Ecco il ministro che non giurerà con gli altri!

PIER CARLO PADOAN-tuttacronaca

Non ci sono i tempi tecnici per il rientro di Pier Carlo Padoan, da Sideny dove stava partecipando al G20. Chi è Padoan? Un tecnico, un professore, un uomo con una visione economica ben determinata. Il suo credo è nella patrimoniale, mentre sostiene da sempre che la ripresa si può avere solo con la diminuzione delle tasse sul lavoro. Padoan però non è un uomo nuovo essendo stato dal 1998 al 2001 consulente economico per i premier Massimo D’Alema e Giuliano Amato. Ma è anche un fervente sostenitore dell’aumento delle tasse come ha dichiarato in più di un’occasione: “Può essere pericoloso procedere con aggiustamenti fiscali di grande rilevanza solo attraverso tagli alla spesa, in alcuni casi occorrono anche aumenti delle imposte. Non si può fare tutto solo riducendo la spesa, si deve fare in qualche modo anche aumentando le imposte”. Non parlategli poi di uscire dall’Euro, perché vi risponderebbe che “costerebbe più che difenderlo” e che, se accadesse, l’Italia tornerebbe agli anni ’70 con un effetto recessivo e inflazionistico molto forte”.

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L’incoerenza di Renzi attraverso la lista dei ministri: parla Travaglio

marco-travaglio_incoerenzi-tuttacronacaS’intitola “Incoerenzi” l’editoriale, a firma Marco Travaglio, del numero odierno del Fatto Quotidiano. Nel suo testo il giornalista spiega perchè la speranza è che le anticipazioni sui possibili ministri che in questi giorni stanno circolando siano tutte false e che la vera lista dei ministri venga sfoderata “al momento giusto per stupirci tutti.” Per Travaglio,

Se così non fosse, ci sarebbe da dubitare non solo della buona riuscita del nuovo governo, ma anche della sanità mentale del suo capo. Renzi giurava di non voler cambiare il governo, ma l’Italia. Ora ha cambiato il governo e l’Italia (almeno quella politica) rischia già di cambiare lui. Lui che il 4 dicembre, appena prima di diventare segretario del Pd, domandava a Letta: “Ma come si fa a governare con Alfano, Giovanardi e Formigoni?”. Ora ce lo spiegherà lui come si fa, visto che governerà con Alfano, Giovanardi e Formigoni, mentre persino i più autorevoli suoi supporter rifiutano di entrare nel suo governo.

Per carità, sappiamo bene quali prezzi deve pagare chi deve gestire un’Armata Brancaleone che – stando alle elezioni di un anno fa e agli ultimi sondaggi – rappresenta poco più di un terzo dei votanti e di un quinto degli italiani, e che in Parlamento si regge sul premio di maggioranza del Porcellum raso al suolo dalla Consulta. Ma un forte segnale di novità e discontinuità rispetto al governo Letta è d’obbligo, non foss’altro che per giustificare l’improvviso e improvvido ribaltone a Palazzo Chigi. Oltreché per tener fede alla fama di Rottamatore, Innovatore, Demolition Man. Qualche nome nuovo e valido circola (Colao, Guerra, Gino Strada), ma stradomina l’Ancien Régime. Agli Esteri e all’Interno si dice che lascerà la Bonino, entrata in Parlamento 38 anni fa, e Alfano. Ma come fa? L’estate scorsa, quando esplose lo scandalo Shalabayeva, Renzi disse che, se fosse già stato il segretario del Pd, avrebbe sfiduciato Alfano, colpevole di “una vicenda di cui come italiano mi vergogno, che coinvolge una bambina di sei anni” ed era “indegno scaricare su servitori dello Stato e forze dell’ordine tutte le responsabilità senza che venga mai fuori un responsabile politico”. Tutto dimenticato?

Un altro uomo forte del “nuovo” governo Renzi dovrebbe essere Dario Franceschini, che qualcuno vorrebbe financo vicepremier: ma quando, nel 2008, divenne segretario del Pd al posto di Veltroni, Renzi lo chiamò “vicedisastro” perché aveva condiviso con Uòlter la disastrosa campagna elettorale che aveva portato al trionfo di B.. Come può un vicedisastro diventare il vice-Renzi, o anche soltanto un suo ministro? Per l’Economia si alternano fautori di una mega-patrimoniale, come Barca; rigoristi come la Reichlin, aspirante banchiera londinese, il bocconiano Tabellini e i boiardi Bernabè e Padoan; e vecchi politici come Delrio (sindaco di Reggio Emilia) e addirittura Fassino. Per dire quant’è grande la confusione sotto il cielo.

Idem per lo Sviluppo e il Lavoro, dove sembra non si riesca a immaginare nulla di più nuovo e discontinuo di un Ichino, un Moretti, un Montezemolo: le quintessenze del vecchio establishment. La Giustizia, devastata da vent’anni di leggi vergogna trasversali, chiederebbe uno sforzo supplementare di coraggio e fantasia (…)

Iniziano le consultazioni e… Renzi si perde a Montecitorio!

perdersi-tuttacronacaGiornata d’incontri con i gruppi parlamentari oggi per il presidente del Consiglio incaricato Matteo Renzi che, arrivato a Montecitorio attorno alle 10, si trova davanti la prima sfida: trovare la sala delle consultazioni. Il fiorentino, a piedi e da solo, è dovuto ricorrere ai commessi che l’hanno aiutato a raggiungere la Sala del Cavaliere. Il segretario del Pd ha quindi iniziato a guardarsi attorno alla ricerca di Delrio: “Ci siamo persi Graziano…”, ha detto rivolto ad un commesso, che lo ha rassicurato: ”No, Delrio è già arrivato e la sta aspettando”. Nel Palazzo Renzi si è fatto accompagnare in ascensore dai cronisti, commentando “Very dangerous” riferito alla stampa.

Renzi premier, tra outlook negativo e la benedizione di Blair

tony-blair-tuttacronacaL’incertezza politica continua a ripercuotersi sull’outlook, che per l’Italia, come scrive Fitch, resta negativo. Questo perchè Renzi “avrà probabilmente le stesse difficoltà del suo predecessore” nel “fare le riforme che rilancerebbero la crescita e la competitività economica dell’Italia”. Ma se per Fitch il pollice è verso, l’ex premier britannico, Tony Blair, al quale Renzi è spesso stato paragonato, e al quale lui stesso dice di ispirarsi, è più che incoraggiante: “ce la farà”. Di più, ”l’Europa ha bisogno che l’Italia assuma il ruolo di leadership che le compete, e i leader europei dovrebbero sostenere compatti Matteo mentre si assume la responsabilità per il futuro del suo Paese”. Blair ha spiegato all’Ansa: “Le sfide sono assolutamente formidabili, ma Matteo ha il dinamismo, la creatività e la forza per farcela, con la combinazione di realismo e idealismo necessari per i tempi che viviamo”. Per gli analisti Fitch, però, quello che serve sono “riforme strutturali in grado di aumentarla un fattore positivo per il profilo di credito, così come una ripresa sostenuta che aiuti il consolidamento dei conti”. Il nuovo cambio alla leadership evidenzia “la volatilità della politica italiana”, scrive l’agenzia. E non manca di sottolineare che Renzi sarà il ”quarto premier da novembre 2011”. A causa delle ”incertezze sulla durata del governo e la sua capacità di portare avanti le riforme, l‘outlook resta negativo con rating a BBB+”.

Renzi: quattro mesi per quattro riforme

renzi-programma-tuttacronacaAl seguito del lungo incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Matteo Renzi ha accettato con riserva, come da prassi, l’incarico a formare un nuovo governo. Il segretario dem avvierà domani le consultazioni e, visto che “l’impegno è l’orizzonte naturale della legislatura”, il 2018, il leader Pd si prende “qualche giorno di tempo” per definire programma e squadra. I tempi del programma, tuttavia, li ha già chiari in mente: a febbraio riforme istituzionali, a marzo il lavoro, che è la “vera priorità”, ad aprile la riforma della pubblica amministrazione e a maggio il fisco. Matteo Renzi ha chiarito che i tempi della formazione del governo non saranno brevissimi. “Ci prendiamo il tempo necessario, sapendo che fuori da qui c’è un senso di urgenza delicato, ma è altrettanto vero che un’orizzonte di legislatura necessita di qualche giorno di tempo per arrivare a sciogliere la riserva”. E ancora: “L’impegno è di un allungamento della prospettiva politica della legislatura, che si colloca nel suo orizzonte naturale”, ha spiegato.

 

Renzi sulle orme di Letta? Cerca l’investitura americana

Matteo_Renzi_camper-tuttacronacaDopo aver presentato le sue dimissioni da presidente del Consiglio, Enrico Letta ha ricevuto una telefonata del presidente americano che gli ribadiva “sincera amicizia”. Ora Matteo Renzi probabilmente si chiederà se anche lui riuscirà a ottenere l’investitura americana. Che il prossimo premier incaricato sia legato da feeling con la cultura politica anglosassone è noto, ma si conosce meno dei suoi incontri bilaterali e triangolari con il mondo politico democratico americano. A colmare la lacuna ci pensa l’Huffington Post:

“Galeotta” fu, da questo punto Charlotte. Fu lì, nella cittadina di Charlotte (North Carolina) che, a settembre del 2012, si tenne la convention democratica che vide Obama lanciarsi, acclamato a furor di popolo, per la candidatura al secondo mandato della Casa Bianca. Renzi non solo c’era ma era il solo sindaco europeo, oltre che italiano, presente. Partecipava a un panel che vedeva presenti e parlanti tutti i giovani sindaci dem americani (e non) cui faceva gli onori di casa l’allora sindaco, Anthony Foxx, poi diventato ministro dei Trasporti nella seconda amministrazione Obama. Non solo. Renzi prese parte anche ai lavori della NDI (National Democratic Institute), think-thank gestito dall’ex segretario di Stato Madeleine K. Albright e di cui la stessa oggi è chairman e che coordina tutte le attività internazionali e politiche che fanno capo al Democratic Party degli Usa.

Sempre a Charlotte Renzi ‘sfiorò’ – nel senso che non ebbe colloqui personali ma conobbe – l’attuale sindaco di San Antonio (Texas), Juliàn Castro di cui si parla come il prossimo candidato alla vicepresidenza Usa, sempre per il Partito democratico, al fianco della candidata alla presidenza Hillary Clinton quando, nel 2016, l’Asinello (simbolo dei Democratici) dovrà scegliere il successore di Obama nella gara per la Casa Bianca. Infine, sempre in ambito di think-thank made in Usa, non solo l’NDI, ma anche il Center for American Progress, centro studi di area clintoniana diretto da John Podesta e che Obama ha incaricato di seguire gli affari europei, ha espresso subito il suo favore per l’incarico a premier di Renzi. Altrettanto buoni i rapporti colla Fondazione Kennedy e altri network Usa.

Poi, naturalmente, c’è quello che si sa: l’ottima opinione che Renzi gode presso l’ambasciatore statunitense in Italia, John Phillips, che aveva speso i suoi buoni uffici per organizzare un viaggio di accreditamento di Renzi negli Usa (viaggio rinviato a data da destinarsi, per ora) per accreditarsi – ma l’idea è nata quando era diventato ‘solo’ segretario del Pd- presso gli ambienti economici e politici del Nord America come pure quelli con il predecessore di Phillips, David Thorne, che l’attuale segretario di Stato, John Kerry, ha chiamato nel suo staff. Entrambi gli ambasciatori, peraltro, sono amanti della Toscana e di Firenze, dove si sono recati molto spesso, palazzo Vecchio, sede del sindaco, compreso.

Come pure è un amante e ottimo conoscitore dell’Italia lo stesso Kerry: cattolico, oltre che dem, da sempre in ottimi rapporti con la Santa Sede, conosce bene la politica italica e sarà grazie a lui se i rapporti tra il governo Renzi e l’amministrazione Obama saranno più che impeccabili, ma a dir poco amichevoli e fraterni. Obama ha confermato, nel suo tour europeo di fine marzo, tutte le ‘tappe’ italiane: Vaticano (Papa), Quirinale (Napolitano) e palazzo Chigi (Renzi), dove verrà ricevuto il 27 marzo.

Matteo Renzi: il giuramento già giovedì?

matteo-renzi-tuttacronacaQuesta mattina, alle 10.30, Matteo Renzi è salito al Quirinale per ricevere dal capo dello Stato, Giorgio Napolitano, l’incarico a formare il nuovo governo. Il sindaco di Firenze potrebbe giurare già giovedì ma la sua corsa verso Palazzo Chigi è piena di ostacoli: Angelino Alfano non ha alcuna intenzione di dare per scontato il sostegno di Ncd all’esecutivo e pone una serie di paletti. Nel frattempo, davanti al Quirinale si sono riuniti dei manifestanti di Fratelli d’Italia, guidati da Giorgia Meloni, che protestano gridando “Elezioni, elezioni”. La protesta è iniziata pochi minuti dopo l’ingresso di Renzi nel palazzo della presidenza della Repubblica. Tra i cartelli esibiti, anche una citazione dello stesso Renzi: “Non sarò mai presidente del Consiglio senza essere eletto”. I manifestanti sventolano tessere elettorali assieme al Tricolore.

Lo sparatore di palazzo Chigi: Preiti condannato a 16 anni

preiti-tuttacronacaEra il 28 aprile, il giorno dell’insediamento del governo Letta, quando Luigi Preiti apriva il fuoco davanti Palazzo Chigi colpendo due carabinieri. Ora proprio ai militari dell’arma si è rivolto in una dichiarazione spontanea prima della sentenza arrivata oggi: “Chiedo scusa ai carabinieri feriti, ai loro familiari, alla mia famiglia. Se potessi ancora oggi mi sostituirei al carabiniere Giangrande e mi farei carico della sua sofferenza”. Luigi Preiti è stato condannato a 16 anni di reclusione per tentato omicidio plurimo, porto e detenzione di arma clandestina. La decisione è stata presa dal gup, Filippo Steidl, mentre i pm avevano chiesto 18 anni. Una perizia psichiatrica lo ha dichiarato capace di intendere e di volere al momento dell’accaduto. Martina Giangrande, figlia del brigadiere Giuseppe rimasto gravemente ferito in quell’occasione ha commentato: “Siamo davvero soddisfatti di questa sentenza, sono venuta qui a Roma a sentire con le mie orecchie cosa sarebbe accaduto. Tra poco lo dirò a mio padre, che è a Prato, visto che per il momento non sono riuscita a sentirlo”.

Il consigliere comunale pastafariano che giura con lo scolapasta in testa

Christopher-Schaefferv-pastafariano-consigliere-comunale-new-york-tuttacronacaE’ l’Independent, ripreso da Giornalettismo, a riportare la notizia del giuramento prestato dal sacerdote pastafariano Christopher Schaeffer presso il consiglio comunale di Pomfret, nello stato di New York. L’uomo indossava a mo’ di cappello uno scolapasta, che reappresenta il suo credo religioso. Schaeffer, sacerdote della chiesa del Flying Spaghetti Monster ha spiegato a Dunkrik Observer che lo scolapasta simboloeggia il suo ruolo di sacerdote all’interno del culto e ha descritto il suo credo come una “religione senza dogma”. Il sito del credo religioso spiega che la chiesa è rimasta segreta fino al 2005, quando una lettera con l’immagine allegata del Flying Spaghetti Monster è stata spedita ad un consiglio scolastico del Kansas. Ancora, il sito spiega il pastafarianesimo è una vera e propria religione secondo la quale i pirati erano i pastafariani originari, degli esploratori pacifici che a causa della disinformazione cristiana oggi sono dipinti come dei criminali. Inoltre, si legge: “Alcuni sostengono che la chiesa sia esclusivamente un esperimento mentale, che sia satira che vuole dimostrare che il disegno divino non  è legge, ma una peudoscienza prodotta dai cristiani per portare le persone a credere al creazionismo nelle scuole. Queste persone si sbagliano. La chiesa del Flying Spaghetti Monster è reale, legittima e sostenuta dalla scienza. Il fatto che qualcosa possa sembrare humor o satira è puramente casuale”. I suoi seguaci sono anche dei grandi appassionati di birra e considerano ogni venerdì come una festa religiosa. Ai cittadini di Pomfret, Schaeffer ha spiegato che è impaziente di lavorare con loro: “Sto principalmente pensando di lavorare in modo che la città viva senza intoppi e di soddisfare le esigenze dei cittadini”. Ha quindi aggiunto: “Se qualcuno dovesse avere dei dubbi o delle domande spero che mi contatti, perchè voglio fare in modo che chiunque venga rappresentato”.

Perizia di Preiti: capace d’intendere e di volere e con l’abitudine a droga e alcool

luigi-preiti-tuttacronacaEra il 28 aprile, il governo prestava giuramento e, all’esterno di Palazzo Chigi, Luigi Preiti apriva il fuoco con la sua Beretta 7,65. Dalla perizia psichiatrica, quello che risulta è che era in grado d’intendere e di volere, nonchè in cerca di un palcoscenico. Ma anche che consumava cocaina, assumeva alcool e frequentava “seratine” con amici. E’ quanto emerge dalla perizia psichiatrica disposta dal gup Filippo Steidl, lo scorso ottobre, che traccia un quadro diverso da quello che questo cinquantenne di Rosarno, ha cercato di dare ai pm Pierfilippo Laviani e Antonella Nespola. “Volevo fare un gesto eclatante.Volevo colpire i politici. Sono disoccupato, ho una figlia, e mi vergognavo perché non potevo offrirle niente di buono”. Nelle conclusioni dello psichiatra Piero Rocchini si legge che “al momento del fattol’imputato presentava un modesto disturbo depressivo. Tali componenti non avevano rilevanza psichiatrica forense e dunque per le loro caratteristiche e intensità non incidevano in modo significativo sulla sua capacità di intendere e di volere. Non vi è nulla che possa far dubitare della sua piena capacità di intendere e volere al momento dei fatti”. Preiti cosciente, dunque, mentre impugnava la Beretta e faceva fuoco contro tre carabinieri. Per di più, Preiti non avrebbe avuto intenzione di suicidarsi, come da lui sostenuto: “La spinta suicidaria sembra essersi fermata a livello di pensiero senza alcun reale tentativo di messa in pratica. L’uomo mostra caratteristiche di personalità con larvata costante conflittualità nei confronti dell’ambiente (soprattutto “classe politica”, “Stato” e i suoi rappresentanti). Anziché un autentico desiderio di morte, si rileva una “aggressiva ricerca” di riconoscimento pubblico, con l’immaturo desiderio di trasformarsi in una sorta di eroe vendicatore, pubblicamente riconosciuto”. Inoltre, la sua abitudine al consumo di alcol e cocaina, lo predisponevano a passare belle serate. È lui stesso a raccontarlo allo psichiatra: “La cocaina mi faceva parlare, stare bene, pensavo a divertirmi per partecipare al meglio alle mie “seratine”. Anche se la decisione di venire a Roma l’avevo presa prima di prendere la cocaina”. Quello che gli investigatori sospettano, ora, è che qualcuno lo abbia incitato a compiere quel gesto, e lo abbia anche armato. “Pur se in condizioni di difficoltà e frustrazione – sottolinea il perito – egli ha sempre mantenuto dall’arrivo in Calabria un buon funzionamento sociale (breve relazione con una donna del luogo, frequentazione pressoché quotidiana di un circolo di biliardo con partecipazione a una gara, costanti ‘seratine’ con gli amici fino a poco prima della partenza per Roma) e lavorativo”. L’imputato sembra non avere “alcun senso di colpa per quanto commesso”. “L’aver scritto alle vittime dichiarando di ‘non avercela con i carabinieri’ colpiti – è ancora la conclusione dello psichiatra – soprattutto se affiancato al desiderio espresso (‘dovevo fare qualcosa di eclatante, la gente ne doveva parlare’) sembra dare a tutto questo una diversa valorizzazione: la volontà di conquistare e mantenere il centro del palcoscenico. Le lettere inviate a Giangrande (il carabiniere che ha lottato tra la vita e la morte, ndr) appaiono ‘strumentali'”.

Il brigadiere Giangrande passerà il Natale a casa. Lo annuncia la figlia

brigadiere-giangrande-tuttacronacaIl 28 aprile, mentre il governo prestava giuramento, Luigi Preiti apriva il fuoco davanti a Palazzo Chigi, ferendo il brigadiere Giuseppe Giangrande. La figlia Martina oggi ha partecipato a un incontro al comando provinciale dei Carabinieri, a Milano, alla presenza del comandante Maurizio Stefanizzi, dove le sono stati consegnati due  assegni del Consorzio commercianti corso Buenos Aires. “Finalmente papà potrà lasciare l’ospedale, questo Natale lo trascorreremo assieme”, ha spiegato ai presenti. Ai rappresenti del consorzio, ha detto: “Vi ringrazio tantissimo, non mi aspettavo tanta generosità. Voi non ci conoscete neppure ma avete fatto così tanto. Questo è un segnale importante, di grande speranza. Mi auguro che papà possa presto incontrarvi per ringraziarvi di persona, magari che possa stringervi la mano”.  Il brigadiere Giangrande attualemnte si trova nell’ospedale di Imola, dove ritornerà (dopo la prossima pausa) verso aprile per un intervento che dovrebbe consentirgli di migliorare la sua mobilità degli arti superiori. Ancora, la figlia ha spiegato: “È migliorato in questi mesi ma non posso dire che stia bene, utilizza una carrozzina elettrica per gli spostamenti che attiva col mento, ma l’intervento potrebbe essere una svolta”. E ha raccontato che, in sette mesi di degenza, l’attenzione nei loro confronti non è mai venuta a mancare: “Anzi, è rimasta uguale, ho raccolto un migliaio di lettere scritte a mano, destinate a me o a mio padre- per non parlare delle e-mail: pensate che ogni martedì uno sconosciuto ci invia un mazzo di fiori diverso e non siamo ancora riusciti a scoprire di chi si tratta”.  L’ultimo pensiero è per Luigi Preiti, l’attentatore. “L’ho incontrato al processo, l’ho guardato negli occhi ma non ho sentito niente per lui. Il perdono? È un sentimento che non posso provare, almeno non ancora”.

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Il politically correct ha raggiunto anche gli scout: niente più “Dio” nel giuramento

boyscout-atei-tuttacronacaAnche le storie centenarie possono cambiare. Ed è quello che è accaduto la scorsa estate in Inghilterra. Da quanto Sir Baden-Powell fondò gli scout, intere generazioni hanno recitato la formula “To serve my Queen and love my God”: servire la regina e amare Dio. Ora però il giuramento cambia: l’educatore inglese mirava infatti a formare buoni cittadini e buoni cristiani attraverso lo scoutismo, un proposito questo che, visto il clima culturale di cristianofobia attuale non è più accettabile. Questo almeno nel pensiero della dirigente femminile del movimento, Gill Slocombe. Da qui la decisione di rimuovere il riferimento a Dio dal giuramento. Quello che resta è il servire la regina. E se in molti strizzano gli occhi al politicamente corretto, c’è anche chi fa notare che il cristianesimo resta comunque uno dei pilastri della Nazione. Come riportava anche il Sussidiario, “Si potrebbe commentare che l’identità nasce infatti dal riconoscimento di radici, esperienze, sensibilità ed interessi comuni. Ebbene nulla meglio del cristianesimo può esprimere tutto questo per gli inglesi, e non solo per loro. Ciò senza affatto discriminare mussulmani, induisti, sikh e così via. Quello che i cristianofobi vogliono ottenere è l’annullamento di questa identità.” Quello che propone la Slocombe è sostituire “amare Dio” con “prometto di non tradire me stesso e di sviluppare le mie credenze”. Lo sguardo degli scout, quindi, passa dall’esteriore all’interiore, bandito un rapporto con l’Altro, si promette fedeltà a se stessi e si mira a uno sviluppo personale. Estremamente significativo: non più un rapporto di relazione, un amore a un Altro, ma una fedeltà a se stessi, uno sviluppo di sé. Da parte loro, le ‘girl guide’ hanno eliminato oltre alla parola ‘Dio’ anche ‘patria’. Era uno dei più grandi intellettuali cattolici inglesi del ‘900, Hilaire Belloc, a scrivere nel suo Saggio sull’indole dell’Inghilterra contemporanea: “Quando gli uomini abbandonano l’adorazione di Dio e dei santi cominciano ad adorare se stessi. L’Io si presta ottimamente a questo culto perchè il proprio Io è un modello di perfezione e soprattutto non è possibile metterne in dubbio l’esistenza. Il culto di noi stessi ha il grande vantaggio di essere culto di qualche cosa che certamente esiste, la cui presenza è certa, a portata di mano e, per noi, oggetto di sconfinata ammirazione. Ma adorare, per la natura stessa dell’atto, significa pagare un tributo, che deve necassariamente rivolgersi a un oggetto esterno. Il culto di noi stessi non può dunque attuarsi che in una forma riflessa. La forma più corrente di questo culto è quella che ha per suo oggetto l’umanità. Dal culto dell’umanità ci vengono religioni come quella del Socialismo, della Fratellanza Universale, del Credo della Bontà Universale e simili.”

La testimonianza di Giangrande, Preiti non è un pazzo, era lucido

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Era il 28 Aprile e il nuovo Governo Letta stava giurando davanti al Presidente della Repubblica quando Luigi Preiti fece fuoco sui carabinieri che prestavano servizio davanti a Palazzo Chigi. Giuseppe Giangrande, che sta compiendo un lungo percorso di riabilitazione dopo che il proiettile lo ha colpito racconta quei tragici momenti in cui rimase ferito gravemente: “Non sono un eroe. Preiti mi ha chiesto di passare lo sbarramento – racconta il carabiniere a Libero – nel momento in cui gli ho detto di no mi ha sparato”.

Ma cosa si aspetta Giangrande dai giudici che dovranno processare Preiti?  “Mi aspetto che venga punito in base ai capi d’imputazione e sia riconosciuto colpevole perché matto non è. Era molto lucido quando ha parlato con me. So che hanno già tentato di farlo passare per folle, ma la richiesta è stata respinta dal tribunale”. Preiti non è quindi il pazzo di cui si era parlato nei primi momenti dopo il tragico attentato, ma, secondo Giangrande, era un uomo lucido e consapevole del gesto che stava compiendo. 

Segue il ricordo di quel drammatico giorno: “Mi sono trovato al posto giusto nel momento sbagliato. Se questo soggetto passava il blocco in un attimo di distrazione dei miei colleghi, era una strage. Con Preiti prima che sparasse ci ho parlato. Mi ha chiesto di passare lo sbarramento. Gli ho detto che era impossibile e ha scaricato tutto il caricatore su di me e i colleghi vicini”. Ci sono stati altri quattro feriti, tra cui un altro carabiniere, per fortuna nessun morto. Ora però Giangrande guarda avanti: a Natale tornerà a casa e non vede l’ora. “Ci stiamo preparando a fare il panettone in casa. Sono molto felice.”

 

 

“Non credo che potrò perdonare” così la figlia del cc ferito.

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“Non credo potrò perdonare Luigi Preiti. Adesso devo pensare”. Lo ha detto tra le lacrime Martina Giangrande, la figlia del carabiniere ferito nella sparatoria davanti a Palazzo Chigi. “Ringrazio – ha aggiunto – l’Arma, come i rappresentanti delle istituzioni che mio padre stava con orgoglio vigilando e proteggendo”. La ragazza, intervistata al Policlinico Umberto I, ha poi ricordato che “proprio oggi sono tre mesi che mia madre è mancata. Sono fiera di mio padre che ha dedicato tutta la sua vita alle istituzioni. Grazie a tutte le istituzioni che mi hanno trattata come una figlia, grazie a chi mi ha trasmesso umanità. Mi ha toccato molto la sensibilità della signora Boldrini, la presidentessa della Camera, che vorrei incontrare nuovamente. Ora dovrò rimodulare la mia vita, come ho già fatto, ho lasciato il lavoro. Mi dedicherò a questa famiglia al momento sgangherata”, ha poi concluso.

Intanto le condizioni mediche di Giangrande restano stazionarie e l’ultimo bollettino medico parla di: “stazionarietà grave” ma anche di una sospensione progressiva dei sedativi che hanno mostrato come il paziente sia lucido e in grado di di respirare autonomamente per un breve periodo”.

La famiglia si stringe intorno a Giangrande

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Giuseppe Giangrande, il carabiniere ferito gravemente ieri davanti a Palazzo Chigi, “resta sedato, intubato e ventilato meccanicamente” mentre nel suo bollettino medico si parla di moderato ottimismo. Amalia Allocca, direttore sanitario del policlinico Umberto I, non fa però previsioni sulla futura mobilità del militare, sottolineando che “per ora la condizione neurologica non è valutabile”. Giangrande, in questo periodo,stava cercando di riprendersi dal lutto della moglie, avvenuto appena due 2 mesi fa. L’uomo non resta comunque solo, tutta la famiglia gli si è stretta attorno e con lui si trova la figlia 23enne, Martina, arrivata nella capitale dopo aver appreso la notizia. I giornalisti non paghi del bollettino medico, “freddo e impersonale” e che non fa scoop, hanno approfittato della presenza del fratello Pietro per farsi rilasciare ulteriori dichiarazione, in cerca di dettagli che rendano più “saporite” le notizie.  “Mio fratello ha trascorso la notte tranquillamente, ha riconosciuto la figlia, l’ha vista. Ha mosso le palpebre. Ha cercato di parlare, ha tentato di rassicurarla come a dire ‘vai a casa nulla è accaduto”, racconta Pietro Giangrande prima di aggiungere: “Ha riconosciuto la figlia Martina e ha mosso le spalle. In nottata ha respirato da solo”. Un altro velo squarciato, quello che c’è di più sacro, la vicinanza di un padre ed una figlia, gettato sotto gli occhi di tuttti. La ragazza, che lo zio Ciro definisce forte, è ora circondata dall’affetto dei familiari e dai colleghi del padre e, secondo quanto dicono i parenti, ha ssorbito bene il colpo. E’ giusto intervistare i parenti, voler sapere ogni dettaglio della vita di Giangrande? Se ha riconosciuto la figlia, se ha mosso le spalle, se ha cercato di parlare? E’ giusto puntare l’ “obiettivo” sulla figlia, su una ragazza di 23 anni che ancora deve elaborare il lutto della madre e che si trova a dover affrontare un nuovo dramma? Ma a volte anche quest’intrusione sembra non bastare, la vita che si trasforma in un reality passa anche per i social network e per una frase postata tempo fa  dal carabiniere nel suo profilo Facebook: A volte la vita ti riserva delle brutte sorprese che ti fanno pensare a tante cose, l’importante è non abbattersi e ricominciare tutto da capo”. Deve ripartire da questo punto Giangrande, dalla sua famiglia, dalla sua stessa vita… non dalle troppe parole. Non è importante sapere che fosse una brava persona, un buon padre, uno stimato professionista. E’ stato la vittima innocente di una crisi nazionale di cui non ha colpa. Una crisi che ha spezzato tante vite ma questa volta, per fortuna, non ce l’ha fatta. Per questo va rispettato, la sua famiglia con lui, senza dover ogni volta per forza buttar giù una porta per osservarli nella loro intimità.

Da dove ripartiamo: gli ultimi 7 giorni…

riassunto settimanale

Dal punto di vista politico, questa settimana è stata ricca di eventi, a partire da lunedì quando, mentre i manifestanti in piazza protestavano, Napolitano ha accettato di tornare ad assuemere il ruolo di Presidente della Repubblica. Un capo in mezzo alla baraonda che è la politca italiana, quando non si capisce più chi sta con chi, dove sono gli inciuci, i franchi tiratori girano a piede libro e… i ministri fuggono in autoambulanza per non aver a che fare con i cittadini che li hanno eletti! Insomma, dopo Berlusconi che, dimessosi dal ruolo di premier, quando ha sentito profumo di elezioni (e odore di tribunale) ha deciso di tornare in campo, dopo Monti che aveva assicurato che terminato il periodo di governo tecnico sarebbe tornato alla sua Bocconi, anche Re Giorgio non ce l’ha fatta a lasciare i palazzi del potere, nonostante avesse ripetuto all’infinito che una sua ricandidatura sarebbe stata al limite del ridicolo… Nel frattempo, con un PD allo sfascio e un’idea di governo basato sulle larghe intese, bisognava trovare la persona adatta per la leadership. Dopo un rapido giro di consultazioni, la scelta è caduta su Enrico Letta che si è trovato nella scomoda situazione di dover creare un governo ben sapendo che assicurarsi la fiducia al momento non è il compito più semplice del mondo. Eppure ce l’ha fatta (che riesca a farlo durare è un altro discorso e molto dipenderà dalla volontà di Berlusconi) e ieri ha presentato la sua lista di 21 nomi, tra i quali 7 donne, con un ministro di colore, Cecile Kyenge, che non è nato sul suolo Italiano, insomma, una dichiarazione di guerra alla Lega! Ma tutto quello che ha fatto la politica in questi anni, le vite che ha calpestato, schiacciato, dilaniato per quel giuramento troppe volte non rispettato, quello che anche oggi hanno ripetuto e che si conclude con “nell’interesse esclusivo della Nazione”, non poteva continuare a passare impunito. Così oggi, mentre il nuovo governo era intento nella sua celebrazione, all’esterno di Palazzo Chigi è avvenuta la tragedia: una sparatoria che, non potendo ferire i politici, ha colpito due carabinieri. Altri due militari in ospedale, mentre ieri un terzo, Tiziano Della Ratta, ha perso la vita in servizio. Sembra che le vite degli eroi quotidiani siano destinate a terminare senza pace: ce l’ha dimostrato Fermo Santarossa, un imprenditore che ha preferito la morte all’obbligo di licenziare i suoi dipendenti. Una tragedia consumata in silenzio, per non disturbare. Una lezione di dignità. Non solo la crisi, anche il male di vivere, la depressione, un dolore troppo grande per essere portato… Alessia Olimpo, 35 anni, non ce l’ha fatta a riprendersi, nonostante una bellissima figlia, nonostante l’amore del marito Alberto Calderoli: si è tolta la vita, portando la piccola con sè, forse per evitarle quella lotta che si chiama vita. Che è a volte dura, altre pericolosa, ma che sa essere anche il viaggio più meraviglioso che si possa intraprendere, se solo una piccola luce dentro ci aiuta ad illuminare la strada.

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C’è bisogno di leggerezza, sì, indubbiamente! Allora spazio ai programmi più amati, alle ultime indiscrezioni, al gossip che permette di guardare altrove. Quello che forse lascia un po’ di amarezza è troppo spesso fanno parlare gli scandali, si guarda al “buio” dei famosi di turno per non sentirli troppo distanti da noi o, forse, per non idealizzarli. Poi si guardano i talent, nella speranza di ritrovarsi un giorno là in mezzo, forse perchè l’attenzione mediatica fa in qualche modo sentire vivi. Fatto sta che questa settimana l’apice dell’interesse l’ha raggiunto la notizia che Miguel Bosè lascia Amici! Ebbene sì, anche gli “amici” a volte si trasformano in nemici. E infatti la lettera di Selvaggia Lucarelli indirizzataa Belen Rodriguez, che vorrebbe essere la summa della corretta maternità assume le tinte di un’anima che si rode nell’invidia: potere delle copertine patinate! E che dire poi della favola tutta italiana di Cenerentola? Una cassiera che fa battere il cuore al calciatore più corteggiato dal gossip… sì, stiamo parlando di Cavani e della sua Maria Rosaria. Miracoli del tempo che scorre: una volta il principe arrivava su un cavallo, non era sposato, non aveva figli… ora di cavalli ne ha a migliaia, tutti rinchiusi in un motore, tradisce la moglie incinta e l’apice della sua carriera la raggiunge rincorrendo il pallone assieme ad altri 21 uomini in pantaloncini corti. Lo stadio non sarà un castello ma… l’amore dona una fantasia immensa! E a proposito di immaginazione…quella umana non ha limiti, lo dimostrano le biblioteche piò originali del mondo: strutture fantasiose ed accoglienti che permettono di perdersi in mezzo a mondi altri. Perchè di una cosa siamo certi: come un ottimo libro… non c’è nulla. E se non bastano per fugare gli incubi, forse potrebbe riuscirci un piccolo amico a quattro zampe: guardare il video che segue per credere!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK! 

Parla la donna incinta ferita nella sparatoria di Palazzo Chigi

Sparatoria Palazzo Chigi -marina stolfi-tuttacronaca

Si è trovata fianco a fianco con un attentatore. E’ ancora sconvolta Marina Stolfi, che insieme al marito, Andrea erano usciti a fare una passeggiata sotto il sole di Roma. Quando sono partiti gli spari, Marina,  incinta al quarto mese di gravidanza, stavano camminando tranquillamente con il loro figlio nel passeggino. Intanto la polizia stava transennando la piazza per l’arrivo dei ministri e a quel punto la famiglia Stolfi si è trovata accanto a Luigi Preiti che ha iniziato a sparare. Cinque,sei, sette colpi e l’universo è cambiato. Urla e sangue. Andrea, 39 anni, cerca di mettere a riparo suo figlio, portando il passeggino, dietro la guardiola, ma il bambino cade e si ferisce uno zigomo. Nulla di grave, ma è il panico. Marina, invece rimane ferita a un braccio, anche per lei tanta paura, ma non ci sono rischi. Anche Andrea alla fine si troverà una ferita superficiale sulla gamba. Alla fine la famiglia sta bene, vengono anche trasportati al Santo Spirito per gli accertamenti. Sono increduli che hanno sfiorato la tragedia restando quasi illesi.

Ma Andrea ricorda quegli attimi con precisione: «Avevamo parlato proprio ad uno dei carabinieri, che stava transennando la piazza e ci aveva detto di tornare indietro. Ho rischiato di essere al suo posto. Quell’uomo in giacca e camicia poteva colpire anche me e soprattutto la mia famiglia. La differenza è solo di qualche metro, abbiamo rischiato di essere colpiti anche noi».

Per far passare la paura ci vorrà del tempo, ma l’importante è che nessuno di loro è stato ferito gravemente.

Gasparri condanna Grillo per l’attentato e Veltroni prende le difese del M5S

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«Urla, aizza, minaccia, esalta al qaeda e poi qualcuno spara. Chiare le colpe.Sappiamo chi ha incoraggiato i violenti. C’è chi ha se minato violenza, sappiamo bene chi sia, prima qualcuno delira poi arriva il disperato armato. C’è chi  ha invocato bombardamenti sui palazzi della politica poi uno va lì e spara ai carabinieri. Ci sono responsabilità evidenti. Un abbraccio ai carabinieri feriti. Avrà pure sparato un pazzo ma c’è gente che evoca violenza da troppi giorni in quelle vie di Roma».  Così il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri (Pdl), lancia accuse dai social network.
Infine, con un tweet, polemizza con Gianfranco Rotondi, suo compagno di partito, reo di aver preso le difese di Grillo affermando: «Nessuno speculi sulla vicenda di stamane con la sparatoria nei pressi di palazzo Chigi per associare il Movimento 5 stelle alla violenza. Il clima di attacco alla politica non è figlio di Grillo, al massimo ne ha tratto legittimamente vantaggio».

Secca la replica di Gasparri: «Solidarizza con i carabinieri, non con chi non lo merita».

Il Pdl si spacca quindi sulla sparatoria di Palazzo Chigi, con un Gasparri che, purtroppo, non riesce a guardare il disagio profondo che si vive in Italia. Sarebbe fin troppo facile e strumentale accusare Grillo che, al contrario, ha sempre professato la linea pacifica di protesta. La verità è che Gasparri non vuole vedere in faccia la gravissima condizione socio-economica che attanaglia il nostro Paese e si rifugia in un’accusa sterile e infondata.

Dal blog Grillo risponde seccamente:  «Ci discostiamo da questa onda che spero finisca lì perchè il nostro MoVimento non è assolutamente violento. Piena solidarietà alle forze dell’ordine e speriamo che sia un episodio isolato e rimanga tale».
Mentre in una nota congiunta i capigruppo del M5S Roberta Lombardi e Vito Crimi dichiarano «A nome di tutti i parlamentari del Movimento 5 Stelle esprimiamo la nostra ferma condanna per il folle gesto di violenza perpetrato poco fa davanti a Palazzo Chigi ed esprimiamo tutta la nostra solidarietà umana e civile ai tre Carabinieri in servizio ed al passante feriti. La democrazia non accetta violenza».

In soccorso di Grillo e dell’M5S arriva anche il Twitter di Walter Veltroni: «Ciò che è accaduto a Roma lo chiariranno gli inquirenti. Chiamare in causa, per il clima, il M5S è un errore grave e una strumentalizzazione». Lo scrive su twitter Walter Veltroni commentando la sparatoria davanti a palazzo Chigi.

Il tweet di Veltroni spazza via anche il “Chi semina vento raccoglie tempesta” di La Russa  «Abbiamo sempre sostenuto che la predicazione dell’odio e dell’abbattimento dell’avversario, che si manifesta anche col sistematico disturbo organizzato delle manifestazioni altrui a cui il centrodestra non si è mai accodato, può portare le persone psicologicamente predisposte all’uso criminale della violenza. Scontate le condanne anche sincere di ogni parte politica ma non basta per sentirsi tutti assolti. Ai feriti e all’Arma dei Carabinieri la mia totale vicinanza e solidarietà».

Quando riusciranno i nostri partiti a fare un “mea culpa” per la situazione in cui versa la popolazione italiana e smetteranno di ribalzarsi le colpe di partito in partito? Soprattutto quando smetteranno di trovare colpe  al M5S anche per una stella cadente?

Le immagini religiose sul sito dell’attentatore di Roma? Un fake?

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Alcune testate riportano la notizia che andando sul Facebook di Luigi Preiti, l’uomo che questa mattina ha aperto il fuoco davanti a Palazzo Chigi, mentre il governo Letta giurava al Quirinale, si può notare come il profilo sia invaso da immagini religiose. In particolare si possono vedere immagini del carcere di Rebibbia con la frase: “Misericordia di Dio speranza unica dei disperati, Confido in te”.

E’ poco probabile che il profilo sia quello dell’attentatore anche perché risulta un diploma di ragioneria conseguito nel ’92.

Inoltre c’è chi, in queste ore, si cambia il nome per assumere quello di Luigi Preiti e scrive:

“FESTA DELLA LIBERAZIONE DI STO C***O. ONORE AL DUCE BENITO MUSSOLINI. ONORE A TUTTI I CAMERATI ASSASSINATI. W IL FASCISMO. MORTE VIOLENTA PER TUTTI I DEPUTATI E SENATORI. DUCE! DUCE! DUCE!”

Perchè non vi è controllo su Facebook? Si sospendono profili per aver inviato un messaggio di troppo, ma non si condanna l’apologia fascista che la nostra Costituzione vieta? E’ intollerabile che si permettano queste violazioni alla Carta.

Le parole di Vendola sull’attentato di Palazzo Chigi!

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“Un disperato o pazzo spara ed è tutta colpa di chi dissente, di chi non si piega all’inciucio… Non sentite puzzetta di regime?”

Così il leader del Sel commenta l’attentato di oggi avvenuto a Palazzo Chigi che ha visto il ferimento di due carabinieri e l’arresto di Luigi Preiti, un ragioniere di Rosarno ceh da 20 giorni sembra che progettasse il gesto di protesta. Un uomo in crisi personale, un pazzo o forse qualcuno che con una notevole abilità e freddezza riesce a sparare al collo di un poliziotto che indossa il giubotto antiproiettile ferendolo gravemente e con altrettanta lucidità riesce a gambizzare un altro carabiniere prima di essere fermato? Quante persone, impugnando una pistola avrebbero tale precisione?

Letta giura, a Palazzo Chigi si spara… 1978: la fiducia di Andreotti, il rapimento Moro

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“Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della nazione”.

Mentre i ministri pronunciavano la formula di rito e firmavano davanti a Napolitano i loro incarichi, davanti a Palazzo Chigi si consumava la tragedia. Due momenti, due scene, due istantanee diverse di un Paese profondamente dilaniato.

Ci riporta indietro negli anni quando rapirono Aldo Moro proprio nel giorno del primo dibattito sulla fiducia al nuovo governo Andreotti IV.

Il rapimento Moro si collocò in quell’atmosfera pesante della fine degli anni 70 e nei giorni in cui si era in procinto di fare quel “compromesso storico” che doveva riavvicinare la Democrazia Cristiana al Partito Comunista Italiano.

Oggi invece la sparatoria, che sembra opera di un uomo in crisi, colpito da gravi disagi economici e personali, è avvenuta nel giorno del giuramento del governo Letta.

Quello che si deve analizzare è il contesto sociale in cui avviene: da una pressione fiscale insostenibile per molti cittadini, al problema della disoccupazione (soprattutto giovanile) e da quella sfiducia nel futuro che sembra trasversale a diverse generazioni. In un clima in cui gli italiani hanno perso anche gran parte del loro potere d’acquisto, sono incerti sul futuro e temono manovre finanziarie che possono gravare ancor di più su bilanci famigliari sempre più in bilico.

Si rapisce ( e in seguito si ucciderà) un uomo politico nel 1978, si spara ai carabinieri nel 2013… è sempre il disagio sociale e le politiche di governo che spesso non sanno dare risposte certe ai cittadini a innescare le micce delle ribellioni più violente. Oggi abbiamo avuto un segnale forte, un indicatore che deve farci riflettere non sul gesto di un emarginato, psicologicamente provato dalla crisi, ma su una rabbia crescente e sul bisogno imminente di dare nuove speranze agli italiani.  Non si può vivere solo nell’incubo economico, perché a vincere altrimenti sarà la violenza.

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E’ stato operato il cc Giuseppe Giangrande rimasto ferito davanti a P. Chigi.

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Si è preferito operare. Così al policlinico Umberto I di Roma il brigadiere Giuseppe Giangrande è stato sottoposto a un intervento  neurochirurgico per eliminare eventuali frammenti ossei dopo la sparatoria in cui è rimasto coinvolto questa mattina davanti a palazzo Chigi. A dichiararlo è stato il direttore della Dea dell’ospedale. Intanto la prognosi non viene sciolta.

Come si apprende dalle fonti ospedaliere del San Giovanni, l’altro carabiniere hala gamba destra fratturata.

Sconcerto e grande tristezza alla caserma Baldissera, sul Lungarno Pecori Giraldi a Firenze, sede del Sesto Battaglione Carabinieri Toscana, dove sono in servizio il brigadiere Giuseppe Giangrande e il carabiniere scelto Francesco Negri, feriti nell’attentato di stamani, davanti a Palazzo Chigi. Poca voglia di parlare fra i colleghi dei due militari – molti stanno andando a Roma per star loro vicino – che li definiscono ‘due bravissimi ragazzi, che si sacrificano. Questo – viene spiegato – e’ un lavoro che si fa solo con la passione, e’ un mestiere che chiede molto, che ti tiene lontano dalla famiglia e dagli affetti. Qua condividiamo tutto, esperienze di vita, tensioni, ansie e gioie’. Il contingente toscano era arrivato a Roma da qualche giorno ‘siamo a disposizione del Comando generale – viene aggiunto – che ci impegna non solo in Toscana, ma laddove ci sia bisogno: dalle emergenze di Lampedusa a quelle per la Tav, al servizio pubblico durante le partite’.

Giuseppe Giangrande, 40enne siciliano, è di origine siciliana, ma da anni vive a Prato.  Vedovo da due mesi, con una figlia 23enne che è corsa a Roma non appena ha appreso la notizia.

Accanto a Francesco Negri, il secondo carabiniere ferito c’è la compagna. Francesco, 30enne, originario di Torre Annunziata,  ha subito chiesto notizie del collega.

“Volevo colpire i politici” Preiti confessa!

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Preiti, l’autore della sparatoria a Palazzo Chigi di questa mattina, confessa il suo movente: “volevo colpire i politici”. Negli ultimi minuti sono emersi poi nuovi elementi per sul profilo dell’ttentatore. Sembrerebbe che Preiti abbia perso ingenti somme al gioco e versasse in  difficoltà economiche. L’attentatore già prima della separazione dalla moglie spendeva molti soldi alle slot machine e al biliardo. Proprio questo sarebbe tra i motivi che lo hanno allontanato dalla famiglia, facendogli perdere il lavoro. Intanto le scorte per i politici sono state rafforzate, mentre si cerca di abbassare i toni sugli scontri politici.

Lesioni alla colonna vertebrale per uno dei cc feriti a Roma.

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Si continuano a rincorrere le notizie sulla sparatoria di questa mattina che ha posto in nostro Paese in primo piano anche davanti all’occhi della comunità internazionale. Minuto dopo minuto si è cercato di ricostruire il folle gesto di un uomo che non lucidità e freddezza ha sparato su due carabinieri. E’ notizia dell’ultimo minuto che uno dei due avrebbe riportato alcune lesioni alla colonna vertebrale.

“Un tragico gesto criminale”, così Alfano in conferenza stampa

sparatoria palazzo chigi

Alfano, in conferenza stampa, parla di “tragico gesto criminale operato da un disoccupato di 49 anni che ha manifestato subito dopo l’intenzione di volersi suicidare”. Sembra Peiti non l’abbia potuto fare immediatamente perché aveva esaurito il caricatore. Il Ministro dell’Interno ha parlato poi delle condizioni dei due carabinieri feriti dall’uomo. Il brigradiere Giangrande, colpito al collo, è ora ricoverato al policlinico Umberto I in prognosi riservata. Il carabiniere scelto Negri ha invece riportato ferite da arma di fuoco ad entrambe le gambe. Entrambi i militari non sono in pericolo di vita. Il ministro ha proseguito parlando dei risultati del primo esame degli eventi: sarebbero riconducibili ad un gesto isolato su cui sono in corso ulteriori accertamenti mentre la situazione generale di ordine pubblico nel Paese non desta preoccupazioni. Nel frattempo sono stati comunque rafforzati i controlli presso gli obbiettivi a rischio. Alfano tiene infine ad informare che “il Consiglio dei Ministri ha espresso formalmente, per bocca di Presidente Letta, solidarietà all’arma dei carabinieri e alle famiglie delle vittime.” Il pensiero quindi è stato allargato a comprendere anche la famiglia di Tiziano Della Ratta, carabiniere ucciso ieri mentre cercava di sventare una rapina.

Domani in conferenza dei capigruppo verrà data la disponibilità a riferire immediatamente in Parlamento su quanto avvenuto oggi.

L’attentatore di Palazzo Chigi: “Ammazzatemi voi”. L’Angelus continua

attentatore-palazzo chigi

Tre persone ferite: due carabinieri ed una passante incinta. Questo il bilancio dell’attentato a Palazzo Chigi mentre era in corso la cerimonia di Giuramento del Governo Letta. Luigi Preiti, l’attentatore che in un primo momento è stato definito uno squilibrato e per il quale si è parlato di patologia psichica, è stato subito bloccato dalle forze dell’ordine e ferito nel corso di una collutazione. L’uomo, una volta che è stato gettato a terra, avrebbe implorato la morte: “per favore uccidetemi, ammazzatemi voi”. Queste le parole dirette alle forze dell’ordine a cui poi ha chiesto che gli fossero allentante le manette, perchè non sentiva il braccio. Intanto iniziano a sorgere dubbi sul suo stato mentale: la sua supplica lascia intuire che l’uomo potrebbe essere stato costretto a compiere il gesto o che comunque ci sia qualcuno alle sue spalle. Ci sono diversi indizi che testimoniano la sua lucidità: si è vestito in modo informale per attraversare la piazza non visto, l’arma era di piccolo calibro ed è stata estratta solo all’ultimo momento, inoltre l’uomo ha mirato al collo ed alle gambe, ossia ai punti non protetti dal giubbotto di sicurezza. Per lui accuse di tentato omicidio, porto e detenzione d’arma. Il fratello nega i problemi psichici raccontando della mancanza di lavoro, dopo aver perso il suo nel campo dell’edilizia, e del divorzio.

Anche l’Angelus di Papa Francesco ha rischiato di essere sospeso per questioni di sicurezza. Proprio stamattina, nel corso dell’omerlia, Papa Bergoglio si era rivolto ai ragazzi che stanno per ricevere la Cresima affermando che Dio “ci dà il coraggio di andare controcorrente, sentite bene giovani. Non ci sono difficoltà tribolazioni, incomprensioni che ci devono far paura”. Aggiungendo: “Giocate la vita per grandi ideali. Scommettete su grandi ideali, su cose grandi, non siamo stati scelti dal Signore per “cosine” piccole ma per cose grandi”.

Sparatoria a Palazzo Chigi: l’attentatore è affetto da patologia psichiatrica

carabiniere-sparatoria-palazzo chigi

Si chiama Luigi Preiti l’uomo che ha sparato davanti a Palazzo Chigi mentre era in corso la cerimonia di giuramento. Di Rosarno, classe ’64, domiciliato ad Alessandria, Preiti è tornato nel paese d’origine due anni fa, a seguito del divorzio. L’uomo, affetto da patologia psichiatrica, ha dimostrato comunque oggi una certa lucidità: oltre al momento scelto per l’attacco, ha scelto di confondersi tra la folla indossando giacca e cravatta ed estraendo l’arma, una pistola di piccolo calibro, solo all’ultimo minuto. L’attentatore, quando è stato bloccato, avrebbe detto: “per favore ammazzatemi, uccidetemi voi”. Nel frattempo il ministro Mario Mauro ha raggiunto l’ospedale dove sono ricoverati i due carabinieri e la donna rimasti feriti durante la sparatoria. La donna, in stato interessante, ha riportato solo una ferita superficiale, per quello che riguarda i militari, non sono in pericolo di vita. A seguito dell’accadimento, il Consiglio dei Ministri è stato anticipato alle 13 mentre Enrico Letta e Angelino Alfano si sono chiusi in colloquio. Il ministro Cancellieri ha parlato di “fatto inquietante” ma non crede ci sia dietro “una regia”. Mentre dai due capogruppo del M5S arriva una nota scritta in cui, oltre a rammarricarsi per l’accaduto, affermano che “La violenza non si accetta in democrazia”. Tutte le forze politiche, del resto, condannano l’accaduto.

Attentato davanti a Palazzo Chigi!

sparatoria palazzo chigi

Circa alle 11.35, mentre era in corso la cerimonia di Giuramento del nuovo esecutivo voluto dal Premier Enrico Letta, ha avuto luogo una sparatoria davanti a Palazzo Chigi. Testimoni parlano di 7 colpi di pistola che hanno lasciato a terra un carabiniere con una grave ferita al collo mentre un’altro è rimasto colpito alla gamba. I mezzi di soccorsi sono già arrivati sul luogo. Un uomo italiano, calabrese di classe ’67, sarebbe già stato fermato ed è rimasto ferito a sua volta in una collutazione. Si parla di uno squilibrato, vetito in giacca e cravatta, che si è avvicinato ai due militari prima di aprire il fuoco con un’arma di piccolo taglio. Panico tra le forze di sicurezza nel vedere il collega a terra. I ministri, all’oscuro di quanto sta accadendo, proseguono a prestare giuramento con la formula di rito. Il sottosegretario Patron Griffi è sul luogo mentre scatta lo stato di massimo allerta e la folla viene fatta defluire. Anche una passante è rimasta ferita, colpita solo di striscio.

Il messaggio di Napolitano: tra bastonate e ammonizioni

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“Giuro di essere fedele alla Repubblica e di osservarne fedelmente la Costituzione”, con questa formula, a norma dell’art. 91 della Costituzione, Napolitano s’insedia per la seconda volta a Capo dello Stato. Inizia quindi il suo discorso con un ringraziamento per la sua elezione e per “la fiducia e l’affetto che ho visto in questi anni crescere verso di me e verso l’istituzione che rappresentavo tra grandi masse di cittadini”. Passa a giustificare il suo cambio di posizione, lui che aveva negato ogni possibilità di essere rieletto: si è visto spinto ad accettare dall’attuale situazione, soprattutto considerato il clima di tensione e l’inconcludenza, nonché impotenza, del Parlamento nello svolgere l’elezione. La rielezione del Presidente uscente, che non è mai avvenuta prima, non è però resa impossibile dalla stessa Costituzione, come se si fosse voluto lasciare aperta una finestra per momenti di particolare crisi, come quelli che si stanno affrontando. Napolitano parla allora di “vitalità delle istituzioni”, chiamate ad un compito gravoso, ossia di rinnovare e riformare la politica mettendole a confronto con i partiti dove prevalgono lentezze e contrapposizioni, nonché calcoli di convenienza e tatticismi. Moralità, trasparenza e taglio di costi sono stati ignorati a causa di questo atteggiamento e, di contro, ingigantiti da rappresentazioni unilaterali e indiscriminate in senso distruttivo. Imperdonabile, per Napolitano, resta inoltre la mancata riforma della legge elettorale del 2005, fatto che ha portato “il vincitore a non riuscire a governare una simile sovrabbondanza” dopo le elezioni. Ricorda poi di aver fatto un’opera di “persuasione vanificata da forze politiche che ora mi hanno chiamato a riprendere il ruolo di Presidente” e ammonisce che, se si troverà nuovamente dinanzi a simili assurdità, non esiterà “a trarne le conseguenze dinanzi al Paese”. “Non si può più sottrarsi al dovere della proposta, alla decisione netta e tempestiva per le riforme di cui hanno bisogno per vivere e sopravvivere la democrazia e la cittadinanza italiana”. Napolitano rinvia allora ai documenti stilati dai 10 saggi come indicativi di quello che c’è bisogno di attuare. Chiede attenzione per rafforzamento e rinnovamento degli organi dello Stato, come forze dell’ordine e Magistratura, che vanno “protette” anche da attacchi mediatici riconoscendo l’importanza che hanno per il mantenimento alla libertà. Per il Capo dello Stato, serve poi affrontare la recessione, potenziare l’istruzione e il capitale umano, favorire ricerca, innovazione e crescita delle imprese anche all’interno di un ambito europeo. Chiede inoltre che sia rivolta l’attenzione alla questione lavoro. Il cambiamento va fatto quindi partendo da questi punti, per essere efficace. Napolitano invita i deputati pentastellati a non continuare ad aizzare la contrapposizione aula/piazza, ma a partecipare in modo attivo all’interno del Parlamento. Parla di metodo democratico e si augura che le forze presenti non temano di convergere su alcuni punti. Parlando dei suoi compiti, ora che si è assunto nuovamente le sue responsabilità, ribadisce che tocca al governo riuscire ad ottenere la maggioranza in ambedue le Camere e non spetta al Presidente dare mandati per costituirne uno. Napolitano prende ad esempio l’Europa parlando del fatto che forze contrapposte possono trovare dialogo e riuscire a collaborare, scorda però di notare che all’estero sono presenti figure politiche molto diverse da quelle che siedono nel nostro Parlamento! La sua conclusione è netta e precisa: svolgerà i suoi compiti fino a quando la situazione lo renderà necessario e a quando le forze glielo consentiranno. E chiude: “W il Parlamento. W la Repubblica. W l’Italia.”

All’uscita del Presidente, la banda intona l’inno di Mameli, anche se forse ci si aspetterebbe l’inno tedesco, visto che negli ultimi tempi sembrano tutti molto più interessanti a strizzare l’occchio alla Merkell piuttosto che ai cittadini italiani. Quello che resta di questo discorso è indubbiamente la dura critica all’inconcludenza di Bersani, che fino all’ultimo non ha voluto ammettere i propri errori nè cercare soluzioni alternative e, la minaccia, non troppo velata, a  chi l’ha votato: è rimasto perchè gliel’hanno chiesto, ma certo ora non permetterà più che le sue parole cadano inascoltate. Ma siamo sicuri che ci sia ancora qualcuno che voglia ascoltare le parole del Presidente? Ricordiamoci gli appelli Fatti da Napolitano nei mesi precedenti le elezioni perché venisse modificata la legge elettorale, appelli rimasti inascoltati proprio da quella sinistra felicissima che tutto restasse immobile  C’è da chiedersi che credibilità possa avere chi siede sulle stesse poltrone da più anni ed ha condotto l’Italia alle attuali condizioni. Del discorso di Napolitano quello che non è piaciuto e ha lasciato l’amaro in bocca è l’invettiva contro i grillini perchè è suonata come un’offesa a tutti i “cittadini” accorsi in piazza, ancora prima che i deputati o lo stesso Grillo “chiamassero all’appello”:  l’invettiva di napolitano è suonata purtroppo come una patemte d’inettitudine nei confronti del ” popolo ” come “soggetto” incapace di ragionare da solo.  E’ vero che determinate questioni dovrebbero anche essere disputate in aul,,come dice Napolitano, ma se ciò non avviene è solo perché non si possono più definire ” rappresentanti del popolo” quelli che oramai sono ripiegati solo al raggiungimento del loro interesse personale. Per fortuna, allora, che di persone in grado di ragionare da sole, ignorando gli inetti che dovrebbero rappresentarle ce ne sono ancora , le stesse che, solo per fare un esempio, al termine di questo discorso si domandano perchè tante belle parole siano state spese affinchè ci si impegnasse a risolvere la questione del lavoro  ma senza ribadire e imporre il fatto che prima di tutto il lavoro è  un diritto fondamentale e un obiettivo da raggiungere senza mai  disgiungerlo dal diritto alla salute. Presidente, augurandoLe buon lavoro, solo una domanda: va bene se  il  lavoro salta fuori grazie a fabbriche che ammazzano la cittadinanza? Perchè il Salva-Ilva qualcuno l’ha firmato…

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