“Se piangi di gioia, …

piangere-tuttacronaca… non asciugare le tue lacrime: le rubi al dolore.”

-Paul-Jean Toulet- (I tre impostori, 1922 (postumo))

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“Non è americana”. Il donatore rifiuta il suo midollo, la piccola Giada si spegne

giada-lunardon-tuttacronacaSi sono tenuti ieri a Vallonara (Marostica, nel Vicentino) i funerali della piccola Giada Lunardon, strappata a soli 11 anni alla vita a causa della leucemia. I genitori Cinzia e Secondo, la sorellina Gioia, tutta la frazione di Vallonara si sono uniti nel dolore della perdita di chi ha sperato fino all’ultimo nel miracolo. Perchè era da tempo che Giada cercava un donatore di midollo osseo compatibile. E sembrava che finalmente ci fosse. Si trattava di un uomo statunitense. Ma quando la famiglia venne a conoscenza che la donazione era per un italiano la risposta sarebbe stata “Non è americana”. E così, all’ultimo minuto, con l’uomo è svanita la possibilità di guarigione. Ma la famiglia Lunardon è tenace, ha continuato la ricerca. La nuova speranza arrivava dalla Germania. Ma era troppo tardi. Dalla fine dell’anno scorso infatti si attendeva che Giada si riprendesse per effettuare il trapianto, in quanto troppo debilitata. Purtroppo però Giada non si è più ripresa.

Aggiornamento 11 agosto, ore 17:26

Ieri, sulla sua pagina Facebook, il padre di Giada, Secondo Lunardon, ha pubblicato un lungo post. L’uomo ha scritto che: “ALCUNE COSE CHE SONO STATE PUBBLICATE DA MEDIASET, CHE SPECULANDO SULLA TRAGEDIA CHE CI HA COLPITO, HA RIEMPITO I TELEGIORNALI DI STUPIDE E FALSE NOTIZIE E COMMENTI RAZZISTI, DI ERRORI DI ATTRIBUZIONE E SI PUO DIRE CHE NEI SERVIZI L’UNICA VERITA E CHE NOSTRA FIGLIA E MORTA DI LEUCEMIA, IL RESTO SONO SOLO UNA VALANGA DI BUGIE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” Tra queste, spiega l’uomo nel lungo testo: “NON E VERO CHE UN AMERICANO SI E RIFIUTATO DI DONARE IL MIDOLLO,MAI SI E CERCATO IN AMERICA PERCHE AVEVAMO GIA DUE DONAZIONI ,1 DALLA SPAGNA E UNA DALLA GERMANIA, MA IL DONATORE TEDESCO , UN UOMO DI 39 ANNI,ERA PIU’ COMPATIBILE AVENDO 11 PUNTI IN COMUNE SU 12”.

L’invito alla gioia di Papa Francesco

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La situazione in Italia e nel mondo è tesa, drammatica, ovunque si svolgono tragedie. Forse è proprio per sconfiggere questa malessere e cercare d’infondere un po’ di spranza che Papa Francesco, all’omelia che ha tenuto lo scorso venerdì a Santa Marta, ha ricordato a tutti che con le facce tristi e “funebri” non si annuncia il Vangelo e che la gioia cristiana nasce anche “perdendo tempo a lodare Dio”. Ha la solita verve di sempre Francesco, pronto a coinvolgere i fedeli. “Noi cristiani non siamo tanto abituati a parlare di gioia, di allegria», ha commentato il Santo Padre, “credo che tante volte ci piacciano più le lamentele”. E invece “È proprio lo Spirito che ci guida: Lui è l’autore della gioia, il Creatore della gioia. E questa gioia nello Spirito, ci dà la vera libertà cristiana. Senza gioia, noi cristiani non possiamo diventare liberi, diventiamo schiavi delle nostre tristezze. Il grande Paolo VI – ha ricordato il Papa – diceva che non si può portare avanti il Vangelo con cristiani tristi, sfiduciati, scoraggiati. Non si può. Questo atteggiamento un po’ funebre, eh? Tante volte i cristiani hanno faccia di andare più ad un corteo funebre che di andare a lodare Dio, no? E da questa gioia viene la lode”. E non serve essere cristiani per ascoltare un simile insegnamento: mettere al bando la tristezza e cercare la gioia dentro e attorno a noi. Se è vero che nulla si crea e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma… da qualche parte possiamo trovare la nostra felicità!

Cosa dice il vostro cane? Ora lo scienza lo spiega!

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Tutti i proprietari di cani dicono la stessa cosa. Sono capaci di dire esattamente quello che pensa il loro animale. Non vi sforzate di spiegare che questa pretesa facolta è il frutto del loro amore per l’animale, rischiate di contrariarli e di passare per un profano.

Del resto possono ora sostenere che la loro idea ha un appoggio scientifico. Ricercatori americani hanno in effetti constatato che è possibile identificare con precisione le emozioni dei cani semplicemente osservando i loro cambiamenti di espressione facciale. E lungi da essere un affare per iniziati. Lo studio ha esattamente stabilito che dei volontari dotati di piccola esperienza della compagnia canina erano comunque capaci di capire quando un cane era felice, triste, in collera o sorpreso alla sola osservazione di una foto della testa dell’animale.

Per Tina Bloom, la psicologa conduttrice del progetto “non c’è alcun dubbio che gli uomini sono capaci di riconoscere gli stati emozionali sugli altri umani e di leggere con precisione le loro espressioni facciali. Noi abbiamo dimostrato che sono ugualmente capaci di esswere precisi quando si tratta di identificare le espressioni del viso di un cane”, ha detto dans le Journal Behavioural Processes nel quale è stato pubblicato lo studio.

Per arrivare a questa conclusione, Tina Bloom e la sua equipe hanno presentato delle foto di Mal, un berger belga di cinque anni che esprimevano diverse emozioni, a cinquanta volontari divisi in due gruppi in base alla loro esperienza con i cani.

Per provocare queste espressioni facciali, i ricercatori hanno rimproverato il cane quando volevano che esprimesse tristezza, gli hanno fatto feste se volevano che fosse felice, lo hanno sorpreso nel mezzo di un momento di agitazione o lo hanno snervato prendendolo di sorpresa travestiti da ladri… Al punto di ottenere una serie di foto con tutta la gamma delle espressioni facciali differenti.

Risultato, l’emozione più largamente riconosciuta era dio gran lunga la felicità con l’ 88% di risposte buone , seguita da vicino dalla collera con il 70% di risposte positive. Un po’ più del 45% dei partecipanti allo studio è stato capace di riconoscere quando Mal sembrava aver paura, mentre il 37% hanno saputo identificare la tristezza nell’aria di cane bastonato di Mal.

Alla fine, le espressioni canine che si sono dimostrate essere le più complicate a riconoscere sono state la sorpresa e il disgusto che hanno raccolto rispettivamente il 20% e il 13% di risposte buone.

Fatto notevole, i ricercatori hanno constatato che i partecipanti poco abituati alla presenza canina erano nei fatti i più svelti a capire quando un cane è in collera o ha disgusto. Per i ricercatori è certamente perchè i proprietari di cani sono convinti della non aggressività del loro animale e identificano qusta espressione come un semplice segnale di voler giocare.

Tina Bloom spera che nuove ricerche siano condotte su specie di animali differenti al fine di poter determinare se questa apparente empatia naturale con la razza canina si può applicare a tutti i mammiferi o se si applica all’inverno per l’evoluzione e la prossimità di cui l’uomo e il cane danno prova ormai da migliaia di anni.

 

A Sanremo i Modà con GIOIA!

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