7.30 del mattino. Londra è blindata, il centro chiuso al traffico. In cielo ci sono più elicotteri che nuvole: volteggiano su Westminster e sulla cattedrale di St. Paul.
Si attende il feretro di Margaret Thatcher. La Lady di ferro la donna amata e odiata, contestata e osannata.
La donna che preferì incrementare il tasso d’interesse per ridurre l’inflazione ed aumentò l’IVA, preferendo la tassazione indiretta a quella diretta. Ciò ebbegravissime ripercussioni sull’industria manifatturiera e fece innalzare la disoccupazione, tanto che in poco più di un anno, raddoppio. Ne 1982 l’inflazione tornò a tassi accettabili e il tasso d’interesse fu abbassato. Ma il peso della sua politica sull’industria manifatturiera, un settore importantissimo in Inghilterra, fu compromesso tanto che in 4 anni si quadruplicarono i disoccupati del settore. Fu questo l’avvio della sua politica nel primo mandato a cui poi seguirono ruoli sempre più preminenti in politica estera e in politica interna. La donna delle liberalizzazioni che andarono a rompere gli equilibri di un’Inghilterra, che aveva sicuramente bisogno di nuove riforme, ma forse quelle thatcheriane ebbero costi sociali assurdi, un’economia troppo dipendente dalla finanza e generarono la perdita di gran parte della base industriale. Discutibile anche la sua affermazione che “non esiste la società, ma solo individui”, quindi non c’è una “rete” di protezione sociale, ma se cadete nel vuoto (se siete licenziati ad esempio) dovete risollevarvi da soli.
Ecco in quel feretro c’è questa donna con le luci e le ombre, con le sue idee rigide e rigorose che non hanno mai accettato un vero confronto, che hanno seminato tanto, ma non sempre bene. Sicuramente una politica spregiudicata e coraggiosa, ma non sempre efficace ed efficente. Il feretro attraversa la città, dalla cappella di St. Mary Undercroft nel palazzo del Parlamento, ha percorso Whitehall (la zona dei palazzi governativi) passa davanti a Downing Street, di cui Margaret Thatcher è stata inquilina dal 1979 al 1990, raggiunge St. Clement Danes dove dal carro funebre la salma passa su un fusto di cannone, procede lungo lo Strand fino alla cattedrale di St. Paul. Il Big Ben è muto per alcuni è simbolo di rispetto per altri quel mutismo è una protesta.
“In un certo senso ormai siamo tutti thatcheriani”. Queste le parole del premier britannico David Cameron in un’intervista alla Bbc. Parlando poco prima dell’inizio dei funerali di Margaret Thatcher, il premier Tory aveva sottolineato: “Alcuni dei grandi temi del suo periodo adesso sono ampiamente accettati da tutti”. Una ventina di persone hanno però voltato le spalle al passaggio del feretro, in segno di dissenso verso la Lady di Ferro.
Lo sguardo poi va ai costi imponenti 10 milioni di sterline che veramente sembrano eccessivi per un Inghilterra in piena recessione, che sta cercando di arginare la crisi, ma dalla quale è stata violentemente sconvolta con la perdita di numerosi posti di lavoro e con manovre finanziarie che si sono rese necessarie per arginare la caduta libera del debito pubblico che negli ultimi anni è cresciuto esponenzialmente.
David Cameron taglia corto “è il modo migliore per onorare la celebre statista e non si potrebbe fare diversamente”.
E dalle parole di Cameron si evince che in fondo la Thatcher abbia portato grandi innovazioni, ma poi sul piano della tradizioni non è riuscita neppure lei a cambiare quel profondo “credo” di Impero che deve ancora destare lo stupore mondiale con matrimoni, funerali e cerimonie memorabili a costo poi di strangolare i cittadini… ma i panni sporchi, si lavano in casa!