Assessori indagati a Roma: prima sì, poi no al taglio degli stipendi

roma-capitale-fondicomune-tuttacronacaIl Pd è diviso e questo si risente anche nella maggioranza che sostiene la giunta Marino nella Capitale. L’esito di questa guerra interna è che, nei bilanci del Comune, i fondi scompaiono e riappaiono. Ancora, questi “movimenti” si ripercuotono sulle decisioni circa il taglio degli stipendi, almeno per quel che riguarda la parte variabile, al Comune di Roma. Agli atti è stato documentato, da inizio febbraio, prima che i fondi erano finiti e la parte variabile del salario tagliata, poi la marcia indietro, quindi ancora dimezzamento delle ore di straordinario con precipitosa revoca successiva. Ora il ministero dell’Economia ha inviato gli ispettori contabili per verificare il rispetto delle disposizioni in materia salariale. Quello su cui s’indaga è la parte variabile: il Comune aveva tempo fino alla fine del 2012 per recepire le istruzioni e adeguarsi alla normativa ministeriale. Non lo ha fatto e soprattutto non può giustificare come la quota più consistente del monte stipendi (70 milioni di euro) si riferisce al salario accessorio, legata al cosiddetto disagio, non in linea con quanto previsto dalle norme del ministero. Dal Comune hanno risposto che attendono dal Governo una deroga. Scrive Michela Giacchetta sul Messaggero:

Dal Campidoglio assicurano che gli stipendi non verranno toccati, ma allo stesso tempo chiedono al governo norme specifiche per il personale capitolino, considerato che per far funzionare una macchina amministrativa così complessa non possono valere le stesse regole in vigore in altri comuni più piccoli. L’obiettivo ora è di ottenere nuove norme.

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Alemanno e Polverini indagati!

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Sarebbero indagati l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno e l’ex presidente di Regione Lazio Renata Polverini per finanziamento illecito in campagna elettorale.  L’accusa, secondo quanto si è appreso, fa riferimento ad una provvista di danaro di circa 30 mila euro, realizzata con false fatture di Accenture e destinata ad un falso sondaggio sulla qualità dei servizi scolastici, in prossimità delle elezioni regionali del Lazio vinte dalla Polverini. L’inchiesta prese le mosse da una denuncia della stessa società di consulenza.

Indagati 3 professori del Cavour di Roma per la morte del ragazzo dai pantaloni rosa

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Secondo quando riporta il Corriera della Sera: «Il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani e il pubblico ministero Pantaleo Polifemo hanno deciso di incriminare i quattro per la scoperta della scritta ‘Andrea f….’ sul banco del ragazzo e per la rimozione degli infissi della porta della classe dopo il gesto estremo del giovane. La colpa di professori e preside sarebbe stata la sottovalutazione dell’impatto delle offese sullo studente.  Ad arricchire il quadro probatorio, le testimonianze di amici e compagni di classe di Andrea: molti hanno riferito come il quindicenne sia stato vittima di persecuzioni dei coetanei avvenute nella completa noncuranza degli insegnanti. Non ci sono solo i docenti nel mirino della magistratura. Per il tragico gesto di Andrea la Procura dei minori ha messo sotto inchiesta gli autori delle offese: si tratta di sei minorenni, le loro posizioni sono al vaglio del pm che potrebbe accusarli di stalking, morte come conseguenza di un altro delitto o istigazione al suicidio.  A provare le loro responsabilità sono, innanzitutto, le offese in chat e le umiliazioni sulla bacheca di Facebook. Ma anche la creazione del profilo intitolato il ‘ragazzo dai pantaloni rosa’ nato senza il consenso del giovane è un indizio del clima pesante creatosi intorno a lui. Andrea – per l’accusa – sarebbe stato vessato per i suoi comportamenti eccentrici, confusi da alcuni con un’inclinazione omosessuale (assolutamente legittima) del ragazzo, comunque smentita da Teresa, la madre. E un impulso determinante alle indagini è stato impresso proprio da Eugenio Pini, il legale della famiglia di Andrea: è stato lui a depositare al Palazzo di giustizia un corposo dossier con una perizia sul computer del giovane». Inoltre nell’articolo del Corriere della Sera si legge anche:

«Avevano il dovere di censurare le offese indirizzate dai compagni di classe ad Andrea, lo studente del liceo Cavour che si è tolto la vita la sera del 20 novembre del 2012. E invece tre docenti dell’istituto frequentato dal giovane – noto come ‘il ragazzo dai pantaloni rosa’ – sono rimasti indifferenti ai comportamenti offensivi degli studenti: un atteggiamento indulgente che ne ha comportato l’iscrizione nel registro degli indagati per l’accusa di ‘omessa vigilanza’. Anche la preside del liceo è sotto inchiesta per lo stesso reato: secondo la Procura, la dirigente è sempre stata a conoscenza delle vessazioni ma non ha ordinato ai prof di porre un freno al dileggiamento di Andrea».

Michelle Conceiçao: “Berlusconi è ricattabile e Francesca Pascale lo sa”

michelle_conceicao_tuttacronacaE’ il Fatto Quotidiano a intervistare una delle protagoniste della serate di Arcore del Bunga Bunga, Michelle Conceiçao che, dopo l’arrivo dell’avviso di garanzia a Berlusconi per il processo Ruby ter ha detto: “Silvio Berlusconi è ricattabile e Francesca Pascale lo sa”. La Conceiçao ha inoltre sottolineato che alcune persone saranno sempre pronte a ricattarlo e che lei non ha mai ricevuto i 2500 euro mensili destinati da Berlusconi alle Olgettine:

 

“Sarà sempre sotto ricatto, ora più di prima: per quanto la sua fidanzata possa tenerlo lontano dai guai, Francesca è una tosta e molto brava, so che ancora alcune ragazze tentano di estorcere soldi al presidente, qualcuno proprio attraverso lei”. Michelle Conceicao è tornata a vivere in Brasile ormai da più di sei mesi. Quando Ruby era ancora soltanto Karima El Mahroug e cominciò a frequentare Arcore venne affidata a Michelle e sempre a lei la marocchina fu consegnata da Nicole Minetti la notte del 27 maggio 2010 dopo il fermo in Questura. Michelle, sentita più volte dai pm milanesi, è tra i 45 indagati nel Ruby tre”.

 

Al Fatto che le ha chiesto se avesse mai mentito per Berlusconi, la ragazza ha risposto:

 

“Io non ho mai ricevuto il mensile di 2.500 euro, chi ha ricevuto quei soldi l’ha detto chiaramente e anche il presidente ha spiegato perché versava quei soldi, fra l’altro briciole rispetto a quello che ha”.

“Testimoni corrotti al processo Ruby”: Berlusconi e i suoi legali indagati

berlusconi-rubyter-tuttacronacaSono stati iscritti nel registro degli indagati, nel’ambito dell’inchiesta Ruby ter, Berlusconi e i suoi difensori, i legali Ghedini e Longo. L’ipotesi è di corruzione in atti giudiziari, in particolare dei testimoni. Quarantacinque in tutto i nomi iscritti nel registro degli indagati: fra loro molti fra i testimoni del processo Ruby accusati di aver detto il falso. Nel comunicato stampa letto dal procuratore della repubblica di Milano, Edmondo Bruti Liberati, a proposito dell’inchiesta, si legge: “Si è proceduto alla dovuta iscrizione nel registro notizie di reato”. E ancora: “Il procedimento è assegnato al procuratore aggiunto Pietro Forno e al pubblico ministero Luca Gaglio” anche perché “Ilda Boccassini ha comunicato che lei ha altri impegni più pressanti”. La decisione, comunque, era attesa. Per questo, da alcune settimane, su consiglio dei suoi avvocati, Berlusconi aveva smesso di corrispondere la paga alle oltre trenta ‘olgettine’. Scrive Repubblica: 
Il procuratore ha spiegato che quando il tribunale dispone con sentenza ulteriori indagini, la prassi della Procura è quella di affidarle ai magistrati che hanno già seguito la prima parte dell’inchiesta. In questo caso si tratta degli aggiunti Boccassini e Forno e del pubblico ministero Antonio Sangermano, che però nel frattempo si è trasferito in un’altra Procura. Di qui, e dal rifiuto di Boccassini, la scelta di affidare l’inchiesta a Forno e a un altro pm del suo dipartimento. “Ora saranno fatte le indagini necessarie e non credo che ci sia una ragione per procedere con il rito immediato”, ha puntualizzato poi il procuratore Bruti Liberati.
I titoli di reato per ora non sono stati esplicitati: “Saranno comunicati ai difensori delle persone che ne faranno richiesta” ha precisa ancora il procuratore. Nel comunicato della procura, comunque si evidenzia che sono stati iscritti nel registro degli indagati “i soggetti” indicati nelle sentenze del tribunale di Milano dei processi ‘Ruby 1’ e ‘Ruby 2’ per “i reati rispettivamente segnalati” dai giudici.
Con la sentenza del 24 giugno scorso (il Cavaliere è stato condannato a sette anni di carcere per concussione e prostituzione minorile), i giudici della quarta sezione penale hanno disposto la trasmissione degli atti alla Procura per indagare sulle presunte false testimonianze. Nelle motivazioni igiudici hanno chiarito che la gran parte di questi testimoni avrebbero detto il falso in aula con “deposizioni compiacenti” anche per “vantaggi economici e di carriera” che gli avrebbe garantito l’ex premier. Lo stesso collegio nelle motivazioni ha denunciato la gravissima attività di “inquinamento probatorio” portata avanti dal leader di Forza Italia a indagini e processo in corso, con Ruby e molte delle ragazze “pagate” per mentire.

I nostri 7 giorni… andando di corsa!

7giorni-tuttacronacaDi corsa, in cerca di notizie diverse, interessanti, che diano un po’ di sollievo e magari strappino un sorriso. E sembra sempre più difficile perchè le “cose sbagliate” continuino ad accumularsi. Come ha detto Marco Travaglio: “L’intero cestino è marcio“. E non è chiaro se nel suo editoriale si riferisse solo a L’Aquila con il suo scandalo tangenti e il sindaco che si è dimesso o all’intero panorama politico. Del resto sempre più confuso. Abbiamo provato anche a catapultarci fuori dall’Italia, a provare a guardare il nostro Paese con uno sguardo diverso, da straniero, ed è difficile da capire quello che accade. Se non incomprensibile. Un segretario, Renzi, che sembra giocare al gatto e al topo con il premier, Letta, che è del suo stesso partito. Un ex senatore, ora decaduto, Berlusconi, che con una condanna da scontare mira ad essere eletto in Europa e ottenere quell’immunità. Un tribunale che, dopo anni, stabilisce che le elezioni per la Regione Piemonte vanno rifatte. Nulla di cui stupirsi del resto, per noi italiani, se la giustizia decide che la nostra legge elettorale è incostituzionale e quindi siamo governati in modo illegittimo ma il Capo dello Stato, che dagli “illegittimi” è stato eletto, dichiara il contrario. La certezza, ormai, è che non ci sono certezze, men che meno per il futuro. E non nel senso che vi dava Lorenzo il Magnifico. E’ proprio che non si vede futuro nè via d’uscita e questo perchè non si vede impegno al riguardo. Viene voglia di scappare? Correre lontano? Entrare nella schiera dei cervelli in fuga? Sì, certo. Via. Di corsa. Ma è un strada in discesa o… ?

7giorniE’ vero, non si vede futuro in Italia anche perchè mancano i punti di riferimento. Uno su tutti: la pensione diventa sempre più un’utopia. Se ne parla, si fanno supposizioni, ma alla fine sembra ormai l’oggetto del desiderio di tanti che non hanno altro a cui aggrapparsi. Anche a favore dei giovani che tentano invano di entrare nel mondo del lavoro. (Altra grande utopia del Belpaese) Mentre la disoccupazione cresce inesorabilmente (ma lo spread cala e Letta esulta, nonostante siano diverse le risposte che ci si aspetta da lui) si guarda all’estero quindi. Eppure… poi ci si spaventa per quell’ondata di gelo che stringe in una morsa mortale l’America ma ci si domanda pure come potremmo mai essere accolti noi italiani una volta varcati i confini nazionali. Perchè anche questa settimana è spuntato un altro, l’ennesimo, ristorante europeo che abbina l’italianità alla mafia. Si trova a Praga e si chiama Al Capone. Se questo è il biglietto da visita di una delle nostre eccellenze, la cucina, come potremmo venire apostrofati noi? Perdere la speranza e lasciare crollare il nostro umore così com’è crollata la palazzina a Matera? No! In fin dei conti ci sono anche segnali positivi che ci arrivano. Come il fatto che ora le voci a favore dei marò arrivano proprio dall’Unione Europea, che propone di fare quel passo che l’Italia non ha mai osato proporre. Per questo corriamo e andiamo avanti: perchè sappiamo che c’è sempre qualcosa che riesce a stupirci e a stamparci in volto un’espressione simile a quella di una bimba che vede per la prima volta il fratello gemello del papà. “Oibò!”, viene da esclamare. un po’ come quando la polizia conferma l’avvistamento di un ufo o un pilota di linea racconta il suo “incontro – quasi scontro – ravvicinato”. Continuiamo a muoverci perchè vogliamo continuare a stupirci, nella speranza di scoprire ricette nuove invece che riscaldare la solita, noiosa, minestra. In fin dei conti… a qualcosa bisogna pur credere e quindi tanto vale farlo nell’impossibile… tipo camminare sull’acqua!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

Lo scandalo delle tangenti a L’Aquila. Travaglio: “L’intero cestino è marcio”

travaglio-tuttacronacaE’ sdegnato per lo scandalo delle tangenti dell’Aquila Marco Travaglio che, in un editoriale, sostiene che “L’intero cestino è marcio”, pure senza chiarire se dentro tale cestino ci siano solo i casi abruzzesi o piuttosto non si trovi l’intero sistema politico amministrativo che succhia il sangue dell’Italia.

“L’assessore aquilano di centrosinistra Ermanno Lisi che, di fronte alla sua città in macerie, definisce il terremoto che l’ha distrutta una “botta di culo” per “le possibilità miliardarie” di “tutte ‘ste opere che ci stanno” e che “farsele scappa’ mo’ è da fessi, è l’ultima battuta della vita… o te fai li soldi mo’… o hai finito”, non è un fungo velenoso spuntato dal nulla. È la punta più avanzata di un sistema che chiamare corruzione è un pietoso eufemismo. […]

Non stiamo parlando di reati (per quelli c’è la giustizia, che con l’arrivo del procuratore Fausto Cardella è in buone mani anche all’Aquila). Ma di un’antropologia mostruosa che nessuno può dire di non aver notato.

Che pena il sindaco Massimo Cialente, quello che garantiva vigilanza costante sugli appalti e sfilava con la fascia tricolore alla testa dei terremotati puntando il dito contro i governi che lesinavano aiuti, e non riusciva neppure a liberarsi di politici, professionisti e faccendieri come il capo dell’ufficio Viabilità del suo Comune che affidava lavori alla ditta del suocero.

L’editoriale di Travaglio è un pezzo di retorica anti capitalista e parla di qualcuno

“che, ai livelli più alti come in quelli più bassi, pensa di poter fare soldi con i soldi e intanto annienta sentimenti, amicizie, affetti, famiglie, cultura, vite umane. Vite che, quando si spengono, vengono misurate anch’esse in denaro, col registratore di cassa, dunque non valgono più nulla”.

L’amara conclusione è condivisibile. Che poi il cambiamento possa venire dai descamisados di Beppe Grillo è un po’ più discutibile. Siamo al

“fallimento di un Paese ormai inutile, addirittura dannoso. Quello che si illudeva di chiudere il berlusconismo come fosse una parentesi e non lo specchio, […] una certa Italia che Berlusconi ha soltanto sdoganato e resa orgogliosa della sua mostruosità, ma che gli preesisteva e gli sopravviverà: nelle classi dirigenti di destra di centro di sinistra, ma anche in vaste aree della “società civile”.

“Ogni squalo che fa soldi sulla pelle della gente, ogni pirata che ruba sugli appalti, ogni vampiro che succhia il sangue ai morti del terremoto si regge sul silenzio complice di decine, centinaia di persone. Che, fatta la somma, sono milioni. Troppe per sperare in un cambiamento imminente. Ma non troppe per rinunciare a prepararlo subito”.

Le intercettezioni scandalo! Il terremoto dell’Aquila è stato un “colpo di c**o”

terremoto-l'aquila-tuttacronacaE’ Il Fatto Quotidiano a pubblicare le intercettazioni  sandalo, risalenti al 2010, tra Ermanno Lisi (Udeur) e un architetto, Pio Ciccone. Per l’ex assessore la calamità è stata un “colpo di c**o”, occasione ghiotta per guadagnare sulla pelle dei morti. Si continua quindi a parlare di quanto accaduto in quella tragica occasione e, soprattutto, in occasione della ricostruizione,con tanto di tangenti ed arresti di politici e funzionari.

Appalti-LAquila-terremoto-inchiesta-tuttacronacaOra il Fatto quotidiano ha pubblicato nuove intercettazioni vergogna, quelle che testimoniano la conversazione tra lo stesso Lisi e un architetto, Pio Ciccone (entrambi archiviati, ndr).  “Tu ancora non te ne stai a rende conto ma L’Aquila si è aperta…le possibilità saranno miliardarie. Da fessi farsi scappare ‘ste opere”. 309 morti, circa 1600 feriti e 70 mila sfollata: e c’era chi pensava ad approfittarne per arricchirsi. Le intercettazioni, che risalgono al 30 novembre 2010, a circa 18 mesi di distanza dal terremoto, mostrano come l’unico interesse fosse appunto quello di accaparrarsi gli appalti della ricostruzione. Si legge sul Fatto:

“Tu ancora non te ne stai a rende conto ma L’Aquila si è aperta… le possibilità saranno miliardarie. Io sto a cercà di prendere ste 160 case, se non lo pigli mo’ non lo pigli più, questo è l’ultimo passaggio di vita, dopo sta botta, hai finito, o le pigli mo’…”. “O gli pigli mo’ o non gli pigli più…”, risponde Ciccone. “Esatto”, continua Lisi, “abbiamo avuto il c**o di…”. “Del terremoto!”, interviene Ciccone. E Lisi conferma: “Il c**o che, in questo frangente, con tutte ste opere che ci stanno, tu ci sta pure in mezzo, allora, farsele scappà mo’ è da fessi… è l’ultima battuta della vita… o te fai gli soldi mo’…”. “O hai finito”, conclude.

Ma non solo sciacallaggio. Va sottolineata  la risposta che Lisi fornisce a Ciccone, quando questo si preoccupa di eventuali inchieste giudiziarie a loro carico: “Tengo paura, però fino ad un certo punto, lo sai perché? Perché sto con la sinistra e bene o male, penso che la magistratura c’ha grossi interessi a smuove”. Secondo il direttore Antonio Padellaro:

Pubblici amministratori diventati lupi famelici e che pur di rubare e spolpare non si fermano davanti a nulla. Una volta c’era la bustarella, poi venne la tangente. Oggi sembrano peccatucci di fronte all’orgia di una casta criminale e arrogante che sta vampirizzando un paese allo stremo. E quando i proventi delle rapine non bastano più, costoro sperano nei terremoti e se i morti sono tanti, meglio ancora. Che c**o!

E ancora, come spiega Antonio Massari, tra le conversazioni intercettate ci sono anche quelle che raccontano di lottizzazioni realizzate con pochi scrupoli. Il commissario Adriano Goio aveva spiegato all’assessore l’elevato rischio alluvione che presenta il capoluogo abruzzese e il progetto d’invaso per impedire l’eventuale allagamento, che è già stato approvato per 60 milioni di euro. Spiega il Fatto:

L’ex assessore con l’amico Mimmo Marchetti pensa di lottizzare immediatamente i terreni, per costruirvi dei capannoni, in modo da aumentarne il valore, in caso di esproprio: “Io mo non posso entrare per il conflitto d’interessi, però me ne può fregà di meno perché devo salvaguardà, tanto non è la mia la terra è di mio fratello, che ca**o me ne frega, però salvaguardo… un diritto, di tanta gente, in silenzio e salviamo anche le altre terre, perchè se riusciamo a fare la lottizzazione e farcela approvà… domani mattina, mettiamo i capannoni, mettiamo… o quantomeno se ci hanno approvato la lottizzazione, poi mi devono pagare la terra lottizzata, adesso mi sta a venì questa idea

Alla fine, sebbene fossero già stati stanziate le risorse, l’invaso non verrà più realizzato. Come sintetizza Giornalettismo:

Sono questi i personaggi dei quali si è circondato il sindaco Massimo Cialente, non indagato, ma affossato dallo scandalo politico. Il Fatto lo definisce un “cerchio marcio”, che comprende tra gli indagati anche il vice-sindaco Roberto Riga (con l’accusa di una presunta mazzetta da 30mila euro). Senza contare l’accusa di corruzione per l’ex consigliere comunale con delega Pierluigi Tancredi, (Pdl) accusato di corruzione: la stessa che pesa su un altro ex assessore (Vladimiro Placidi) e a un ingegnere del Comune (Mario Di Gregorio). Il Fatto spiega come, di certo, il sindaco Cialente non poteva non conoscere il modo in un cui si operava nell’ufficio Viabilità: fu preso in giro in due occasioni dallo stesso Ermanno Lisi a colloquio con il responsabile del reparto, il geometra Carlo Bolino (“Non dirlo al sindac”», ripetè, per un aumento dell’importo dei lavori). Ma Cialente era consapevole di come quest’ultimo avesse assegnato in passato un appalto (il rifacimento di Via Vicentini, ndr) alla ditta di un parente, senza gara. Eppure, Bolino restò al suo posto e non venne rimosso. Cialente ha per ora congelato le dimissioni, ma di fatto ha spiegato di essere stato già “delegittimato” dal governo, dopo la decisione del ministro per la Coesione territoriale Carlo Trigilia di decurtare da 3 miliardi a 500 milioni, con l’emergere dello scandalo. Senza contare come , oltre al rapporto conflittuale con l’esecutivo sulle risorse per la ricostruzione, Cialente non potrà che essere travolto da un sensibile colpo di immagine, come hanno già dimostrato le numerose contestazioni di questi giorni, sia in rete che di fronte alla sede comunale.

Nuovo scandalo della ricostruzione de L’Aquila: 4 arresti

terremoto_l_aquila_tuttacronacaSi torna a parlare del disastro de L’Aquila e della ricostruzione della città e si viene a scoprire che le tangenti non si pagano più esclusvamente in contanti ma con moduli abitativi. Otto indagati, quattro dei quali posti agli arresti domiciliari: è l’esito dell’inchiesta “Do ut des” della procura de L’Aquila relativa ad appalti legati alla ricostruzione post-terremoto del 2009. Le accuse per le persone coinvolte sono, a vario titolo, di millantato credito, corruzione, falsità materiale e ideologica e appropriazione indebita. A finire in manette due politici: Pierluigi Tancredi, ex assessore di Forza Italia ed ex consigliere comunale Pdl alla ‘salvaguardia dei beni artistici dell’Aquila’ e Vladimiro Placidi, ex assessore comunale della giunta di centrosinistra, delegato alla ricostruzione dei beni culturali. Gli altri due arrestati sono Daniela Sibilla, socia di Tancredi e l’imprenditore abruzzese Pasqualino Macera. Quattro invece gli indagati, tra cui il vice sindaco dell’Aquila, Roberto Riga, sospettato di aver ricevuto una tangente di 10 mila euro, nascosta dentro un pacco dono con una confezione di grappa, per la promessa di un appalto. I reati, secondo l’accusa, sarebbero stati commessi nel capoluogo nel periodo che va dal settembre 2009, pochi mesi dopo il terremoto, al luglio 2011; l’entità delle presunte tangenti contestate è di 500mila euro, mentre è stata accertata l’appropriazione indebita di 1 milione e 268mila euro da parte di alcuni indagati attraverso la contraffazione della documentazione contabile relativa al pagamento di alcuni lavori. Secondo gli inquirenti a L’Aquila esisteva un sistema corruttivo in base al quale alcuni imprenditori interessati ai lavori per la ricostruzione post-terremoto pagavano tangenti, sia in denaro sia attraverso la consegna di moduli abitativi provvisori, a funzionari pubblici per aggiudicarsi appalti relativi a lavori di messa in sicurezza.Come spiega Repubblica, in un articolo a firma Giuseppe Caporale:

A mettere tutti nei guai è stato un imprenditore veneto, Daniele Lago, amministratore delegato della Steda spa. Messo alle strette dagli agenti della squadra mobile dell’Aquila rispetto a un presunto illecito per un valore superiore a un milione di euro (legato a un appalto), Lago ha deciso di confessare e raccontare al procuratore Fausto Cardella e ai pm David Mancini e Antonietta Picardi il sistema delle tangenti nella città del post sisma.

“Gli indagati hanno rivelato una dedizione costante ad attività predatorie in danno della collettività, arrivando a suggerire i metodi corruttivi, a costituire società ad hoc, a rappresentare realtà fittizie, anche in momenti (il post sisma) in cui il dramma sociale e umano avrebbe suggerito onestà e trasparenza. Da ciò si ricava la certezza della reiterazione di reati della stessa specie”, scrive il gip Romano Gargarella nell’ordinanza d’arresto motivando le esigenze cautelari.

“Tancredi anche in virtù del suo ruolo politico pubblico si è posto nel dopo-sisma, caratterizzato dalla fase dell’emergenza, come collettore di compensi di imprese in cambio di agevolazioni per il conferimento di lavori”, è scritto ancora nell’ordinanza. E sarebbe proprio Tancredi, oltre a farsi consegnare dalla Steda del denaro per il suo aiuto, a chiedere e ottenere, secondo la Procura – attraverso una società creata ad hoc per incamerare i proventi illeciti – anche cinque Map, cinque ‘Moduli abitativi provvisori’, del valore di 40 mila euro l’uno.

Moduli che poi, secondo l’accusa, provvederà in parte a rivendere.

Ma le tangenti – secondo quanto raccontato dall’imprenditore veneto – hanno riguardato anche il vertice dell’amministrazione comunale dell’Aquila nella personan della il vice sindaco Riga. Scrive il gip Gargarella: “L’amministratore della Steda spa ha riferito che uno degli appalti che gli vennero ‘offerti’ riguardava quello relativo all’esecuzione delle opere provvisionali di messa in sicurezza di un immobile della dottoressa Sabrina Cicogna, medico presso l’ospedale dell’Aquila. Dalle dichiarazioni del Lago emerge che l’assegnazione di quell’intervento gli venne garantita oltre che da Tancredi, anche da Riga, vicesindaco de L’Aquila”.

E per ottenere quell’appalto a Lago fu chiesto di finanziare con un contributo elettorale di 5mila euro il partito politico ‘La Destra’, di cui “la Cicogna era esponente locale”.

Grana per Parolisi: indagato per le notti in caserma. E non è solo

salvatore-parolisi-tuttacronacaE’ il Corriere della Sera a rendere noto che alla caserma Clementi di Ascoli Piceno, la magistratura ha raccolto testimonianze delle vittime che avrebbero ricevuto inviti espliciti a fare sesso. Al momento, ci sono dodici indagati  fra cui lo stesso Parolisi ch esi sarebbe intrattenuto con le allieve a  “bere” dopo la mezzanotte…

Emerge lo spaccato di un mondo militare pruriginoso, dove il rigore della disciplina di caserma vacilla sull’incontro dei due sessi. Da una parte i soldati che addestrano e comandano, dall’altra le allieve che ascoltano e obbediscono. In mezzo, qualche tentazione. Il soldato Enza, per esempio, l’ha raccontata così al comandante della Clementi chiamato dalla procura a una relazione informativa: «Un giorno il caporal maggiore mi si è rivolto chiedendomi cosa gli potevo dare per sapere la mia destinazione. Dissi “nulla, aspetto altri due giorni e lo saprò”». E l’altro, sempre secondo l’allieva: «Devi offrire te stessa a me e poi agli altri istruttori. Mi devi dire se sei vergine o meno, perché se lo sei devo prendere delle precauzioni, altrimenti devo prenderne altre, ad esempio frustini…». Ma non scherzava? «Forse ma a me non piaceva». Di giorno in mensa , di sera negli uffici del plotone.

La procura ha stilato l’elenco:

«Il caporal maggiore dopo il contrappello riceveva alcune allieve con cui si intratteneva per bere e scambiarsi effusioni… G.M. dopo la mezzanotte contattava via sms l’allieva Simona invitandola a raggiungerlo in ufficio per chiacchierare e avere un rapporto sessuale… ». E avanti così, tratteggiando la caserma di Ascoli come qualcosa di boccaccesco. Naturalmente la stragrande maggioranza delle allieve non partecipava agli incontri proibiti, molte ne ignoravano pure l’esistenza, altre li rifiutavano. Come Monica: «Il sottufficiale si è avvicinato a me e mi ha abbassato leggermente la cerniera della giacca della tuta. Io mi sono allontanata riordinando l’uniforme — ha messo a verbale — Vedendomi infastidita mi ha detto che l’aveva fatto perché faceva molto caldo». Nonostante la mimetica, un argomento forte era il décolléte di Gaia. «Lui era entrato nella camerata e diceva di essere intervenuto per un problema tecnico — ha raccontato — Poi ha iniziato a dire che avrebbe preferito entrare nelle diverse camerette a trovare le volontarie in biancheria intima invece che in uniforme, infine mi ha espresso apprezzamenti sulla mia scollatura… ».

Ma non è tutto:

Poi c’è il capitolo «violenza contro inferiore, minacce e ingiurie», dove a farla da padrone è sempre il caporale G. M., rispetto al quale, in questo caso, sfigurerebbe anche il duro sergente Hartman di Full Metal Jacket, quello che chiamava l’allievo «palla di lardo». Ecco il suo vellutato sistema di addestramento: «Vi faccio sputare sangue, mi sembrate delle pecore, lo sapete cosa fa il pastore con le pecore… mi fate schifo… Tu sei una casalinga non idonea alla vita militare, hai i prosciutti al posto delle gambe, chiatta, balena… Siete delle galline, delle pappe molli, siete tutte z…», e avanti così, edulcorando e rimanendo alle espressioni più gentili.

Il “più grande turbamento” di Nichi Vendola

vendola-indagato-tuttacronacaNell’ambito dell’inchiesta sull’Ilva, Nichi Vendola rientra tra le 53 persone indagate dalla procura di Taranto. Il governatore della Puglia è accusato di concussione. Parlando di questo “momento di più grande turbamento”, ha spiegato che continua “a dare una straordinaria importanza all’inchiesta sull’Ilva”. “La mia amministrazione – spiega – ha provato a scoperchiare le pentole e a vedere dove nessuno aveva visto prima”. E sull’amministrazione regionale, conclude, “non c’è nessuna ombra”.

L’Ilva e il disastro ambientale: anche Vendola tra gli indagati

NICHI-VENDOLA-ilva-tuttacronacaLa procura di Taranto, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato al sequestro di parte dello stabilimento Ilva nel luglio dello scorso anno, ha iscritto nel registro degli indagati 53 persone, tra le quali anche Nichi Vendola. Il governatore della Puglia è accusato di concussione: si parla infatti di presunte pressioni sull’Arpa per “far fuori” il dg dell’Agenzia pugliese per la protezione dell’ambiente, Giorgio Assennato, in quanto figura “sgradita” all’azienda. In Puglia e in altre zone d’Italian nel frattempo i militari delle Fiamme Gialle hanno iniziato a notificare l’avviso di chiusura delle indagini preliminari a tutti gli indagati per disastro ambientale a carico dell’Ilva. I reati contestati agli indagati, dirigenti, funzionari e politici, vanno dall’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale all’avvelenamento di sostanze alimentari, all’emissione di sostanze inquinanti con violazione delle normative a tutela dell’ambiente.

Il disastro Ilva: 50 gli indagati!

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Si è chiusa l’indagine e ora sarebbero una cinquantina gli indagati per il disastro ambientale causato dallo stabilimento dell’Ilva di Taranto, tra questi i dirigenti e i funzionari ma anche alcuni politici. Coinvolte almeno tre società. I legali di Fabio Riva – in libertà vigilata a Londra dallo scorso gennaio – hanno intanto chiesto copia delle perizie dell’incidente probatorio conclusosi il 30 marzo 2012.

Indagati i superstiti di Lampedusa

migranti-indagati-tuttacronacaLa procura di Agrigento indagherà per immigrazione clandestina i superstiti del naufragio di Lampedusa, dopo che gli stessi saranno stati identificati. Al momento non è ancora avvenuta alcuna iscrizione ma, spiegano i magistrati, ci sarà in quanto atto dovuto legato a una norma in vigore. Il reato prevede come pena massima una multa di 5 mila euro. Il ministro della difesa Mario Mauro, a margine della sua visita alla Spezia ha detto: “Dobbiamo aiutare questi paesi perché loro possano aiutarci a far fronte all’emergenza che arriva dal sud del mondo”. E ha continuato: “Serve tanta collaborazione perché siamo un paese che ha dato la sua disponibilità ad aiutare la Libia tramite aziende come Selex per procurare dei sensori in grado di monitorare i confini a sud della Libia stessa ma in questo momento la Libia ha un governo in difficoltà”. Per quanto riguarda la legge Bossi-Fini, il ministro, alla domanda di un giornalista, risponde: “Nella legge Bossi Fini ci sono aspetti normativi che potevano essere modificati sin dall’inizio, ma se si può intervenire per migliorare il sostegno ai processi di asilo ben venga”.

Malasanità: muore a causa del cotone chirurgico dimenticato dai medici

malasanità-tuttacronacaSei medici, tre di Milano e tre di Bari, sono indagati per la morte di una donna avvenuta a causa di un pezzetto di cotone chirurgico in testa dimenticato dai medici che l’avevano operata cinque anni fa. Nell’aprile del 2008, al Besta di Milano, la donna era stata sottoposta a un intervento per l’esportazione di un piccolo tumore. A seguito dell’operazione, la paziente ha però continuato a soffrire d’inspiegabili disturbi. La causa dei problemi non è venuta alla luce neanche dopo innumerevoli visite ed esami effettuati al Policlinico di Bari, dov’era stata ricoverata. La donna è morta dopo poche ore e solo allora, con indagini più approfondite, è venuta alla luce la tragica verità.

Funzionari Equitalia sotto inchiesta per corruzione

equitalia-indagati-tuttacronacaUn’inchiesta della Guardia di Finanza su Equitalia, per la quale ci sono cinque indagati, ha portato gli uomini delle Fiamme Gialle a effettuare complessivamente 29 perquisizioni, a Roma, Latina, Genova, Napoli e Venezia, tre acquisizioni documentali negli uffici di Equitalia, dell’Inps e presso i domicili degli indagati. Alla base dell’inchiesta, che vede tra i destinatari del provvedimento di perquisizione anche l’ex Direttore Regionale Equitalia del Lazio e l’attuale Direttore Regionale Liguria, numerosi episodi di corruzione. Stando alle indagini, gli indagati avrebbero garantito vantaggi finanziari a imprenditori e professionisti, accogliendo istanze di rateizzazione di cartelle esattoriali anche in assenza dei requisiti. Ma gli inquirenti e gli investigatori ritengono inoltre che i cinque indagati avrebbero anche interferito nelle procedure di versamento dei contributi previdenziali. In questo modo è stata alterata la correttezza dei dati relativi ai pagamenti e della loro visibilità, con l’obiettivo di ottenere la rinuncia, da parte dell’ente di riscossione, ad adottare procedure di esecuzione immobiliare.  Sono i pm di Roma a ipotizzare diversi episodi di corruzione: in alcuni casi i debiti di alcuni imprenditori sono stati fittiziamente ridotti, in modo da consentirne la rateizzazione; in altri casi sono state evitate esecuzioni immobiliari; in altri casi ancora sono state fatte risultare come pagate alcune cartelle esattoriali senza che da parte dei debitori sia avvenuto alcun versamento. Una nota di Equitalia comunica: “Equitalia sta già collaborando con gli inquirenti” dopo le perquisizioni negli uffici della società perchè venga fatta piena luce sui fatti e sulle eventuali responsabilità. A tal fine, prosegue la nota, “rimarrà a disposizione per fornire tutti i documenti e le informazioni necessari”.  E ancora si legge che Equitalia “procederà a porre in essere le opportune iniziative” contro le eventuali responsabilità che emergeranno a carico dei dipendenti coinvolti nelle indagini “a tutela della funzione pubblica dell’agente della riscossione e della propria immagine”.

Morire a 17 anni nel 2013 per un’embolia polmonare

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Un’embolia polmonare massiva, determinata da una trombosi della vena iliaca sinistra. Il verdetto non lascia dubb sulla morte i Valentiva Col. Improvvisamente è partito un embolo dalla gamba sinistra che è arrivato al polmone già debilitato da un’infezione acuta, forse addirittura antecedente o concomitante con la caduta sulla spiaggia di Marina di Camerota prima di Ferragosto. Poi nel polmone si sarebbe verificato un’addensamento di sangue da cui si è scatenata l’infezione. Il tutto probabilmente accelerato dall’assunzione della pillola anticoncezionale che potrebbe essere stata concausa della coagulazione del sangue, magari in presenza di una predisposizione genetica. La domanda è: perché nessuno se ne è accorto?

Valentina Col, ecco chi sono gli indagati

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Per la morte di Valentina Col, la 17enne morta all’ospedale di Orbetello domenica scorsa, sono stati indagati otto medici e un radiologo. Tra gli otto alcuni di questi medici sono in organico alla  clinica in Campania dove la ragazza si recò a seguito di una forte caduta il 14 agosto scorso. La morte di Valentina ancora oggi resta un mistero e bisognerà attendere che venga fatta chiarezza dall’autopsia disposta per giovedì.  Gli investigatori dell’Arma hanno sequestrato la cartella clinica della diciassettenne che, solo due giorni prima di morire, aveva postato su un social network una fotografia del letto d’ospedale chiedendo aiuto alle amiche. Sequestrata anche quella che era stata redatta in Campania, durante il primo ricovero.

Cinque indagati per la morte di Tito Traversa

tito traversa-tuttacronaca

Sono cinque le persone indagate per la morte di Tito Traversa  il free climber dodicenne precipitato il 2 luglio ad Orpierre, in Francia, durante un allenamento, e spirato dopo tre giorni di coma. 

Secondo le responsabilità ipotizzate dal magistrato sarebbero indagati: il titolare dell’azienda produttrice dei gommini, che ha sede in Lombardia, è indagato in quanto nella confezione non erano presenti istruzioni per il montaggio; Il titolare del negozio deve rispondere di avere venduto i gommini senza fornire tali istruzioni; il responsabile della società B-Side deve rispondere dell’organizzazione della spedizione a Orpierre, dove era in programma la manifestazione sportiva. E infine i due istruttori sono chiamati a rendere conto dell’omesso controllo sul corretto montaggio dell’attrezzatura.

Morte a Venezia: indagato gondoliere

stefano-pizzaggia-gondola-tuttacronacaPositivo al test sugli stupefacenti, nello specifico alle prove relative a cocaina e hashish. E’ quanto ha fatto sapere la Questura di Venezia circa Stefano Pizzaggia, il gondoliere coinvolto nell‘incidente di Venezia che costò la vita al turista tedesco Joachim Vogel. Il “pope” è dunque stato iscritto nel registro degli indagati, che ora salgono a 4, per il tragico scontro tra il vaporetto della linea 1 e la gondola su cui c’erano Vogel e la sua famiglia. Assieme al giovane, nel registro si trovano il pilota del vaporetto coinvolto, Manuele Venerando, e quelli di altri due battelli Actv in manovra. Il gondoliere,vittima dello scontro, potrebbe dover rispondere a sua volta di concorso in omicidio colposo come conseguenza di altro reato, ossia l’assunzione di droga, che potrebbe aver compromesso il suo stato psico-fisico mentre portava la gondola.

Guido BERTOLASO e Angelo BALDUCCI INDAGATI per il G8 a LA MADDALENA

Bertolaso-guido-tuttacronaca

Nel giorno della sentenza Berlusconi per il Processo Mediaset arriva la notizia che Guido Bertolaso, l’ex capo della Protezione civile,  insieme ad Angelo Balducci, l’ex presidente del consiglio superiore dei lavori pubblici, e altre 16 persone sono stati  indagati per  falso in atti pubblici, truffa ai danni dello Stato e inquinamento ambientale per i lavori di bonifica mai realizzati a La Maddalena in occasione del G8 del 2009, poi trasferito a L’Aquila. La notizia questa mattina è stata riportata da La Nuova Sardegna.

 Gli altri indagati per il lotto numero 7, quello che prevedeva la bonifica di uno specchio di mare ampio 60mila metri e costato oltre sette milioni di euro – secondo quanto riferisce il quotidiano sardo – sono l’ex capo della struttura di missione per il G8 Mauro Della Giovanpaola, il direttore dei lavori Luigi Minenza, l’ingegnere e direttore operativo Riccardo Miccichè, il responsabile unico del procedimento Ferdinando Fonti, i due dirigenti della Cidonio Spa, Marco Rinaldi e Matteo Canu, il provveditore per le opere pubbliche, Patrizio Cuccioletta, la componente (con il collega Andrea Giuseppe Ferro) della commissione di collaudo Valeria Olivieri e il segretario della commissione, Luciano Saltari, il provveditore ai lavori pubblici per la Toscana Fabio De Santis, il sismologo già condannato per il terremoto in Abruzzo Gian Michele Calvi, il responsabile nazionale dell’Ispra Damiano Scarcella e Gianfranco Mascazzini, direttore generale della qualità della vita del ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

Stando alle indagini portate avanti per oltre due anni dai carabinieri del Noe di Sassari, Guardia costiera e Arpa Sardegna, con la consulenza di un pool di esperti in inquinamento ambientale, i 17 indagati non avrebbero riqualificato l’area anzi avrebbero ampliato l’inquinamento in aree sino ad allora pulite, come ad esempio con la distruzione del “molo Carbone”, che ha visto la demolizione del manufatto, i cui detriti sono stati lasciati sul fondo del mare.

Villa Mafalda ancora nel mirino: “false diagnosi di tumore”

Villa_Mafalda

Quattro medici e tre infermieri della clinica romana Villa Mafalda sono finiti nel registro della Procura che sospetta che le cartelle cliniche della casa di cura siano state gonfiate per ottenere ingenti rimborsi dalle assicurazioni sanitarie. Le indagini riguardano la diagnosi di tumori a persone sane, allo scopo di spingerle a radioterapie o addirittura trattamenti di chemio. Ma non è la prima volta che la clinica finisce nel mirino della giustizia: già in passato è stata al centro di altri casi, come le operazioni di chirurgia estetica fatte passare come operazioni urgenti e, lo scorso inverno, del caso dell’assistenza allo scrittore Alberto Bevilacqua, che, secondo la famiglia, era “ostaggio” della clinica. Stando ai pm, la pratica durerebbe da circa quattro anni durante i quali venivano diagnosticati, al paziente, falsi tumori dopo dei banali interventi chirurgici oppure dopo esami in cui le neoplasie benigne venivano fatte passare come maligne. A Villa Mafalda le accuse vegono respinte e si chiede un incidente probatorio, con consulenti esterni chiamati alle perizie sui casi. “Gonfiare le diagnosi è insensato – è la difesa – il materiale biologico su cui fondiamo le diagnosi viene inviato anche negli Stati Uniti. Le nostre verifiche sono maniacali, l’errore emergerebbe subito. L’accusa si scioglierà come neve al sole”.

Girone e Latorre indagati dalla procura militare per violata consegna!

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Il fuciliere Salvatore Girone è stato interrogato dalla procura militare di Roma e risulta indagato assieme a Massimiliano Latorre per i reati di “violata consegna aggravata” e “dispersione di oggetti di armamento militare”. In procura si è presentato anche Latorre, non ascoltato perché già sentito una decina di giorni fa. L’iscrizione dei marò nel registro degli indagati risale al febbraio 2012, subito dopo la morte dei due pescatori indiani. La procura militare sta valutando la trasmissione degli atti alla procura ordinaria di Roma, che indaga per il ben più grave reato di omicidio volontario. Lo ha confermato all’Ansa lo stesso procuratore militare di Roma, Marco De Paolis.

A margine dell’interrogatorio, fonti di governo hanno ribadito che “l’Italia è sicura di avere la giurisdizione sul caso”, pur auspicando “l’apertura di un arbitrato internazionale” per la soluzione della controversia. Le stesse fonti ricordano che:

– l’incidente è avvenuto in acque internazionali, a 20,5 miglia dalla costa
– quando il comandante della Enrica Lexie ha accettato l’invito della Guardia Costiera locale a rientrare nelle acque territoriali indiane si trovava a 30 miglia dalla costa
– il comandante del Saint Anthony non ha visto chi ha sparato perché stava dormendo e non è in grado nemmeno di dire da quale imbarcazione siano arrivati i colpi, sebbene fosse pieno giorno
– una perizia balistica indiana ha accertato che i fucili che hanno sparato non erano quelli assegnati a Latorre e Girone
– la Corte Suprema indiana non ha riconosciuto ai due marò l’immunità funzionale formalmente dichiarata anche dalla Corte internazionale di giustizia dell’Aia.

I due marò Latorre e Girone sono accusati dalle autorità indiane di omicidio in relazione alla morte di due pescatori del Kerala. I fucilieri sono tornati in Italia con un permesso elettorale concesso dalla Corte Suprema indiana che scade venerdì prossimo. Dopo aver dato la parola, attraverso l’ambasciatore Daniele Mancini, che i militari sarebbero tornati in India, il governo italiano ha annunciato che Latorre e Girone resteranno in Italia, decisione che ha innescato la dura crisi diplomatica tra i due paesi.

Gli inquirenti della procura di Roma hanno disposto una consulenza tecnica sul computer e sulla macchina fotografica di bordo della petroliera Enrica Leixe, sulla quale erano imbarcati i due fucilieri in servizio anti-pirateria. Il computer di bordo e la macchina fotografica saranno esaminati in regime di contraddittorio tra le parti, ossia alla presenza di esperti in rappresentanza dei marò indagati.

“L’accertamento proverà a ricostruire quanto avvenuto – fa sapere la procura di piazzale Clodio – ma al tempo stesso molti dei controlli sono mancanti degli atti che non sono mai stati inviati dall’india. A cominciare dagli esami autoptici eseguiti sui cadaveri dei due pescatori; le perizie balistiche; le prove di sparo sulle armi prese a latorre e girone, e i resoconti dei testimoni indiani”.

La Corte suprema indiana ha negato la piena immunità all’ambasciatore di Roma a Nuova Delhi, Daniele Mancini, che si era fatto garante del ritorno dei due marò. L’alta istanza indiana ha inoltre esteso fino a nuovo ordine il divieto imposto al diplomatico italiano di lasciare il paese.

L’Italia contesta la posizione indiana, ritenendo il ritorno dei due marò in india “in contrasto con le nostre norme costituzionali” che prevedono il rispetto del giudice naturale precostituito per legge e il divieto di estradizione dei propri cittadini in paesi in cui vige la pena capitale per i reati contestati.

Non guido, ergo prendo i taxi con i soldi pubblici!

Così Angelo Giammario, uno dei 62 consiglieri del Pirellone indagati per peculato, ai pm milanesi.

PAGARSELO CON I PROPRI SOLDI VISTO GLI STIPENDI CHE PERCEPISCONO?

667031 XCRO, FILA, CODA DI TASSISTI ALLA FERMATA DEI TAXI

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