Le parole di Marchionne e la rivoluzione Fiat

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Una vera rivoluzione quella annunciata da Marchionne per il futuro della Fiat dopo che Moody’s aveva sollevato notevoli preoccupazioni per la liquidità agli sgoccioli e per quello, che secondo la società di rating, sarebbe stato un passo più lungo della gamba. Ma ora Fiat punta a diventare un marchio per la “fascia alta” abbandonando quindi la sua vocazione storica di auto popolare. L’uscita dal mass market però, se da una parte sicuramente porta a una riconfigurazione e riorganizzazione aziendale dall’altra porta immancabilmente alla sostituzione di vecchie professionalità con nuove. Si riuscirà a riconvertire il personale?

Niente più automobili per il popolo.”Usciremo dal ‘mass market'” afferma Sergio Marchionne, ad di Fiat, che in una intervista al direttore di Repubblica, Ezio Mauro, spiega il futuro della casa automobilistica italiana dopo l’acquisto di Chrysler. “L’America ci dà valore – continua -. Rilanciamo l’Alfa e tutti gli operai rientreranno. Il futuro è questo”. E aggiunge: “Puntiamo sulla fascia medio – alta e le accuse sul debito di Moody’s non mi preoccupano”. L’America, spiega Marchionne, “ha creduto nelle nostre idee e ci ha aperto le porte. Lì, a differenza che da noi, il cambiamento piace. La cura ha funzionato e il mercato è ripartito prima del previsto”.

“Ho avuto fin dall’inizio la faccia tosta di dire che Fiat non ci avrebbe messo neppure un euro – ha spiegato l’ad della casa automobilistica di Torino – Abbiamo restituito al governo americano tutti i soldi che aveva messo in Chrysler”, e aggiunge: “Non è una conquista, abbiamo creato una cosa nuova. Da oggi il ragazzo che lavora in Chrysler, quando vede una Ferrari per strada può dire: è nostra”.

Ma se la Fiat ha restituito al governo americano sino all’ultimo dollaro investito in Chrysler,  quanta parte di quei soldi  sono stati pagati dagli italiani con la Cig per il personale della Fiat? L’operazione quindi è stato di mettere in Italia i dipendenti in cassa integrazione per poi investire in America e quindi tornare in Italia solo ed esclusivamente per “snaturare” la vocazione storica dell’azienda e la sua produzione di auto per il popolo. Agli italiani quindi rimarranno le auto prodotte in Asia e fino a qui ci potrebbe essere solo un po’ di nostalgia a non salire più su un modello “made in Italy”, cosa che comunque non avveniva da tempo visto che gran parte della componentistica veniva comunque prodotta fuori dai confini italiani, ma il vero problema viene sulla seconda parte del discorso dell’ad di Fiat:

“Usciremo dal ‘mass market’ – spiega Marchionne – per andare nella fascia Premium con Alfa e Maserati. Squadre di nostri uomini stanno preparando i modelli”. E parlando degli impianti e quindi dell’occupazione, l’ad di Fiat ha spiegato che “A Mirafiori-Grugliasco si faranno le Maserati. A Melfi le 500 X e piccole Jeep. A Pomigliano le Panda. A Cassino il rilancio dell’Alfa. Mi impegno: quando il piano sarà a regime, la rete industriale italiana sarà piena, naturalmente mercato permettendo”. E quindi, “si, dico che con il tempo – ha affermato riferendosi agli operai – se non crolla un’altra volta il mercato, rientreranno tutti”.

I dubbi quindi restano, ma speriamo che le speranze prevalgano!

Ma già in Europa aleggia il pericolo della stagnazione, quindi che il mercato, soprattutto quello dell’auto non abbia nuove flessioni o quanto meno non riprenda a pieno regime è più che fisiologico nel panorama economico che sta caratterizzando l’Italia. Quindi quei lavoratori? Quanti ne saranno riassorbiti? Quale sarà il futuro reale degli operai? Gli italiani, strozzati dalle tasse, spesso con i figli disoccupati o con i familiari esodati, avranno davvero come priorità l’auto? Inoltre in un’Italia in cui le zone pedonali e i percorsi ciclabili sono in aumento che ruolo avrà l’auto ora che ha perso anche la sua funzione di status symbol?

Ma secondo l’ad Fiat, “questa operazione ha permesso la sopravvivenza dell’industria italiana in un mercato dimezzato. Ora possiamo ripartire con reti e basi più forti. La società avrà un nome nuovo. Ci quoteremo dove c’è un accesso più facile ai capitali. La sede verrà decisa anche in base alla scelta di Borsa, ma avrà un valore solo simbolico”. Per Marchionne “La capacità italiana di produrre sostanza e qualità, di lavorare e costruire è enormemente più apprezzata all’estero che da noi. Il carattere dell’automobile italiana esiste eccome. Tutto ciò è una ricchezza da cui ripartire. Noi siamo pronti ma se continuiamo a martellarci i piedi, invece di puntare al meglio, finirà anche questa storia”.

Rispondendo alla domanda sull’interesse tedesco per l’Alfa Marchionne taglia corto: “se la possono sognare e credo che la sognino infatti. L’Alfa è centrale nella nostra strategia. Ma come la jeep è venduta in tutto il mondo ma è americana fino al midollo, così il dna dell’Alfa deve essere autenticamente tutto italiano, sempre, non potrà diventare americano. Basta anche con i motori Fiat nell’Alfa Romeo. Così come sarebbe stato un errore produrre il suv Maserati a Detroit: e infatti resterà a casa”. In dettaglio, “Fiat andrà nella parte alta del mass market, con le famiglie Panda e Cinqucento, e uscirà dal segmento basso e intermedio. Lancia diventerà un marchio soltanto per il mercato italiano, nella linea Y. La vera scommessa è utilizzare tutta la rete industriale per produrre il nuovo sviluppo di Alfa, rilanciandola come eccellenza italiana”.

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Fiat investe 1 mld, ma proroga di Cig: gli italiani pagano un suv di lusso?

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La Fiat ha garantito gli investimenti necessari per il rilancio di Mirafiori, un miliardo che dovrebbe servire per la ripresa e la produzione di un nuovo modello di lusso: un suv targato da Maserati.   L’annuncio è arrivato nel corso dell’incontro tra l’azienda e i sindacati firmatari dell’accordo sullo stabilimento. Un mossa che serve prima di tutto a giustificare la richiesta di rinnovo della cassa integrazione straordinaria, in scadenza a fine mese per gli oltre 5000 dipendenti dello stabilimento torinese.

Con una nota il Lingotto ha ribadito l’impegno per il rilancio dello stabilimento spiegando che «l’azienda darà il via immediatamente al piano di investimenti necessario ad assicurare il futuro produttivo e occupazionale». Per farlo, e quindi riorganizzare le linee, sarà «richiesta la proroga dell’attuale cassa integrazione». La Fiat in cambio chiede e ottiene dai sindacati di difendere gli accordi firmati, quelli che l’hanno spinta a uscire da Confindustria, «strumenti determinanti per il rilancio qualitativo e produttivo degli stabilimenti» e «condizione imprescindibile per l’impegno industriale della Fiat in Italia». Alla Fiom, i cui delegati saranno riammessi in fabbrica dopo la sentenza della Consulta, lancia un appello ad «accettare le regole basilari della democrazia industriale, aderendo a un contratto firmato dalle organizzazioni sindacali largamente maggioritarie».

«Abbiamo fatto un accordo che ribadisce che il contratto firmato con la Fiat garantisce gli investimenti. Investimenti sono stati sbloccati e cominceranno a Mirafiori già nelle prossime settimane. È un ottimo risultato». Queste le parole di Luigi Angeletti, segretario della Uil. Soddisfatto Raffaele Bonanni, leader della Cisl: « Oggi è una giornata importante per i lavoratori di Mirafiori e di tutta la Fiat, frutto degli accordi e di positive relazioni sindacali». Sul piatto l’azienda avrebbe messo poco meno di un miliardo per produrre il futuro Suv della Maserati «entro il 2014» e -un altro modello di fascia alta.

Un grande risultato in tempi di crisi continuare a pagare la Cig? Un gran giorno quello in cui viene ribadita l’uscita da Confindustria? Il lavoro a quale prezzo? La sicurezza? i contributi degli italiani in una fabbriaca che ormai ha spostato il baricentro in altri continenti?

Sul web ecco le reazioni:

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Does Fiat speak english? “Fusione con Chrysler inevitabile!”

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“La fusione con Chrysler è inevitabile. Non vedo la soluzione entro il trimestre. Spero che entro la fine dell’anno avremo più certezze su come raggiungerla”. Lo ha detto l’a.d. della Fiat, Sergio Marchionne, dopo l’assemblea con gli azionisti sui conti del 2012. Il Lingotto vede “più del 50% di probabilità – ha spiegato – che la fusione con la casa automobilistica americana venga realizzata entro giugno 2014”.

Se anche questo è lavoro… accordo in Spagna Marchionne-Rajoy

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La trasferta degli operai italiani a Madrid, nel paese in cui Marchionne scommette sul rilancio del marchio. Un accordo da mezzo miliardo di euro e 1.200 posti di lavoro tra la capitale e Valladolid entro il 2016, come il Lingotto ha garantito al premier spagnolo, Mariano Rajoy. Ma in caso di “riduzione di produttività”, c’è libertà di licenziare. L’ad di Fiat pare aver rotto completamente i rapporti con la politica italiana e ora cerca all’estero il rilancio dell’azienda. Come sempre utilizza i suoi metodi più da ricatto sociale che da imprenditore che voglia davvero avviare uno sviluppo e una progettualità aziendale in Europa. Il baricentro Fiat è spostato negli Usa e si cerca solo manovalanza da sfruttare in Eurozona, in quei paesi in cui la disoccupazione è elevata e la crisi ha messo in ginocchio intere famiglie. Ma anche questo è lavoro o piuttosto una forma di schiavitù mascherata da flessibilità? Chi tutelerà i lavoratori ora che anche i sindacati si sono venduti al potere?

LE VERGOGNE ITALIANE… 7,4 mln di euro a Marchionne

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Colui che minaccia i licenziamenti, che chiede la cassa integrazione prende  7,4 mln di euro per ricoprire 2 incarichi da amministratore delegato: Fiat e Fiat Industrial. Avrà il complesso del superuomo con uno stipendio del genere… ecco perchè si permette di ricattare lo Stato italiano e minacciare i lavoratori.

La somma di Sergio Marchionne è stata resa nota dalla Relazione sulla Remunerazione pubblicata sui siti internet dei due gruppi. In particolare, per Fiat ha ricevuto un compenso fisso complessivo di 2,5 milioni di euro, uguale a quello percepito nel 2011. Il compenso variabile, a obiettivi raggiunti, è stato di 2 milioni di euro.

Odore di Cig e Marchionne promette “4 anni e poi impiego pieno ai lavoratori”

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Ora parola al popolo. Marchionne non commenta la salita in campo di Monti

“Questo matrimonio s’ha da fare”: così Marchionne su Fiat e Chrysler

Marchionne spiega anche che l’acquisizione della quota di Veba nella casa automobilistica Usa potrebbe avvenire prima della sua quotazione.

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Nel rush finale verso il voto americano i democratici hanno postato un video su you tube che mette in risalto “gli errori” della campagna elettorale di Romney. Uno di questi è l’aver spacciato come vera la notizia che il gruppo Fiat-Chrysler, a cui fa capo il marchio Jeep, aveva deciso di spostare la produzione dagli Usa alla Cina. Tutto falso, come lo stesso Marchionne era stato costretto a chiarire. “La produzione non sarà spostata in Cina”, conferma il numero uno del Lingotto nel video della Nbc ripreso da Obama.

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