“Serve l’indulto”: parla il Primo presidente della Cassazione

indulto-tuttacronacaIl Primo presidente della Cassazione, Giorgio Santacroce, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario ha detto che, in attesa di “riforme di sistema”, non c’è “altra via che l’indulto” per ridurre il numero dei detenuti”. Per quel che riguarda la persistente tensione tra politica e magistratura, Santacroce ha lanciato un appello al Capo dello Sato Giorgio Napolitano, sottolineando come rappresenti “una vera e propria spina nel cuore per noi magistrati”.

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La Cassazione ridimensiona la Legge Severino… prima apertura al Cav?

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La Legge Severino «ha posto più problemi di quelli che voleva risolvere perché nelle norme c’è mancanza di indicazioni nitide». Lo ha detto il sostituto procuratore generale della Cassazione Vito D’Ambrosio nella sua requisitoria sulla legge Severino oggi all’attenzione delle sezioni unite della Suprema Corte.

Poi è arrivata l’interpretazione della Cassazione che a Sezioni Unite della Cassazione, presiedute dal primo presidente, Giorgio Santacroce ha affermato che le norme penali anticorruzione della legge Severino devono essere interpretate condannando più duramente per concussione solo chi “limita radicalmente” la libertà del soggetto sul quale fa pressione. Sono invece da punire in maniera più mite, con prescrizione breve e senza pena accessoria, le forme di “pressione non irresistibile”.

“La fattispecie di induzione indebita – si legge nella soluzione di diritto adottata dal collegio – è caratterizzata da una condotta di pressione non irresistibile da parte del pubblico ufficiale o dell’incaricato di un pubblico servizio, che lascia al destinatario della stessa un margine significativo di autodeterminazione e si coniuga con il perseguimento di un suo indebito vantaggio. Nella concussione, invece – prosegue la massima di diritto della Suprema Corte – si è in presenza di una condotta del pubblico ufficiale che limita radicalmente la libertà di autodeterminazione del destinatario”.

La decisione presa oggi dalla Cassazione può servire alla difesa di Silvio Berlusconi per cercare di ottenere nell’appello del processo Ruby una condanna più mite. E’ questo il parere espresso da fonti della Suprema Corte. Berlusconi, infatti, è stato condannato, oltre che per prostituzione minorile, per il reato di concussione per costrizione che adesso potrebbe tramutarsi nell’accusa più lieve di induzione indebita con il vantaggio di una pena più mite, prescrizione più breve e niente pena accessoria.

Processo Mediaset: ecco la condanna di Berlusconi!

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Ecco le motivazioni della sentenza di condanna  per Silvio Berlusconi, addotte dalla Corte d’Appello di Milano, nel processo Mediaset. La Corte  ha parlato di  “un sistema portato avanti per molti anni” dall’ex premier e “proseguito nonostante i ruoli pubblici assunti. E condotto in posizione di assoluto vertice”. Sempre all’interno della sentenza che conferma i 4 anni di carcere e 5 di interdizione si legge anche che “era assolutamente ovvio che la gestione dei diritti, il principale costo sostenuto dal gruppo, fosse una questione strategica, quindi fosse interesse della proprietà, di una proprietà che, appunto, rimaneva interessata e coinvolta nelle scelte gestionali, pur abbandonando l’ operatività giornaliera”. Inoltre la Corte d’Appello non ha riconosciuto al leader del Pdl neppure le attenuanti motivando che  “in relazione alla oggettiva gravità del reato, è ben chiara l’impossibilità di concedere le attenuanti generiche”. Il parlamentare del Pdl, nonchè uno dei legali di Berlusoni, Niccolò Ghedini, critica aspramente questa condanna definendola “al di fuori di ogni logica”.

I giudici, presieduti da Alessandra Galli, sottolineano che “almeno fino al 1998 e, quindi, fino a quando ai vertici della gestione dell’acquisto dei diritti vi era stato Bernasconi, vi erano state anche le riunioni per decidere le strategie del gruppo, riunioni con il proprietario del gruppo, con Berlusconi”. E ancora i  magistrati ragionano spiegando che: “Ad agire era una ristrettissima cerchia di persone che non erano affatto collocate nella lontana periferia del gruppo ma che erano vicine, tanto da frequentarlo tutti (da Bernasconi ad Agrama, da Cuomo a Lorenzano) personalmente, al sostanziale proprietario (rimasto certamente tale in tutti quegli anni) del medesimo, l’odierno imputato Berlusconi. Un imputato – continuano – un imprenditore che pertanto avrebbe dovuto essere così sprovveduto da non avvedersi del fatto che avrebbe potuto notevolmente ridurre il budget di quello che era il maggior costo per le sue aziende e che tutti questi personaggi, che a lui facevano diretto riferimento, non solo gli occultavano tale fondamentale opportunità ma che, su questo, lucravano ingenti somme, sostanzialmente a lui, oltre che a Mediaset, sottraendole.”

Il reato ascritto è quello di frode fiscale come si legge nelle carte del processo d’appello sui diritti tv di Mediaset ”vi è la prova, orale e documentale, che Silvio Berlusconi abbia direttamente gestito la fase iniziale dell’enorme evasione fiscale realizzata con le società off shore … Era riferibile a Berlusconi – puntualizzano i giudici – l’ideazione, lacreazione e lo sviluppo del sistema che consentiva la disponibilità di denaro separato da Fininvest ed occulto al fine di mantenere ed alimentare illecitamente disponibilità patrimoniali estere presso conti correnti intestati a varie società che erano a loro volta amministrate da fiduciari di Berlusconi”. Così il sistema dei diritti tv di Mediaset ”si scrive in un contesto più generale di ricorso a società off shore anche non ufficiali ideate e realizzate da Berlusconi avvalendosi di strettissimi e fidati collaboratori”.

La Cassazione è pronta a dar battaglia?

M5S pronto a votare Casson ma arriva la telefonata dal Colle!

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“Noi Felice Casson l’avremmo votato”. È Mario Michele Giarrusso a spiegarlo. Il senatore del Movimento 5 stelle parla chiaro: “Ieri non abbiamo votato scheda bianca, come ha fatto il Pd, per caso”. L’ex magistrato del Partito democratico evidentemente rispecchiava i requisiti di trasparenza e autorevolezza richiesti dai grillini. O forse convergere sul suo nome sarebbe stato un modo come un altro per bloccare l’elezione di Nitto Palma, fedelissimo di Silvio Berlusconi, alla presidenza della commissione Giustizia del Senato.

Fatto sta che i senatori a 5 stelle hanno fatto arrivare chiaro e forte il messaggio: “Abbiamo reso nota la nostra disponibilità a votare il candidato del Pd sia allo stesso Casson, sia al capogruppo Luigi Zanda”. Forse non sarebbe bastato per spuntarla, ma poco ci sarebbe mancato.

Ma, a quanto emerso dalle dichiarazioni post-voto, due leghisti si sono astenuti, e su Palma sarebbero confluiti due voti Democratici, arrivati per scongiurare eventuali sorprese. Secondo la versione di Giarrusso il perché è presto spiegato: mancava la volontà politica di affossare la candidatura dell’ex Guardasigilli. “Noi fino a stamattina siamo rimasti della nostra idea. Zanda e Casson lo sapevano, ma alla fine hanno deciso di virare sulla scheda bianca”, dice Giarrusso. Che continua: “È arrivata una telefonata dal Colle, perché altrimenti il governo sarebbe stato a rischio e Palma non poteva saltare. Noi in terza votazione abbiamo votato un nostro nome solo per poter arrivare al ballottaggio e dare fino all’ultimo la possibilità al Pd di ripensarci. Ma Zanda ha deciso di continuare su quella strada”. Se ci fosse stata la volontà, insomma, il Pd avrebbe potuto contare sul Movimento 5 stelle per l’elezione di un suo esponente. La prima volta dall’inizio della legislatura.

Che gioco sta facendo il Pd? E’ possibile avere un Enrico Letta ricattato  e un Pd osannante verso il Cav. per avere la governabilità in Italia? Il Pd è morto e Berlusconi gode di ottima salute… la condanna di oggi sarà stracciata in Cassazione dal suo amico Giorgio Santacroce anche lui eletto con i voti del Pd

Condanna Berlusconi: 4 anni per Mediaset… pronto Santacroce in Cassazione.

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I giudici della Corte d’Appello di Milano hanno confermato la condanna di Silvio Berlusconi nell’ambito del processo per frode fiscale sui diritti tv Mediaset. In primo grado il leader Pdl era stato condannato a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, mentre il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, era stato assolto per non aver commesso il fatto. Ma ora ci sarà il ricorso in Cassazione dove è pronto Giorgio Santacroce, fresco di nomina a risolvere il problema del Cavaliere senza macchia e senza paura!

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