Il Papa chiama Carlo Petrini: si parla di Terra Madre

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Oggi che c’è stata l’immane tragedia di Lampedusa quella telefonata avvenuta sabato 28 settembre tra Papa Francesco e Carlo Petrini, scrittore e fondatore di Slow Food in cui si è parlato di ambiente, immigrazione e degli umili del mondo, ora appare come un filo di Arianna al quale attaccarti per sperare in un “mondo più bello”. Quella telefonata infatti è connessa proprio a Lampedusa, quando il Papa si era recato nel mese di Luglio a far visita ai migranti nel centro di accoglienza dell’isola. In quel periodo Carlo Petrini aveva inviato al Pontefice il suo libro, Terra Madre, insieme a una lettera un articolo sui migranti piemontesi in terra d’Argentina, proprio come i genitori di Bergoglio.

“Sul cellulare mi è comparso all’improvviso un numero sconosciuto. Ho risposto, e dall’altra parte c’era Papa Bergoglio .- così Petrini racconta il suo “incontro” con il Papa –  Non ero affatto preparato, ma la semplicità con cui il pontefice è stato capace di instaurare un dialogo diretto mi ha messo subito a mio agio. Avevo inviato un libro al Papa…”.

Nell’articolo dei migranti Petrini raccontava come in un secolo, cioè dal 1876 al 1976, dal nostro Paese erano partiti per l’estero 24 milioni di migranti. Di questi, 3 milioni avevano trovato casa in Argentina. Ed è esattamente ciò che avviene oggi con i nostri neri d’Africa: gli italiani morivano allora, come costoro muoiono oggi.

Il Papa racconta a Petrini di suo padre: “Nell’articolo parlo di un bastimento, -dice il fondatore di slow food – il ‘Principessa Mafalda’, che nel 1927 partì da Genova e si inabissò poco lontano dalle coste brasiliane causando la morte di 314 migranti italiani. Bergoglio mi ha detto che suo padre sarebbe dovuto salire proprio su quella nave. Invece partì due anni dopo. Gli ho detto che io sono agnostico, ma che c’è un segno del destino se suo padre non salì sul Mafalda, di cui tutti, ancora oggi, in Piemonte hanno memoria”.

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Come riporta la Repubblica, nell’intervista a Carlo Petrini si scoprono a poco a poco i punti di contatto fra le due diversissime personalità:

Da piemontese a piemontese, cosa vi siete detti?
“Mi sono permesso una frase in piemontese… una frase che diceva mia nonna sui preti. Ma non dico quale… saggezza popolare. Lui si è messo a ridere”.

Nella lettera invece cosa scriveva al Papa?
“Nella lettera parlavo di Terra Madre, di questa rete di persone umili che difendono ovunque l’ambiente, la biodiversità, l’economia rurale. E a questo punto la chiacchierata è diventata più incisiva”.

Nell’intervista a Eugenio Scalfari, il Papa insiste sull’amore per il prossimo, sul lievito che serve al bene comune, e su come il liberismo selvaggio non faccia che rendere i forti più forti, i deboli più deboli e gli esclusi più esclusi. Avete riaffrontato il discorso? 
“Il ragionamento di fondo è ruotato attorno alla necessità di portare avanti un’economia agricola di sussistenza, e non di accaparramento. Lui ha concordato, e mi ha anche svelato che sua nonna era solita dire che quando si muore, nel sudario non ci sono tasche in cui portarsi dietro il denaro. Da qui, ha definito ‘stupefacente’ il lavoro che stiamo portando avanti come Terra Madre. Io allora mi sono anche permesso di invitarlo da noi, in Piemonte”.

Verrà?
“Nel 2014 ha in programma questo viaggio, e, se riuscirà, verrà anche a trovarci. Ci siamo trovati in piena sintonia sull’importanza di focalizzare l’attenzione sugli umili, e di come, grazie alla rete delle comunità del cibo, essi acquisiscano autostima e dignità col farne parte. E’ un mondo povero, che però difende il seme della propria terra, e in quanto tale propositivo”.

Cosa le ha lasciato questa telefonata?
“La fiducia in un mondo migliore fino a quando c’è gente come Papa Francesco, che sa dialogare in maniera affabile e gettare ponti. Una semplicità e un’empatia che nascondono un carattere straordinario. Ci siamo salutati augurandoci buona salute e un abbraccio virtuale… come con un amico. Non ho avvertito alcuna distanza, e so di aver conosciuto un personaggio straordinario. Tutto ciò è importante non solo per la storia della Chiesa, ma per la speranza di un dialogo e per la sostenibilità ambientale”.

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Papa Francesco e il comunismo

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Come si legge oggi nella lunga intervista di Eugenio Scalfari su La Repubblica:

“Ebbi anche un’insegnante verso la quale concepii rispetto e amicizia, era una comunista fervente. Spesso mi leggeva e mi dava da leggere testi del partito comunista. Così conobbi anche quella concezione molto materialitica.  – Poi Papa Francesco aggiunge – Ricordo che mi fece avere anche il comunicato dei comunisti americani in difesa dei Roseberg che erano stati condannati a morte. La donna di cui sto parlando poi è stata arrestata, torturata e uccisa dal dittatoriale allora governante in Argentina.”

Eugenio Scalfari poi chiede a Bergoglio: il Comunismo la sedusse?

“Il suo materialismo non ebbe alcuna presa su di me. Ma conoscerlo attraverso uan persona onesta e coraggiosa mi è stato utile, ho capito alcune cose, un aspetto sociale, che poi ritrovai nella dottrina sociale della Chiesa.”

“Così cambierò la Chiesa”, Papa Francesco ed Eugenio Scalfari

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Un ateo e un Papa. due visioni del mondo diverse, ma che forse in questo periodo storico così complesso e drammatico riescono a trovare dei punti in comune. Un’analisi sulla società, sul ruolo della Chiesa, sull’uomo. Su La Repubblica di oggi si legge:

Mi dice papa Francesco: «I più gravi dei mali che affliggono il mondo in questi anni sono la disoccupazione dei giovani e la solitudine in cui vengono lasciati i vecchi. I vecchi hanno bisogno di cure e di compagnia; i giovani di lavoro e di speranza, ma non hanno né l’uno né l’altra, e il guaio è che non li cercano più. Sono stati schiacciati sul presente. Mi dica lei: si può vivere schiacciati sul presente? Senza memoria del passato e senza il desiderio di proiettarsi nel futuro costruendo un progetto, un avvenire, una famiglia? È possibile continuare così? Questo, secondo me, è il problema più urgente che la Chiesa ha di fronte a sé».
Santità, gli dico, è un problema soprattutto politico ed economico, riguarda gli Stati, i governi, i partiti, le associazioni sindacali. «Certo, lei ha ragione, ma riguarda anche la Chiesa, anzi soprattutto la Chiesa perché questa situazione non ferisce solo i corpi ma anche le anime. La Chiesa deve sentirsi responsabile sia delle anime sia dei corpi».

Santità, Lei dice che la Chiesa deve sentirsi responsabile. Debbo dedurne che la Chiesa non è consapevole di questo problema e che Lei la incita in questa direzione?
«In larga misura quella consapevolezza c’è, ma non abbastanza. Io desidero che lo sia di più. Non è questo il solo problema che abbiamo di fronte ma è il più urgente e il più drammatico».
L’incontro con papa Francesco è avvenuto martedì scorso nella sua residenza di Santa Marta, in una piccola stanza spoglia, un tavolo e cinque o sei sedie, un quadro alla parete. Era stato preceduto da una telefonata che non dimenticherò finché avrò vita. Erano le due e mezza del pomeriggio. Squilla il mio telefono e la voce alquanto agitata della mia segretaria mi dice: «Ho il Papa in linea glielo passo immediatamente ».

Un’intervista lunga dove Francesco spinto dalle domande di Scalfari si racconta più dal punto di vista umano che da quello religioso ( ammesso che si possano scindere le due visioni). La Chiesa che Francesco racconta è quella del “fare” (per dirla con termine ormai abusato dalla politica, dove se ne parla ma non si realizzano gli obiettivi che ci si propone di raggiungere) non è quella mistica. Quando il direttore di La Repubblica chiede a Bergoglio “Lei ha una vocazione mistica?” il Papa risponde “Adoro i mistici; anche Francesco per molti aspetti della sua vita lo fu ma io non credo di avere quella vocazione e poi bisogna intendersi sul significato profondo di quella parola. Il mistico riesce a spogliarsi del fare, dei fatti, degli obiettivi e perfino della pastoralità missionaria e s’innalza fino a raggiungere la comunione con le Beatitudini, Brevi momenti che però riempiono l’intera vita”.

 

Tensione a La Repubblica, contro i tagli i giornalisti si mobilitano

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Tensione tra azienda e dipendenti così dal Comitato di Redazione di Repubblica arriva lo stato di agitazione per il piano irricevibile di contenimento dei costi e l’intenzione del Gruppo L’Espresso di proclamare lo stato di crisi ex lege 416/81, che presupporrebbe l’uscita dal giornale di 81 colleghi nei prossimi due anni. Domani venerdì 20 settembre ci sarà un’assemblea con tutti i giornalisti di Repubblica.

Il PD è un Partito Dimezzato!

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Pd, Partito Democratico, ma da oggi anche Partito Dimezzato che ha perso la metà degli iscritti in un anno, passando da 500mila a 250mila. In attesa del congresso La Repubblica racconta il dati allarmanti del PD:

La tendenza non è omogenea, in Emilia le adesioni toccano il 70 per cento, in Piemonte e Liguria il 60, in Toscana, Veneto e Lombardia sfiorano il 50, in Sardegna arrivano al 40 mentre dalle regioni del Sud ancora non sono neppure stati trasmessi i dati, visto che la campagna per il tesseramento sta partendo solo in questi giorni, in grandissimo ritardo rispetto al Centro-Nord. Sulla carta geografica del Pd, già piena di ombre, spicca la voragine di Roma, dove appena il 30 per cento dei quindicimila iscritti ha confermato l’adesione.

Numeri che indicano una disaffezione, che sarà difficile da recuperare:

E invece la lettura del dato fornita dal vertice del Pd è tutt’altro che negativa, anzi. «Ora si apre la fase dei congressi, la gente correrà nei circoli a rinnovare la tessera, gli anni congressuali sono da sempre quelli in cui facciamo il boom degli iscritti», sostiene senza esitazioni Tore Corona, responsabile nazionale del tesseramento e dell’anagrafe, l’uomo a cui il capo dell’organizzazione Davide Zoggia ha affidato il compito di attaccarsi al telefono senza sosta per dare la sveglia ai segretari regionali e provinciali per riattivare la macchina del consenso appesantita dalle ruggini estive.

Scandalo in Sardegna. La Regione paga 136mila euro a una società della Santanché.

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La cifra certo non è da capogiro, ma va a gravare sul bilancio nettamente in rosso della Regione Sardegna. Quei 136mila euro di soldi pubblici alla società “Visibilia srl” di Daniela Santanchè, per sette inserti “interamente dedicati alla Sardegna” che saranno pubblicati su Il Giornale, diretto dal compagno della parlamentare Pdl e di proprietà di Paolo Berlusconi, stanno dando scandalo. La delibera è stata approvata  l’8 agosto scorso, nell’ultima riunione preferiale della giunta sarda, ma non è sfuggita a Luca De Carolis de Il Fatto Quotidiano che ha scritto:

“Soldi pubblici che andranno “a favore della Società Visibilia srl”, come recita il documento. Ovvero, alla concessionaria di pubblicità “responsabile del progetto editoriale”, che ha come amministratore unico e proprietaria la Santanchè, compagna del direttore del Giornale, Alessandro Sallusti. Sempre nei pensieri di Cappellacci. Già l’estate scorsa, il governatore aveva destinato 141mila euro e 200 euro (Iva inclusa, quella volta) alla Visibilia per 6 inserti. Ovviamente, sul quotidiano di Sallusti. […] Quest’anno gli inserti saranno sette, di 4 pagine ciascuno. Informa la delibera:

“Il progetto editoriale è dedicato alle azioni che hanno connotato l’attività istituzionale della Regione nei diversi settori strategici. Nell’ambito degli inserti saranno sviluppati i temi del turismo, dell’ambiente, dei trasporti, dell’economia, della sanità, dell’innovazione tecnologica, dell’agricoltura e della zona franca”.

Interessante l’ultima voce, relativa al progetto di rendere la Sardegna “un paradiso fiscale, una sorata di Montecarlo estesa”, come afferma il sito http://www.zonafrancasardegna.com. Un’idea pressoché irrealizzabile, norme alla mano. Ma Cappellacci la sta cavalcando, in vista della Regionali del prossimo anno. Quindi, quattro pagine a tema con i soldini regionali. Ma quando usciranno i sette inserti? La delibera non riporta date. Il portavoce del governatore, Alessandro Serra, afferma: “Saranno in edicola tra settembre e ottobre”. Incerta la data, sicure le polemiche”.

Sicure le polemiche, per l’appunto. Infatti la decisione non è passata sotto silenzio, anche per la scelta della tempistica di promuovere il turismo alla fine dell’estate:

“Mario Bruno (Pd), vicepresidente del Consiglio regionale, ha dato notizia della decisione su Facebook. E punge: “Quale ricaduta dovrebbe portare la pubblicazione sul Giornale di questi inserti di propaganda, quali effetti concreti sul turismo o sul lavoro? E perché proprio sul giornale della famiglia Berlusconi?”. Il portavoce di Cappellacci replica: “La nostra campagna ‘Sardegna è tutta un’altra storia’ è stata pubblicata su l’Espresso, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, persino su Tiscali (di proprietà dell’ex sfidante di Cappellacci, il Pd Renato Soru, ndr). Si polemizza solo perché questa volta lavoriamo con il Giornale: questo è un atteggiamento bifronte”.

Obiezione: ma pubblicare un inserto sul turismo dopo l’estate non è un controsenso? “Noi vogliamo ampliare la stagione turistica della Sardegna”. Certo è che sulle spese per la “pubblicità istituzionale” Cappellacci proprio non si tira indietro. L’estate scorsa stanziò senza bando 796mila euro, versati a trenta tra emittenti e società, tra cui appunto la Visibilia della Santanchè”.

In tre sul motorino, c’è anche una vigilessa

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Tre sul motorino, purtroppo una scena che in Italia non è insolito vedere nonostante i divieti ci siano e si cerchino di far rispettare. Stavolta però su quel motorino ci è salita anche una vigilessa. Il fatto è accaduto a Gaeta e la foto inviata da un lettore al quotidiano La Repubblica lascia ben pochi dubbi. Sul motorino appaiono infatti una vigilessa, un uomo e una bimba, tutti con il casco, tutti sul motorino. Chi dovrebbe far rispettare le regole in Italia le viola? A chi ci dovremo rivolgere la prossima volta che vogliamo denunciare un infrazione stradale?  (Fonte Leggo)

“Scrivere per ricominciare”, inizia la Repubblica delle idee

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“Pronti a immaginare un nuovo futuro con La Repubblica delle Idee”. Questo lo slogan con cui oggi parte , a Firenze, in piazza Signoria, il festival de La Repubblica delle Idee “Scrivere per ricominciare”. Una grande R bianca per 70 incontri workshop, dibattiti, interviste e mostre in programma fino a domenica nelle piazze e nei palazzi del centro storico. Le tematiche dei dibattiti saranno: il futuro e le soluzioni per lasciarsi  la crisi alle spalle, inoltre progettare una ripresa con nuove idee per la politica, per la cultura, per la gente e per l’ambiente. Quale sfondo migliore della capitale del Rinascimento, la città che i Medici hanno reso unica al mondo per arte e cultura?

Repubblica delle Idee 2013 si inaugura con “La bellezza ci salverà” (ore 16 in collaborazione con Enel) al salone dei Cinquecento dove Frida Giannini, direttore creativo di Gucci, dialogherà con l’inviata di Repubblica Natalia Aspesi e con Daniela Hamaui, prima direttrice di D La Repubblica delle donne, il settimanale che ha inventato un nuovo linguaggio per parlare della moda, ma anche di tendenze e culture nel senso più ampio che si può dare a questa parola.

Si continuerà alle 18 sempre al salone dei Cinquecento il saluto di apertura del Festival con gli interventi di Carlo De Benedetti, presidente del gruppo editoriale l’Espresso, Ezio Mauro direttore di Repubblica e Riccardo Luna. A seguire uno degli scrittori più celebri nel mondo, Dan Brown che risponderà a Vittorio Zucconi sul tema: “Il nostro bisogno di mistero”.

L’autore del “Codice da Vinci” ha appena firmato il nuovo romanzo “Inferno” ambientato proprio a Firenze, fra i segreti cifrati della Divina Commedia e gli scenari classici del thriller. Edito dalla Mondadori è in cima alle classifiche di vendita e già si parla di una traduzione cinematografica.

Alle 21, nello stesso posto, cioè al salone dei Cinquecento, tocca a uno degli scrittori italiani più amati e letti, Alessandro Baricco con “Le parole esatte da cui ricominciare: educazione, cittadinanza, cattiveria, speranza”. Un viaggio, un assolo, per parlare di umanità e nuovi modelli, di chi ha voglia di mettersi in gioco per gli altri.

Infine a chiudere la prima giornata fiorentina della Repubblica delle Idee, alle 23 in piazza della Signoria, Paolo Rumiz e Alfredo Lacosegliaz con “La cotogna di Istanbul”, reading musicale a cura di Franco Però.

Laura Boldrini vola Ryanair

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La Repubblica pubblica alcune foto scattate da  una lettrice, a bordo di un aereo Ryanair in attesa di decollare dall’aeroporto di Bruxelles-Charleroi. Tra i passeggeri anche il presidente della Camera Laura Boldrini.

La Boldrini quindi vola low cost a differenza di altri politici che scelgono la business class in compagnie prestigiose.

 

Indagati 2 poliziotti per il raid fascista del figlio di Alemanno

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Due poliziotti coprirono e falsificarono le prove per il figlio del sindaco Gianni Alemanno, Manfredi, quando si trovò coinvolto in una rissa di stampo fascista.

Come riporta La Repubblica dopo che il caso era stato sollevato dal Fatto Quotidiano:

Nel giorno della festa della Repubblica di quattro anni fa, Manfredi Alemanno, allora quattordicenne, partecipò insieme a 4 coetanei e 4 ragazzine, a una festa nella piscina di un condominio della Camilluccia, quartiere della Roma bene. I giovani, una volta nel comprensorio, iniziarono cori che inneggiavano al duce e alzarono le mani per il saluto romano. Un gesto a quanto pare molto caro al rampollo della famiglia Alemanno, visto che, nell’estate 2012, alcune fotografie di un viaggio in Grecia con gli amici lo ritraggono, fiero, nella stessa posa. Il pomeriggio di quel 2 giugno, però, le esternazioni di estrema destra furono bloccate da chi aveva organizzato quella festicciola: uno degli adolescenti presenti zittì i canti fascisti e invitò il gruppetto a lasciare la festa.

A questo punto la situazione degenera e uno degli amici di Manfredi, dopo aver dichiarato di far parte del Blocco Studentesco (l’organizzazione giovanile di CasaPound) chiama al cellulare dei maggiorenni per avere “vendetta”. Sono 4-5 ragazzi a introdursi alla festa dei minorenni e iniziano a picchiare anche con un casco l’adolescente che di era opposto alle manifestazioni fasciste. Alla fine del raid punitivo Manfredi fugge a bordo di un auto guidata dal poliziotto autista, Macellaro e viene riportato a casa. Il poliziotto non farà mai parola con nessun dell’accaduto pur avendo assistito fuori dal cancello al pestaggio. Poi entra in gioco un altro ispettore, Ronca che opera nel commissariato Flaminio che mette a verbale la testimonianza di una ragazzina che era presente alla festa. La giovane viene convinta a dichiarare che non ha nessuna certezza che alla festa fosse veramente stato presente il figlio del sindaco. Più volte le è ripetuta la domanda e alla fine la ragazzina desiste, così che la presenza del figlio del sindaco nel raid viene insabbiata.  

Ora sono stati indagati i due poliziotti e sembra che la vicenda sicuramente si ripercuoterà sull’elezioni per il rinnovo del sindaco di Roma.

Nonostante nella nostra costituzione sanzioni “chiunque pubblicamente esalti esponenti, princìpi, fatti o metodi del fascismo”, sembra che il figlio del sindaco può permettersi anche il saluto romano come è ritratto in alcune foto scattate qualche anno fa in Grecia insieme a dei suoi amici.

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Quando inizieremo ad applicare la legge a tutti i cittadini sanzionando anche i figli di? Vogliamo cambiare la Costituzione e non riusciamo ancora ad applicare quella vigente?

 

La lettera di Celentano!

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«Se il Papa dovesse scrivere una lettera a Grillo e a Bersani, immagino che le parole sarebbero più o meno queste: Cari fratelli, amate i vostri nemici, almeno in quei tre punti di governo che piacciono a Grillo e sui quali entrambi siete d’accordo per la fiducia. Tralasciate, per ora, i punti che vi separano a causa dei quali il governo potrebbe cadere ancora prima di nascere. Non c’è ‘Amore’ più grande di due nemici che, per il bene del popolo italiano, decidessero di incontrarsi sulla via di Damasco. Abbandonate quindi i rancori, anche se motivati, verso quei politici che secondo voi hanno sbagliato, affinchè il vostro comportamento sia di sprone per la loro purificazione». Lo scrive Adriano Celentano in una lettera a Repubblica in cui spiega che «si è perduta l’eleganza, infuriano soltanto scontri e polemiche L’obiettivo è distruggere ogni avversario».
Celentano poi prosegue: «I capigruppo del MS5 Crimi-Lombardo mi hanno sorpreso per il garbo che hanno avuto nel colloquio con Bersani. Eravamo abituati a ben altri termini, “i giornalisti mi stanno sul cazzo”, oppure “sono degli spalamerda” o battute fuori luogo sul Presidente Napolitano. “Se le fa Grillo”, avranno pensato, “le possiamo fare anche noi”, solo che loro non sono Grillo. E dopo la trionfale scalata elettorale lui può anche permettersi di scrivere sul suo blog, “schizzi di merda digitale”. Però attento amico parlante! Lo sai che io ti voglio bene e sono orgoglioso per quello che sei riuscito a fare. Ma mi preoccupa il fatto che se non cambi marcia e aspetti ancora ad innescare quella del vero statista anche se comico (una virtù che manca ai politici) ho paura che il motore si imballi e questo sarebbe un vero peccato. Praticamente tu spingi Bersani ad allearsi con Berlusconi. Hai mai pensato ai vari risvolti di una così curiosa alleanza? Tutti e due, per come li hai ridotti, sarebbero costretti a venirsi incontro, anche se nell’animo di entrambi auspica l’idea di tornare il più presto possibile felici e separati più di prima. Ma nel frattempo ci sarà una gara a chi dei due lavorerà meglio per il bene degli italiani. Se ciò avvenisse è chiaro che il merito sarà ancora tuo».

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