L’Ilva arriva in Europa, aperta procedura d’infrazione contro l’Italia

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E siamo a due! Dopo quella aperta per i limiti posti alla responsabilità civile dei giudici nell’applicazione del diritto europeo arriva una nuova apertura di procedura d’infrazione contro l’Italia per l’Ilva di Taranto.

La Commissione “ha accertato” che Roma non garantisce che l’Ilva rispetti le prescrizioni Ue sulle emissioni industriali, con gravi conseguenze per salute e ambiente. Roma è ritenuta “inadempiente” anche sulla norma per la responsabilità ambientale. La direttiva sulla responsabilità ambientale, sancisce infatti il principio “chi inquina paga”. Per questo motivo, su raccomandazione del Commissario per l’ambiente Janez Potocnik la Commissione ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora, concedendole due mesi per rispondere.

Secondo quanto spiegano a Bruxelles, la maggior parte dei problemi deriva dalla “mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell’acciaio”.

Le prove di laboratorio “evidenziano un forte inquinamento dell’aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, sia sul sito dell’Ilva, sia nelle zone abitate adiacenti della città di Taranto. In particolare, l’inquinamento del quartiere cittadino di Tamburi è riconducibile alle attività dell’acciaieria”.

Oltre a queste violazioni della direttiva IPPC e al conseguente inquinamento, risulta che “le autorità italiane non hanno garantito che l’operatore dello stabilimento dell’Ilva di Taranto adottasse le misure correttive necessarie e sostenesse i costi di tali misure per rimediare ai danni già causati”.

Ue, “pur ritenendo un segnale positivo i recenti impegni assunti dalle autorità italiane per rimediare alla situazione dell’Ilva, chiede tuttavia all’Italia di rispettare gli obblighi cui è tenuta ai sensi della direttiva Ippc e della direttiva sulla responsabilità ambientale”, si legge in una nota di Bruxelles. Inoltre, “la Commissione è pronta ad aiutare le autorità italiane nei loro sforzi per risolvere queste questioni gravi”.

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La guerra dei RIVA: fermi gli impianti e prossimi i licenziamenti

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Dopo il sequestro dei beni e dei conti correnti per un ammontare di 916 milioni di euro operato dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta tarantina per disastro ambientale nei confronti del gruppo Riva, oggi arriva la contromossa che prevede, da domani, di mettere “in libertà” circa 1400 addetti che operano nelle 13 società riconducibili alla famiglia. In una nota si legge:

Riva Acciaio conferma la cessazione da oggi di tutte le attività dell’azienda, esterne al perimetro gestionale dell’Ilva, e relative a sette stabilimenti in cui sono impiegati circa 1.400 persone. La decisione viene motivata con il sequestro preventivo penale del Gip di Taranto.

«Tali attività non rientrano nel perimetro gestionale dell’Ilva – prosegue l’azienda – e non hanno quindi alcun legame con le vicende giudiziarie che hanno interessato lo stabilimento Ilva di Taranto. La decisione, comunicata al custode dei beni cautelari, Mario Tagarelli, e illustrata alle rappresentanze sindacali dei diversi stabilimenti coinvolti, si è resa purtroppo necessaria poiché il provvedimento di sequestro preventivo penale del Gip di Taranto, datato 22 maggio e 17 luglio 2013 e comunicato il 9 settembre, in base al quale vengono sottratti a Riva Acciaio i cespiti aziendali, tra cui gli stabilimenti produttivi, e vengono sequestrati i saldi attivi di conto corrente e si attua di conseguenza il blocco delle attività bancarie, impedendo il normale ciclo di pagamenti aziendali, fa sì che non esistano più le condizioni operative ed economiche per la prosecuzione della normale attività. Riva Acciaio impugnerà naturalmente nelle sedi competenti il provvedimento di sequestro, già attuato nei confronti della controllante Riva Forni Elettrici e inopinatamente esteso al patrimonio dell’azienda – conclude l’azienda -, in lesione della sua autonomia giuridica, ma nel frattempo deve procedere alla sospensione delle attività e alla messa in sicurezza degli impianti cui seguirà, nei tempi e nei modi previsti dalla legge, la sospensione delle prestazioni lavorative del personale a esclusione degli addetti alla messa in sicurezza, conservazione e guardiani degli stabilimenti e dei beni aziendali».

 

 

La proposta shock di Grillo per l’Ilva

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Il piano di Grillo per uno dei più grandi scandali italiani parte dalla chiusura dell’area a caldo, arriva al reimpiego dei lavoratori nella bonifica e la garanzia di un reddito di cittadinanza per tutti gli altri. E’ il deputato M5S Diego De Lorenzis a spiegare: “L’area a caldo, incompatibile con la salute, deve essere chiusa: è impossibile effettuare una bonifica ambientale mantenendo attiva la fonte inquinante”. I parlamentari pentastellati saranno sabato prossimo, alle ore 18, a Taranto per incontrare i cittadini nell’ottica di una partecipazione pubblica e di una discussione in merito alle prospettive dell’impianto siderurgico Ilva.

Il futuro dell’Ilva è a rischio

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Il Cda di Riva Fire ha redatto una nota in cui segnala che “Il sequestro deciso dai magistrati di Taranto mette a rischio la continuità aziendale” dell’Ilva. In prima battuta “il provvedimento rischia di compromettere l’iter per l’approvazione del piano industriale 2013-2018 avviato da mesi, sia da Ilva che da Riva Fire, e che, supportato da adeguati test di impairment di esperti indipendenti nonché da analisi di sostenibilità finanziaria effettuate da primari advisor, era ormai prossimo al termine” “Il perseguimento di tale iter avrebbe consentito sia il rispetto di tutti gli obblighi Aia sotto il profilo industriale e finanziario, sia l’approvazione del bilancio nei termini di legge in situazione di continuità aziendale”, aggiunge il comunicato della società della famiglia Riva spiegando che “l’interruzione di tale processo causata dal sequestro può invece portare a una situazione fuori controllo, anche con possibili ripercussioni occupazionali per circa 20.000 dipendenti diretti in Italia e almeno altrettanti nel cosiddetto indotto”.

Ma Ilva significa anche famiglia Riva, e di certo di due patron del colosso, Emilio e Nicola, non se la passano meglio: la Corte di Cassazione ha confermato gli arresti per loro e per l’ex direttore dello stabilimento di Taranto, Luigi Capogrosso, respingendo il ricorso presentato dalla difesa contro l’ordinanza del riesame del 23 ottobre, che aveva detto no al rilascio. Si tratta del secondo rifiuto dall’inizio dell’anno della richiesta di revoca dei domiciliari per i proprietari del polo industriale.

Ilva. La verità sugli 8 miliardi fatti sparire dai Riva

 

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E’ infine giunta l’indagine finale sulla famiglia Riva e sull’Ilva e un’informativa, stilata dalla guardia di Finanza, fa luce sul ruolo e sulla capacità dei padroni della fabbrica di Taranto, gli stessi che i governi ed i politici hanno difeso così a lungo. Su Repubblica, in un articolo a firma Carlo Bonini, si legge:

«I proprietari dell’Ilva pompavano montagne di veleni nei cieli di Taranto e montagne di denaro oltre confine. Otto miliardi e 100 milioni di euro. Blandivano e assicuravano l’opinione pubblica, mentre i loro avvocati lavoravano per rendere impermeabili dall’aggressione della magistratura i trust offshore che di quell’immensa ricchezza erano la cassaforte. Questo denaro, in buona parte, è sparito. E ne è prova la frustrazione di chi, nelle ultime 36 ore lo è andato inseguendo con in mano un decreto di sequestro. «Abbiamo cercato in dodici città — racconta una fonte investigativa — Da Potenza a Milano. Abbiamo visitato 16 banche diverse, bloccato e aggredito depositi, titoli, partecipazioni societarie, immobili. Presto apriremo le cassette di sicurezza. Ma stiamo cercando di superare con grande fatica il miliardo».

Naturale quindi chiedersi dove siano finiti i restanti 7 miliardi.

«L’Ilva — si legge — crea otto trust, Orion, Sirius, Antares, Venus, Lucam, Minerva, Paella e Felgma, nel paradiso fiscale di Jersey». E su questi trust convoglia la liquidità pompata dall’azienda dopo averla fatta transitare per la Svizzera. «Si tratta — documenta la Finanza — di un mero espediente giuridico, che ha lo scopo di occultare la titolarità del denaro e creare un diaframma che eluda le ragioni dei creditori, compreso l’Erario». Non a caso, nel marzo scorso, mentre Enrico Bondi viene presentato al Paese dai Riva come nuovo amministratore delegato, epifania di una nuova stagione di “trasparenza e impegno”, la famiglia si preoccupa di mettere al riparo ciò che ha già fatto sparire».

Il Cda dell’Ilva si dimette e sono a rischio 24 mila posti

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Per protesta contro il provvedimento di sequestro dell’azienda emesso dal Gip di Taranto il cda dell’Ilva si è dimesso. Ora i legali sono a lavoro per impugnare l’atto del giudice e chiariscono che con i sequestri disposti ora “sono a rischio 24mila posti di lavoro diretti, 40mila con l’indotto. Si sta mettendo in pericolo tutto”.

Le dimissioni dei consiglieri Bruno Ferrante, Enrico Bondi e Giuseppe De Iure – comunica l’azienda in una nota – avranno effetto dalla data dell’assemblea dei soci, che il Consiglio ha convocato per il 5 giugno alle 9. Il comunicato sottolinea che l’ordinanza dell’autorità giudiziaria “ha effetti oggettivamente negativi per l’Ilva, i cui beni sono strettamente indispensabili all’attività industriale”.

E’ un braccio di ferro tra istituzioni? L’Ilva è “allergica” alle regole? Qualsiasi sia la verità, che non sempre emerge nelle vicende che riguardano l’azienda di Taranto, l’unico scotto è sempre e solo nei lavoratori. Dovranno essere ancora una volta loro a dover pagare una politica industriale sconsiderata e una tolleranza zero da parte della magistratura? Non vi sono certezze, ma solo minacce di altri lavoratori che rischiano il posto per “i giochi che si sono scelti di attuare ai vertici”.

 

Incidente misterioso all’Ilva!

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Incidente del mistero all’Ilva di Taranto dove un operaio è rimasto ustionato in un incidente avvenuto nell’impianto siderurgico. L’uomo ha riportato ustioni di primo e secondo grado sulla parte anteriore delle gambe e del basso ventre.

L’operaio è stato trasportato all’ospedale Perrino di Brindisi. Dalle prime ricostruzioni sembra che l’uomo sia stato rinvenuto nel parcheggio esterno del reparto “Pzl”, dove lavorano gli addetti alla pulizia della fabbrica. Al momento non si sa a cosa siano dovute le ustioni anche perché l’operaio è stato ritrovato con i pantaloni integri, privi quindi di qualsiasi segno di bruciatura.

La Consulta riunisce i ricorsi sull’Ilva per dare una risposta in tempi brevi

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Buffa e il suo urlo sull’Ilva all’inaugurazione dell’anno giudiziario

L’Ilva è un “avversario forte anche se non invincibile, è forte perché è riuscito a farsi fare in brevissimo tempo una legge ad aziendam, che si colloca nella scia delle leggi ad personam inaugurata negli ultimi 20 anni in Italia; una legge che riconsegna lo stabilimento a coloro che fingevano di rispettare le regole di giorno e continuavano ad inquinare di notte”. Così il presidente della Corte d’appello di Lecce, Mario Buffa.
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“Attenti ai cibi!” Il sindaco di Taranto, avverte la popolazione

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Nessun compromesso… La Procura non cede sull’Ilva!

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Sagome! La protesta di Taranto riprende dalle sagome.

VERGOGNA ITALIANA! NESSUNA SOLUZIONE CONCRETA… NE’ LAVORO, NE’ SALUTE!

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Clini a Taranto per garantire lavoro e salute

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Braccio di ferro sull’Ilva! Governo non usurpi ruolo della magistratura

Intanto una famiglia presenta denuncia all’Ilva per la morte di un operaio! L’uomo di 73 anni è morto a causa di leucemia mieloide.

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La dannata storia dell’Ilva!

Chiesto il dissequestro dei beni per pagare gli stipendi, mentre il gip chiede il parere di costituzionalità alla Consulta. ILVA-di-notte

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Ilva in tilt burocratico: nuovo provvedimento? Vertice sindacati-azienda

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Lodo per Ilva? Vendola lo propone, ricavi per bonifica ambientale

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”L’Ilva chieda subito istanza di dissequestro dei materiali finiti vincolando i ricavi della vendita al pagamento delle retribuzioni e all’avvio degli interventi di ambientalizzazione”. ”Questa soluzione – dice Vendola – consentirebbe di gestire nel processo penale il conflitto che sta soffocando l’industria siderurgica italiana e Taranto”.

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Ilva: Uilm all’attacco, sblocco dei materiali prodotti

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La Procura di Taranto presterà attenzione a quello che viene proposto per l’Ilva

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Dopo vertice di Palazzo Chigi, riprende il lavoro all’Ilva, annullati scioperi

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Ilva e il vertice a Palazzo Chigi: la legge va applicata.

La legge va applicata anche in attesa della sentenza della Corte Costituzionale.

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Ilva: riprende produzione mentre continuano ricerce del ragazzo disperso

Burlando: Dl Ilva è una buona soluzione

Clini: l’Ilva non non ha bisogno di un commissario straordinario

“L’Ilva non può essere chiusa perchè se lo stabilimento viene abbandonato, il territorio resterebbe inquinato con gravi rischi per la salute”. Così si è espresso oggi il Ministro dell’Ambiente, Clini e ha poi aggiunto “Ci sono interessi politici espliciti di chi anche nei mesi scorsi in campagna elettorale, per il rinnovo del consiglio comunale di Taranto, ha chiesto ripetutamente la chiusura dell’impianto”.

Per il Ministro quindi ci sono interessi politici a far chiudere l’Ilva che hanno trovato terreno fertile all’estero dove la concorrenza, soprattutto nei mercati asiatici, spinge affinchè l’Europa non abbia più industrie pesanti autonome e debba far ricorso all’acciaio prodotto nell’Asia.

 

 

Il Governo al lavoro su Dl Ilva

Ilva verso un accordo: si allontana la cassa integrazione per gli operai

Squinsi: “con l’Ilva si decide il futuro dell’industria pesante in Italia”

Monti da Napolitano per il Dl sull’Ilva

Sarà il Tribunale del Riesame a decidere sull’Ilva

Fino a giovedì gli impianti resteranno chiusi come deciso dal Cda.

Quale sarà il futuro dell’Ilva?

Genova: Liberata A10 da manifestanti Ilva, ora marciano verso stabilimenti

Napolitano: situazione complicata all’Ilva, nessun messaggio

A10 bloccata a Genova da operai Ilva

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Cortei a Taranto e Genova.

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