Grilli fritti che fanno da farcitura a un hamburger servito da ‘Antojeria la Popular’, il ristorante che sorge a Soho, a New York ed è Grass-Whopper mania. “È assurdo”, esclama il proprietario del ristorante. “Ci sono persone che vengono da tutta la città per provarlo”. Da quando è stato introdotto infatti, si è passati da circa 20 panini venduti al giorno fino ad oltre un centinaio. “Sono sorpreso, vengono esclusivamente per provare il Grass-Whopper, non abbiamo mai lavorato tanto come in questo periodo”.
Ma la scalata non si vuole fermare. “Per il 2014 siamo pronti ad introdurre insieme ai grilli anche altri insetti: ragni, formiche, millepiedi… gli insetti devono diventare il nostro piatto principale”.
“Una malattia molto seria, che mette a rischio l’intera Europa”. Il problema dell’epidemia di “xylella fastidiosa” era emerso già tempo, fa quando il contagio si temeva per tutta l’Italia, ora il fenomeno sta prendendo dimensioni più rilevanti e potrebbe riguardare l’intera Europa. Gli alberi di ulivo sono minacciati da questa malattia che ne causa il “disseccamento rapido”. Così in Puglia è stato chiamato un ricercatore americano, Rodrigo Almeida, professore di Berkeley, uno dei massimi conoscitori della malattia delle piante che potrebbe propagarsi anche ad altre specie e varcare i confini, per cercare insieme una soluzione e salvare le piante centenarie.
“E’ rimasto molto sorpreso della gravità della situazione, senza precedenti. Non ha mai visto nulla di simile. È sorpreso per la rapidità con cui la malattia si espande e per i sintomi che provoca. Sintomi che vanno al di là delle sue stesse conoscenze”. Lo hanno raccontato gli esperti che lo hanno accompagnato ‘sul campo’. Lo studioso Usa ha dichiarato “stanno facendo di tutto per cercare di affrontarla e hanno con i loro lavoro di monitoraggio permesso di scoprire l’epidemia”. La situazione è seria.
Sul fronte dei controlli è stato disposto il blocco della movimentazione delle piante e dei materiali dei vivai in tutta la provincia di Lecce, ad esclusione di quelli viticoli. Si tornerà ad analizzare tutto quello che è stato commercializzato negli ultimi sei mesi per capire se eventuale materiale infetto ha varcato i confini regionali. Sorte segnata per gli ulivi in completo disseccamento: saranno estirpati e bruciati in loco. A rischio però è anche la produzione di olio: “Le piante che sono state colpite sono condannate anche se – ha spiegato il fitopatologo e professore emerito dell’Università di Bari, Giovanni Martelli – alcune hanno ancora prodotto quest’anno, il prossimo non produrranno. E se l’epidemia si diffonde altre piante si ammaleranno e quindi la produzione dell’olio calerà”.
“Abbiamo a che fare con una malattia molto seria – ha detto il professor Almeida – causata dalla compartecipazione di patogeni come la Xylella fastidiosa, funghi (di specie Phaeoacremonium) ed insetti (rodilegno). Oggi – secondo l’esperto entomologo americano – la ricerca può dare solo le prime indicazioni sulla gestione della malattia. L’impressione è che non ci sia molto da fare per le piante già colpite e che non ci sia differenza nell’attacco tra oliveti abbandonati o condotti bene. Il completamento della caratterizzazione genetica dirà molto e su queste basi potremo formulare ipotesi e validarle”.
Quel che è certo è che ci si trova davanti a una malattia nuova con un ceppo patogeno senza precedenti in Europa che sta facendo danni ingenti nelle campagne salentine: dei circa 6mila gli alberi d’olivo a rischio sradicamento, molti sono ulivi secolari, disseminati su oltre 8mila ettari di superficie agricola provinciale.
L’Ogm è vietato in Italia ma domani 12 ottobre 2013 il mais ogm, cioè geneticamente modificato, verrà raccolto a Vivaro, in provincia di Pordenone dove è stato coltivato da Silvano Dalla Libera, vicepresidente di Futuragra. La tipologia di grano coltivato è il Mon 810.
Greenpeace nel 2012 lanciava l’allarme sulla pericolosità del prodotto:
Si tratta di un evento (trait) transgenico che innesta nel genoma del mais la capacità di produrre una tossina in grado di uccidere alcuni parassiti della pianta. La tossina è una delle numerose varianti tra quelle prodotte da un batterio, il Bacillus turingensis (Bt: per questo si parla di “mais Bt”). In particolare, questa variante (Cry 1Ab) dovrebbe selettivamente uccidere un parassita del mais, Ostrinia nubilalis.
È importante notare che le spore del Bt sono uno strumento utilizzato in agricoltura biologica per combattere gli insetti infestanti. Le “modalità” dell’utilizzo sono tuttavia molto diverse. In primo luogo, le spore del Bt sono utilizzate quando l’infestazione è in corso. In secondo luogo, le spore contengono una pro-tossina, che si attiva in una tossina efficace solo quando la pro-tossina è ingerita da un insetto “target”. Senza questa attivazione, estremamente specifica, la pro-tossina è inefficace.
L’effetto di una coltura di mais Bt è quindi quello di inondare l’ambiente con una tossina attiva che rischia di colpire insetti innocui comprese specie “utili” (ad esempio predatori che controllano le popolazioni di insetti infestanti) e specie a rischio. Inoltre, poiché la tossina è rilasciata nell’ambiente circostante, attorno al campo OGM si crea un “alone” con dosi decrescenti di tossina attiva: le condizioni ideali per far sviluppare una resistenza alla tossina negli insetti “target”. Con la conseguenza di rendere inutilizzabile per gli agricoltori un importante strumento di controllo delle infestazioni cha ha il vantaggio di impatti ambientali praticamente nulli.
Quali sono i rischi?
Sempre secondo Greenpeace:
Diffusione della tossina Bt: i frammenti di mais OGM si disperdono dopo la raccolta e sono stati rinvenuti nell’86 per cento dei 227 siti della rete idrografica monitorata. La tossina Cry1Ab è stata trovata nel 13 per cento dei corsi d’acqua e nel 23 per cento delle colonne d’acqua analizzate (Tank et al., 2010).
Persistenza della tossina Bt: è stata dimostrata l’alta stabilità della tossina Cry1Ab che potrebbe spiegare la persistenza della sua tossicità (Sander et al., 2010). La persistenza della tossicità in acqua (nei frammenti di foglie di mais, sei mesi dopo il raccolto) è stata dimostrata dal citato studio di Tank et al. (2010).
Comparsa della resistenza negli organismi bersaglio: è stata dimostrata la comparsa di resistenza alla Cry1Ab in Busseola fusca (Kruger et al. 2009 e 2011) e Spadoptera frugiperda (Storer et al., 2010). La resistenza può insorgere (B. fusca) nonostante siano state attuate apposite strategie di prevenzione come quella di lasciare aree di mais non OGM (rifugi) tra i campi transgenici.
Incremento di altri parassiti (non bersaglio): il MON810 favorisce la sopravvivenza di Striacosta albicosta (una farfalla Noctuidae) “nuovo” parassita del mais (Dorhout e Rice, 2010). La cicalina (Dalbulus maidis, un emittero), un altro parassita del mais, si sviluppa maggiormente nei campi di mais Bt che in quelli non Bt (Virla et al., 2010). Inoltre, sul cotone Bt, in Cina, è stata registrata una “epidemia” di miridi (Lu et al. 2010).
Impatto su specie predatrici di parassiti del mais (non bersaglio): eliminando completamente le popolazioni di Ostrinia nubilalis, il mais Bt elimina anche gli insetti che la predano come le vespe appartenenti ai Braconidae e Ichneumonidae (Marvier et al., 2007; Wolfenbarger et al., 2008; Naranjo, 2009).
Impatto su altre specie (non bersaglio): in laboratorio, sono stati dimostrati “effetti avversi” sul crostaceo acquatico Daphnia magna, un organismo “modello” per gli studi ecotossicologici, nutrito con frammenti di mais Bt (Bohn et al., 2010). Sempre in laboratorio, sono stati verificati effetti negativi del MON810 sulla lumaca Cantareus aspersus (Kramarz et al., 2009). Ancor più preoccupanti i rischi (sottolineati anche dalla valutazione dell’EFSA sul mais Bt11 che cita Lang e Otto, 2010 e Perry et al. 2010, 2011) su specie di farfalle non bersaglio, i cui bruchi possono ingerire polline di mais Bt (contenente la tossina Cry1Ab). Secondo EFSA, la mortalità “locale” (presso il campo OGM) potrebbe arrivare al 100% nelle condizioni più sfavorevoli. Queste preoccupazioni sono state confermate da uno studio più recente1 (non citato nel dossier inviato alla Commissione Europea) che conferma la complessità dei sistemi viventi e quindi delle relative valutazioni di rischio. In breve, gli autori concludono che i bruchi della Vanessa Io (Inachis io) sono esposti al rischio dell’ingestione di polline Bt (sulla superficie delle foglie di ortica di cui si nutrono…) a causa del particolare ciclo vitale (un ciclo “doppio”, con due generazioni per anno) di questa specie vulnerabile nell’Europa centrale e meridionale. Nel nord Europa, dove la specie compie un solo ciclo annuo, i rischi sono molto inferiori perché la dispersione del polline del mais è asincrona rispetto alla presenza dei bruchi. Nell’Europa centrale e meridionale invece la seconda generazione dei bruchi è presente sulle foglie d’ortica quando queste sono “ricoperte” dal polline del mais e sono quindi a rischio! Ovviamente, questo studio si focalizza su una singola specie (importante, perché vulnerabile), ma gli autori sottolineano che, ad esempio, in Austria il 70 per cento delle specie di farfalle è presente nelle aree agricole.
In Italia, la coltivazione di Mon 810 è stata dichiarata illegale il 12 luglio 2013, in seguito ad un decreto firmato dai ministri delle Politiche agricole (Nunzia De Girolamo), dell’Ambiente (Andrea Orlando) e della Salute (Beatrice Lorenzin).
Tra coloro che avrebbero voluto distruggere il raccolto c’è proprio Andrea Orlando ministro dell’ambiente, che ha scritto alla governatrice del Friuli, Debora Serracchiani, che ritiene la legge inapplicabile.
Lo scambio di lettere lo spiega Il Corriere della Sera:
“Per Dalla Libera è già stata una sfida piantarle, quelle spighe, dopo che il ministero dell’Agricoltura gli aveva detto «non se ne parla» e dopo aver ottenuto il consenso, invece, dal Consiglio di Stato. Una sfida, dicevamo, piantare quei semi il 13 di aprile. Figuriamoci adesso organizzare la festa della prima trebbiatura di mais ogm italiano… È prevista per domani «e sarà in qualche modo un evento storico» dice fiero di sé l’ideatore di Futuragra”.
E così Orlando ha scritto alla Serracchiani:
“«Cara Debora, com’è noto il 10 di agosto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto che vieta la coltivazione del mais geneticamente modificato Mon810…Chiedo di conoscere con quali modalità la Regione intenda procedere, stante l’eventualità di dover anche dar seguito a sanzioni e bonifica, al ripristino ambientale e al risarcimento, se vi è stato un danno ambientale»”.
Ma la risposta ottenuta dalla governatrice del Friuli non è stata quella che il ministro si aspettava:
«Non posso irrogare sanzioni e dal punto di vista penale non è legittimo nessun provvedimento regionale per distruggere le colture ogm in atto. Bisogna colmare le lacune normative e va detto che l’accertamento del danno ambientale compete allo Stato». Poi l’annuncio di ieri sera: «Scriverò una lettera al commissario Ue alla Salute Tonio Borg chiedendogli di esprimersi perché serve dalla Commissione europea una nuova e più chiara pronuncia, anche alla luce delle interpretazioni in conflitto. Intanto, va da sé che il Governo dovrebbe dotarsi di una normativa sanzionatoria».
E così Orlando ha replicato:
«Dice cose un po’ sopra le righe, come se il decreto fosse praticamente irrilevante dal punto di vista giuridico. E per farlo cita un’interpretazione del ministero dell’Agricoltura. E allora io rispondo mandando una lettera al collega dell’Agricoltura nella quale spiego che già oggi ci sono tutti gli strumenti perché le Regioni possano intervenire. E poi promuoverò un incontro fra tutte le Regioni, noi e i ministeri dell’Agricoltura e della Sanità per fare una verifica sullo stato di avanzamento della normativa in tema di coesistenza».
Insomma la trebbiatura si farà e Dalla Libera è pronto a “ringraziare” il ministro Orlando con un mazzo di spighe:
“Lui, il signor Silvano, difende (va da sé) la posizione della governatrice: «È un avvocato, sa quel che dice». Pubblica sul Web un filmato per mostrare spighe «di mais antico con i suoi difetti» e altre «che vogliamo coltivare e che sono perfette» (quelle ogm). Promette che dopo la raccolta («sennò magari qualcuno distrugge tutto») svelerà in quali altri terreni d’Italia i suoi associati coltivano Mon810 («e non sono pochi»). Organizza la festa di domani e prepara un pacco pieno di spighe da spedire ai ministri”.
Dove è legale la coltivazione di questo mais in Europa?
L’uso è stato approvato dall’Unione Europea nel 1998 e si coltiva in 6 paesi: Austria, Ungheria, Grecia, Francia, Lussemburgo e Germania.
Potrebbe essere una di quelle scene da film splatter, invece purtroppo è la tragica realtà di un ospedale pediatrico. Le corsie dell’ospedale di Posillipo, a Napoli, sono state invase da migliaia di insetti di colore verde, dall’aspetto molto simile a quello delle coccinelle, con il corpo liscio e le antenne corte. Gli insetti soprattutto si sono addensati sulle zanzariere, ma anche in terra e sul mobilio dell’ospedale. Il terrore è stato immediato così che medici e infermieri hanno immediatamente allertato la Asl e i dirigenti sanitari dell’ospedale pediatrico hanno ordinato la disinfestazione. Ci sono state anche testimonianze di chi vive in quella zona. Un’artista napoletana, Mirna Doris, ha infatti dichiarato “Sono sei giorni che non riesco a uscire in giardino, si tratta di insetti micidiali, si attaccano addosso ed è molto difficile mandarli via. Non spariscono neanche di notte, entrano in casa, si fermano sulle pareti, li trovi nei mobili e nei cassetti. Non so più che cosa fare”.
Google ricorda Anna Maria Sibylla Merian, naturalista e pittrice tedesca che grazie alla sua passione per le scienze naturali è stata una delle figure chiave nella scoperta delle meraviglie naturalistiche al di fuori dell’Europa.
Tra il 1600 e il 1700, la giovane Maria Sibylla Merian sin dall’infanzia, grazie agli insegnamenti del patrigno Jakob Marell, pittore di fiori di professione, conosce il disegno e la pittura già dall’età di tre anni.
Bruchi, bozzoli e farfalle, protagonisti assoluti del Doodle di oggi, sono al centro dell’opera dell’artista, vero e proprio punto di riferimento per i naturalisti dell’epoca e per quelli a venire. Illustrazioni raccolte in volumi come il Nuovo libro di fiori e La meravigliosa metamorfosi dei bruchi e il loro singolare nutrirsi di fiori e accompagnate da osservazioni sul ciclo vitale e gli stadi di sviluppo delle centinaia di specie studiate da Maria Sibylla Merian, che introdurrà all’argomento anche una delle sue figlie.
Non solo colori e profumi: per attirare gli insetti che provvedono all’impollinazione i fiori emettono anche qualcosa di simile a messaggi pubblicitari, utilizzando segnali elettrici. A scoprire questo sconosciuto e sofisticato metodo di comunicazione è stato un gruppo di ricerca dell’università britannica di Bristol, il cui lavoro è pubblicato sulla rivista Science.
I colori vivaci, la forma e le fragranze sono le armi più note utilizzate dai fiori per ‘sedurre’ gli insetti impollinatori. A queste ora si aggiungono i segnali elettrici, finora sconosciuti, con i quali i fiori comunicano informazioni: un equivalente delle insegne al neon dei negozi.
Nonostante fosse noto da tempo che le piante producono un debole campo elettrico, nessun esperimento ne aveva mai dimostrato la funzione. Misurando le variazioni del potenziale elettrico delle petunie, i ricercatori hanno osservato delle modifiche del campo all’avvicinamento di api e bombi, a loro volta carichi elettricamente a causa dello sbattere d’ali nell’aria.
Dopo la ‘visita’ di un insetto, la carica elettrica del fiore rimane in questo nuovo stato modificato per alcuni minuti: probabilmente è un modo per avvisare gli altri insetti di non avvicinarsi in quanto già visitato. Questi segnali potrebbero quindi essere interpretati come una sorta di insegna al neon che, quando si spegne, indica che il ‘locale’ è temporaneamente chiuso.
Resta da comprendere, come spiegano gli stessi ricercatori, quali organi di senso permettano a api e bombi di riconoscere questi segnali elettrici finora sconosciuti. “Questo ‘nuovo’ canale di comunicazione – ha spiegato il coordinatore dello studio, Daniel Robert – rivela come i fiori siano in grado di informare onestamente i loro impollinatori sulla quantità delle loro preziose riserve di nettare e polline. L’ultima cosa che vuole un fiore è attrarre un ape e poi non riuscire a fornirle il nettare: una lezione di pubblicità corretta. In caso contrario, infatti, le api perderebbero presto interesse verso i fiori ingrati”.
*A day in the life of the Vixen, a blog about EVERYTHING & ANYTHING: Life advice, Sex, Motivation, Poetry, Inspiration, Love, Rants, Humour, Issues, Relationships & Communication*