Nel tuo nome il tuo destino si diceva un tempo, ma in questo caso l’eccezione è vistosa!. Il colle dell’infinito leopardiano potrebbe subire una trasformazione sostanziale a causa della proprietaria di alcuni terreni a Recanati. Come si chiama la signora? Anna Maria Dalla Casapiccola! E cosa ha intenzione di fare violando il suo “destino”? Ampliare la casa colonica a ridosso del colle e trasformarla da agricola a residenziale. Dalla Casapiccola ha quindi presentato un progetto, grazie anche al Piano casa regional, del 2012 denominato “Piano di recupero di iniziativa privata”. Il progetto ha ricevuto il parere negativo della sovrintendenza delle Marche, ma il pericolo è tutt’altro che scongiurato perché la signora ha presentato, vincendolo, un ricorso al Tar.
“Il progetto – commenta un architetto del Mibac – prevede la trasformazione sostanziale con aumento notevole di cubatura dei fabbricati rurali preesistenti, anche con demolizione e ricostruzione di certo non fedele alle misure e tipologie originarie. Questo al fine di accorpare la volumetria esistente e proponendone un ulteriore aumento. L’elemento che ci preoccupa di più – conclude il funzionario – è che nel progetto è prevista la realizzazione di locali interrati con rilevanti movimenti di terra, aspetto che è stato l’oggetto principale del diniego della soprintendenza Marche”. Una vicenda che, oltre a modificare uno dei colli più famosi del mondo, creerebbe un precedente pericoloso per il futuro dell’ermo colle. Nel testo con il quale la sovrintendenza spiega le ragioni del no si sottolinea che “l’incidenza visuale determinata dagli interventi in progetto si configurerebbe come un danno al patrimonio paesaggistico”.
“La signora Dalla Casapiccola – spiegano dalla sovrintendenza Marche – ha avuto gioco facile nell’impugnare il nostro parere negativo anche perché non abbiamo risorse sufficienti e personale per seguire tutte le controversie legali nel nostro territorio. Avevamo anche dato indicazioni alternative, meno invasive, per la ristrutturazione del casale che non è molto lontano dalla torre del passero solitario, altro simbolo della poetica leopardiana, ma non è stato sufficiente”. Un deficit di mezzi che non riguarda solo la sovrintendenza Marche, ma rispecchia una problematica generale confermata anche dal Mibac. “Spesso purtroppo i nostri architetti – denuncia il sottosegretario Ilaria Borletti Buitoni – devono sostenere anche la parte legale per supportare le numerose segnalazioni riguardanti pericoli vari di cementificazione in zone vincolate. Il rilancio della cultura parte anche da qui, mettendo in condizione, chi deve tutelare e salvaguardare i numerosi beni paesaggistici e storico-architettonici del nostro Paese, di poterlo fare”. L’ultimo baluardo per la salvaguardia del colle dell’infinito resta il ricorso al Consiglio di Stato. La sovrintendenza Marche sta predisponendo una relazione da depositare entro i primi di ottobre per scongiurare che nuovo cemento trasformi per sempre uno dei promontori più famosi del mondo.