Il ministro marocchino smentisce: “Mai detto che Ruby era maggiorenne”

Ruby-Rubacuori-tuttacronacaAppena due giorni fa era circolata la notizia che il ministro marocchino Mohammed Mubdii aveva affermato che, nel febbraio 2010, Ruby era maggiorenne. Ora, in occasione di un’untervista al programma radiofonico Un giorno da pecora, smentisce se stesso e le sue parole: “all’epoca degli incontri con Silvio Berlusconi era maggiorenne”. La tesi era già stata smentita categoricamente dai documenti in possesso della Procura Milanese e che arrivano direttamente dall’ufficio anagrafe del comune Fkih Ben Salah, in provincia di Beni Mellal, in Marocco e che parlano chiaro: Karima è nata il 1/11/1992, quindi al momento dei fatti (febbraio 2010) non aveva 18 anni. E proprio davanti all’evidenza Mubdii ha ritrattato: “No, non conosco la data di nascita di Ruby”. E spiega: “non conosco Karima e non so quando ha incontrato Berlusconi, quindi non so se lei fosse maggiorenne o minorenne”.

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“Nel febbraio 2010 Ruby era maggiorenne”: parla un ministro marocchino

ruby-rubacuori-tuttacronacaMohamed Mobdii, ministro della Funzione pubblica del Marocco, in un’intervista a un quotidiano locale, stando a quanto riporta Il Giorno, ha riferito che Ruby sarebbe stata maggiorenne nel febbraio 2010, all’epoca delle frequentazioni con Silvio Berlusconi. Il ministro ha sostenuto di essere stato lui a firmare l’atto di nascita della ragazza. Mobdii è stato deputato nella zona in cui risiedeva la famiglia di Karima El Mahroug, nota come Ruby, nata quindi nel 1992. Il ministro ha spiegato di aver conservato “il file della nascita”, oltre ad aver avuto una richiesta del consolato marocchino a Milano di spedire tutti “i documenti in una valigia diplomatica”, in modo da evitare falsificazioni. i giudici di Milano, per questa vicenda, hanno condannato a sette anni Berlusconi, colpevole dei reati di concussione per costrizione e prostituzione minorile.

Ruby Rubacuori “voleva costituirsi parte civile ma ci furono interventi esterni”

ruby-parte-civile-tuttacronacaE’ Il Fatto Quotidiano a rivelare che Karima El Mahroug, alias Ruby Rubacuori, voleva “costituirsi parte civile” contro Berlsuconi per il reato di prostituzione minorile. Il quotidiano riporta le parole dell’avvocato Egidio Verzini, che era stato il legale della ragazza nelle prime fasi del processo e che ha parlato con l’Ansa, dichiarando che la ragazza avrebbe voluto fare parte del processo. La costituzione di parte civile avrebbe permesso alla giovane – individuata come unica parte offesa nel processo a Silvio Berlusconi – di chiedere un risarcimento danno.

Ruby aveva nominato il legale nel giugno del 2011 dopo essere stata tutelata da Luca Giuliante, Massimo Dinoia e infine da Paola Boccardi, che poi era stata nuovamente nominata e ha partecipato al processo. Il 14 giugno 2011 Verzini rispondendo a una domanda sulla costituzione di parte civile aveva risposto: ”E’ un momento delicato, faremo una conferenza stampa a fine mese per parlare con i giornalisti”. Conferenza stampa che poi era stata rinviata e poi annullata. Alle domande dei cronisti che gli chiedevano se per caso la giovane marocchina avesse deciso di costituirsi parte civile nel processo e ci fosse stato un cambio di strategia rispetto al legale precedente Verzini si era limitato a rispondere: ”Non posso dire nulla”. Poco prima che iniziasse l’udienza, sempre parlando con i cronisti, il legale del foro di Verona aveva anche risposto con un ”Vediamo”.

”Tale rinvio – scriveva il legale veronese in una nota il 5 luglio 2011 – era stato concordato” con la ragazza ”su suggerimento” dello stesso difensore, ”anche a fronte di necessità organizzative stante la massiccia adesione dei media nazionali ed esteri che intendiamo accogliere adeguatamente”. L’avvocato aveva quindi fatto sapere che sarebbe stata ”tempestivamente la nuova location che, in ogni caso, sarà in Illasi’, in provincia di Verona. Il 16 luglio successivo Karima El Mahroug, aveva lasciato Verzini per farsi assistere nuovamente da Paola Boccardi. In quell’occasione il legale aveva spiegato che ”non essendo state condivise dalla cliente le impostazioni e le modalità difensive proposte è venuto meno il rapporto di fiducia con conseguente interruzione del mandato”.

 Ora l’avvocato Verzini, solo dopo il deposito delle motivazioni della condanna a 7 anni per Berlusconi, ossia a processo di primo grado concluso, ha deciso di chiarire che “Ruby mi aveva già dato incarico per la sua costituzione come parte civile, in qualità di persona offesa dal reato di prostituzione minorile”. Successivamente però, ha aggiunto il legale, “ci sono stati degli interventi esterni, ovviamente intuibili da chiunque, e pressioni sul mio operato difensivo”. Il legale ha spiegato, inoltre, di voler chiarire questo aspetto ora, perché “non capisco come un ex presidente del Consiglio possa parlare in questi giorni di moralità e dignità, quando durante la sua carica ha assunto comportamenti censurabili dal punto di vista sociale e soprattutto in violazione delle norme del nostro Ordinamento”.

Quelle prime parole di Ruby, poi ritrattate e ora in sentenza

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Blitz Quotidiano scrive:

Ruby era là, durante il Bunga Bunga, in quelle che per Silvio Berlusconi e la sua difesa erano solo “cene eleganti”. E Ruby quel Bunga Bunga lo ha raccontato ai magistrati così:

“Ricordo di averlo visto (Berlusconi) intento a leccare i genitali di Sara Tommasi“. 

E ancora:

“Aprii la porta e potetti vedere la Minetti che praticava un rapporto orale a Berlusconi mentre lo stesso leccava i genitali della (Belen, ndr) Rodriguez, mentre la Faggioli era intenta a ballare nuda”. 

Ruby, questo bunga bunga, racconta di averlo di fatto spiato. Di aver aperto una porta chiusa ma non a chiave. Perché le serate del bunga bunga, secondo la marocchina, avevano uno svolgimento a fasi. E’ l’estate del 2010 quando Ruby viene interrogata. Ai magistrati racconta una serie di cose che poi, in parte ritratta. Ma questo interrogatorio resta e finisce in allegato alla sentenza di primo grado in cui Berlusconi viene condannato a 7 anni per concussione e prostituzione minorile.

 

Questione di… Toghe! Berlusconi è il tema dominante tra i magistrati

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Di Berluconi era inevitabile che se ne parlasse al congresso dell’Associazione nazionale magistrati, intitolato ‘Giustizia e società. L’orizzonte possibile’, e così Vietti si è trovato a far la voce grossa:  “La politica invece che fare le prediche alla magistratura, faccia leggi serie, dopodiché la magistratura le applicherà”. “Si riposizionino le norme – afferma – in modo che non si pratichino abusi”. “Come in politica – spiega – qualcuno interpreta il proprio ruolo in modo opinabile e ciò accade anche tra i magistrati, ma si tratta di eccezioni”.

Vietti ha ancora affermato: “Per mettere mano a un tema così delicato  e sensibile che ha visto fortemente contrapposte le forze politiche ci vuole un clima di reale pacificazione e di condivisione dell’obiettivo”.  Secondo il vicepresidente però “i tempi per la riforma non sono più rinviabili. I cittadini hanno bisogno di un servizio più efficiente credibile e tempestivo e anche per il sistema paese, la sua economia e competitività”. Quali sono le riforme più urgenti in campo penale?  “Una reale depenalizzazione, – ha detto Vietti – trasformando le contravvenzioni in sanzioni amministrative o alternative a quelle penali e incentivare i riti alternativi, sono riforme che si possono fare a costo zero ma hanno bisogno della volontà della politica”.

Il vicepresidente Vietti però a anche “castigato” i giudici “Il carrierismo da indagine e l’eccesso di protagonismo di alcuni pubblici ministeri lontanissimo dalla loro qualità di magistrati, finisce per portare acqua al mulino della separazione delle carriere”. E aggiunto: “qualcuno nella magistratura ha pensato che si potesse giustificare tutto.Tutto questo porta una perdita di credibilità e di fiducia da parte dei cittadini che, seppur sanno distinguere i ruoli dei giocatori, di fronte alla violazione delle regole del gioco rischiano di perdere fiducia in entrambe le istituzioni”. “Nessuno vuole una magistratura burocratizzata e impiegatizia, ma si richiede un modello culturale più appropriato alla funzione magistratuale nella sua intima essenza e nella sua alta vocazione, che l’azione associativa può ben contribuire a stimolare”.

Berlusconi e il silenzio stampa per tutti: si parla nei luoghi delegati

berlusconi-silenzio-stampa-tuttacronacaIn questi giorni praticamente tutti gli esponenti del Pdl hanno parlato con i media per rilasciare dichiarazioni, soprattutto dopo il voto di fiducia al governo e la spaccatura interna al partito. Chiunque sente il dovere di esprimere la sua opinione su cosa sia necessario fare per tenere in piedi il partito. Gli ultimi sono stati coloro che hanno seguito l’idea di Fitto, che chiede di rimettere le deleghe in mano al capo. In mezzo al fuoco incrociato di dichiarazioni che si leggono costantemente sulle agenzie stampa, ora Berlusconi ha intimato l’alt. “Sulle agenzie di stampa leggo troppe dichiarazioni di troppi esponenti del Pdl”. Niente aprtura ai media per i suoi dunque. “Invito tutti a non proseguire in questa direzione del tutto improduttiva. Le diverse opinioni si debbono confrontare non sulle agenzie di stampa e sui giornali ma attraverso una serena dialettica all’interno dei luoghi delegati del nostro movimento”. Tornato tra i ranghi, Alfano gli fa eco: “Sono pienamente d’accordo con il Presidente Silvio Berlusconi. Stop alla alluvione di agenzie per addetti ai lavori. Cambiare luoghi e toni della dialettica del nostro movimento”.

Ritorno al passato? Berlusconi presidente di Forza Italia con Alfano vice

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Lungo confronto ieri sera tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, dopo che durante la giornata l’ex premier si era incontrato con gli eurodeputati del Pdl. Si è parlato di legge di Stabilità e lotta tra le fazioni interna al partito, studiando come superare lo scontro interno tra falchi e colombe dopo la spaccatura sulla fiducia al governo Letta. Stando a fonti interne al partito, l’ipotesi più plausibile  sarebbe quella che vedrebbe Silvio Berlusconi presidente e Angelino Alfano vicepresidente della nuova Forza Italia che prenderebbe a tutti gli effetti il posto del Popolo della libertà. Il Cavaliere del resto ha già ripreso la sua campagna a favore dell’unità del centrodestra: “Leggo sui giornali di stamani una serie di dichiarazioni che mi vengono attribuite in merito al mio movimento e che non ho pronunciato. Al di là del malvezzo giornalistico di riportare sempre più spesso frasi nella migliore delle ipotesi distorte nessuno può far finta di ignorare che sto lavorando proprio per la coesione e per l’unità del movimento”. Questo, assicura, “é il mio unico obiettivo ed é certamente condiviso dai milioni di italiani che ci hanno votato e da tutti gli esponenti del Pdl. Nessuno vuol sentir parlare di contrasti e di frizioni, se non i nostri avversari”. E nel frattempo cambiano anche i sondaggi, che vanno presi con il beneficio del dubbio ma possono rendere un’idea del pensiero degli italiani. E’ di oggi un sondaggio Swg pubblicato dal corriere.it che parla di un sorpasso del partito di Berlusconi sul Partito Democratico. E il quotidiano si chiede se l’effetto crisi sia già finito:

Il Pd cala di oltre 4 punti percentuali, passando dal 31,2 al 27, e la coalizione si attesta – grazie anche a un passo in avanti di Sel al 5,1 – al 32,9. Il centrodestra recupera quasi un punto e mezzo e arriva al 35,4 (era al 34), tornando ai livelli pre-voto, nonostante un Pdl ancora in lieve flessione al 24,6%. Tra gli altri partiti, i Cinque Stelle ritornano ai valori di inizio ottobre, intorno al 20%, mentre i centristi recuperano qualche decimale, arrivando al 6,3% (con Scelta civica al 5,1%).

Berlusconi: “Mi faranno marcire in prigione”

berlusconi_disperato-tuttacronacaOggi Berlusconi, attraverso i suoi legali, ha chiesto l’affidamento in prova ai servizi sociali per scontare la pena definitiva del processo Mediaset. L’istanza è stata depositata presso la procura di Milano. In giornata però, durante l’incontro con gli eurodeputati del Pdl, il leader di Forza Italia avrebbe detto: “I miei avvocati dicono che il mio futuro è infausto. Mi faranno marcire in galera”. E avrebbe ricordato: “Come ci dimostra il caso Timoshenko, dopo molte manifestazioni alla fine anche la ribellione contro queste vicende si placa”. Sempre durante il pranzo a Palazzo Grazioli avrebbe parlato anche della situazioni delle carceri italiane: “Una situazione vergognosa”. Dopo di che l’ex premier avrebbe anche parlato della situazione interna al partito: “Dobbiamo abbassare le armi e tornare al partito. Farò tutto quello che posso per riunire”. Non ha risparmiato inoltre alcune critiche ad Alfano, che ha incontrato in serata, e ai ministri Pdl. Dichiarazioni di biamiso avrebbero colpito anche i “lealisti”, che chiedono il congresso. Ma i giudizi piu’ aspri avrebbero colpito i capifila dell’ala governativa del partito: “i ministri non li ho scelti io, io ho scelto solo Alfano”, ha detto tra l’altro. Non poteva mancare qualche parola sui magistrati: il Cav ritiene infatti che nelle Camere non si faccia una legge se la magistratura non avalla. I parlamentari, è il ragionamento che avrebbe fatto stando a quanto è stato riferito, prestano infatti attenzione perché è la magistratura a proteggere la loro libertà. E in generale sulla riforma della Giustizia il leader del Pdl attacca gli ex alleati: Fini, Casini e Follini si sono sempre opposti a una riforma della giustizia per avere loro uomini all’interno della magistratura, avrebbe detto.

Ovviamente al pensiero di Berlusconi ai servizi sociali il popolo della rete non poteva non “immaginare la scena”:

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Riina: “La Juve è una bomba”. I magistrati si allarmano

toto_riina-juve-bomba-tuttacronacaIl figlio di Totò Riina fa visita al genitore al carcere di Opera e il capo dei capi della mafia corleonese dice: “La Juve è una bomba”. E’ bastata questa frase a far scattare l’allarme per i magistrati della Procura di Caltanisetta. Il timore, infatti, è che possa trattarsi di un messaggio in codice con il quale il boss darebbe il via a una nuova stagione stragista. Come ricorda Libero, il 26 marzo era giunta al Palazzo di Giustizia di Palermo una lettera anonima il cui mittente sosteneva che il boss latitante Matteo Messina Denaro avrebbe raggiunto un accordo con “amici romani” per fare fuori i magistrati antimafia. Proprio in questo quadro, arriva la frase del boss. A seguito della missiva gli inquirenti hanno intensificato i controlli su Riina, ascoltando le conversazioni del recluso con i familiari, ai quali dice anche “State attenti” e “Difendetevi”. Nel frattempo, si è anche registrato un avvicinamento della famiglia Riina alla Sacra Corona Unita pugliese. Spiega ancora il quotidiano, “Il boss Totò è stato inserito dal 2003 in progetti di socialità in carcere con condannati provenienti dalle fila della Sacra Corona Unita. Mentre moglie e figlia (Ninetta Bagarella e Maria Concetta) stanno spostando la residenza in provincia di Brindisi. Il timore degli inquirenti è che potrebbe essere in corso una saldatura tra corleonesi e mala pugliese (alla quale lo scorso luglio sono stati sequestrate armi ed esplosivo provenienti dai Balcani) in nome di una nuova stagione stragista.”

Napolitano tra lo stop al conflitto politica/giustizia. E il M5S lo attacca

Napolitano_toghe-tuttacronacaHa tenuto un discorso alla Luiss il presidente Giorgio Napolitano, durante il quale ha detto che bisogna “spegnere nell’interesse del Paese” il perdurante “conflitto tra politica e giustizia”, sottolineando che non devono essere “mondi ostili guidati dal sospetto reciproco”.   “Molto importante è il contributo che ci si deve attendere dalla magistratura” per ridurre il conflitto politica-giustizia. Per questo i “modelli di comportamento” devono sempre essere “equilibrio, sobrietà, riserbo, assoluta imparzialità e senso della misura e del limite”. Il presidente ha spiegato quindi che  servirebbe “tra i magistrati un’attitudine meno difensiva e più propositiva rispetto al discorso sulle riforme di cui la giustizia ha indubbio bisogno e che sono pienamente collocabili nel quadro dei principi della Costituzione”.  “Non c’è nulla di più impegnativo e delicato che amministrare giustizia, garantire quella rigorosa osservanza delle legge, quel severo controllo di legalità, che rappresentano un imperativo assoluto per la salute della Repubblica”. Ancora, Napolitano ha detto che “Anche la considerazione della peculiarità” della funzione dei giudici e “l’inequivoco rispetto per la magistratura che ne è investita, sono stati e sono spesso travolti nella spirale di contrapposizioni tra politica e giustizia che da troppi anni imperversa in Italia”.  Ha quindi sottolineato che “Il titolo di ‘impiegati pubblici, riferibile in Costituzione anche ai magistrati, non dovrebbe mai essere usato in senso spregiativo ma non può peraltro oscurare la peculiarità e singolare complessità delle funzioni giudiziarie”. Nessun riferimento a Berlusconi, che nel videomessaggio aveva definito i magistrati “impiegati pubblici non eletti”.

distefano-toghe-napolitano-facebook-tuttacronacaPronta la polemica del Movimento 5 Stelle con Manlio di Stefano che in Facebook scrive: “In altri paesi saremmo al limite di una procedura di sfiducia al Capo dello Stato. È indecente che si possano pronunciare parole simili di finta pacificazione quando non c’è una guerra in atto tra PM-politici, ci sono solo politici che delinquono da 50 anni e PM che indagano”. Il pentastellato conclude: “rassegni le dimissioni”.

La lunga giornata di Miccoli: oltre 4 ore e mezzo d’interrogatorio

miccoli-procura-tuttacronacaBisognerà attendere domani mattina per la conferenza stampa di Fabrizio Miccoli, che oggi è stato sottoposto a un interrogatorio durato oltre 4 ore e mezzo dai magistrati di Palermo perchè indagato per estorsione e accesso abusivo a sistema informatico. Il bomber rosanero avrebbe infatti commissionato al suo amico Mauro Lauricella, figlio del boss Antonio, di riscuotere una somma di denaro dai gestori di una discoteca di Isola delle Femmine, nel Palermitano. Ma avrebbe anche convinto in titolare di un centro di telefonia a intestare alcune sim a clienti inconsapevoli per poi darle in uso a Lauricella proprio nel periodo in cui il padre di quest’ultimo era ricercato. Ma il numero 10, al quale Zamparini non rinnoverà il contratto in scadenza il 30 giugno, si è inoltre macchiato di affermazioni infamanti definendo il giudice Giovanni Falcone “un fango”: parole che hanno fatto indignare tutti, compresi i tifosi che pure gli avevano perdonato la retrocessione del Palermo in Serie B. Erano dieci i carabinieri che hanno presidiato i due ingressi del corridoio che porta alla stanza dei pm, impedendo l’accesso ai giornalisti, mentre Miccoli veniva torchiato davanti al procuratore aggiunto Leonardo Agueci e ai sostituti Francesca Mazzocco e Maurizio Bonaccorso. Al fianco del giocatore il suo procuratore e avvocato Francesco Caliandro con il quale aveva programmato già da due giorni una conferenza stampa all’hotel Excelsior saltata a causa della durata dell’interrogatorio e posticipata a domani.

Napolitano? No, grazie. Il sindaco restituisce la foto del Presidente

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Gaetano Ferrari, sindaco di Sala Consilina, in provincia di Salerno, dopo che il tribunale del suo comune è stato soppresso e e accorpato a quello di Lagonegro, in Basilicata, in segno di protesta ha restituito al Quirinale la foto del Presidente Napolitano prima appesa nella stanza di rappresentanza del Comune. Il gesto, che si somma ai dissensi avuti nel Vallo di Diano e nel Golfo di Policastro a seguito della chiusura, è stato compiuto dopo  il discorso tenuto dallo stesso Capo dello Stato quando ha incontrato al Quirinale i 630 magistrati ordinari in tirocinio. “Signor Presidente – scrive il sindaco – credo che sia inaccettabile che Lei intervenga in merito alla recente riforma della giustizia quando il Parlamento vuole rimettere in discussione un provvedimento imposto con un colpo di mano, senza alcuna discussione con il totale disprezzo del parere delle due commissioni Giustizia. E’ inaccettabile che Lei si pronunci in merito quando la Corte Costituzionale è chiamata, a giorni, ad esprimersi sulla incostituzionalità della riforma”. ”Le invio – prosegue Ferrari – la Sua foto, che dal giorno della Sua prima elezione è stata collocata sulla parete del mio ufficio al Comune, a monito ed esempio per ben amministrare, poichè credo che dovendo scegliere, tra la difesa di un giusto particolarismo ed una riforma sbagliata, io sto con la mia gente”.

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