Nessun giornalista sarà più condannato alla violazione della libertà d’espressione se non per i reati di incitamento alla violenza o per diffusione di discorsi razzisti. Questo è quanto stabilito dalla Corte europea dei diritti dell’uomo nella sentenza in cui dà ragione a Belpietro, condannato a 4 anni dalla Corte d’Appello di Milano.
Cosa aveva pubblicato Belpietro?
L’articolo intitolato ‘Mafia, 13 anni di scontri tra pm e carabinieri’, che risale al novembre 2004, firmato da Raffaele Iannuzzi, era stato ritenuto diffamatorio nei confronti dei magistrati Giancarlo Caselli e Guido Lo Forte.
La Corte dei diritti dell’uomo pur ritenendo giusta la condanna per diffamazione e anche il risarcimento a 110mila euro a favore di Forte e di Caselli, non ritiene invece giusta la condanna a quattro anni di prigione, anche se poi sospesa. La Corte infatti ritiene che, nonostante spetti alla giurisdizione interna fissare le pene, la prigione per un reato commesso a mezzo stampa è quasi sempre incompatibile con la libertà d’espressione dei giornalisti, garantita dall’articolo 10 della convenzione europea dei diritti umani.