La riflessione che vogliamo fare non è per puntare il dito su una testata o su un filmato, ma solo per chiedere se e quando la stampa deve fermarsi. Quando bisogna chiudere l’obiettivo? Quando il dramma di una bambina serve a suscitare l’opinione pubblica sulla crisi siriana e quando invece bisogna lasciare quella tragedia nel privato?
Secondo il Washington Post, si tratta di un video che tutti dovrebbero vedere. “Le immagini di cadaveri e vittime di armi chimiche in preda alle convulsioni rappresentano una parte importante di ciò che sta accadendo in Siria. Per molti osservatori esteri, però, queste immagini possono essere così scioccanti da produrre un effetto di alienazione. Chiunque è in grado di riconoscere e capire una bambina terrorizzata”.
Ma quando è giusto invadere la privacy di un bambina già provata? Questo è il video di Youmma, una sopravvissuta al massacro in Siria avvenuto ieri:
+++ Video adatto a un pubblico adulto +++
L’operatore sanitario spiega che Youmma è rimasta traumatizzata dalla morte dei suoi genitori. Younma chiama a squarciagola la mamma e il papà. A un certo punto sembra disperata nel tentativo di convincere l’infermiere che lei è ancora viva. “Sono viva, sono viva, sono viva”.
E’ giusto proporre queste immagini o si dovrebbe preservare una bambina dall’ennesima esposizione mediatica che in ogni caso può rappresentare un ulteriore shock per Youmma?