L’altra faccia di Seedorf, quella raccontata dal papà di Gabriele

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E’ Giorgio Sandri, il papà di Gabriele, ucciso l’11 novembre 2007 a ricordare uno spiacevole episodio dell’allora giocatore del Milan Seedorf e oggi nuovo allenatore dei rossoneri. Quando il ragazzo fu ucciso dall’agente Spaccarotella molte partite furono rinviate e quando si tornò in campo quasi tutti i giocatori indossarono la fascia nera in segno di lutto, ma Sedorf si rifiutò:  “Non abbiamo indossato il lutto per la morte del fratello di Kaladze non mi sembra giusto indossarlo per una persona che non conosciamo e che non sappiamo perché è morta”. Oggi quindi lo sfogo di Giorgio Sandri:

“Allegri sostituito sulla panchina del Milan da Seedorf… Seedorf chi?”.

Il nuovo allenatore del Milan tornò sul caso rilasciando un’intervista a GQ: “Non lo feci per mancanza di rispetto. Quando andammo in campo non si sapeva nulla: chi fosse, che cosa fosse successo. Niente. E se fosse stato un mafioso?”.

Ma fino a prova contraria in Italia non si è sempre innocenti? Forse Seedorf non lo sa? Su quali dati, visto che nons i sapeva nulla di questo ragazzo può venire in mente a un campione di calcio che possa trattarsi di un mafioso?

Quell’offesa ha scatenato l’ira del papà di Gabriele: “Ho sentito la notizia dell’arrivo di Seedorf, è stato un raptus di rabbia. Il Milan portò il lutto, lui si rifiutò. E’ stato un campione, non voglio considerarlo come persona. Sensibilità zero”.

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In Danimarca un succo di frutta rende immuni da Berlusconi!

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Berlusconi sbarca in Danimarca. Una lettrice del blog Nonleggerlo ha trovato sugli scaffali dei supermercati danesi un succo di frutta che promette più “barriere immunitarie” di Silvio Berlusconi. Inevitabile che la foto venisse ripresa dai media italiani. La scritta sulla bottiglietta, per l’esattezza recita “più immunità di Berlusconi”.

Non è la prima volta che in Danimarca l’Italia finisce su prodotti alimentari. E’ il caso della pizzeria che a Copenaghen vende la “pizza mafioso” o “pizza Al Capone”. Il nome scelto per le due pizze, lo scorso agosto fece indignare Fabrizio Ferrandelli, deputato del Pd vicepresidente della Commissione Antimafia all’Assemblea regionale siciliana.

In Italia, è stata invece Ryanair ad utilizzare Berlusconi in un suo spot che nel luglio 2011 recitava “ho 560 milioni di motivi per scappare”. Berlusconi è poi sbarcato in India: qui la Ford locale  a marzo ha realizzato uno spot, poi ritirato, in cui l’ex premier partiva facendo il segno di vittoria a bordo di una “Figo”. Nel bagagliaio c’erano Nicole Minetti e Ruby legate e imbavagliate.

La figlia del boss latitante Messina Denaro si ribella

matteo_messina_denaro-figlia-tuttacronacaIeri su Il Messaggero compariva un articolo che riportava che Lucia Riina, figlia del boss mafioso Totò Riina, durante un’intervista alla televisione svizzera Rts diceva: “Io sono onorata di chiamarmi così – dice Lucia Riina – e felice perché è il cognome di mio padre e immagino che qualsiasi figlio che ama i suoi genitori non cambia il cognome. Corrisponde alla mia identità”. Parlava anche della propria famiglia: “Sono i miei genitori, siamo cattolici e devo dell’amore a mio padre e mia madre”. Posizioni opposte per la figlia del boss trapanese latitante Matteo Messina Denaro. Come riporta un articolo del numero di L’Espresso in edicola domani, la ragazza, che si è ribellata al clan familiare del padre e convince la madre a lasciare la casa dove ha sempre abitato, desidera vivere lontano da quel nucleo familiare. ”Quanto vorrei l’affetto di una persona e purtroppo questa persona non è presente al mio fianco e non sarà mai presente per colpa del destino”, racconta pur non facendo mai esplicito riferimento al padre, che secondo gli investigatori non avrebbe mai visto, ma nel giorno del compleanno del boss la figlia pubblica sul suo profilo Facebook un cuore rosso senza alcun commento.

Dirottato l’aereo del boss mafioso causa maltempo

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E’ stato dirottato, a causa del maltempo, su un’altra regione, anche il volo proveniente dalla Spagna, che sarebbe dovuto atterrare nella Capitale, con a bordo il boss Vincenzo Triassi, ritenuto legato al clan agrigentino dei Cuntrera-Caruana. Triassi, è stato estradato in relazione a un ordine di cattura del 26 luglio scorso nell’ambito dell’inchiesta della procura di Roma sfociata in oltre 50 arresti per traffico di stupefacenti, usura ed estorsioni compiuti per diversi anni sul litorale romano con l’aggravante di tipo mafioso.

Crisi per Cosa nostra… arriva la speding review mafiosa!

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Aria di crisi anche per Cosa nostra. I primi tagli sono scattati sugli stipendi mensili corrisposti ai familiari dei mafiosi detenuti. Ed è subito scoppiata la protesta: sono le donne a chiedere conto dell’ultima spending review del crimine, che non colpisce gli stipendi dei capimafia, ma quelli dei picciotti, ovvero i soldati delle cosche. Ecco l’ultimo racconto che emerge dal ventre di Cosa nostra palermitana: a raccoglierlo sono state le microspie della sezione criminalità organizzata della squadra mobile, che con la Procura antimafia ha condotto un’indagine sul clan della Noce, uno dei quartieri del centro città. Questa mattina, sei persone sono finite in manette: fra loro c’è l’ultimo capomafia nominato sul campo, è Renzo Lo Nigro, 41 anni. Era entrato in carica a ottobre, all’indomani di un altro blitz della polizia, che aveva decapitato il clan della Noce, con 41 arresti. Ma Cosa nostra è come un’azienda, ha una fortissima capacità di ricambio del management. Così, Lo Nigro non aveva perso tempo, prendendo subito la gestione del racket fra i negozi del centro città. Per fortuna, il blitz di ottobre non è stato vano. Le indagini coordinate dai sostituti procuratori Francesco Del Bene, Lia Sava e Gianluca De Leo hanno davvero messo in ginocchio l’azienda Cosa nostra, ridando soprattutto fiducia ai commercianti palermitani. Qualcuno si è anche opposto alle nuove richieste di pizzo. Ecco perché poi Lo Nigro si è trovato a dover fare tagli sulla gestione dei fondi in cassa. Ed è scoppiata la protesta di alcune donne di mafia.
“Deve campare a me, deve campare a mio marito  –  diceva la moglie di un boss arrestato nell’ultimo blitz a un’amica, anche lei nelle stesse condizioni  –  deve campare i miei figli. Novembre, dicembre, gennaio, e poi non si è visto più nessuno. Non è giusto che abbandoni mio marito”. Non era solo un sfogo questo. La donna contava di fare arrivare le lamentele al nuovo vertice mafioso rappresentato da Renzo Lo Nigro.
Con Lo Nigro sono stati arrestati due suoi stretti collaboratori, Girolamo Albanese e Mario Di Cristina. Altri tre sono accusati di un traffico di droga: Vincenzo Cosenza, Alessandro Longo, Giorgio Stassi. Un quarto è ricercato. Cosa nostra ha ormai deciso di gestire direttamente il traffico di droga, non più delegando ai trafficanti di professione. Il nuovo business è la cocaina, che non è più la droga dei ricchi, ma ha un mercato di spaccio vario. I boss della Noce la vendevano a 55-60 euro a grammo.

Arrestato boss mafioso! Domenico Leotta

L’uomo è considerato al vertice della cosca Pesce di Losarno.

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