Campi come risaie, smottamenti e strade come canali: il Padovano in ginocchio

montegrotto-terme-tuttacronacaRaggiunge l’altezza di 4 metri l’acqua che ha completamente allagato il sottopassaggio lungo la strada che, dalla SS 16 Adriatica porta a Montegrotto Terme, in provincia di Padova. E guardandosi attorno il panorama è desolante. Nonostante la pioggia abbia concesso una breve tregua, i lavori fervono per liberare le abitazioni dall’acqua e preparare nuovi sacchi di sabbia per salvare il salvabile.

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E mentre in molti restano nelle loro case, per assicurarsi che non aumenti il livello dell’acqua, e i 600 sfollati della provincia di Padova cercano rifugio dai parenti, s’iniziano a contare i danni alle culture e si fanno i conti con gli smottamenti sui Colli Euganei e sulla Rocca, con molte strade interdette a tutti coloro che non fanno parte della protezione civile anche solo in veste di volontari. Il governatore della Regione Luca Zaia ha già dichiarato lo stato di calamità in tutto il Veneto, ma resta il Padovano la zona più colpita, con le acque salite a 1.80 metri. Non sono mancate le polemiche di Massimo Bordin e di Luca Claudio, rispettivamente primi cittadini di Montegrotto e di Abano Terme, che accusano il Genio Civile di non aver permesso il deflusso dell’acqua nel Canale Battaglia facendo sì che, per salvare Padova, numerose abitazioni dei loro comuni restassero isolate. Tra le abitazioni alluvionate anche quella di Elena Morocutti. La donna ha trovato la morte nella sua casa dopo esser scivolata su un gradino bagnato: la causa, tuttavia, va ricercata in un elettrodomestico rotto e quindi il maltempo non c’entra. La donna aveva 87 anni e a trovarla, riversa a terra in una pozza di sangue, il marito Critophe Munda.

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In Veneto arrivano gli infermieri “a tempo”

infermieri-a-tempo-tuttacronacaLa Giunta regionale veneta ha approvato una delibera che determina i minuti minimi necessari a ogni infermiere per assistere un paziente in modo corretto nell’ambito della giornata. La rivoluzione nel campo della Sanità prevede una tempistica che varia a seconda della specialità e prevede personale di rinforzo nel caso in cui non si raggiungano gli standard minimi di assistenza, o riposizionamenti nel caso di aree con operatori in eccesso. Il governatore Luca Zaia ha spiegato al Gazzettino, a seguito dei timori espressi dagli infermieri, “Nessuno parli di allarme licenziamenti”. Quello a cui si mira è l’ottimizzazione delle risorse per “assistere a cinque stelle il paziente ricoverato”. Così, un paziente ricoverato in malattie infettive si vedrà garantiti 230 minuti di cure, uno in medicina interna 185, mentre in rianimazione la quota sale a 700 minuti al giorno. Ora si attende che la Commissione Sanità del Consiglio regionale dia il via libera al provvedimento. “In nessun reparto veneto si dovrà mai più assistere ad attese troppo lunghe da parte del paziente”, spiega l’assessore alla Sanità, Luca Coletto. E non mancheranno i risparmi. “La gestione del personale è una delle voci di spesa più elevate, sulle quali andrà posta attenzione totale – aggiunge Zaia -. Il Veneto da questo punto di vista è già assolutamente virtuoso”.

Addio Trenitalia: il Veneto disdice il contratto

treno-regionale-tuttacronacaLuca Zaia, Presidente della Regione Veneto, ha inviato una lettera alla società di trasporto del gruppo Ferrovie dello Stato e gestore del servizio regionale nel Veneto, nella quale si conferma la volontà della Regione “di non rinnovare la convenzione alla data di scadenza del primo periodo di sei anni previsto al 31 dicembre 2014”. Per “garantire la continuità del servizio”, e per e per consentire sia l’espletamento della gara sia il subentro tecnico di un eventuale nuovo gestore, Zaia chiede a Trenitalia “l’attivazione della prosecuzione del servizio nei 12 mesi successivi al termine di durata dello stesso alle medesime condizioni contrattuali”. Significa che Trenitalia dovrà comunque garantire il servizio con gli attuali standard fino al 31 dicembre 2015. La decisione di disdire il contratto di servizio con Trenitalia è stata presa oggi dalla Giunta Regionale del Veneto.

Espulso il leghista che ha offeso Mandela in Facebook

frase-una-buena-cabeza-y-un-buen-corazon-son-una-combinacion-formidable-nelson-mandela-120648Il consigliere di circoscrizione del Comune di Verona, Francesco Vartolo, è stato espulso dalla Lega Nord Veneta ad opera del suo Segretario Flavio Tosi. La deicsione è stata presa a seguito della pubblicazione di Vartolo in Facebook, dove scriveva: “Finalmente il terrorista Mandela, belva assetata di sangue bianco trasformato in eroe dalla propaganda mondialista, si troverà di fronte a tutta la gente che ha fatto ammazzare“. “Con le bombe nelle chiese o con i copertoni incendiati intorno al collo”. Interpellato dall’Ansa, aveva poi detto: “Mandela è considerato da molti un mito ed è premio Nobel per la pace, ma spesso ci si dimentica che a causa del movimento da lui fondato, l’Anc, è in atto un vero e proprio genocidio dei boeri e dei popoli bianchi in Sudafrica”. E ha sostenuto: “I bianchi ogni giorno vengono uccisi nelle proprie case da militanti di Anc che godono di fatto di impunità”. Secondo il consigliere della settima circoscrizione del Comune di Verona, chiunque “può trovare in rete il video di Mandela che canta una canzone che di fatto inneggia all’omicidio del bianchi”. Da parte sua, il preidente del Veneto Luca Zaia ha tenuto a commentare: “E’ un’uscita da condannare e non rappresenta il pensiero della Lega“. Mandela, ricorda Zaia,”è una persona che è stata 25 anni in carcere e ha avuto il premio Nobel per la pace”. Flavio Tosi, “in virtù dei poteri che gli sono statutariamente attribuiti, provvederà oggi stesso all’espulsione di Francesco Vartolo dal Movimento”.

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270mila euro per pulire i vetri dell’ospedale… “basta sprechi!”, così Zaia

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270mila euro in quattro anni per pulire le vetrate dell’ospedale dell’Angelo di Mestre. Non basta infatti una normale ditta di pulizie per assicurare l’igiene delle vetrate dell’ospedale, ma si è ricorsi ai  rocciatori della società “Air process Méditerranée”. Professionisti della pulizia di grattacieli e aeroporti.

“E’ ora di abbandonare i progetti di edilizia ospedaliera che comportano sprechi inaccettabili, sostiene il presidente del Veneto, Luca Zaia. Mi riferisco per esempio alle grandi hall, agli spazi commerciali, alle vetrate dell’Angelo, che appunto dobbiamo pulire con i rocciatori. Non discuto la bellezza architettonica e non voglio andare contro gli archistar, ma solo puntualizzare che gli edifici pubblici devono essere semplici e fruibili.I progettisti devono essere vicini ai malati, costruire quello che serve loro, non puntare a centri mastodontici lontani dalle esigenze della gente”.

La Usl 12 si difende: “La pulizia viene ripetuta in base alle necessità, variabili a seconda degli eventi atmosferici, che possono influire sporcando o, al contrario, contribuendo a tenere pulita la vetrata. Nei primi anni è stata ripetuta anche tre volte l’anno, ma in seguito si è ritenuto che per le superfici esterne, mai a contatto con l’utenza, fosse sufficiente in media un intervento ogni 12 mesi. Nel quadro della revisione degli accordi sul project financing, in atto a Venezia, sta comunque per essere ridiscusso anche questo costo, nell’ottica di un complessivo sforzo di contenimento delle uscite”.

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“Basta dare del tu alle maestre”: parla Luca Zaia

zaia-maestre-tuttacronacaE’ intervenuto all’inaugurazione di una nuova scuola elementare a Badoere di Morgano, nel Trevigiano, il presidente della Regione Veneto Luca Zaia che, nel suo discorso, ha fatto notare come “Una volta si aveva paura anche del vigile urbano, adesso i bambini non hanno più paura di niente. Per forza, se anche le maestre si lasciano dare del tu”. Per il presidente, è una questione di rispetto dei ruoli: “Non è un ‘amarcord’, io sono per la modernità, ma vorrei porre la questione. Nella lingua inglese dare del ‘tu’ alla regina è una cosa normale, in italiano usare il ‘tu’ o il ‘lei’ è un segnale di rispetto dei ruoli. Fossi un formatore mi chiederei se sia più corretto nella formazione primaria dei bambini far dare del ‘tu’ a un insegnante, che rappresenta prima di tutto un’istituzione importante, oppure del lei. Forse varrebbe la pena di approfondire”.

Tiramisù, Zaia chiederà la tipicità del territorio

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La Regione Veneto nella persona del presidente Luca Zaia chiederà  il riconoscimento della tipicità del “tiramisù” come dolce di Treviso, dove ha avuto i natali negli anni ’70.

«È giusto e doveroso chiedere il riconoscimento territoriale di questa specialità – ha fatto presente Zaia – sia come suggello di un evento storico, sia come motivo ulteriore di valorizzazione di Treviso e del Veneto nel settore alimentare, a fronte di un prodotto che oggi rischia di avere tanti padri e troppe versioni che non rendono giustizia all’impegno e all’inventiva del luogo che l’ha visto nascere, alla luce peraltro di tradizioni dolciarie che hanno fatto da terreno di coltura al vero tiramisù».

«Il riconoscimento della tipicità è un obiettivo né improbabile né impossibile – ha aggiunto Zaia – e porto come esempio il precedente della “Pizza Napoletana stg”, specialità tradizionale garantita, che proprio io ho portato al traguardo quando ero ministro delle politiche agricole. È un processo che richiede impegno, ma dobbiamo far sapere qual è l’originario tiramisù di Treviso a fronte delle tante varianti che si sono liberamente sviluppate in tutto il mondo traendo ispirazione dall’intuizione dolciaria dei suoi creatori, che, voglio ricordarlo, hanno realizzato il tiramisù quando Ada Campeol stava allattando il suo primogenito proprio per dare a lei e a tutti una dolce energia».

D’altra parte il tiramisù è nato nel centro storico di Treviso e i suoi “inventori” Ada Campeol, proprietaria del ristorante “Alle Beccherie”, e l’allora giovane cuoco Roberto “Loli” Linguanotto sono ancora in attività a testimoniare un successo internazionale senza precedenti nel campo dell’enogastronomia.

Attenzione perché la questione è molto controversa. La Toscana che farà? Anche loro rivendicano l’invenzione del Tiramisù. C’era una volta un re...

Carroccio, Kyenge e il marito che vota Lega

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Un intrigo veramente difficile da dipanare. Domenico Grispino, il marito di Cecile Kyenge ha affermato di aver votato per il Carroccio alle elezioni regionali:

“Io non sono certo leghista – ha spiegato – ma dico che ci sono anche persone equilibrate come Luca Zaia o Flavio Tosi e che alle ultime regionali ne ho perfino votato uno: Gian Francesco Menani (l’attuale vice-sindaco di Sassuolo)”.

Ora però vuole le scuse di Roberto Calderoli, dopo che ha paragonato il ministro dell’integrazione a un orango. Intervistato da Gente, come riporta l’agenzia di stampa Tmnews, Grispino avrebbe detto che avrebbe mandato al moglie alla festa della Lega:

“Anche senza scorta, e non le sarebbe successo niente. Anzi, le avevo anche consigliato di andare a sorpresa all’ultimo momento, ma sa com’è, tra scorta e meccanismi di sicurezza…”.

Grispino vuole ora le scuse di Calderoli, che aveva paragonato la Kyenge a un orango:

“L’unico a cui Roberto Calderoli non ha chiesto scusa sono io. Non mi aspetto scuse pubbliche, perché non mi interessano. Però…”.

Il ministro dell’integrazione non va alla festa della Lega

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La Kyenge declina l’invito e dice che rimangono aperti gli spiragli per una sua partecipazione ma al momento non ci sono i presupposti per cui ciò avvenga. In mattinata si era assistito anche allo scontro Bossi – Maroni, in cui l’ex segretario del Carroccio si diceva contrario alla partecipazione del ministro dell’integrazione a una festa che doveva essere invece del popolo dalla camicia verde. L’ennesima integrazione mancata?

Un leghista veneto torna a insultare la Kyenge e usa lo spot del crodino

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E’ la volta di Andrea Draghi, assessore leghista alla sicurezza del Comune di Montagnana e Consigliere Provinciale leghista di Padova che dal suo profilo Facebook lancia un post d’insulto verso il ministro Cecile Kyenge. Draghi prende spunto dalla nota bevanda analcolica sponsorizzata da un gorilla per insultare il ministro dell’integrazione. Il Governatore veneto Luca Zaia ha chiesto al Carroccio di intervenire.

Chi tradisce una volta, tradisce per sempre. Bossi sul piede di guerra

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Gad Lerner, per Repubblica, ha intervistato un UmbertoBossi sul piede di guerra. Lui che si ritrova solo con villa Gemonio dove vive con la moglie Manuela: “Una volta qui fuori c’era sempre qualcuno a vigilare,ora può passare un pazzo e buttare una bomba in giardino”, racconta il fondatore di un Carroccio che non lo riconosce più come guida, ruolo ora di Roberto Maroni, un vero e proprio oppositore interno e che cambiando drasticamente il partito che è stata una sua creazione. “Lui non ha i nostri ideali. Quando uno tradisce una volta – e Maroni quando ruppi con Berlusconi nel 1994 gli sedeva di fianco, si opponeva – poi tradisce sempre. Si illude di diventare il plenipotenziario di berlusconi al Nord, ma il Pdl non rinuncia a presentare le sue liste in casa nostra, come fa la Cdu tedesca con la Csu in Baviera”. Quello che più contesta al governatore, inoltre, è la retromarcia sulle grandi battaglie identitarie del Carroccio: “Mi fa rabbia che Maroni cancelli la Padania e si rammollisca con “Prima il nord” proprio quando era maturo il tempo di farci forza del diritto internazionale”. Il Senatur scaglia quindi il colpo più duro, l’accusa di affondare il partito: “Maroni sta distruggendo la Lega, butta fuori la gente. Quel mio colpo di genio con cui avevamo preso la guida di Piemonte e Veneto, con Zaia e Cota, di questo passo al prossimo giro ce lo sogniamo. Tosi in Veneto porta via voti alla Lega e fa accordi con i fascisti: il suo progetto a Verona non mi è mai piaciuto”. Ma Bossi approfitta dell’intervista anche per ribadire la propria estraneità rispetto alle accuse mosse in merito alla gestione delle risorse economiche del Carroccio: “La Lega a me e alla mia famiglia non ha mai dato soldi che non servissero per la militanza”, spiega. “Semmai è stato il contrario. Quando la Lega è nata e magari c’era da comprare un’automobile, i soldi ce li mettevo io di tasca mia. A questo partito ho dato tutto, nessuno osi dire il contrario”. Al riguardo, sottolinea anche il suo rapporto con la famiglia, in particolar modo con i figli, che possono sbagliare, come Renzo: “Si è dimesso per motivi da niente”, dice del figlio Renzo, ma vengono anche accusati ingiustamente, “Era una gran balla dei nostri diffamatori che Riccardo si fosse comprato una barca”. Ora il Senatur ha un nuovo progetto però da far partire, un nuovogiornale, “La lingua padana”. Insomma, Bossi non molla e le idee le ha chiare, infatti: “Scusi Bossi,ma le ce l’ha la salute per rimettersi a battagliare?” ha chiesto Lerner, e la risposta decisa: “Ce l’ho, ce l’ho la foza io. A me non mi ammazza nessuno, e stavolta mi hanno fatto incazzare. Il capo della Lega resto io”.

Ma dopo una simile critica, dalla Lega arriva una risposta, è Matteo Salvini, vicesegretario, a prendere la parola: “Umberto Bossi, a cui va il mio rispetto e la mia eterna riconoscenza per quello che ha creato, sbaglia. Facendo così fa il male del Movimento. Non capisco perché lo abbia detto quando Maroni sta facendo bene il suo lavoro”.

Il grande abisso della Lega Nord… un partito condannato a morte?

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Le ultime elezioni comunali sono state un disastro per la Lega Nord ed è stato raggiunto uno dei minimi storici più drammatici della storia del partito. Sembra che, nonostante un anno fa ci sia stata la rivoluzione delle scope, la segreteria di Roberto Maroni non sia riuscita a far dimenticare lo scandalo dei fondi del partito. La Lega era, con molte diversità ma anche con notevoli similitudini, una sorta di M5S del nord. S’inneggiava a “Roma ladrona”, ma poi i ladri sembra proprio che invece fossero in casa, in quelle casse del Carroccio spolpate, a quanto pare, dai figli di Umberto Bossi e dal “Cerchio magico” che ruotava intorno all’ex segretario.

 In Piemonte, in Lombardia e nel Veneto il partito di Maroni ormai è solo quarto, il Pdl sta crescendo, ma molti voti sono andati anche al Pd e sicuramente, anche se con risultati minori alle aspettative, in parte al M5S che ora si attesta come terzo partito in quei territori da sempre votati al sostegno al Carroccio. In Piemonte il dato peggiore, proprio nella regione guidata da Cota, si  è registrata una caduta libera e a Ivrea e Orbassano il partito di Maroni supera di poco il 2%. Vicenza, da sempre territorio favorevole ai padani si ferma a 4,5% con una flessione di quasi 10 punti. Ma il dramma del Carroccio è a Treviso dove la sconfitta è molto più cocente, nella provincia del presidente del veneto Luca Zaia, la riconferma non è per nulla certa. L'”esercito padano” è dimezzato anche a Brescia, città governata da Roberto Maroni e che vede i consensi stabilizzarsi su un 8%.

I motivi sono molti… ma le cure sembrano poche! Si è rotta l’alleanza con Berlusconi e questo ha fatto allontanare molti simpatizzanti che votavano Carroccio, ma strizzavano l’occhio al Popolo della Libertà. Ora la Lega è all’opposizione in un governo di larghe intese in cui il gioco forza è proprio in mano al Pdl. I militanti della Liga si trovano così “spezzati” nella loro identità: quella etnica e padana che ben si conciliava con la politica industriale priva di remore portata avanti dal Cavaliere negli anni scorsi.

Ma per un’analisi completa del calo del Carroccio è necessario anche trovare le cause proprio in quegli scandali che hanno disilluso gli elettori che da sempre si professavano vittime dei “ladri della politica romana” e che invece si sono dovuti ricredere… la politica centro, sud e nord compreso è un covo di “illeciti” e di “segnalazioni”   che inevitabilmente porta le casse in rosso e a pagare sono sempre i cittadini.

La crisi economica poi non ha aiutato la Lega. Un popolo di industriali che si è visto, nel caso migliore, dimezzare i profitti e spesso ha condotto le aziende sull’orlo del baratro. A chi appellarsi quindi? Non certo a chi ha scelto di stare contro il governo e ha poco o nulla da poter pretendere nelle larghe intese che sono già frutto di un compromesso costante. Meglio votare per chi in quel governo ci sta e può dire la sua a gran voce. Ecco che il Pdl esce come vincitore e Maroni deve fare i conti con una condanna a morte decisa dagli elettori e perpetrata con faide interne al partito.

Dove è il futuro? Difficile poter parlare di una ripresa, difficile credere che questo movimento possa ricompattarsi. Bossi era un gran comunicatore per quel popolo che sentiva in lui una valorizzazione di certe tradizioni e il piglio del grande leader capace di trascinare le folle. Maroni è una persona più moderata, più cerebrale e dal carisma non sempre efficace. Troppe liti, troppi scandali, troppa vecchia politica che si riaffaccia tra le file di quel movimento che ormai è ombra di se stesso. Quella rabbia contro Roma è andata via via scemando e si è sostituita con la rabbia per la politica, per la casta che sia del nord o del sud a questo punto poco conta. Ma gli “arrabbiati” si riconoscono più nel M5S, in un partito nuovo, “pulito” e non da ripulire fino all’osso… per tutti gli altri c’è il Pdl e le promesse di Berlusconi sono ancora l’ultima speranza in un deserto devastato dal “tifone” della crisi economica. 

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L’Italia annega nelle istituzioni, Zaia fa guerra alle previsioni del tempo

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Con tutto quello che succede in Italia, tra la crisi istituzionale e quella economica, Luca Zaia, Lega Nord, è preoccupato delle previsioni del tempo. Ha quindi chiesto l’oscuramento dai siti meteo della regione Veneto poichè il maltempo previsto e poi non verificatosi nel weekend di Pasqua ha fatto perdere le prenotazioni agli albergatori locali. Ora minaccia azioni legali verso quei siti che hanno previsto quelle false precipitazioni… Zaia ha dichiarato guerra aperta, perchè non accontentarlo cancellando tutta la regione Veneto dal web compresi i siti degli albergatori che hanno subito le cancellazioni delle prenotazioni? Almeno la prossima volta non lamenteranno il disagio! Beviamoci su.

Elezioni: Lega Nord correrà da sola, parola di Maroni

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