e il Presidente del Senato lo ha ricordato con queste parole: “L’attenzione deve spostarsi al lavoratore inteso come persona che ha diritto a essere tutelato dentro e fuori i luoghi di lavoro, ha diritto alla difesa della dignità, alla libertà di espressione e di opinione. A noi il compito non solo di ricordare e di onorarne la memoria ma di fare dei valori di Massimo D’Antona (nel discorso dirà D’Alema) un punto di partenza, perché la sua opera possa aiutarci a portare avanti le riforme di cui il nostro paese ha estremamente bisogno, trasmettendo alle giovani generazioni un sentimento di speranza in un futuro migliore, dove chiunque abbia capacità, volontà, determinazione, onestà intellettuale possa pensare di costruire su basi solide la propria vita”

Massimo D’Alema visto da Travaglio

dalema-massimo-quirinale-colle-tuttacronaca

Berlusconi sta cercando di scegliere uno della sinistra che possa poi, se il caso lo richiede, sconfessare, quindi andrebbe bene anche:

Massimo D’Alema:  D’Alema potrebbe essere per lui un’ottima soluzione infatti è un candidato forte di Berlusconi, naturalmente. D’Alema è quello che tutti sappiamo, è l’uomo della bicamerale, è uno delle incarnazioni della casta è l’uomo che si è impicciato in varie vicende finanziarie che hanno contribuito a distruggere o a indebolire almeno, il nostro sistema economico, pensate soltanto alla privatizzazione a debito fatta per la Telecom nel 1999 con i famosi capitani coraggiosi, capitani senza capitali però che si fecero prestare i soldi dalle banche e riempirono la Telecom di debiti e la lasciarono come un colabrodo al loro successore. Era un gruppo di finanzieri, di raider che era stato proprio creato in laboratorio in quella che Guido Rossi chiamò la Merchant Bank dove non si parla inglese. Era Palazzo Chigi sotto il governo D’Alema con la fattiva collaborazione anche di Bersani e di altri geni della politica finanziaria di sinistra. Da allora poi abbiamo avuto il caso Unipol, il caso Monte Paschi, nei quali comunque un partito di cui D’Alema ha sempre conservato il pacchetto di azioni di maggioranza, ha la sua responsabilità quantomeno politica. Vorrei chiarire che oggi non si parla di questioni penali, perché nessuno dei candidati ha in proprio vicende penali. Quindi stiamo parlando di errori, tragedie a volte politiche, morali, parliamo di correttezza, non parliamo di reati, parliamo di conflitti di interessi, non parliamo di delitti.
D’Alema quindi, lo conosciamo molto bene e è inutile spendere altre parole se si vuole ricordare lui sì che un processo lo ha avuto, ha avuto una prescrizione per una tangentina, nemmeno tanto piccola, visto che era degli anni 80, di 20 milioni di lire da un costruttore legato alla Sacra Corona Unita, il re delle cliniche pugliesi, Cavallari. Uno che aveva anche il vizio di fare manganellare i sindacalisti della C.G.I.L. che facevano il loro lavoro dentro le sue cliniche da Mazzieri della criminalità organizzata, travestiti da infermieri o da sindacalisti gialli. D’Alema accettò un finanziamento illecito, perché poi non lo registrò e andò tutto in prescrizione, ma insomma, anche D’Alema sembrerebbe in questo momento non in pole position, non perché Berlusconi non lo voglia, ma perché tanto per cambiare il PD è spaccato in 200 correnti, quindi forse non otterrebbe i voti neanche nel suo partito.

Massimo e Matteo ovvero il Pd a confronto che isola Bersani!

massimo d'alema-renzi matteo-pd-tuttacronaca

Il sindaco di Firenze aveva postato un messaggio su Facebook questa mattina nel quale dichiarava chiuse le ostilità e mostrava invece il suo operato:

«La politica nazionale in questi giorni discute di tante cose, molte inutili, che riguardano solo gli addetti ai lavori. Da Firenze rispondiamo lavorando sulle cose concrete: edilizia sostenibile, risparmio energetico, risposte ai cittadini. Oggi in viale Guidoni ho inaugurato 18 alloggi popolari innovativi in legno a impatto zero dando una risposta sociale e ambientale alla città. Voglio che la mia amministrazione sia sulla frontiera dell’innovazione ambientale e culturale».

Poi era tornato a Palazzo Vecchio dove poco prima delle 15 era arrivato Massimo D’alema per un incontro proprio con il sindaco di Firenze.  Lo stesso D’alema ha affermato che è stato “un errore non mandare Renzi a Roma.” Si rompono così gli instabili equilibri bersaniani e ora il leader del Pd sembra sempre più isolato all’interno del suo partito.

 

Massimo D’Alema e le azioni Serravalle

massimo-dalema-tuttacronaca

Era il 4 febbraio quando, secondo il Corriere della Sera, l’architetto Renato Sarno, posto sotto interrogatorio dai pm di Monza, ha rivelato che Filippo Penati, ex presidente della Provincia di Milano, gli disse: «Io ho dovuto acquistare le azioni di Gavio. Non pensavo di spendere una cifra così consistente, ma non potevo sottrarmi perchè l’acquisto mi venne imposto dai vertici del partito nella persona di Massimo D’Alema».

Penati, contattato immediatamente dal Corriere, nega assolutamente questa versione: «Costretto da D’Alema a strapagare le azioni di Gavio? Non l’ho mai detto a Sarno, nè avrei mai potuto dirglielo perchè non è vero: difendo l’operazione Serravalle fatta nell’interesse della Provincia e destinata ancora oggi a procurarle una plusvalenza. Non c’era alcuna ragione per la quale io dovessi parlare con lui ( con Sarno, ndr) dell’operazione Milano-Serravalle».

Forse solo una mossa politica per screditare un nome in lizza per il Quirinale?

Alla faccia di tutti gli italiani che chiedono un Presidente “meno politico”!

quirinale-elezione- presidente-tuttacronaca

Alla faccia di tutti gli italiani che chiedono un Presidente “meno politico”… Scordiamocelo! Sembra che B & B abbiano invece deciso per una personalità politica che possa far uscire le istituzioni dallo stallo in cui si sono messe. Un uomo politico (che faccia parte quindi di quell'”enclave” di potere e di privilegi) che faccia da tramite fra due forze del Paese che hanno smesso di essere in dialogo fra loro. I nomi più quotati sono sempre gli stessi Giuliano Amato, Franco Marini, Massimo D’Alema anche se, poi, nei prossimi giorni sarà stilata una vera e propria rosa di nomi. Gli unici “outsider” previsti al momento sono Emma Bonino e Giuseppe di Rita, quest’ultimo presidente del Censis. Quindi un “uomo” o forse una donna (perché sembra che vogliano anche puntare su una figura femminile) che comunque faccia parte dell’apparato. Sembrano accantonate le proposte del M5S che aveva lanciato il nome di Gino strada o comunque di una personalità che uscisse fuori dall’ambito politico.

Aspen. Ecco i nomi di chi guida l’internazionalizzazione italiana!

aspen-tuttacronaca

Cos’è l’Aspen?

Come si legge dal loro sito sono “un’associazione privata, indipendente, internazionale, apartitica e senza fini di lucro caratterizzata dall’approfondimento, la discussione, lo scambio di conoscenze, informazioni e valori”.

Che missione ha l’Aspen e come realizza i suoi obiettivi?

Sempre secondo il sito la sua missione è “l’internazionalizzazione della leadership imprenditoriale, politica e culturale del Paese attraverso un libero confronto tra idee e provenienze diverse per identificare e promuovere valori, conoscenze e interessi comuni”. Ma ciò che già desta preoccupazione è la modalità con cui si realizzano gli obiettivi  perché si parla di  “confronto e dibattito ‘a porte chiuse’, per  favorire le relazioni interpersonali e consentire un effettivo aggiornamento dei temi in discussione. Attorno al tavolo Aspen discutono leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale in condizioni di assoluta riservatezza e di libertà espressiva”.

Che una associazione privata abbia dibattiti riservati non c’è nulla di male… il problema si pone quando si parla di leader del mondo industriale, economico, finanziario, politico, sociale e culturale con la possibilità di influire a livello internazionale che si riuniscono sotto una specie di setta che determina poi le linee guida.

Ma chi fa parte dell’Aspen?

Sono 226 nominativi e le sorprese non mancano!  Da Romano Prodi, a Massimo D’Alema, da Giuliano Amato a Giorgio Napolitano. Ma anche diversi saggi come ex presidente della camera Luciano Violante, la mente economica della Lega Giancarlo Giorgetti e il ministro “montiano” delle politiche comunitarie Enzo Moavero Milanesi.

Nell’area della cultura troviamo: Umberto Eco, Claudio Magris e poi i registi come Carlo Lizzani e Cristina Comencini.

Tra i prelati:  monsignor Rino Fisichella, presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione (uno dei dicasteri più importanti), Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e membro della Commissione episcopale per i problemi sociali e del lavoro all’interno della Cei e Vincenzo Paglia, vescovo di Terni e presidente della Commissione episcopale per l’ecumenismo e il dialogo.

Ma come si finanzia l’Aspen? Con almeno una 20 di società partecipate dallo stato tra cui Rai, Eni, Enel, Finmeccanica, Fincantieri, Sea, Cassa depositi e prestiti, Acea, Poste Italiane, Sace, Simest.

Ma fino a che punto possiamo parlare di associazione privata e dove invece, date anche le personalità di indiscutibile “fama accademica ed eccellenza professionale” (requisiti essenziali come si legge sul sito per diventare soci), si tratta più di una lobby in cui è possibile intrattenere rapporti privilegiati? Essendo gli incontri segreti e riservati nessuno lo può sapere!!! Perchè pensar male?

Le aziende aspettano, i parlamentari prendono la liquidazione!

gianfranco-fini-tuttacronaca

Gli imprenditori aspettano mentre i mandati per le liquidazioni degli ex parlamentari sono già pronti. Sono 600 che stanno per ricevere l’accredito e si parla di una spesa di circa 3 milioni di euro! Mentre i lavori del Parlamento vanno a rilento per mancanza di materia prima, tipo un governo, i contabili stanno completando i calcoli di quanto spetti ai “trombati” dall’ultima legislatura. Naturalmente questa è solo la seconda tranche perché i vitalizi sono separati e sono già stati erogati.

In cima alla lista c’è Gianfranco Fini: il suo detassato trattamento di fine rapporto, vale 250mila euro. Ma a dimostrare che l’unica cosa davvero trasversale a tutti gli schieramenti sono i privilegi, sul podio sale Massimo D’Alema con 217mila. Stessa cifra per Livia Turco (Pd) e Domenico Nania (Pdl). Ma non trascurabili anche i gruzzoletti di Roberto Maroni (175mila euro), Franco Marini (Pd) 174mila euro, Beppe Pisanu (Pdl) (157mila euro) e Antonio Di Pietro (58mila euro). Non fatevi ingannare dalle cifre “modeste” di questi ultimi: avevano già ricevuto una liquidazione al tempo dell’interruzione del loro mandato.

Nessuno ha rinunciato alla propria liquidazione, ma a cosa serve la liquidazione del parlamentare? Bisogna sottolineare che la cifra viene costituita dalle trattenute che ogni parlamentare ha versato durante il suo mandato. Soldi, comunque, stanziati dal popolo italiano per creare un “assegno di reinserimento“. Sì, perché la liquidazione venne pensata per permettere al parlamentare di tornare alla società civile dopo aver prestato la sua opera al servizio del suo Paese. Pensiero stupendo, direbbe Patty Pravo, ma del tutto ipocrita nel momento in cui il parlamentare diventa politico di professione e smette di “esercitare” in tempo per la pensione (o per il vitalizio). Oppure passa da un incarico all’altro, come Maroni, già comodamente reinserito sulla poltrona di presidente della Regione Lombardia.

E così mentre imprenditori e professionisti aspettano diligentemente che, dopo aver eletto un Parlamento, si proceda con lo scegliere un governo che tra le prime cose sblocchi i pagamenti per lavori che hanno già svolto (e per cui hanno il più delle volte anticipato le tasse), i vecchi della Casta passano all’incasso. Perché sotto il cielo di Roma, il tempo scorre un po’ così. E l’ora della busta paga scocca puntuale per tutti, ma per qualcuno un po’ di più.

massimo-d-alema-tuttacronaca

Bersani, 8 punti e una pillola che va giù!

direzione generale pd- pierluigi bersani- pd-tuttacronaca

La direzione del Pd ha approvato, con un solo astenuto, la proposta di Pier Luigi Bersani di un governo di minoranza sugli 8 punti proposti dal segretario del partito. Noi abbiamo fatto la nostra proposta, «dopodichè c’è il capo dello Stato. Ho sentito governo del presidente… Per definizione non tocca a noi decidere e poi bisognerà intendersi su cosa vuol dire» ha spiegato Bersani nella sua replica.

mary-poppins- tuttacronaca

Veltroni non parlerà alla Direzione del Pd.

Veltroni.direzione pd-tuttacronaca

Pare proprio che Walter Veltroni abbia deciso di non parlare alla Direzione del Pd.

Mentre ancora sono in corso i lavori della Direzione appare ormai chiara la linea guida: no a un governissimo con il Pdl, 8 punti di un programma che sono solo di buoni intenti per il futuro e tante parole sul rinnovamento, cambiamento e trasformazione…

Parole su parole, chi ringrazia Bersani e chi lamenta una certa distanza, soprattutto nelle regioni lontane da Roma, del partito che dovrebbe unire i giovani, le classi più disagiate e gli intellettuali. Si parla molto di riforme, a partire dalla scuola, ma non si parla di cultura. Si parla di ripresa ma non della crisi delle piccole e medie imprese che soffrono. Si parla di finanza, ma non delle banche che dovrebbero erogare il credito agli imprenditori. Forse pesa ancora troppo lo scandalo Mps e siamo solo all’inizio!

Così Matteo Renzi resiste pochi minuti, poi lascia la Direzione del partito senza parlare. Veltroni è lì, ma quasi sicuramente preferirà “non dire” piuttosto che aprire una frattura all’interno di un partito già confuso e allibito davanti al risultato elettorale.

Silenzi, ringraziamenti e parole. Buoni propositi tanti, concretezza nulla!

L’analisi di D’Alema dopo il “NO” di Grillo!

massimo d'alema - grillo -elezioni 2013

Arriva l’analisi anche di chi queste elezioni le aveva vissute dal di fuori anche se con uno sguardo privilegiato perché quel mondo lo capisce e lo conosce fin troppo bene. D’Alema analizza un voto che era prevedibile, ma che è stato largamente ignorato. Grillo, si pensava, ruba i voti  alla destra. Invece ha prosciugato il Sel e ha preso voti anche al Pd. Si è fatto interprete di un disagio sociale che nessuna forza politica in questo momento poteva ascoltare… Tutti presi dal pareggio di bilancio, dalla disoccupazione giovanile e nessuno che affrontasse la questione del mezzogiorno o della piccola e media impresa. Tutti troppo succubi dell’Europa, tutti troppo attenti allo spread, tutti a guardare i mercati finanziari e nessuno che volgesse lo sguardo su un treno dei pendolari o sul pignoramento di una prima casa. Ora D’Alema auspica un governo con Grillo, anche dopo i battibecchi di ieri. Una presa di coscienza reciproca e di trovare una linea comune nella quale effettuare le prime riforme e poi tornare alle urne. Auspica anche un colloquio con Monti:

«Naturalmente, non sottovaluto il ruolo del centro di Monti, ma occorre rivolgersi alle forze che, per il peso del consenso ricevuto, sono indispensabili a garantire la governabilità del Paese. Mi dispiace che Monti abbia fatto una campagna elettorale come se i problemi del Paese fossero rappresentati da una sinistra non abbastanza riformista, non vedendo che razza di ondata stava per abbattersi sul Paese. Una violenta reazione di matrice populista, con un duplice segno: di critica all’Europa e anche al sistema politico italiano. Attenzione, entrambe le critiche hanno un fondamento, sono le risposte che non sono convincenti. In mezzo a tutto questo sommovimento, Monti pensava di fare l’ago della bilancia, quando invece il problema era fare argine alla destra e al populismo».

E quando gli viene chiesto se è ancora possibile recuperare i voti dei grillini la sua risposta è inequivocabile: «È presto per valutare le posizioni che alla fine verranno prese. Mi pare di vedere una certa difficoltà e anche, inevitabilmente, una tendenza a fare tattica. Mi pare anche che questa posizione di Grillo incontri qualche perplessità nel suo stesso mondo. Vedremo…».

 

 

 

PD SPACCATO! L’IDEA DI APRIRE A GRILLO NON PIACE…

maschera-tragica-e-comica

Pier Luigi Bersani ha deciso di imboccare una strada precisa: quella di aprire il confronto con i grillini per provare a costruire una maggioranza di governo, almeno ‘di scopo’ e mirato su alcuni punti condivisi di programma. Scelta complicata, da gestire e da spiegare. Anche nello stesso Pd, dove più di un dirigente è perplesso sulla linea del segretario. A cominciare dai ‘grandi’ esclusi da questa tornata elettorale: Massimo D’Alema e Walter Veltroni. Matteo Renzi per ora non si pronuncia, ma tra i suoi cresce lo scetticismo su una prospettiva di governo Pd-M5s.

D’Alema, avrebbe voluto un’apertura a Silvio Berlusconi, che all’indomani del voto ha offerto al Pd la propria disponibilità al dialogo. Il motivo sta essenzialmente nel portare a termine alcune riforme già avviate con Berlusconi e che ora giacciono in Parlamento. Inoltre una larga maggioranza avrebbe tranquillizzato i mercati internazionali. Una via da privilegiare, secondo D’Alema, rispetto a quella di un’intesa con Beppe Grillo, il leader del Movimento cinque Stelle bollato come “pericoloso populista” dal presidente di Italianieuropei al convegno con i progressisti Ue a Torino due settimane prima del voto.

Veltroni invece non scommette su un’intesa con il centrodestra, ma nemmeno su quella con Grillo, che, secondo l’ex sindaco di Roma, minaccerebbe ancor di più la vocazione maggioritaria cui il Pd dovrebbe aspirare. In altre parole, con il M5s il Pd rischierebbe di pagare un caro prezzo in termini di sovranità di governo, rischierebbe di farsi dettare l’agenda: non c’è da fidarsi, meglio affidare a Giorgio Napolitano il compito di decidere, magari assegnando il mandato di formare un governo ad una persona terza, che non sia Bersani.

C’è anche chi vuole invece appoggiare Bersani come  Giovanni Turchi, Stefano Fassina e Matteo Orfini, che ritengono suicida la sola idea di trattare con Berlusconi. E naturalmente, fuori dal recinto Pd, Bersani ha dalla sua l’alleato Nichi Vendola, anche perché l’ipotesi di aprire a Grillo esclude da sé il dialogo con Monti. E poi con Bersani c’è la pare ex Ds a lui più vicina da sempre, come Maurizio Migliavacca, ma anche il governatore dell’Emilia Romagna Vasco Errani, figura fondamentale in questa trattativa con i grillini, visto che da tempo è abituato a confrontarsi con loro in regione. Pure Enrico Letta non si oppone, più per mancanza di altre chance che per convinzione politica personale o vicinanza al M5S, naturalmente.

Il teatrino della politica su MPS

MPS FA TREMARE ANCHE L’ALLEANZA CASINI – MONTI: Antonio Monaci si oppose al rinnovamento del Mps e ora è candidato con Monti. Ma Casini non ne vuole sapere ”Chiedetelo a Monti non certo a me. Io sono candidato al Senato. Lo chieda a loro perché è stato candidato”

603066_527892440574570_1881851769_n

Leggi articoli correlati.

Dai Monti alle valli la polemica MPS non risparmia colpi!

E’ il turno di D’Alema, che dopo la più falsa delle rottamazioni, torna in prima linea con il Pd: “Il professor Monti, che ora punta il dito contro di noi, ha preso quello che fino all’ultimo ha sostenuto la vecchia gestione di Mps e ha contribuito a rovesciare il sindaco di Mps, e lo ha messo nella sua lista elettorale. E si mette pure a farci la morale”.

tumblr_mh6kcyxdEY1qgaro1o1_400

Leggi articoli correlati.

La coerenza di MASSIMO! Non ho l’età… per la pensione, torno in politica. Così Dalema

dalema_1-580x503

Newwhitebear's Blog

Poesie e racconti: i colori della fantasia

RunningWithEllen's Blog

Two sides of God (dog)

Que Onda?

Mexico and beyond

Just a Smidgen

..a lifestyle blog filled with recipes, photography, poems, and DIY

Silvanascricci

NON SONO ACIDA, SONO DIVERSAMENTE IRONICA. E SPARGO INSINCERE LACRIME SU TUTTO QUELLO CHE NON TORNA PIU'

Greenhorn Photos

A fantastic photo site

mysuccessisyoursuccess

Just another WordPress.com site

blueaction666

Niente che ti possa interessare.....

rfljenksy - Practicing Simplicity

Legendary Whining and Dining World Tour.

metropolisurbe

Just another WordPress.com site

Real Life Monsters

Serial killers and true crime

"ladivinafamiglia"

"Solo quando amiamo, siamo vivi"

Vagenda Vixen

*A day in the life of the Vixen, a blog about EVERYTHING & ANYTHING: Life advice, Sex, Motivation, Poetry, Inspiration, Love, Rants, Humour, Issues, Relationships & Communication*

lazylauramaisey

The Adventures of Danda and Yaya

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: