Diesel fa infuriare il mondo musulmano, esponendo una donna che indossa un burqa di jeans, tatuata e truccata. Accanto poi compare anche la scritta
“Non sono quello che sembro”.
La pubblicità della Diesel, ha fatto in brevissimo tempo il giro del mondo, diventando molto popolare sui social network, tra cui Facebook e Twitter, arrivando addirittura a suscitare l’indignazione dei musulmani.
La difesa di Nicola Formichetti, direttore artistico di Diesel è stata:
Volevo trovare persone che riflettono la diversità della comunità artistica di oggi e non solo il modello standard.
I musulmani si indignano per quella ragazza che veste un abito che loro considerano sacro con disinvoltura e per quel “vedo non vedo” ostentato che è chiaramente un ammiccamento sensuale. I tratti poi del viso truccato, anche se celati dal burqa appaiono quelli di una ragazza occidentale.
Altre volte le campagne pubblicitarie avevano operato una contaminatio con frasi che richiamavano tematiche religiose per sponsorizzare il suo marchio, basti pensare alla campagna del 1971 pensata da Emanuele Pirella e realizzata da Oliviero Toscani che inneggiava a “non avrai altro jeans all’infuori di me”.
Ma ciò che ha dato fastidio ai musulmani è stato il mix di religione, cultura occidentale e sensualità che possono essere facilmente riscontrabili in quella foto. Qualcosa che esula dalla loro cultura e che diventa simbolo dell’impero d’occidente che si appropria dei simboli propri della loro cultura per strumentalizzarli sotto un marchio che si fa pubblicità.