Tensioni in casa Kyenge dopo l’intervista del marito a Libero!

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Domenico Grispino, marito di Cecile Kyenge ha rilasciato un’intervista a Libero che ha alzato molte polemiche dichiarando, tra l’altro “Le hanno fatto firmare un impegno a restituire 34mila euro di spese elettorali, ma la campagna l’ho pagata tutta io”.

Questa è una parte dell’intervista di Grispino pubblicata su Libero a cura di Giacomo Amadori:

(…) Non pare avere un alto concetto della politica.

«Mangiano tutti. Destra e sinistra. Non si salva nessuno. A parte mia moglie, che è una persona perbene e avrebbe fatto meglio a continuare a fare il medico, professione in cui è bravissima. Io ho scritto a Beppe Grillo sa? Gli ho detto: io, se non fossi costretto a dimezzarmi lo stipendio, sarei pronto a scendere in campo. Non mi ha neppure risposto. Così in Parlamento ci vanno quelli che guadagnano meno di 2.500 euro o i disoccupati. Delle scamorze. Ma là servono i migliori e non i somari».

Viste tutte le polemiche che accompagnano Cécile, non teme che possano chiederle di dimettersi come hanno fatto con Josefa Idem?

«Pensa davvero che la Idem l’abbiano fatta dimettere per tremila euro di Ici? Da qualche giorno parlava di Dico, unioni di fatto. E questo non è piaciuto ai cattolici del partito. Il resto lo ha fatto Enrico Letta. E comunque su mia moglie che polemiche ci sono? Quelle sul fatto che è nera?»

Ma perché sua moglie non risponde alle domande?

«È colpa del clima che c’è nell’entourage. Sono tutti pronti a farti lo sgambetto. E in pochi hanno festeggiato quando è stata eletta».

È la politica…

«È una politica di me**a».

Dawa è stata un trampolino politico per sua moglie?

«Io non credo. La sua fortuna è che Livia Turco l’ha segnalata a Pier Luigi Bersani e Bersani ha ascoltato il suggerimento. Altrimenti non sarebbe mai stata eletta. Il partito per le primarie aveva puntato su altri tre nomi».

Quindi non avete fatto campagna elettorale?

«Sì che l’abbiamo fatta. Il partito le diceva dove andare a parlare e lei andava. Ma a spese proprie. Per i tre mesi di campagna ho investito io quasi duemila euro perché in giro non raccoglieva niente».

Beh, quei soldi adesso li avrete recuperati.

«Mia moglie oggi guadagna circa cinquemila euro netti. Poi ne ha tremila di diaria con cui affitta la casa a Roma e paga le spese di trasferta e altri tremila da rendicontare, di cui ben duemila vanno al Pd».

Perché?

«Questa è una bella domanda visto che prendono anche il finanziamento pubblico. Le hanno fatto firmare un accordo molto generico per presunte spese elettorali con cui lei si impegna, dopo l’elezione a versare al Pd 34 mila euro. Ma quali sono queste spese elettorali? Era nel listino. Il partito non le ha dato niente e sono anche stupidi perché quei contratti sono atti impugnabili ».

…Veniamo alla Dawa. Libero ha svelato che non avete pagato le assicurazioni per i volontari, obbligatorie per legge. Di chi è la colpa?

«Mia, è solo mia. Io sono il più intelligente dell’associazione (ride, ndr) e avevo il compito di occuparmi delle questioni burocratiche».

Però la firma sui documenti è di sua moglie e le raccomandate con il sollecito di pagamento sono inviate a Cécile Kyenge.

«Che vuole che le dica? Lei quella roba non la guarda. Mettete in croce me. Si va in galera per questo?».

No, non si va in cella, ma è una grave irregolarità: i vostri volontari andavano in Africa senza assicurazione.

«Sono tornati tutti a casa. E allora dove è il problema? Purtroppo di quelle questioni non mi sono mai occupato. Se di ignoranza devo morire, morirò».

Poi è arrivato il comunicato di Cecile Kyenge dopo l’intervista del marito a Libero: “Mi dissocio e mi rammarico”.

E Giacomo Amadori su Libero scrive:

(…) Nel pomeriggio la doccia fredda della presa di posizione della consorte. Verso le 16 telefoniamo a Grispino che si è appena svegliato da una pennichella. Gli domandiamo se abbia letto le dichiarazioni di Kyenge. Si stupisce: «Non so nulla, Cécile non mi ha detto un casso, non ha mica avuto il coraggio di telefonarmi ». Non è con lei? «No, è a Napoli per una manifestazione con Erri De Luca e padre Alex Zanotelli». Oggi non l’ha sentita? «Assolutamente no. Ma non mi chiamerà, tranquillo ». L’ha contattata qualcun altro? «Alcuni renziani per farmi i complimenti. Mia moglie dovrebbe essere contenta: lei sostiene il sindaco di Firenze e alcune cose che ho detto possono fargli comodo ». «SOLO LA VERITÀ» Gli leggiamo il comunicato: «È vero la responsabilità è mia. Si dissocia? È un italiano che non capisco. Sono frasi alla casso. Ci avranno pensato tutto il giorno per decidere cosa scrivere e alla fine l’avrà messo giù l’ufficio stampa. Però mi devono dire se ho detto delle cose false, di quelle devo rispondere». Sua moglie sembra essersi schierata con il partito: «Lei stia con chi vuole, io sto con la mia onorabilità. Se avrò le mani libere dovranno avere paura davvero. Vorrà dire che diventerò famoso e scenderò in politica ».

Adesso la sua consorte non le chiederà mica il divorzio? «Me lo aspetto, io sono più intelligente degli altri e anticipo le situazioni. Ma non mi rimangio niente: certe cose vanno dette. Bisogna spiegarlo che c’è gente in giro che guadagna 4 mila euro al mese e non ha mai lavorato». Si fermi, altrimenti sua moglie la butterà fuori casa. «A me non mi sbatte fuori nessuno, perché le case sono tutte mie».

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Follia d’agosto: Milani vuole la morte di Cécile Kyenge. Shock sul Facebook.

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Non attribuiamolo al caldo o all’afa di agosto. Non cerchiamo giustificazioni perché non ci possono essere su un fatto così grave. Le parole folli di Vittorio Milani, ex veneto stato, su Facebook sono solo agghiaccianti. Il testo integrale è violento e il messaggio di morte è brutale: «La Kyenge dice che se vogliamo eliminare il burqa anche le suore si devono togliere il velo. Siamo all’assurdo, qualcuno uccida questa p… idiota e inutile». La frase non è certo passata inosservata e il consigliere comunale Antonella Tocchetto – che ha posto il problema della necessità di aprire una moschea nella Marca – ha deciso di denunciare il fatto alla polizia. La consigliera è stata oggetto delle “attenzioni” di Milani, anche con lei non è andato per il sottile dandole della «deficiente», della «idiota», di «fare schifo come donna», di «essere feccia». Così – riferisce il consigliere – «mi sono ritrovata sulla mia pagina di Facebook un paio di messaggi inviati di Milani pieni di improperi e insulti anche a sfondo sessuale». Offese per le quali la donna, avvocato civilista, sta valutando gli estremi di una denuncia, dopo aver intanto informato le parlamentari trevigiane del Pd dei messaggi ancora più violenti indirizzati dall’uomo nei confronti del ministro dell’integrazione. Vittorio Milani era stato candidato – poi non eletto – per il gruppo autonomista Veneto Stato alle elezioni comunali di Silea (Treviso), nel 2012. Come si può tollerare un tale atteggiamento? Cosa aspettiamo a fermare questa violenza verbale? Perché queste inutili volgarità e atrocità da deboli che trovano sfogo solo sul web invece di cercare, per chi non è d’accordo con la Kyenge, una strada istituzionale diversa?

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Atti vandalici contro il consigliere che ha sollevato il caso Idem.

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E’ stato vittima di atti vandalici il consigliere comunale,  Pietro Vandini, del M5S che aveva sollevato il caso Idem, facendo emergere  i documenti sulla casa-palestra e sull’imu non pagata, che hanno portato alle dimissioni dell’ex ministro dello sport. Nella notte di giovedì, infatti, qualcuno ha tagliato le gomme della sua auto e venerdì mattina, Vandini,  si è recato in polizia per sporgere denuncia contro ignoti. Il consigliere non è la prima volta che cade vittima di questi atti vandalici, già mesi fa qualcuno gli aveva fatto trovare sull’automobile un biglietto con scritto a pennarello rosso: “Vandini infame, per te ci sono le lame”.

Ridistribuite le deleghe della Idem

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Dopo le dimissioni della ministra sono state ridistribuite le deleghe della Idem: pari opportunità al viceministro del Lavoro, Cecilia Guerra, politiche giovanili a Kyenge, sport a Delrio. Dovremo attenderci nuove ripercussioni per la decisione di affidare le politiche giovanili alla Kyenge o si potrà fare silenzio e iniziare a lavorare?

La Germania difende la Idem?

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Le dimissioni di Josefa Idem vengono difese dalla Germania? Se la stampa tedesca è sempre pronta a “picchiare duro” sull’Italia, questa volta sembra prendere le distanze e non giudicare le dimissioni della Idem. La notizia, su gran parte della stampa, viene data senza enfatizzare il carattere negativo dell’intera vicenda, anzi su alcuni giornali si accusa anche il carattere razzista e sessista dei commenti polemici rivolti alla ministra.

Sicuramente il commento di Borghezio come sempre era fuori luogo e sopra le righe, ma non può essere riportato dai media tedeschi come esempio su una polemica che si è innescata a fronte di una irregolarità fiscale in un periodo drammatico che sta attraversando l’Italia, in cui ai cittadini viene chiesto l’ennesimo sforzo economico, con una tassazione eccessiva e invece, sembrerebbe, che c’è chi riesce a eludere anche l’Ici e l’Imu.

Perché la Germania non è pronta a condannare determinati comportamenti se continua a dire che gli stati membri devono fare i compiti? L’Italia non ha forse fatto i propri compiti mandando a casa la Idem?

IDEM si è DIMESSA!

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Dimissioni! Nel giorno della sentenza di Silvio Berlusconi non poteva essere altrimenti. Josefa Idem lascia l’esecutivo dopo essere stata investita dallo scandalo dell’Ici, della palestra e dei contributi pagati dal comune. Nonostante la ministra avesse espresso più volte la volontà di “riparare la situazione”, ma non dimettersi alla fine dell’incontro con il Premier è stata costretta a sciogliere ogni riserva e a lasciare vacante la sede del Ministero per lo Sport, le Pari opportunità e le politiche giovanili. D’altra parte lo aveva ripetuto Letta “non facciamo sue pesi e due misure”, se Silvio Berlusconi fosse stato condannato (come poi è avvenuto), la Idem era pressoché certo che si sarebbe dimessa. D’altra parte in Germania ci sarebbe stato il minimo dubbio sulle sue dimissioni? Lei stessa ha spiegato: “Ho voluto condividere con il premier le mie dimissioni. Avevo già deciso da giorni di fare questa mossa, dopo le accuse e gli insulti che ho ricevuto”. Aggiungendo poi: “Come ministro – ha continuato – ho tenuto duro in questi giorni perché in tanti mi avevano detto che questi momenti fanno parte del ‘gioco’. La ‘persona’ Josefa Idem già da giorni invece si sarebbe dimessa a causa delle dimensioni mediatiche sproporzionate della vicenda e delle accuse aggressive e violente, nonché degli insulti espressi nei suoi confronti”.

Idem “mi stanno massacrando”

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Ieri Letta aveva parlato in tv da Lucia Annunziata sul caso Idem e aveva usato parole decise sulla vicenda: “Parleremo e poi decideremo insieme”, “Dobbiamo essere garantisti e garantire opportunità e rispetto delle regole” e “Nessun doppio standard”. Ma intanto arrivano le dichiarazioni della Idem: “Vorrei che qualcuno mi credesse. Non ho bisogno di una poltrona. Porterò le carte ad Enrico Letta, gli spiegherò bene come sono andate le cose e poi aspetterò che lui si faccia la sua opinione” e poi ha aggiunto  “Mi stanno massacrando, questa vicenda è assurda. Esigo che mi si creda perché tutto è spiegato… Non sono furbetta, ho sbagliato ma ho chiesto scusa”. Per la Idem “c’e’ un clima di linciaggio, ma lascerò decidere a lui”.

 Ma ha ragione il ministro per le pari opportunità, lo sport e le politiche giovanili a sottolineare che la “vicenda è assurda”  ? Comunque si è passati da un “non mi dimetto” a “decideremo insieme”… Per fortuna che un premier può ancora decidere se rinnovare o revocare la fiducia a un ministro!

Scoppia il caso Idem… lunedì la decisione sulle dimissioni

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Forse siamo arrivati all’ultima pagaiata per Josefa Idem, travolta dallo scandalo per la vicenda Ici non pagata nella casa-palestra. Anche il governatore della Regione Toscana, Enrico Rossi, del Pd, sul proprio profilo Facebook Rossi ha scritto: ”Della ministra Idem non convince soprattutto la frase ‘non lascio’. Avrebbe dovuto dire ‘penso di essere onesta, ma rimetto il mio mandato nelle mani del Presidente del Consiglio. Sta a lui decidere’. In politica si fa così”.

Anche la ex campionessa di salto in lungo Fiona May si è detta un po’ sorpresa dalla vicenda e ha aggiunto “bisognerà valutare la gravità dei fatti che le sono contestati. Posso dire che, se si tratta di una cosa grave, è giusto che lasci la carica di ministro. Josefa è abbastanza intelligente, può capire se sia o meno il caso di proseguire la sua avventura nel Governo. Lei è un simbolo per le donne, non solo delle sportive, e saprà sicuramente cosa fare. In ogni caso, questa storia mi lascia senza parole. Sport a parte, ognuno di noi nella vita deve sempre comportarsi correttamente.” poi ha concluso “Se mi dimetterei al suo posto? Certo che si: non avrei alcun dubbio.”

Ma anche Letta, intervistato dall’Annunziata, sembra perseguire la linea dura: “Domani pomeriggio incontrerò la ministra” e “insieme decideremo cosa fare”, ha detto. “Voglio vedere tutte le carte, dobbiamo essere garantisti e in grado di garantire che l’opportunità e il rispetto delle regole siano un elemento chiave del nostro governo”, ha sottolineato. “Nessun doppio standard”, ha concluso.

Josefa Idem e quei contributi pensionistici pagati dal Comune

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In conferenza stampa a Palazzo Chigi, il ministro delle Pari opportunità Josefa Idem ha oggi dichiarato: “Non sono una cittadina infallibile, ma sono una cittadina onesta e non permetterò a nessuno di dubitarne. E’ mia intenzione continuare a impegnarmi per il bene del paese”. Ha quindi respinto ogni ipotesi di dimissioni. Ma intanto hanno preso avvio le verifiche della procura di Ravenna sulle carte che il Comune, attraverso la polizia municipale, ha trasmesso ieri al palazzo di giustizia di Ravenna sulla casa-palestra e il pagamento dell’Imu del ministro dello sport Josefa Idem. Ma se questo non bastasse, a riprova che non c’è due senza tre, è scoppiata un’altra grana, questa volta relativa ai contributi pensionistici, che rischia di complicare ulteriormente la sua posizione. A “svelare” questa nuova pecca dell’ex campionessa, è stato Alvaro Ancisi, consigliere comunale di opposizione che ha dichiarato che nel 2006, prima della sua nomina come assessore allo sport, sarebbe stata ‘virtualmente’ assunta dall’associazione Kajak, alla cui presidenza c’è marito Guglielmo Guerrini, con lo scopo, stando al consigliere, di addebitare al Comune gli oneri previdenziali. Infatti il Comune paga gli oneri previdenziali agli assessori che, per svolgere la propria funzione, si mettono in aspettativa dal proprio lavoro dipendente. Quindi Ancisi ipotizza che il rapporto di lavoro fosse “fittizio e strumentale”: la Idem è stata infatti la prima e unica dipendente dell’associazione, e le ha versato i contributi solo per dieci giornate lavorative. Dopodichè, con l’aspettativa, per gli undici mesi in cui la Idem ha svolto il suo ruolo di assessore, gli oneri sono stati addebitati al Comune che ha versato una somma di 8.642 euro. Poi, del rapporto di lavoro con l’associazione, più nessuna traccia.

Borghezio attacca il ministro Josefa Idem a Klauscondicio

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L’europarlamentare della Lega Mario Borghezio è stato intervistato da Klaus Davi a Klauscondicio ed ha parlato della vicenda in cui è coinvolta il ministro Josefa Idem. Il politico ha affermato “Non auguro la galera, ma la gogna certamente». E continua: “Io non ce l’ho con la signora Kyenge, ce l’ho invece contro questa ministra Idem. Forse le vere pu****e non sono quelle che esercitano la professione, sono quelle piene di ipocrisia, politicamente parlando, che dicono una cosa e ne fanno un’altra. Forse le vere pu****e sono certi personaggi, donne ma anche uomini, che prostituiscono la funzione di servizio che chi ha uno stipendio pubblico dovrebbe sentire di avere nei confronti dell’azienda che li paga, dell’istituzione che gli da anche degli onori e dei piccoli privilegi o dei grandi privilegi”. E ancora: “Siamo di fronte a un personaggio che è stato testimonial del nostro Ministero delle Finanze, della campagna per gli adempimenti fiscali e la prima a non adempiere è proprio la signora Idem”.

Sisma in Lunigiana: si allestisce una tendopoli

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La Regione Toscana ha deciso di allestire una tendopoli a Casola, uno dei comuni colpiti dalla scossa di terremoto di magnitudo 5.2 verificatasi in Lunigiana alla quale hanno fatto seguito altre 20 di assestamento. La tendopoli sarà a disposizione di chiunque non voglia o non possa dormire in casa, sarà allestita una tendopoli per chi non voglia o possa dormire in casa. I tecnici stanno valutando la necessità di allestire una tendopoli anche a Monzone di Fivizzano, altro borgo danneggiato dal sisma.

A seguito del sisma a Equi Terme, in Lunigiana, una frana ha isolato l’abitato, mentre a La Spezia alcune fabbriche sono state evacuate. Intanto è stata sospesa, per la verifica di eventuali danni, la circolazione ferroviaria sulla linea Aulla-Lucca, la cosiddetta Garfagnana, e sulla linea convenzionale tra Bologna e Piacenza.

Terremoto di magnitudo 5.2: trema tutto il Centro-Nord! Danni e un ferito

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Alle 12.33, una forte e prolungata scossa di terremoto è stata avvertita nel Nord Italia. Si è trattato di una scossa di magnitudo 5.2 registrata dall’Istituto di Geofisica e Vulcanologia tra Lucca, Massa Carrara e La Spezia con epicentro a 2 km circa da Fivizzano (Ms), in Toscana e con profondità 5.1 km. Percepiti tremori dalla Liguria alla Toscana e al Veneto, con segnalazioni da Firenze fino a Padova, e in particolare in Emilia, teatro di un grave sciame sismico nel maggio 2012. In questa zona sono arrivate molte telefonate ai centralini dei Vigili del Fuoco e le persone sono uscite da uffici e abitazioni. E se a Bologna il sisma è stato avvertito distintamente, a Milano lo è stato nei piani alti. A Reggio Emilia il ministro Idem stava parlando, il discorso è stato interrotto e l’edificio evacuato.

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Secondo l’Ingv, dopo sei minuti si è verificato un secondo movimento tellurico con epicentro sempre in Lunigiana, a una profondità di 9.7 km, ha avuto una magnitudo 3.1. Alle 13.21 la terza scossa, la cui magnitudo è stata di 2.2 e una profondità di 8,7 km. Secondo le prime indicazioni giunte alla sala operativa della protezione civile della provincia di Massa Carrara, si segnalano crolli in Lunigiana, a Fivizzano e Casole. Sarebbero rimaste danneggiate alcune abitazioni con la caduta di tetti. Una persona sarebbe rimasta ferita in località Postella. “Nessun problema nei musei del Polo fiorentino”, secondo quanto si legge sulla pagina Facebook dell’ente. Dalle riprese effettuate dalle telecamere a circuito chiuso di un negozio di Lucca, si vede l’inizio del sisma durato quasi un minuto.

Josefa Idem verso le dimissioni?

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Enrico Letta si fida di Josefa Idem, che ha ammesso che sono emerse alcune irregolarità nei pagamenti di Ici e Imu, ed è lo stesso premier ad assicurare: “Faccio fiducia su quello che ha detto il ministro Idem ieri”. Con lui si schiera dalla parte dell’ex atleta anche il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando: “Non penso si debba dimettere – dichiara – saprà spiegare le ragioni del comportamento che le viene contestato”. Ma ci sono i magistrati di Ravenna determinati a far luce sulla vicenda: “La Procura è molto interessata al caso e attende le carte”. E infatti si seguono con attenzione gli sviluppi della vicenda per capire se si possa configurare anche un’ipotesi di reato. La pista da seguire potrebbe essere in particolare quella dell’abuso edilizio. “Se non arriva qualcosa a breve lo andremo a chiedere noi. La Procura si attiverà a brevissimo per verificare se si sono commessi reati”. Ma il grande interesse è sulla scena politica, con i partiti d’opposizione pronti ad accender la miccia. La Lega Nord ha già presentato una mozione di sfiducia sia alla Camera sia al Senato. Se “fosse successo in Germania – dichiara Roberto Maroni – la ministra sarebbe già stata licenziata: siamo in Italia, quindi serve una spintarella, una mozione di sfiducia. Mi sembra veramente incredibile che, come è successo, uno predica bene e razzola male. Poi si cade sulla buccia di banana”. Della stessa opinione anche Crosetto di Fratelli d’Italia e la collega Meloni. Gabriella Gianmarco, invece, se la prende con Enrico Letta: “Assurdo che il premier abbia deciso per un’intervista di revocare al sottosegretario la delega alle Pari Opportunità mentre sulla spiacevole vicenda del ministro Idem, il Presidente del Consiglio non abbia sentito il dovere di proferire nemmeno una parola di censura. Mi sembra una differenza di trattamento davvero inaccettabile. La comoda logica dei due pesi e delle due misure, a seconda dell’appartenenza politica, continua purtroppo a caratterizzare la sinistra”. Ma stando a Pasquale Laurito, come si legge nella sua nota politica, “il ministro Josefa Idem starebbe seriamente valutando di dimettersi in seguito alle polemiche per la sua palestra e l’Ici”. E aggiunge:  “Le fonti ufficiali affermano che non si arrivera’ all’uscita dal governo, ma il primo indizio concreto e’ arrivato oggi dalla mancata presenza del ministro in commissione Giustizia dove era attesa per una audizione”. In Germania, continua la Velina citando il leghista Buonanno, “paese di origine del ministro, per molto meno i ministri si dimettono, tanto piu’ da un governo che non riesce a trovare le risorse necessarie proprio ad abolire l’Imu sulla prima casa”.

I guai di Josefa Idem tra case e palestra abusiva

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Il ministro delle Pari Opportunità Josefa Idem Idem avrebbe dei conti in sospeso per quanto riguarda il pagamento dell’Ici, con una palestra censita come abitazione e lavori di ristrutturazione irregolari, lo riporta un’inchiesta del Fatto Quotidiano già anticipata da La Voce di Romagna. Il periodo incriminato andrebbe  dal 2008 al 2011, quando l’ex campionessa risultava residente in via Carraia Bezzi nella frazione di Santerno a Ravenna, mentre marito e figli erano residenti  in via Argine Destro Lamone, una strada poco distante. Il 4 febbraio di quest’anno, il ministro ha chiesto il cambio di residenza raggiungendo così la famiglia. Due abitazioni dunque, ma nessuna seconda casa. Stando ai documenti del Comune pubblicati dal Fatto Quotidiano, “con riferimento all’Ici risulta che i contribuenti hanno considerato abitazione principale sia il fabbricato di Carraia Bezzi che il fabbricato di Argine Destro Lamone, e conseguentemente non hanno corrisposto l’Ici per gli anni 2008 al 2011, fruendo dell’esenzione prevista per legge”. Arriva quindi il 5 giugno 2013, data in cui l’edificio di via Bezzi è diventato “altra bitazione” la Idem ha corrisposto le tasse arretrate con “un versamento a titolo di ravvedimento operoso”. Ma c’è anche una seconda irregolarità, che interessa la Jajo gym, la palestra della Idem: risulta coincidere con la residenza del ministro di via Bezzi. Il locale, aperto al pubblico, è un’associazione dilettantistica ma censito come abitazione. In questo spazio sarebbero stati effettuati lavori di ristrutturazione senza alcuna autorizzazione. Il capogruppo grillino Nicola Morra depositerà oggi un’interrogazione che potrebbe portare anche alle dimissioni di Josefa Idem, anche se Fabrizio Matteucci, del Pd, si è già schierato in difesa del ministro spiegando: “Gli accertamenti erano già stati autonomamente avviati dagli uffici competenti” ma “non vengono divulgati perché, come in tutti i casi simili, l’azione dell’Amministrazione e degli uffici competenti è ispirata ai principi dell’imparzialità e dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge”.

Laura Boldrini e Josefa Idem al gay pride di Palermo

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“Ho deciso di partecipare con Laura Boldrini al gay pride nazionale a Palermo il 14 giugno. E’ necessario un forte impegno nazionale ed europeo per garantire parità di trattamento e dignità dei gay e delle lesbiche”, con queste parole il ministro per le Pari opportunità, Josefa Idem, nell’audizione in commissione alla Camera ha dichiarato di voler prendere parte insieme alla presidente della Camera alla manifestazione siciliana.

A Palermo, come stimano gli organizzatori del gay pride, sono attese centomila persone che chiederanno un confronto parlamentare su pari diritti e contrasto all’omofobia e alla transfobia.
“Un corteo di carri colorati – spiegano associazioni come Arcigay, Arcilesbica e Famiglie Arcobaleno – attraverserà la città per vincere le battaglie sui diritti”. “
“In un momento di crisi bisogna rimettere al centro i diritti e investire nella cultura delle differenze – ha detto la presidente del comitato organizzatore del pride nazionale, Titti De Simone – non passa giorno senza discriminazioni e violenza sulle persone lgbt. Questa è una battaglia che si combatte per vincere, è il momento di dare segnali importanti”.

I funerali di Fabiana Luzzi: in migliaia per lei

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Dolore mischiata a rabbia oggi, a Corigliano Calabro, per i funerali di Fabiana Luzzi, la ragazzina quasi 16enne uccisa dal fidanzato 17enne, che si sono svolti al palazzetto dello sport della cittadina. Quando la bara bianca, coperta da rose bianche, è stata presa per essere portata nel palazzetto, gli amici, radunati nel piazzale antistante la struttura, hanno liberato in cielo decine di palloncini bianchi ed altri a forma di lettere legati tra loro a formare il nome della ragazza. Alla cerimonia ha preso parte anche il ministro per le pari opportunità Josefa Idem: “Con la mia presenza al funerale di Fabiana voglio innanzitutto essere vicina alla famiglia per testimoniare il dolore di tutti gli italiani e le italiane per questa perdita così tragica e assurda.” Aggiungendo poi: “Sento di dover chiedere perdono a lei e a tutte le donne, uccise per mano di chi abusa della parola ‘amore’. Lo Stato deve rendere più effettivo il suo impegno, essere ancora più vicino alle vittime”. Il ministro ha anche fatto notare che, mentre lei si trovava a Corigliano, la Camera dei Deputati ha approvato la ratifica della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne. Ma per Fabiana ormai è troppo tardi.

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Erano in migliaia presenti oggi: un ultimo saluto per la ragazza che se n’è andata troppo presto, in un modo tragico e orribile. Una morte che riempie di rabbia che in molti hanno urlato ai giornalisti presenti. La bara bianca, sormontata da un mazzo di rose dello stesso colore, ha fatto poi il suo ingresso nel palazzetto, dove si terrà la cerimonia celebrata con il rito dei Testimoni di Geova, alla quale la famiglia Luzzi appartiene ed alla quale la stampa non potrà intervenire, per rispetto a questo dolore che è di tutta la città. Lutto cittadino in onore di Fabiana dunque, con bandiere a mezzasta sugli edifici comunali, pubblici e scolastici, mentre tutte le attività resteranno chiuse fino alle 21.

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Razzismo a Padova… scritte contro il ministro Kyenge

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Cosa significa essere oggi italiani? Che prospettive si hanno nel futuro? Come vogliamo che sia l’Italia tra 20 anni? Forse quello che non vogliamo è seguitare a leggere scritte come quella apparsa nella notte a Padova sul muro del liceo scientifico Cornaro: «L’Italia non è meticcia, Kyenge rimpatriata subito».

Lo spray che diventa un arma con cui attaccare chi è diverso.

D’altra parte il processo d’integrazione non è facile, non lo è mai stato. Significa comunque perdere un po’ della propria identità per arricchirsi della cultura degli altri. Significa essere capaci di accogliere un universo nuovo, senza sradicare il proprio.

Integrazione dovrebbe essere sempre sinonimo di arricchimento, ma il più delle volte diventa condivisione di una povertà di ideali e di una lotta alla sopravvivenza tra poveri. Avere un ministro di colore potrebbe essere un passo in avanti, una visione diversa, il superamento dell’individualismo… ma purtroppo la linea che si vuole imporre è quella ancora una volta una scelta “calata dall’alto”. E’ deplorevole chi ha rivolto offese prive di significato contro Cécile Kyenge, ma è assurdo pensare oggi, in una crisi profonda come quella italiana, di poter dare la cittadinanza a chi nasce sul nostro territorio. Non perchè non sia giusto, anzi è inacettabile non farlo, ma non si può operare una scelta dall’alto che ricada principalmente sulle classi più disagiate. S’innesca immediatamente un odio verso gli stranieri che a quel punto avrebbero pieno diritto di chiedere al pari di un italiano scuole, lavoro, case, sanità pubblica. Sono costi che oggi non possiamo sostenere. Il problema è che prima di dare una cittadinanza bisogna creare un sentimento di patria in queste persone… insegnare che l’Italia non è la terra delle grandi opportunità,  è un Paese che non riesce a mantenere i propri cittadini, che essere italiani oggi significa per molti lottare contro il disagio economico e la difficoltà di occupazione.

Essere italiani significa avere o tendere ad avere una parità tra uomo e donna (cosa che molte loro culture rifiutano profondamente), essere italiani significa avere un passato fatto di fascismo e di liberazione… essere italiani è complicato e complesso… è stare al centro del mondo e sentirsi schiacciati dall’Asia e dall’America.

Allora c’è qualcuno tra gli stranieri che sinceramente, nel profondo vuole iniziare a lottare per migliorare il paese? Dare la cittadinanza non è solo avere più diritti, ma anche avere dei doveri morali ed etici verso un altro paese… una terra che difficilmente si sentirà come patria, ma molti la sentiranno come luogo da “sfruttare”, proprio perchè non si sentono radicati su un territorio se prima non insegniamo cosa comporta essere nostri cittadini.

Gli italiani stessi stanno perdendo il sentimento di Patria. Come possiamo aspirare a insegnare agli altri quello che noi stiamo disimparando? Forse è più logico ora iniziare ad avviare un processo d’integrazione che parti proprio dai valori che possiamo condividere insieme, un dialogo per capire cosa possiamo arricchire tra culture così diverse e cosa a cui ognuno deve rinunciare. Poi saremo pronti ad accogliere, senza scritte e senza pregiudizi, coloro che vorranno partecipare attivamente a creare una nuova Italia.

Solidarietà per Cécile

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L’Unar – l’Ufficio nazionale antidiscriminazione del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza del Consiglio – ha già avviato un’istruttoria sul caso Kyenge. E’ il neo ministro alle pari opportunità  Josefa Idem, che conferma «forte solidarietà alla collega Cécile Kyenge per i vili epiteti razzisti che le sono stati rivolti sulla rete in alcuni siti web. Ho già attivato l’Unar, che ha prontamente avviato un’istruttoria sulla fattispecie che costituisce un reato ai sensi della legge Mancino per l’istigazione all’odio razziale. E’ stato anche chiesto alla Polizia postale la rimozione dal Web delle espressioni razziste che nulla hanno a che vedere con la libera espressione del pensiero».

Si apre quindi la procedura contro gli autori di frasi razziste nei confronti di Cécile Kyenge, l’ennesima pagina di intolleranza in Italia, alimentata soprattutto da alcune forze politiche che incitano alla discriminazione con frasi che suonano vecchie, stantie e odorano di qualunquismo becero e sterile. La fragilità umana davanti al “diverso” è un male incurabile. Tutti i maggiori genii ne hanno sofferto, perchè professori idioti non erano in grado di comprenderli. Tutti i cervelli in fuga per il mondo ne sono una conferma, l’Italia è solo per i mediocri. Così Cécil Keynge, primo ministro italiano di colore, non può aspirare a essere compresa… spaventa per la sua determinazione, per il suo curriculum e per la sua storia politica e culturale. Ecco quindi che i mediocri attaccano sul colore della pelle per non ammettere i loro limiti, per non sentirsi inferiori, si fingono superiori per razza vista che per testa dimostrano solo la loro inadeguatezza più assoluta. Fa compassione il povero Borghezio, un leghista ipodotato mentalmente, condannato a pagare nel 1993 una multa per  violenza privata su un minore poiché aveva trattenuto per un braccio un venditore ambulante marocchino di 12 anni. Condannato anche in via definitiva dalla Cassazione nel 2005 per aver nel 2000 dato fuoco, durante una fiaccolata, ai pagliericci di alcuni immigrati che dormivano sotto il ponte Principessa Clotilde a Torino. Può essere quindi solo un sollievo che costui possa rivolgere frasi di senso compiuto che vanno da “Scimmia congolese“ a ”Zulù“ e da “Governante puzzolente” a ”Negra anti italiana” e si concludono con un bel “Faccetta nera“. Chi avrebbe mai sospettato che Borghezio avesse questo vocabolario così ricco di frasi da poter scagliare contro qualcuno? Addirittura arrivando a formulare anche “paroloni” del calibro “un ministro Bonga Bonga”, “una scelta del c***o” con “l’aria da casalinga, modesta e inadeguata”.

Invece di valutare se fosse stato il caso di appoggiare un’iniziativa come quella della cittadinanza per tutti gli stranieri nati sul nostro territorio provvedimento che in se sarebbe quanto di più giusto e adeguato ma che forse non è il momento di promuovere poiché ci sono fin troppi italiani che stanno soffrendo la crisi economica e non è il caso di aumentare il numero di disperati, la lega schiera i suoi personaggi clowneschi più ridicoli e imbarazzanti, che riescono solo a far aumentare il consenso nei confronti di una riforma per l’immigrazione che può costare veramente un prezzo non sostenibile per l’Italia in ginocchio. Un costo che parte dagli asili d’infanzia, che si riflette sulle scuole di ogni ordine e grado, che pesa sui servizi sociali già al collasso e che, a lungo termine, avrà ripercussioni sulle case di cura per anziani e sul sistema pensionistico.

 

Sacrificio? Per Josefa Idem c’è solo l’impegno

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«Sacrificio lo sport? Sacrificio è non avere il pane ogni giorno, non avere un tetto sopra il capo, lo sport è un grande impegno». Un grande impegno nello sport come nella vita politica, quella forza che ti incita se stai perdendo e che ti trascina se stai perdendo. La forza fisica, ma anche la tattica migliore e dovrà essere quest’ultima a guidare Josefa Idem al Ministero dello sport e delle pari opportunità. Non sempre l’istinto che serve in gara è il miglior consigliere quando si deve scendere mediare nelle situazioni. Sicuramente Josefa con i suoi successi conosce perfettamente le dinamiche per arrivare al risultato e speriamo anche che riesca a “pagaiare” fra le onde di regolamenti, di burocrazia e di organizzazione. Sicuramente saprà circondarsi di persone che in questo difficile compito potranno consigliarla al meglio e che le siano di supporto in quel labirinto di procedure che servono per realizzare gli obiettivi. Si è scelto di mettere una donna determinata, “un cervello in fuga dalla Germania” come spesso è stata definita, una medaglia d’oro… Le auguriamo che questo incarico sia un nuovo traguardo da vincere e che non sia invece un onda anomala che travolga la sua imbarcazione.

Il ricordo di Zoff per Mennea!

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Dino Zoff e’ stato tra i primi a rendere omaggio al feretro di Pietro Mennea, nella camera ardente allestita nel Salone d’onore del Coni. ”E’ un personaggio indimenticabile; ha rilevato l’ex portiere -, da questo punto di vista le immagini sportive parlano da sole. Ma e’ stato un uomo straordinario anche dopo il ritiro. L’immagine che ho nella memoria e’ quella di tutti, lui che batte i record. Pero’ preferisco conservare quella personale, legata al contatto umano”.

Sara ricorda Pietro “Se n’è andato un pezzo della mia vita”

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Sara Simeoni ricorda Pietro Mennea. “E’ un momento di tristezza incredibile, per me che ho vissuto anni bellissimi insieme a Pietro allenandoci fianco a fianco, sopportando gli allenamenti insieme. Ci facevamo coraggio. Erano anni in cui non avevi la possibilità di avere riferimenti o qualcuno che ti potesse dare consigli. L’atletica in quegli anni era un fai da te, ci siamo costruiti con il nostro carattere e il nostro modo di fare ed abbiamo fatto risultati importanti. Pietro  è stato grandissimo. Non so che dire, potevo attendermi di tutto, ma non questa notizia”.

Il ricordo di Mennea nelle parole di Josefa.

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‘Sgomento e profonda tristezza, è questo ciò che ho provato apprendendo la notizia della scomparsa di Pietro Mennea.’ Lo afferma in un messaggio di cordoglio Josefa Idem, senatrice del Partito democratico e olimpionica di canoa. ‘Mi stringo alla famiglia a cui rivolgo il mio pensiero rammentando che la grandezza dell’atleta, pari alle sue qualità umane, lasceranno indelebile in tutti noi il suo ricordo’, ha concluso Idem.

Elezioni olimpiche! La Vezzali “sale” in campo con Monti!

Dopo Josefa Idem schierata con Bersani, ora Valentina Vezzali si candida con Monti.

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