Sversamento a Venezia, la Giudecca invasa dagli idrocarburi

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E’ stata avvistata ieri sera nel Canale della Giudecca a Venezia, nei pressi del vecchio molo della Marittima, l’enorme macchia di idrocarburi che ha immediatamente destato l’attenzione dell’equipaggio Actv, l’azienda pubblica di trasporti lagunare. Inizialmente lunga circa 80 metri ben presto si è allargata estendendosi fino sotto riva, allungandosi quindi di alcune centinaia di metri. Immediato l’arrivo dei mezzi della Capitaneria di porto, delle Guardie ai fuochi di Venezia e tecnici dell’agenzia regionale ambientale Arpav, che hanno effettuato campionamenti nell’acqua della laguna per accertare la portata del fenomeno e le conseguenze per l’ambiente. L’effetto c’è stato, tanto che i residenti hanno anche lamentato un forte odore da idrocarburi, e alcuni, sembrerebbe, che hanno accusato anche lievi malori.  La Guardia Costiera, che ha avvisato del fatto l’autorità giudiziaria, sta svolgendo accertamenti per cercare di individuare i responsabili dello sversamento: in un primo momento sembrava fosse colpa di una nave greca, ma ancora non ci sono conferme.

Quei greci che picchiano a morte gli stranieri. L’Europa guarda altrove?

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Razzismo o esaurimento? In ogni caso è violenza. Violenza inaudita da parte dei greci che stanno non solo combattendo contro la crisi del debito, ma anche hanno iniziato una battaglia con tanto di caccia allo straniero che è diventata una quotidianità aberrante. Human Rights Watch denuncia le barbarie… stranieri presi a calci e pugni solo perché migranti. Alba Dorata impazza nelle strade con la sua cultura intollerante e neonazista che ha minato la società greca nella sua cultura. Quella cultura che da sempre aveva insita l’ospitalità

“Straniero, poiché non somigli ad un uomo né volgare né stolto, Zeus Olimpio in persona distribuisce la felicità agli uomini, a buoni e cattivi, come vuole, a ciascuno; e a te diede questo destino e bisogna che tu lo sopporti comunque. Ma ora, poiché arrivi alla nostra città e alla nostra terra, certo non sarai privo di veste né di qualcun’altra delle cose di cui è giusto [che non sia privo] un supplice sventurato che ci venga davanti. Ti mostrerò la città, ti dirò il nome degli abitanti. I Feaci abitano questa città e la terra, io sono la figlia del magnanimo Alcinoo, e da lui è retta la potenza e la forza dei Feaci”. (La preghiera di Odisseo a Nausicaa: Odissea VI 148-197.)

 

Il danno della crisi economica è di una potenza dirompente perchè si abbatte in ogni settore e dà sfogo a movimenti incontrollabili. E’ proprio Hugh Williamson, della  Human Rights Watch, a denunciare “Botte di gruppo alle persone che arrivano dall’Afghanistan o dall’Africa sono all’ordine del giorno sulle strade greche, e la maggior parte di questi costanti episodi di violenza non viene neppure registrata”. E’ un invito alla Germania, ma all’Europa in generale di prendere in mano questa tematica che sta scoppiando nei Paesi in cui l’emergenza sociale è fuori controllo. Ma la polizia o gli altri organi statali come reagiscono? Spesso restano impuniti gli artefici di questi atti barbarici… si lascia che dilaghi la lotta tra poveri, tra uomini che hanno perso la speranza e tra coloro che invece erano giunti proprio per cercarla. Uno scontro umano senza limiti, proprio perchè affonda le radici nei bisogni primari, primitivi e che si sfoga nell’irrazionale orrore di massacrare un simile che viene visto solo come l’ennesimo nemico, l’ennesimo portatore di malessere.

Una storia come quella di Waleed Taleb, un panettiere che aveva chiesto al suo datore di lavoro di pagare lo stipendio che non gli versava. Taleb, un immigrato irregolarte, è stato aggredito dal suo capo insieme ad i suoi amici, che gli hanno messo una catena alla gola e l’hanno trascinato come un cane, picchiandolo ripetutamente. Il gesto è brutale e va condannato senza attenuanti, ma c’è anche una doppia lettura da fare che è quella meno scontata e spesso nascosta perchè scomoda da raccontare. Spesso la fragilità di un padrone che si sente minare la sua dignità da quello che considera un suo dipendente, un inferiore (perchè con questa mentalità i poveri iniziano la guerra tra loro, ponendosi l’uno al di sopra dell’altro aumentando così la miseria, invece che collaborare per cercare insieme di ostacolare la povertà). Quel padrone che si sente in credito verso il suo panettiere e che non riesce a sopportare più questo peso. Non ha più il suo ruolo, quello appunto di padrone, viene a mancargli quell’equilibrio sociale che da sempre regnava nella sua testa ed è incapace di vedere davanti a sè un uomo affamato come lo è lui per primo. Due uomini che si trovano da soli nella giungla e non hanno più un futuro… è questo il risultato dell’austerity? E’ questa la miopia di una politica economica che sa solo essere nemica dei deboli? E’ questo il nuovo medioevo in cui violenza, povertà e ingiustizia dilagano senza che nessuno prenda in mano la situazione e si svincoli da queste catene? La catena di Taleb è quella inflitta dall’Europa alla Grecia o quella del suo padrone, povero ed emarginato, incapace anche di badare al suo sostentamento?

L’esecutivo di Samaras ha istituito un’unità speciale della polizia per monitorare le violenze razziali ad Atene e Salonicco, ma l’iniziativa è ancora troppo limitata. Servirebbe quindi l’intervento dell’Europa, ma sembra che al momento tutti siano troppo occupati a risolvere problemi ben più urgenti… a rischio sono la Francia e l’Italia dove il razzismo si sta impossessando già di alcune fasce della popolazione, ma che rischia davvero di diventare una pandemia come in Grecia… L’Europa sta male, ma non sa curarsi perchè incapace di guardare oltre i confini nazionali, incapace di tendersi la mano, incapace di cambiar rotta… troppi interessi da cancellare, troppi rapporti internazionali da equilibrare, troppa paura di sentirsi uguali… nessuna nuova idea se non il sedare la violenza con altra violenza, invece di capire e arginare con intelligenza il fenomeno greco. 

 

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