Paghe troppo basse che non consentono di poter permettersi una famiglia o, a volte, neppure di andare a lavoro in metropolitana, questo spinge i lavoratori delle grandi catene di junk food a iniziare lo sciopero privando i loro abituali consumatori di hamburger e patatine fritte.
”Molti di loro vivono in povertà, non si possono permettere di mantenere una famiglia, o nemmeno di prendere la metropolitana per andare al lavoro”, ha detto Jonathan Westin, direttore della organizzazione “Fast Food Forward”, che ha gia’ raccolto 120.000 firme nell’ambito di una petizione lanciata online per l’aumento delle paghe minime e che ad aprile scorso organizzò il primo sciopero a New York e Chicago. In primavera i lavoratori di Mc Donald’s e di altre catene di fast food, come Taco Bell, insieme ai commessi dei negozi di abbigliamento intimo di “Victoria Secret” avevano incrociato le braccia chiedendo l’aumento.
Il problema dei lavoratori delle grandi catene di fast food è molto sentito in questo periodo in Usa, dopo che lo stesso presidente Barack Obama, aveva richiamato l’attenzione sui salari bassi e aveva lanciato la battaglia. I lavoratori che stanno mettendo in atto gli scioperi in molte grandi città come New York, Chicago, St. Louis, Detroit, Milwaukee, Kansas City, rivendicano un salario minimo a 15 dollari l’ora e il diritto di creare sindacati di settore, senza il rischio di venire licenziati.