Un bambino russo di 3 anni e’ stato ucciso dalla sua madre adottiva americana in Texas. Lo denuncia il delegato del Cremlino per l’infanzia, Pavel Astakhov. La vicenda potrebbe diventare un nuovo capitolo del caso Magnitsky.
La storia di Magnitsky è iniziata nel 2008, quando l’uomo finì dietro le sbarre con l’accusa di evasione fiscale. Era malato di cuore e una crisi di pancreatite gli fu fatale prima dell’inizio del processo: come ha confermato la sentenza del tribunale moscovita, non ci furono colpevoli per la sua morte. Questa è almeno la versione russa.
A Washington hanno sempre visto le cose diversamente, tanto che recentemente il presidente americano Barack Obama ha firmato la cosiddetta lista Magnitsky che congela i beni e vieta l’accesso negli Stati Uniti ai funzionari russi sospettati di essere coinvolti nella morte dell’avvocato, ritenuta alla stregua di un omicidio premeditato. Il Cremlino ha visto questo passo come un’ingerenza nelle questioni interne e ha risposto adeguatamente. Il 28 dicembre la Duma ha promulgato la legge Jakovlev, dal nome del piccolo Dimitri, adottato da una famiglia americana e morto nel 2008, abbandonato dai genitori in auto. La legge prevede il divieto ai cittadini americani di adottare bambini russi.