Ha 39 anni l’ufficiale medico Barbara Balanzoni che per compiere un atto di quotidiano eroismo, aiutare una micia, è finita a processo. Era il maggio 2012 e la Balanzoni, in servizio con la missione italiana in Kosovo, si accorge che la gatta Agata, che gironzolava sempre per la base dov’era considerata una specie di mascotte, sta male. Miagola forte e si è rifugiata in un padiglione. Agata stava tentando di partorire ma in pancia resta un gattino morto, che la gatta non riesce a far uscire. L’ufficiale corre in sua soccorso e l’aiuta con il parto. In cambio guadagna: un morso, un anno d’indagini e un processo per disobbedienza aggravata. E’ il Corriere della Sera a raccontare la storia che viene definita Kafkiana dall’autore del pezzo, Andrea Pasqualetto:
L’accusa parla di disobbedienza aggravata perché «in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, disobbediva all’ordine scritto, datato 6 maggio 2012, a firma del comandante della Base, riguardante il divieto di avvicinare o farsi avvicinare da animali selvatici, randagi o incustoditi, venendo così morsa… ». Correndo in soccorso dell’agitatissima Agata, il tenente Balanzoni aveva infatti rimediato un morso. «Ma quale morso! – insorge scattante l’ufficiale -. Era una graffio, nulla di grave. Agata era spaventata, poverina, con un micino già morto nella pancia che non voleva uscire». La procura militare è però andata a fondo del fattaccio, concludendo che «il tenente si è fatto anche accompagnare presso l’infermeria dell’ospedale tedesco di Prizren per il vaccino antirabbico».