
Berlusconi sente l’acqua alla gola e ad aspettare di vedere che tipo di lavoro svolgeranno i “saggi” no, non ci sta. Se si guarda attorno vede solo nemici pronti a saltargli alla gola e, è risaputo, la miglior difesa è l’attacco. Ecco quindi che raduna i suoi nel quartier generale, più agguerrito che mai: ultimatum a Giorgio Napolitano! Può attendere massimo fino a venerdì il Cav, dopodichè è necessario costringere il Capo dello Stato a riaprire le consultazioni, perchè ad Arcore hanno paura che i nemici stiano tramando e quindi: “Adesso basta, non possiamo farci cucinare a fuoco lento, e stare a guardare che si eleggono uno dei loro al Quirinale”. Ma come far scoppiare il gruppo dei dieci? Si potrebbe far “ritirare” Quagliarello e Giorgetti e dimostrare quindi l’estraneità di Pdl e Lega all’operazione, oppure gli stessi potrebbero dichiarare che una siffatta commissione è inutile. Quello che preme maggiormente è non permettere che “qualcuno” prenda tempo, perchè sarebbe “un modo per aiutare il Pd e farlo arrivare compatto all’elezione del prossimo capo dello Stato”, stando alle parole di un azzurro di rango. La questione del governo è diversa, visto che Berlusconi è certo che il Pd sia una polveriera pronta ad esplodere. Perchè il Cavaliere non ascolta Letta che tenta di spiegargli che il capo dello Stato ha circoscritto i tempi della commissione a 8-10 giorni e segna come deadline il prossimo venerdì, altrimenti sarà “Golpe”? E’ certo che si stiano già effettuando le grandi manovre per far salire al Colle gli avversari e l’unica possibilità che gli resta è far saltare le sedie sotto i saggi, di certo colpito anche dalle parole di Bersani che nega ogni possibilità di apertura e continua a fare la stessa offerta al Pd sapendo che è ritenuta inaccettabile, ossia quella del doppio binario, governo e riforme. Insomma, si teme che al quarto scrutinio Napolitano e Bersani si coalizzino per proporre Prodi o qualche altro “nemico”, fossero anche Zagrebelsky o Rodotà. Serve riaprire la corsa sia per il Governo che per il Quirinale, perchè: “Se Bersani vuole occupare tutte le istituzioni, non c’e’ alcuno spazio per il dialogo. E ovviamente, se questo stallo prosegue perché il Pd pensa più alla fazione che alla nazione, c’è solo la strada delle urne già a giugno prossimo”. L’incubo peggiore? La salita al Colle di un’espressione del partito dei giudici, che non terrebbe a bada nè le procure nè la Csm. Come potrebbe non tremare? visto che tra il 20 e il 22 riprenderanno i due processi più temuti: Ruby e Mediaset? In concomitanza con la settimana calda al Quirinale. E in caso di sentenze di condanna? Arriverebbe l’interdizione dai pubblici uffici. Berlusconi no, non può attendere oltre: serve il potere, subito, per tornare a sorridere e dormire sonni sereni.

Mentre ad Arcore fantasmi di Natali futuri fanno tremare, al Largo del Nazareno Bersani sembra esser diventato lui il novello immortale. Caduta dopo caduta, eccolo sempre al suo posto, più convinto che mai della sua linea e pronto a pararsi dietro frasi ad effetto come: “La cosa può apparire esoterica, ma noi siamo partiti dalle condizioni reali del paese…”. L’uomo che arriva dalla pompa di benzina è saldo come un paracarro che rimbalza i colpi e continua a ripetere che la sua proposta di “convenzione per le riforme istituzionali aperta a tutti” (anche al Pdl) e “governo di cambiamento” (chiuso al Pdl) è ancora in campo. Forse il sorriso è dovuto a quella birretta al solito bar con cui finalmente potrà brindare, perchè il suo obbiettivo, che ora probabilmente percepisce come più vicino, è l’elezione del prossimo Presidente della Repubblica e, possibilmente, sotto quell’egida per mettere ai voti la sua proposta di governo. Nel suo stesso partito, tra le divisioni interne di chi auspica l’apertura all’uno o all’altro dei principali concorrenti, non si capacitano di come il segretario abbia fatto a riprendere il suo ruolo in soli tre giorni: la batosta di Napolitano non l’ha intaccato e anzi, la decisione di far sedere i “saggi” sembra giocare a suo favore. Quindi tiene in mano le sue carte, senza effettuare nessun cambio ed attende la giocata del Pdl. Perchè in fondo: “Un gruppo tratta di economia, l’altro di riforme istituzionali. Credo voglia dire qualcosa…”. Ossia che Napolitano ha separato “riforme sociali da riforme istituzionali”e in questo vede una conferma della sua proposta: quindi perchè cambiare qualcosa? In fin dei conti il “semestre bianco” limita molto la possibilità di minacciare qualcuno con una possibile perdita del posto visto che nessuno ha la facoltà di sciogliere le camere. Quindi non resta che trovare il modo di far eleggere la persona più adatta ai suoi scopi, magari strizzando l’occhio ai grillini, che da parte loro mostrano disponibilità a non arroccarsi sul loro candidato scelto online e piuttosto a riproporre un’altra votazione in caso di testa a testa. Quindi il segretario taglia definistivamente (per ora) con il Pdl, ma chiede anche di non essere raffigurato “come il Bersani ostinato: non ho nemmeno messo il mio nome sul simbolo…”. Si sfrega le mani soddisfatto: il Pdl non può fare giochi sul Colle perché non ha i numeri e Franceschini ci tiene a rimarcarlo: “Vanno tenuti distinti il governo dal Quirinale, è dal 1994 che funziona così, ha iniziato il Pdl e questo non è occupare tutto”. Certo però ora sono in gioco anche i saggi, e non tutti escludono una possibilità per Onida e Violante.

Due posizioni contrastanti quindi quelle assunte da centrodestra e centrosinistra riguardo la formazione della commissione, chi invece ancora appare non del tutto convinto della situazione è il MoVimento 5 Stelle: prima hanno approvato, ora rifiutano in toto la situazione però si rendono conto che negare per partito preso il dialogo potrebbe essere una scelta da pagare in un prossimo futuro. Quindi anche i grillini oggi si sono riuniti, valutando la necessità di presentare proposte concrete ai saggi e quella di tener ancora celati i nomi per il futuro esecutivo. Del resto “molti nomi li abbiamo pronti da tempo – spiega un onorevole a 5 stelle – e non sono quelli che circolano sulla stampa”. E aggiunge: “Abbiamo in testa molti ministri, mancherebbe solamente il premier”. Quindi per ora le idee le hanno chiare per quel che concerne un possibile governo, ma non è detto che non prendano un’altra direzione alle prossime consultazioni. Del resto c’è anche chi ha da ridire sul modo in cui si esprime il loro capogruppo Crimi: “Non si possono fare riunioni su riunioni e poi, invece di un resoconto, ritrovarsi un lunghissimo post su Facebook pieno di elucubrazioni al posto di un asciutto resoconto”. Ancora, non si sa se una loro delegazione accetterà un incontro con i gruppi dei saggi, sempre che questi non accettino il loro “piano di dialogo”. Insomma, non c’è fiducia verso il Pd, sentono che gli altri partiti giocano con loro e non vogliono prestarsi, senza contare che i saggi non hanno attinenza con la Costituzione. In mezzo a questo atteggiamento a metà tra la sfida e la difesa, che anche un gruppo che però sta cercando di combattere la posizione di chiusura a tutti i costi che mette a rischio un dibattito futuro. In quest’incertezza generale, attendono che venga convocato l’incontro con Grillo, sperando che con lui arrivino finalmente delle risposte… anche se forse un po’ temute.
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