
Un morto, presumibilmente un islamico, e sette feriti negli scontri di oggi in Egitto. La tensione nel paese è ormai esplosa in azioni violente e nella città di Beni Suef nell’alto Egitto sono state incendiate due sedi del partito di Fratelli musulmani. Anche al Cairo è stata data alle fiamme la sede del partito di Morsi e centinaia di manifestanti hanno assaltato il quartier generale, lanciando bombe molotov.
Al grido di «Morsi, vattene», sollevatosi in varie parti del Paese, il presidente ha così risposto in una intervista rilasciata al Guardian:
«Ci possono essere dimostrazioni ma non si può mettere in discussione la legittimità costituzionale di un presidente eletto»
Poi ha dichiarato:
«Se cambiassimo qualcuno eletto secondo la legittimità costituzionale, ci sarà qualcuno che si opporrà anche al nuovo presidente e una settimana o un mese dopo chiederanno anche a lui di dimettersi. (…) Non c’è spazio di discussione su questo punto. Ci possono essere manifestazioni e le persone possono esprime la loro opinione ma il punto cruciale è l’applicazione della Costituzione»
Morsi ha quindi accusato «i resti dell’ancien regime» per le violenze dei giorni scorsi, che hanno preso di mira sedi della Fratellanza e ha concluso:
«Hanno i mezzi, che hanno ottenuto con la corruzione e li usano per pagare teppisti e così scoppia la violenza. (…) È stato un anno difficile, molto difficile e penso che gli anni a venire lo saranno ancora, ma spero di fare sempre il mio meglio per soddisfare i bisogni del popolo egiziano.»
Alle 21.00 la situazione, secondo il portavoce militare, era la seguente:
L’esercito egiziano ha lanciato lo stato di massima allerta in tutte le unità e stabilito una unità di operazioni col ministro della Difesa Abdel Fattah el Sissi e il capo di stato maggiore per seguire la situazione e assicurare lo spiegamento il più rapido possibile in caso di crollo della sicurezza.
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