Continuano le rivelazioni shock del pentito Giovanni Brusca al processo sulla trattativa Stato-mafia: “La sinistra, a cominciare dall’ex ministro dell’Interno Nicola Mancino, ma tutto il governo, in quel momento storico, sapeva quello che era avvenuto in Sicilia: gli attentati del ’93, il contatto con Riina. Sapevano tutto”. Brusca ha in seguito ricordato che anche i servizi segreti, pur sapendo, con le stragi “non c’entravano niente”. E ancora: “Che la sinistra sapeva lo dissi a Vittorio Mangano quando lo incontrai. Mangano comprese e con questo bagaglio di conoscenze andò da Dell’Utri”. “Il nostro messaggio era diretto a Berlusconi ma Mangano incontrò solo Dell’Utri”, aggiunge Brusca spiegando che, all’epoca, Cosa nostra cercava di agganciare un nuovo soggetto politico. E prosegue: “Dopo avere ripreso i rapporti con Dell’Utri Mangano mi disse che avrebbe dovuto incontrare direttamente Berlusconi che doveva venire a Palermo per un comizio. Si sarebbero dovuti vedere nello scantinato di un ristorante sulla circonvallazione, ma non so se l’incontro ci fu”.
Tutti gli articoli con tag Giovanni Brusca Mafia
“Tutta la sinistra sapeva”. Il pentito al processo sulla trattativa stato-mafia
Pubblicato da tdy22 in dicembre 12, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/12/tutta-la-sinistra-sapeva-il-pentito-al-processo-sulla-trattativa-stato-mafia/
Le parole shock di Brusca al processo Stato-mafia
Inizia da lontano la deposizione di Giovanni Brusca, il pentito che ha deposto al processo sulla trattativa Stato-mafia. Brusca racconta il suo “curriculum” dai primi anni, quelli dell’adolescenza, fino a quando riuscì a farsi strada nella criminalità organizzata e divenne un vero e proprio punto di riferimento. Brusca nelle doppie vesti di teste e imputato (accusato di minaccia a corpo politico dello Stato) ha fatto una lunga ricostruzione degli anni ’65/’75.
“Da adolescente portavo i viveri al latitante Leoluca Bagarella, poi la mia partecipazione in cosa nostra è stato sempre un crescendo. Sono stato affiliato formalmente nel ’75 prima dell’omicidio del colonnello Russo al quale ho partecipato. La mia ‘combinazione’ ha seguito le regole tradizionali del rito dell’affiliazione: hanno bruciato la santina, Riina mi ha punto il dito. Lui era il mio padrino. Mi hanno insegnato che prima veniva Cosa nostra, poi il resto. Io questa regola l’ho seguita” e poi il pentito prosegue “Nel corso di una riunione, nel ’91 – racconta Brusca -, Totò Riina disse che dovevano morire tutti, che si voleva vendicare, che i politicanti lo stavano tradendo. Fece i nomi di Falcone, che era un suo chiodo fisso, di Borsellino, di Lima, di Mannino, di Martelli, di Purpura. Disse ‘gli dobbiamo rompere le corna’. Tutti ascoltavano in silenzio. Per amore o per timore”.
Mentre Falcone e Borsellino andavano eliminati in quanto nemici dei clan, secondo Brusca i politici come l’eurodeputato Salvo Lima e l’ex ministro Calogero Mannino, dovevano pagare il non avere fatto gli interessi di Cosa nostra.
“Mannino, ad esempio – spiega – doveva morire perché non aveva aggiustato, tramite il notaio Ferraro, il processo per l’omicidio del capitano Basile. Riina mi diede l’ordine di ucciderlo e io chiesi tempo per studiarne le abitudini”. “Si parlò anche di Andreotti – aggiunge Brusca – ma non nel senso di ammazzarlo, bensì di non farlo diventare presidente della Repubblica. Politicamente c’era tutta la volontà di metterlo in difficoltà”. “Per l’eliminazione di Martelli, invece, che era concreta – prosegue – facemmo dei piani veri. Mandai degli uomini a studiarne le mosse”. Brusca nega che si fosse mai parlato, invece, della volontà di ammazzare l’ex ministro Dc Vincenzo Scotti.
“La priorità degli omicidi – afferma – la decideva Riina. Ad esempio si cominciò con Lima perché si vociferava delle aspirazioni di Andreotti alla presidenza della Repubblica e noi sapevamo che con quel delitto avremmo condizionato quella vicenda. Per questo si decise di ammazzarlo allora: in realtà nella lista di Cosa nostra Falcone e Borsellino venivano prima”.
“La strage di Capaci – rivela il mafioso – fu accelerata per influire sulla nomina del presidente della Repubblica”. Brusca racconta che il commando inizialmente investito dell’incarico di uccidere Falcone avrebbe dovuto agire quando il giudice era a Roma, “poi – aggiunge – vedendo che perdevano tempo si rivolse a me e diede a me il compito”. “Riina e Provenzano avevano divergenze di vedute non sull’uccidere Falcone, ma sulle modalità. – dice Brusca – Provenzano mostrò la volontà di ammazzarlo fuori dalla Sicilia e Riina lo trattò a pesci in faccia e gli disse: ‘io lo devo uccidere qua’”. “Riina voleva essere sicuro di riuscire nell’attentato – spiega – infatti mi disse di impiegare 1000 chili di esplosivo”.
“Decisi di dire anche quel che avevo fino ad allora taciuto dopo un incontro con la sorella del giudice Borsellino, Rita, che mi chiese di sapere tutta la verità sulla morte di suo fratello”. Spiega Brusca raccontando cosa lo indusse a fare, anni dopo l’avvio della collaborazione, il nome di Marcello Dell’Utri. Il collaboratore racconta solo in un secondo momento del tentativo di contattare Dell’Utri tramite il boss Vittorio Mangano per ottenere benefici per i detenuti. Brusca sta rispondendo alle domande dell’aggiunto Vittorio Teresi che ha ripercorso la travagliate fasi della collaborazioni dell’ex capomafia e la recente indagine per estorsione aperta a suo carico. Brusca si è ripetutamente commosso parlando delle sue conversazioni con la sorella del magistrato assassinato.
“Circa 20 giorni dopo l’attentato a Giovanni Falcone – afferma Brusca – , Totò Riina mi disse ‘si sono fatti sotto, mi hanno chiesto cosa vogliamo per finirla e io gli ho consegnato un papello così. Era contentissimo. Riina non mi disse a chi aveva dato il papello ma mi fece capire che alla fine era andato a finire a Mancino”.
Secondo il pentito, Riina, dunque, gli avrebbe fatto capire che alcuni esponenti delle istituzioni, dopo gli omicidi dell’eurodeputato Salvo Lima e del giudice Giovanni Falcone, avrebbero chiesto al padrino di Corleone in cambio di cosa avrebbe fermato la stagione delle stragi. E Riina avrebbe risposto consegnando il papello, il documento con le richieste di Cosa nostra allo Stato. “Parlando della strategia stragista – ha aggiunto – Bagarella mi disse di andare avanti. Provenzano era perplesso e chiese come l’avrebbe giustificato con gli altri. Bagarella provocatoriamente rispose: ‘ti metti un cartello con scritto: non so niente'”.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 11, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/12/11/le-parole-shock-di-brusca-al-processo-stato-mafia/
Poesie e racconti: i colori della fantasia
Two sides of God (dog)
Mexico and beyond
..a lifestyle blog filled with recipes, photography, poems, and DIY
NON SONO ACIDA, SONO DIVERSAMENTE IRONICA. E SPARGO INSINCERE LACRIME SU TUTTO QUELLO CHE NON TORNA PIU'
A fantastic photo site
Just another WordPress.com site
Photographer
Niente che ti possa interessare.....
Legendary Whining and Dining World Tour.
Just another WordPress.com site
Serial killers and true crime
"Solo quando amiamo, siamo vivi"
*A day in the life of the Vixen, a blog about EVERYTHING & ANYTHING: Life advice, Sex, Motivation, Poetry, Inspiration, Love, Rants, Humour, Issues, Relationships & Communication*
The Adventures of Danda and Yaya