Infanzia bruciata, il malessere dei figli della crisi

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C’era la generazione X, poi è arrivata la Y, ora forse non ha più un nome, ma solo disagio e rabbia da sfogare in alcolici e droghe. Questo è l’agghiacciante resoconto dei troppi ragazzini soprattutto tra gli 11 e i 13 anni che arrivano all’ospedale infantile di Ancona in stato confusionale. I genitori spesso ignorano il problema. Il bambino viene portato in ospedale perché si addormenta spesso, fa fatica a svegliarsi, altre volte ha scatti d’ira immotivati. Eppure gli under 14, i figli della crisi, sembra che vogliano solo lasciarsi alle spalle le preoccupazioni o l’atmosfera, vogliono uscire fuori dalla quotidianità. A rivelare il fenomeno, che comunque al momento appare contenuto, è il nuovo responsabile del pronto soccorso Massimo Vignini, 63 anni. «Sono giovanissimi che hanno tra gli 11 e i 13 anni e arrivano da noi ubriachi e sotto l’effetto di droghe.» I segnali per capire se un figlio fa uso di droghe però ci sono. «Cambia umore – continua Vignini – da allegro improvvisamente è silenzioso, si chiude in camera sua, si arrabbia spesso, è irascibile, ha uno scarso rendimento scolastico e non ha più stimoli». I giovanissimi vengono trattati e riportati a casa dai familiari. A volte capita che al pronto soccorso siano anche gli amici a portarli. Vignini ha in programma di andare nelle scuole per promuovere campagne di sensibilizzazione sugli effetti delle droghe e dell’alcol.

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Hamburger, questo sconosciuto: la Generazione Y abbandona il Mac?

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Verso la crisi del Mac? Sembra proprio che i Millennials, o Generazione Y, ossia i nati tra il 1980 e il 2000, preferiscano cucinare e conoscere i prodotti che consumano, motivo per il quale la più famosa catena di fast food  è uscita dalla top ten delle preferenze in fatto di cibo. E’ quello che emerge da una ricerca di Slow Food (dati NPD Group), che mostra come il Mac stia perdendo attrattiva per il range di consumatori statunitensi tra i 18 e i 32 anni, ossia tra i 59 e gli 80 milioni di persone. Per opera di questi “delusi”, la catena, negli ultimi quattro anni, ha registrato un calo del 16% dei pasti consumati fuori da questa fascia di clienti. Il fatto è che la Generazione Y preferisce passare un po’ di tempo in cucina, cosa che permette loro di conoscere i cibi che mangiano e se escono optano per consumare dei pasti elaborati. Un sondaggio condotto da Mtv, su un campione di ragazzi tra i 12 e i 34 anni, provenienti da 15 Paesi diversi, ha fatto emergere che i valori sono più classici rispetto a quelli dei predecessori, tanto da manifestare, come più grande desiderio, “Un buon lavoro, vivere bene e che i miei siano fieri di me”. E se alla fine degli anni ’90 il rifiuto era dettato da una spinta anti-consumistica, ora la disaffezione è dovuta ai criteri qualitativi dei prodotti da fast-food. “Mi piace conoscere la storia dei posti dove mangio. Penso che sia fondamentale nutrire sia lo stomaco che lo spirito”, ha spiegato la 26enne americana Vera Chang. Don Thompson, amministratore delegato di McDonald’s, il rischio per il gigante del cibo a portare via è che hamburger e patatine fritte non siano più di moda e che catene come Subway, che prepara panini espressi su richiesta del cliente, abbiano la meglio sul mercato della ristorazione veloce. A cosa stiamo andando incontro, quindi? Un economista della Columbia University, Jeffrey Sachs, pensa che quando i Millennials entreranno in politica, riusciranno a cambiare la società ricostruendola non sul consumismo ma sull’umanesimo responsabile. Le multinazionali sono avvisate: sarà necessaria una maggiore attenzione ai prodotti, per non perdere ulteriori “affezionati”.

Generazione Y o generazione X 2.0?

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La chiamano generazione Y (poi arriveremo anche alla W o Z), è la generazione dello smartphone, quella che si connette a intenet da sotto le lenzuola e chatta la notte con l’amica, postando le photo scattate durante il giorno. E’ solo la tecnologia che avanza e ognuno la utilizza per i suoi scopi. Ovvio che oggi non si può vivere senza internet, senza smartphone e senza un profilo Facebook. Ma le generazioni precedenti non facevano lo stesso? Si poteva vivere senza auto, dopo che il mezzo era diventato un prodotto di massa? Si poteva vivere senza Commodore 64 o Spectrum? Si poteva rinunciare al cellulare ?

Il 90 per cento degli intervistati, campione rappresentativo della ‘Generazione Y’ a livello mondiale, ha dichiarato di controllare il proprio smartphone per guardare email, messaggini e social media spesso prima di essersi alzati dal letto. Nove su dieci accoppiano il “rito” al lavarsi i denti e al vestirsi, come parte essenziale della routine mattutina per prepararsi per la scuola o per il lavoro. Il 29 per cento controlla lo smartphone così tante volte da non sapere neppure quante volte lo fa nel corso dell’intera giornata, sottolinea il rapporto.
Smartphone come “protesi” del sé, essenziale in un’esistenza sempre connessa in cui, almeno per questa generazione, essere costantemente connessi è la norma. Due persone su cinque hanno dichiarato: “Mi sentirei ansioso, come se mancasse una parte di me se non potessi utilizzare il mio smartphone per connettermi”.
In pratica, non vogliono perdersi niente. “Accedere al proprio dispositivo mobile – dicono i realizzatori dell’indagine – per controllare gli sms, la posta elettronica e i social media è il modo in cui iniziano la loro giornata. Per questa generazione, l’informazione è in tempo reale in ogni momento”.
A livello globale, 1 su 5 utilizza lo smartphone per controllare le email, i messaggini e i social media almeno ogni 10 minuti. Ed il legame con questi dispositivi mobili è così stretto che per il 60% dei giovani l’email e gli sms vengono controllati addirittura “sub-consciamente o compulsivamente”, specialmente per le donne (l’85% del campione, contro il 63% degli uomini). Ancora, quasi come se fosse una “droga”, tanto che “il 60% di questi utenti compulsivi spera di non essere costretto ad un minor utilizzo”.
Il risultato è che il confine fra vita lavorativa e tempo dedicato a sé è sempre più labile, sfumato. La giornata non inizia senza aver dato una controllata alla posta elettronica, ma col passare delle ore la musica non cambia. Non esiste posto – in casa o al lavoro – nel quale non si utilizzi lo smartphone per una veloce occhiata. Neppure il letto si salva: tre giovani su quattro lo usano anche prima di andare a dormire; oltre un terzo lo usa in bagno; quasi la metà scrive sms ed email a tavola, anche se sta pranzando con la famiglia o con gli amici. Qualcuno, poi, ammette di trasgredire anche a discapito della propria sicurezza: un intervistato su cinque dichiara di non riuscire a rinunciare a mandare un messaggio o a dare un’occhiata neppure mentre sta guidando.

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