Davide Betti, aggredito perchè gay

davide-betti-tuttacronacaInsultato e picchiato perché gay: è accaduto di fronte alla stazione Susa di Torino e ora è la vittima, Davide Betti, a prendere la parola e a parlare di “Un’aggressione omofoba pianificata in ogni particolare. Ho rischiato la vita, solo ora mi sento di raccontare cosa è accaduto”. Il 29enne, collaboratore del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Fabrizio Comba e coordinatore nazionale dell’associazione GayLib, è ancora in prognosi riservata, ricoverato all’ospedale di Susa, nel Torinese. Come spiega La Stampa, il giovane è in prognosi riservata a causa dell’emorragia interna nell’addome, riportata in seguito al pestaggio, che non si è ancora assorbita del tutto. L’aggressione è avvenuta nella notte tra il 22 e il 23 ottobre scorso. Così la racconta: “Era una sera come tante altre, sono andato a trovare alcuni amici che abitano non troppo distante dalla mia abitazione, poi, attorno alle 2, mi sono incamminato per tornare a casa. Più o meno a Porta Susa, la vecchia stazione, due uomini mi hanno avvicinato. Italiani, accento del Sud, sui trent’anni. ‘Fr***o’, mi hanno urlato, poi hanno iniziato a picchiarmi. Spintoni, calci, pugni in pieno volto. Poi ancora insulti, sempre legati alla sessualità”. Quando gli aggressori se ne vanno, Betti riesce a raggiungere il pronto soccorso, dove viene medicato. “Quando esco, decido di andare a casa dai miei genitori, a Gravere, in Val di Susa”.  Ma le ore scorrono e il dolore si acutizza. Recatosi all’ospedale di Susa, viene ricoverato d’urgenza e trasferito nel reparto di Chirurgia. “Le emorragie interne sono state definite gravi e ancora adesso non so quando potrò essere dimesso”, racconta Davide che ieri, sul suo profilo Facebook, ha rassicurato gli amici sul miglioramento delle sue condizioni di salute, in particolare per avere evitato l’intervento chirurgico. “Spero di uscire la prossima settimana”. Nel frattempo è stata aperta un’inchiesta e gli investigatori del nucleo operativo del Comando provinciale di Torino stanno indagando sull’accaduto.

Dopo la gaffe, gli alimenti… periodo nero per Guido Barilla

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Lui è Guido Barilla, tempo fa salito agli onori delle cronache per la sua frase sui gay che ha fatto in breve il giro del globo e gli si è ritorta contro come un boomerang. Ora arriva anche la somma decisa dalla Cassazione nei confronti dell’ex moglie e delle figlie avute dal precedente matrimonio.  E’ vero che lui è Barilla e passare gli alimenti non dovrebbe essere un problema, ma non si tratterà solo di pasta, infatti la Cassazione ha deciso che l’imprenditore dovrà passare 30 mila euro al mese. Nel ricorso Barilla, che al momento della separazione consensuale nel 1998 si era impegnato a versare alle figlie 35 milioni di lire, contestava di aver subito «una sensibile riduzione del reddito» di cui in Appello non si era tenuto conto e che nel frattempo aveva avuto altri figli nati da una nuova relazione cui provvedere.

Ma secondo la Cassazione, l’Appello ha invece effettuato una valutazione «ponderata» e «correttamente comparato la situazione reddituale e patrimoniale attuale della Marchini con quella della famiglia all’epoca della cessazione della convivenza», per cui ha rigettato il ricorso.

 

21enne si lancia dalla Pantanella, ex fabbrica di Roma: “sono gay”

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Prima la confessione lasciata in una lettera in cui un 21enne di dichiarava gay e poi il lancio nella notte dalla Pantanella, l’ex fabbrica di pasta di via Casilina a Roma. Sul posto gli uomini del commissariato San Lorenzo che stanno comunque effettuando i rilievi. Non ci sarebbero dubbi che si tratta di un suicidio.

I principi della Disney… fanno coming out!

principi-gay-tuttacronacaI personaggi Disney invadono il presente. Lo fanno nella serie tv “Once upon a time” che, nella terza stagione, riserva una sorpresa: la principessa Mulan, che in precedenza aveva mostrato di provare qualcosa per il principe Filippo, rivela il suo amore per la Bella addormentata. Viene quindi così sfatato il mito che il “vissero per sempre felici e contenti” sia attribuibile solo a una coppia composta da un principe e una principessa.

Ma non è solo la tv a spiegare che il paladino non è “costretto” ad innamorarsi dell’eroina in difficoltà. Il lieto fine si può avere anche quando la coppia è omosessuale, come mostra il sito Gay Tv, che ha raccolto alcune immagini in cui i principi Disney sono uniti in romantici baci. Si legge: “I principi Disney mollano quelle lagne delle principesse e si fidanzano tra di loro, in queste illustrazioni di vari artisti”.

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All’aeroporto compare la scritta “I am gay” su una valigia

valigia-gay-tuttacronacaScherzo di pessimo gusto all’aeroporto di Perth, in Australia, dove un ragazzo ha trovato la scritta “Io sono gay” composta con l’adesivo della compagnia aerea da lui utilizzata sulla sua valigia. Il passeggero ha postato in Twitter la foto del bagaglio, dichiarandosi disgustato di quanto accaduto e imbarazzato dall’episodio, visto che sentiva gli sguardi di tutti su di lui. Sospetta che qualcuno, osservandolo, abbia deciso di fargli lo scherzo, approfittando del fatto che il volo fosse in ritardo. La compagnia aerea ha presentato le sue scuse, assicurando che il caso verrà tenuto in considerazione, ma soprattutto che sarà condotta un’approfondita indagine in merito.

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L’omofobia che costringe alla fuga… la storia di Gianluca

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Emigrato sì, ma perché gay. Emigrato perché gli hanno bruciato la casa. Emigrato perché Gianluca Calignano, 29enne di Brindisi, ha subito minacce, insulti e intimidazioni. Così due mesi fa ha deciso di trasferirsi all’estero e ha scelto la Germania, dove ha un lavoro part-time con un contratto di pochi mesi e vorrebbe tornare ma : “Ho paura di tornare in Puglia”, racconta all’ANSA.

Nei mesi scorsi erano apparse delle scritte omofobe sui muri della sua abitazione. Gli hanno tagliato ripetutamente gli pneumatici dell’auto, gli hanno intimato di lasciare il paese perché “a Tuturano non c’è spazio per i gay”.

Ora Gianluca chiede aiuto: “A marzo – dice – il sindaco di Brindisi mi aveva promesso che mi avrebbe assegnato un alloggio popolare lontano da Tuturano, ma non ha mai dato seguito all’impegno. Ora vivo fuori, ma dovrò tornare. E ho paura”.

Cosa frulla nel cervello dei calciatori?

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Un sondaggio della Gazzetta dello Sport a cui hanno deciso di rispondere 50 giocatori di serie A su temi come il razzismo, l’omosessualità e la depressione. Un viaggio nelle teste dei campioni e di come oggi vivono le contraddizioni del mondo, ma anche un giudizio sui colleghi. Il sondaggio ha un precedente, poiché a febbraio scorso un magazine inglese,  FourFourTwo, aveva fatto più o meno le stesse domande, aggiungendo anche la droga e le partite truccate.

Il 78% aveva dichiarato che la depressione è un problema, molti hanno confermato che uno spogliatoio può esonerare un allenatore e qualcuno ha raccontato di un presidente che comprava cocaina per i giocatori.

Buffon e Vieri hanno spiegato che si può essere in crisi con i milioni e una velina che dorme tra i tuoi cuscini. Petit, il biondo di Francia ’98, ha descritto i suoi incubi in un libro. Tra i nostri 50, 29 hanno detto che la depressione è un problema, 12 hanno messo la croce sul “sì” alla domanda: “Ti è successo di vivere la depressione?”.

Il 36% ha sentito un commento razzista da un collega in A, percentuale troppo alta per essere casuale e non preoccupante. Solo due su 50, invece, ritengono che un nero faccia carriera più difficilmente.

Se si parla di omosessualità, cambia tutto. Le risposte in qualche modo gli danno ragione: il 34% dei “sondaggiati” pensa che un calciatore gay sarebbe trattato diversamente, e la sua carriera compromessa. L’ultima risposta, quantomeno, porta ossigeno al fuoco degli ottimisti. Tre calciatori su 50 hanno dichiarato di aver giocato con un compagno dichiaratamente gay.

Un giocatore su tre vorrebbe essere allenato da Conte, anche se la sua preparazione è da marine e il suo senso della gerarchia sviluppato. Montella sarà contento dei 9 voti, Zeman quasi commosso per la singola preferenza. Balotelli, clamoroso capolista tra i più sopravvalutati assieme a Icardi e a Schelotto, che in estate è stato ridimensionato anche dai suoi dirigenti.

Chi è fascista?

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Lucia Annunziata nel suo editoriale sull’Huffington Post scrive “Non infierirò sul destino di Berlusconi”. Il motivo è profondo e trova le sue radici in quell’atteggiamento che la giornalista definisce da “fascistello”. Con tale termine l’Annunziata punta il dito contro chi “ci induce a sfoggiare i muscoli, a esercitarci contro quelli più deboli di noi – i vecchi, gli stupidi, i brutti, i poveri, i neri, le donne, i gay… la lista è infinita”.

E possiamo condividere il senso profondamente civico della frase, in fondo infierire su un uomo e sul suo declino è sempre un segno di arcaico e inutile machismo. Oggi però sorge il problema, che su posizioni come quelle dell’Annunziata o a esse simili, si sta costruendo la figura del personaggio-vittima che sta sostituendo il pregiudicato Berlusconi.  Dobbiamo, dunque, bilanciare il giudizio, anche per rispetto a quanti non sono “fascistelli” ma invece sono state “vittime di una politica scellerata”: cioè le generazioni bruciate. I quarantacinquenni e i trentenni senza lavoro, l’immagine della donna mercificata fra la pubblicità e gli spettacoli di intrattenimento, la mancanza di etica civica, le lacune nelle politiche per gay e coppie di fatto, l’eutanasia, etc…

Ancora l’Annunziata scrive:

“Il fascista più fascista di tutti è a mio parere quella pulsione interiore che ci fa infierire sui nemici vinti. Credo di non avere bisogno di patenti per dimostrare da che parte sono stata in questi venti anni, ma davanti alla conclusione giudiziaria e politica di questo periodo non mi metterò fra chi affonda la lama dell’insulto, della soddisfazione, e ancor meno della volgarità,contro Silvio Berlusconi. Non trarrò piacere dalla condanna di nessuno”.

Non vogliamo infierire quindi, ma non dobbiamo permettere la strumentalizzazione che si può fare del nostro senso etico nel momento in cui non sferriamo l’ultimo colpo fatale… Non dobbiamo permettere che il Cavaliere diventi vittima, ma che sia, lui come altri, solo il soggetto di una condanna per un reato che la magistratura ha ritenuto di dover punire. Per questo, in nome di quanti invece vittime sono, la decadenza dalla carica di Senatore è un atto dovuto. E’ giusto ricordare che avendo completamente ignorato quelle che erano politiche del lavoro o diritti sociali abbiamo costretto una generazione a rimandare forse per sempre la possibilità di costruirsi un avvenire o una famiglia e abbiamo invece favorito un’emigrazione disperata portando via dall’Italia risorse e intelligenza.

La lettera del nonno che disconosce la figlia che ha cacciato di casa il nipote gay

lettera1-nonno-gay-tuttacronacaTra il nipote gay e la figlia omofoba, un uomo ha scelto il primo. E’ stato il sito fckh8com a pubblicare la lettera con la quale un nonno difende suo nipote dopo che la figlia ha deciso di cacciarlo di casa perchè il ragazzo le ha detto di essere gay. La lettera è stata condivisa oltre 4mila volte in Facebook. Ecco cosa scrive il nonno:

“Cara Christine:

mi hai deluso come figlia. Hai ragione quando dici che abbiamo una “vergogna in famiglia”, ma sbagli su quale sia.

Cacciare Chad da casa solo perchè ti ha detto che è gay è la vera “cosa abominevole”. Un genitore che ripudia il figlio, questo è quello che va “contro natura”.

L’unica cosa intelligente che ti ho sentito dire in tutto questo è che “tu non hai cresciuto un figlio perchè diventasse gay”. Certo che non lo hai fatto. Lui è nato così e non ha scelto di esserlo così come non ha deciso di esser mancino. Tu, senza dubbio, hai scelto di essere odiosa, gretta e reazionaria. Quindi, visto che stiamo repudiando i nostri figli, credo che approfitterò del momento per dirti addio . Ora ho un “favoloso” (come dicono i gay) nipote da crescere e non ho tempo per le parole senza cuore di una figlia.

Se trovi il tuo cuore, chiamaci.

Papà”

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Una famiglia al Museo… shock a Volterra per i gay con bimbo

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Una famiglia al museo, due uomini e un bambino. Per un’impiegata del Museo Guarnacci di Volterra sembrerebbe che i gay non possano fare una famiglia, magari Guido Barilla però ne può avere due. L’impiegata, senza alcun regolamento che lo imponga, sembra che abbia deciso per sua spontanea volontà di negare lo sconto per entrare al museo: nessun biglietto cumulativo per famiglie. La coppia, 2 americani di Chicago con il loro figlio hanno denunciato il fatto su Tripadvisor e la notizia poi è stata riportata da La Repubblica. 

L’amministrazione comunale conferma il fatto, ma non si sbilancia: “E’ ancora da chiarire”.

Quanto risulta dal racconto è che l’addetta alla biglietteria, non appena i due hanno provato a protestare per avere lo sconto, avrebbe iniziato a urlare. “Entrando nel museo – racconta la coppia gay – abbiamo letto i prezzi e gli sconti. Abituati all’idea di famiglia che vige a Chicago, essendo due adulti con un bambino, abbiamo chiesto un ‘biglietto famiglia’. Ma la donna che stava dietro al banco della biglietteria si è arrabbiata con noi e ci ha urlato in italiano che una famiglia è formata da un padre e una madre, non da due uomini. Dopo di che lei ha girato la testa e si è interrotta la comunicazione”. 

“L’accoglienza e l’ospitalità – ha affermato il sindaco Marco Buselli – sono da secoli tratti distintivi della nostra comunità. Il nostro regolamento non entra nel merito di questioni di genere, ma parla genericamente di bambini accompagnati da adulti, per cui non esiste la possibilità che qualcuno possa essere discriminato. Pertanto l’episodio, di cui peraltro non ci è pervenuta segnalazione ufficiale, qualora si sia verificato è esclusivamente da ricondurre ad un’interpretazione non richiesta da parte di un operatore”. Fabrizio Burchianti, direttore del museo, si unisce alle scuse: “Se queste persone si sono sentite discriminate, le invito a venire a Volterra e a passare un po’ di tempo con me visitando il museo. Ne sarei felice e sarebbe un modo di far vedere quanto Volterra è accogliente. Li ospito io e non pagherebbero il biglietto”.

Apertura al dialogo in casa Barilla, l’ennesimo spot di scuse!!!

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Non sa più come scusarsi Barilla, dopo le gravi affermazioni del suo presidente alla trasmissione radiofonica La Zanzara. Ora tenta con un post sulla pagina Facebook ufficiale del marchio:

È da qualche giorno che sulla nostra pagina Facebook ha preso vita un dibattito su temi importanti che toccano le sensibilità di tantissime persone. Dopo giorni di silenzio in cui vi abbiamo ascoltato, sentiamo il desiderio di farvi arrivare la nostra voce, quella di persone che da anni lavorano in un’azienda che ha sempre valorizzato le nostre aspirazioni personali e rispettato le diversità di tutti. Oggi vogliamo riprendere le attività. Siamo certi che qui troverete sempre persone con cui dialogare apertamente.

Gaetano Musella vittima di un infarto fulminante

gaetano-musella-tuttacronacaE’ stato un infarto fulminante a stroncare la vita Gaetano Musella, il cui cadavere era stato rinvenuto su una scogliera nel Savonese. E’ quanto emerso dall’autopsia. I familiari dell’ex giocatore del Napoli hanno inoltre riferito al medico legale che l’uomo aveva già accusato, nei giorni precedenti, dei fenomeni cardiaci che avrebbero dovuto far sospettare l’incipienza di un infarto. Nel corso dell’esame non sono stati rilevati tracce di colluttazione, segni di strangolamento, colpi inferti da un oggetto contundente, ferite da arma da fuoco o da taglio. Inoltre non sarebbero emersi neppure elementi che evidenzino la presenza di altre persone nel luogo dove è stato scoperto il cadavere. L’ex giocatore sarebbe morto poche ore dopo il risveglio e nello stomaco non è stata rilevata la presenza di residui di pastiglie. Per definire meglio qeusto aspetto, tuttavia, bisognerà attendere l’esame tossicologico dei liquidi prelevati dal corpo.

Due ragazze scrivono a Guido Barilla: “sponsorizzaci il matrimonio”

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Guido Barilla aveva postato video in cui ammetteva ”E’ chiaro che ho molto da imparare dal dibattito in corso sull’ evoluzione della famiglia: ho sentito le numerose reazioni in tutto il mondo alle mie parole che mi hanno rattristato e depresso” e ora due ragazze di Manfredonia, Francesca ed Angelica, danno l’opportunita a Guido Barilla di iniziare ad apprendere l’evoluzione della famiglia e a realizzare il loro sogno: sponsorizzare il loro matrimonio!

“Siamo insieme da circa sette anni – hanno scritto in una lettera a Guido Barilla – e affrontiamo immense difficoltà: una casa in affitto, le bollette che spregiudicatamente arrivano con puntualità, il condominio, la rata della finanziaria per l’acquisto della nostra camera da letto… Insomma tutte quelle difficoltà “tipiche” della famiglia italiana all’ombra della crisi violenta che stiamo vivendo. A tutto ciò si aggiunge il fatto che Angelica lavora presso una coop sociale per la modica somma di 450 euro circa al mese, mentre io (Francesca, n.d.r.) sono disoccupata. Come vede, nulla di meno “tradizionale” delle altre famiglie. L’anno prossimo pronunceremo il nostro sì sotto lo sguardo dei nostri cari, degli amici, delle istituzioni cittadine e dell’intera cittadinanza che volesse prendere parte alla cerimonia. Si tratterà chiaramente di un rito “simbolico” per certi aspetti, perché come lei sa, in Italia l’ordinamento giuridico attuale non ci consente di avere alcun diritto. Ma noi un segnale vogliamo darlo. E lo daremo. Abbiamo deciso – continuano le due ragazze nella lettera – di lanciarle una piccola “sfida”, ambiziosa ed ingenua come ci ha detto qualche amico, e con la contrarietà, o meglio la sfiducia di molti, le chiediamo di dare un segnale vero e schierarsi a favore delle nozze gay: vorrebbe essere la Barilla lo sponsor ufficiale per il nostro matrimonio?”

Le riceverà Guido Barilla?

Musella, ex calciatore, trovato morto a Caprazoppa, ritrovo per gay

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Gaetano Musella, 53 anni, è stato trovato morto nel primo pomeriggio di oggi sul promontorio di Caprazoppa, non lontano dalla fabbrica della Piaggio Aero Industries, tra Finale Ligure e Borgio Verezzi, nel savonese. L’alarme è stato lanciato da un turista tedesco che ha notato il cadavere al bordo della via aurelia. Musella ultimamente era il mister della Sanremese. Secondo quanto scrive il Secolo XIX, Musella sarebbe stato ritrovato con i pantaloni calati e la zona dove è stato ritrovato il corpo è famosa per essere un ritrovo per i gay. Spunta l’ipotesi di un omicidio, ma i fatti sono ancora da accertare.

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Pestato a sangue: la denuncia dell’aggressione passa per Facebook

ercole-gay-picchiato-tuttacronacaUna denuncia corre su Facebook, dopo che sul social blu la foto che testimonia delle violenze subite da Ercole: un pestaggio gratuito, solo perchè l’omosessualità ancora fa paura.

ercole-facebookA raccontare quanto è successo il sito “La Fenice Gay“, che ha denunciato la vicenda. L’aggressione, stando a quanto viene riportato, sarebbe avvenuta il 22 settembre scorso a Roma, la sera, quando Ercole si trovava su una panchina, impegnato a scrivere sul suo taccuino, alla fermata della metro Cipro. Ora l’associazione La Fenice, presieduta da Sergio Attanasio, sta fornendo assistenza legale alla vittima dell’ennesimo pestaggio omofobo. Il volto tumefatto è il risultato di incontro con una testa rasata. Nella ricostruzione si legge:

Seduto su una panchina vicino la fermata della metro Cipro sentendo qualcuno che mi rivolgeva la parola, smetto di scrivere.

-” scusa hai una sigaretta?“. Non distolgo lo sguardo dal mio taccuino e con noncuranza rispondo: ” mi dispiace non fumo”.

L’individuo che non avevo neanche focalizzato incalza: “ beh che stai a fare a quest’ora qui da solo seduto su questa panchina?“.

La mia voce esce con naturalezza così come la risposta .. Non ci penso neanche un istante.

-” prendo degli appunti frattanto che aspetto il mio compagno“.

La voce dell’individuo si trasforma divenendo minacciosa venate di rabbia .. Frustrazione di un essere di un essere incompleto.

A questo punto arriva l’insulto e Ercole alza lo sguardo e vede una testa rasata e degli occhi di ghiaccio. Tutto si svolge in un attimo: un pugno all’occhio destro che spacca l’arcata sopracciliare e il volto che si riempie di sangue, mentre altri tre pugni lo raggiungono a naso, nuca e viso. E gli insulti non si placano. Alla fine sopraggiungono “altri due individui” che si complimentano con l’aggressore per averlo picchiato “prima che arrivi qualcuno”. Il loro è un “hai fatto bene fratello”.

Conclude la ricostruzione:

I tre si allontanano, gasati, sento, da lontano le loro voci divertite. Io restò immobile dolorante e zuppo del mio sangue, li fermo, perso nella cognizione del tempo solo il dolore e il sangue che scorre a scandirlo. Non ho idea di quanto tempo io sia rimasto li accasciato prima del sopraggiungere del mio compagno.. Di sicuro so che per un attimo la mia stessa esistenza veniva riportata a cinquant’anni fa quando essere un omosessuale era una discriminante che si pagava nei casi più estremi con la vita stessa.

#guerrieri, la campagna Enel diventa un tormentone nel web

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#guerrieri la nuova campagna promozionale di Enel tende a fare eroi le persone comuni. Con questo messaggio le aziende cercano sempre più di veicolare i loro prodotti facendo sentire l’azienda vicina alle difficoltà dei consumatori. Senza voler disquisire sul termine “guerriero” che richiama l’uso della forza e della violenza (magari sarebbe stato molto più logico parlare di “idealista” o di “sognatori” o ancora “creativi”),  quello che lascia sconcertati è il richiamo alle atmosfere “realismo sovietico”. L’uomo al centro del mondo capace di lottare per piegare la realtà che non gli piace, forte e possente al centro della scena.

L’ironia però non è tardata ad arrivare:

C’è chi su YouTube come gra giolle ha commentato:  “Domani mattina quando ti alzi, guerriero, (mentre io dormo) paga mutuo, medicine e benzina e non dimenticare l’alabarda spaziale“.

Gli spot sono sicuramente realizzati con grande tecnica, ma forse ormai il web riesce a fare un processo di “demolizione ironica” a cui la pubblicità ancora non ha trovato le difese per tutelarsi e rendere efficace il proprio spot. D’altra parte in pubblicità l’errore è sempre dietro l’angolo basta pensare all’autogol di Barilla 

Il mulino diventerà arcobaleno? Marcia indietro di Barilla

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Alla fine le scuse sono arrivate. Dopo che tutto il mondo si era indignato per le parole di Guido Barilla sui gay, l’imprenditore ha dovuto fare marcia indietro. Ha postato quindi un video su Facebook in italiano e in inglese (soprattutto per il pubblico internazionale dove il consumo dei prodotti Barilla è da sempre sinonimo di made in Italy, ieri sentire quelle parole era stato uno shock soprattutto nei paesi anglofoni). Nel messaggio Guido Barilla ha dichiarato: ”E’ chiaro che ho molto da imparare dal dibattito in corso sull’ evoluzione della famiglia: ho sentito le numerose reazioni in tutto il mondo alle mie parole che mi hanno rattristato e depresso”.

”Nella mia vita – sottolinea Barilla – ho avuto rispetto nei confronti di tutte le persone che ho incontrato, inclusi i gay e le loro famiglie, senza alcuna distinzione”.

Precisa poi di non aver mai discriminato nessuno. ”Ho sentito le innumerevoli reazioni alle mie parole in tutto il mondo, e mi hanno reso molto triste . E’ chiaro che ho molto da imparare sul vivace dibattito sull’evoluzione della famiglia”.

Per questo, ha affermato che nelle prossime settimane incontrerà alcuni “membri dei gruppi che rappresentano nel modo migliore l’evoluzione della famiglia, inclusi coloro che ho offeso con le mie parole”.

Barilla nel centro del mirino: tra boicottaggio e petizione di Dario Fo

-barilla-pubbicità-gay-tuttacronacaSolo ieri Guido Barilla, con la sua affermazione che l’azienda non farà mai pubblicità gay perché  “preferiamo la famiglia tradizionale”, ha fatto scoppiare la polemica in rete e la notizia, e il boicottaggio, ha già fatto il giro del mondo, apparendo sulle principali testate internazionali. E se nel web appaiono le immancabili vignette e le frasi di scherno, Dario Fo utilizza internet per lanciare una petizione su Change.org con la quale chiede a Barilla di rappresentare, nelle sue prossime campagne pubblicitarie, tutti i tipi di famiglia. Del resto il premio Nobel l’azienda la conosce, essendone stato testimone negli anni Cinquanta.
Nella lettera aperta al presidente dell’azienda emiliana, Fo lo invita a diventare “ambasciatore di integrazione e voce del presente”:

Ricordo i primi spot televisivi di Barilla, a cui ho partecipato non solo come attore ma anche come autore dei testi e della sceneggiatura nonché del montaggio. Ebbero un enorme successo e, in quel tempo, ho avuto anche l’occasione di conoscere Pietro, vostro padre. […] In quegli spot abbiamo raccontato di prodotti che sono diventati simbolo dell’Italia e degli italiani tutti, nelle nostre case e nel mondo. La pasta soprattutto è sinonimo d’Italia, di casa e di famiglia. Per tutti. Ecco: oggi il nostro Paese è fatto di tante famiglie unite solo dall’amore delle persone che ne fanno parte. Amore che non è in grado di discriminare, che non ha confini: e l’amore, in tutto il mondo, può nascere tra un uomo e una donna, due donne, due uomini. […] Ecco, Guido. La sua azienda rappresenta l’Italia: nel nostro Paese e in tutto il mondo. Un’Italia che è fatta anche di coppie di fatto, di famiglie allargate, di famiglie con genitori omosessuali e transgender. Ecco perché le chiedo di cogliere questa occasione e di ritornare allo spirito di quegli spot degli anni ’50 dove io stesso interpretavo uno spaccato della società in profondo mutamento. Ecco perché le chiedo di uscire dalla dimensione delle polemiche e farsi ambasciatore della libertà di espressione di tutti.

E conclude con un appello:

E chiedo quindi che lo faccia con le prossime campagne pubblicitarie del gruppo Barilla, dove la famiglia potrà finalmente essere rappresentata nelle sue infinite e meravigliose forme di questi nostri tempi. Come ho già scritto: “Buttiamoci con la testa sotto il getto del lavandino e facciamo capire ai briganti che qui siamo ancora in molti in grado di dimostrare di far parte di un contesto di uomini e donne libere e pensanti”.

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Rissa sfiorata in Parlamento per un finocchio!

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Il caso Barilla infiamma l’Aula, quando il leghista Gianluca Buonanno estrae dalla borsa un finocchio e lo mette in bella mostra sul suo banco, mentre Alessandro Zan, deputato di Sel gay dichiarato, sta finendo il suo discorso, a questo punto si sfiora la rissa in Parlamento.

 A quel punto Toni Matarrelli, altro deputato di Sel, va al banco della presidenza per chiedere di rimuovere l’ortaggio. Ma Buonanno gli si avvicina e tra i due si sfiora la rissa.

Intervengono gli assistenti parlamentari, a evitare ogni contatto. Ma Buonanno, per sottrarsi alla morsa, corre fuori dall’Aula (urtando, denuncia il grillino Alessandro Di Battista, una deputata di Scelta civica). Dal Transatlantico si vede il leghista sfrecciare inseguito da un commesso e poi rientrare in Aula, alla ricerca di Matarrelli.

Ma il contatto fisico tra i due viene evitato. Buonanno è stato più volte protagonista nella stessa giornata di interventi accesi contro la presidente Boldrini e contro i deputati di Sel. Andando via, ci tiene a far sapere: “Barilla ha ragione. D’ora in poi mangerò solo la sua pasta”.

Barilla omofoba, niente gay nelle sue pubblicità

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Guido Barilla non usa mezzi termini o circonlocuzioni e afferma che la Barilla non farà mai pubblicità gay perché  “preferiamo la famiglia tradizionale”. Loro la preferiscono ma c’è chi sul web immediatamente la boicotta e sotto l’hashtag #boicottabarilla la mobilitazione ha una forte aderenza:

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Sembra proprio che Guido Barilla stavolta abbia fatto un clamoroso autogol che alla Zanzara  su radio 24 ha affermato:

“Non faremo pubblicità con omosessuali, perché a noi piace la famiglia tradizionale. Se i gay non sono d’accordo, possono sempre mangiare la pasta di un’altra marca. Tutti sono liberi di fare ciò che vogliono purché non infastidiscano gli altri”.

E poi ha aggiunto:

“La pubblicità è una cosa molto seria  e va discussa in genere da persone che ne capiscono di pubblicità. Laura Boldrini non capisce bene che ruolo svolge la donna nella pubblicità. E’ madre, nonna, amante, cura la casa, cura le persone care, oppure fa altri gesti e altre attività che comunque ne nobilitano il ruolo. E’ una fondamentale persona per la pubblicità, non solo italiana. In tutti i Paesi del mondo la donna è estremamente usata. Ho pensato che il Presidente della Camera che si abbassa a parlare di pubblicità quando peraltro non ha le competenze è abbastanza patetico. La comunicazione è una leva fondamentale per il commercio e ognuno la fa come meglio crede, nel rispetto delle regole. Ci sono i giurì che controllano la qualità dei comunicati, se qualcuno fa male viene ripreso e ampiamente multato. La Boldrini dicendo quelle cose danneggia se stessa, non l’azienda, perché la gente reale quando va a comprare bada alla qualità dei prodotti, al costo, a soddisfare i bisogni. Tutto il resto sono frottole”.

Baci rubati: coppie gay nelle favolose chiese di Roma

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Una provocazione o meglio un  “atto d’amore per la Santa Romana Chiesa” così lo chiama l’artista e fotografo Gonzalo Orquìn, 31 anni, sivigliano trasferito da anni a Roma, che ha voluto fare un progetto fotografico nelle chiese romane. Un suo messaggio universale un po’ flash mob, un po’ iconografia da album di nozze, ma forse anche una velata protesta. I protagonisti, amici o conoscenti, si sono scambiati un atto d’amore, nelle prime ore della mattina, in chiese deserte per non urtare la sensibilità di nessuno ” Comunque nessun parroco si è accorto di nulla e non abbiamo mai avuto problemi”, ha rivelato il fotografo. Gli scatti di Orquìn sono in mostra a Roma da mercoledì 25 settembre.

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“Essere gay è una colpa”, test shock di religione a Perugia

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Tra le colpe evidenziate in un test di religione che è stato fornito agli studenti del liceo classico  Mariotti di Perugia dal loro professore di religione e al quale gli studenti dovevano rispondere assegnando un punteggio da 1 a 10 comparivano omicidio, infanticidio, abusare di bambini e smerciare droga, ma anche l’omosessualità e le esperienze prematrimoniali. In definitiva si confrontavano le “colpe” fra di loro e si doveva stilare una classifica. Alcuni studenti immediatamente hanno segnalato il test all’associazione Omphalos di Perugia che riunisce arcigay e arcilesbica:

“L’associazione Omphalos (arcigay e arcilesbica) di Perugia, ricevuta la segnalazione da alcuni allievi, ha presentato una denuncia all’Ufficio antidiscriminazioni (Unar) del ministero per le Pari opportunità. L’Unione degli studenti ha chiesto un intervento del ministero dell’Istruzione. Un ex alunno del docente — gay dichiarato — racconta: «Quel questionario non è del professore, ma su di me ebbe un impatto forte, mi sentii offeso e discriminato. Non è un insegnante omofobo, ma ha sbagliato a non dare spiegazioni». L’associazione di Perugia aveva già denunciato per comportamenti e didattica anti-gay un docente dell’istituto professionale Cavour-Marconi”.

Ora si spera che almeno in futuro quel test non si ripeta più dopo la denuncia all’Ufficio antidiscriminazioni (Unar) del ministero per le Pari opportunità.

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Atreyu 2013: show di La Russa con Viva la Mamma contro la Kyenge

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Ignazio La Russa, ironizza sulla sulla proposta (o presunta tale) di Cecile Kyenge di sostituire i termini “mamma” e “papà” con “genitore 1″ e “genitore 2″. L’ex ministro della Difesa si è anche messo a cantare i nuovi testi riscritti di Mamma di Beniamino Gigli e di Viva la mamma di Edoardo Bennato.

Per Caffarra le nozze gay sono devastanti!

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L’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, nella sua lezione d’apertura all’anno formativo per gli insegnanti è ritornato sul tema dei gay e dell’omosessualità. Secondo il religioso Il riconoscimento del matrimonio per le coppie omosessuali sarebbe ”la devastazione del tessuto fondamentale del sociale umano: la genealogia della persone” poi nella sua lunga lezione Caffarra ha anche aggiunto ”che c’è stato come uno scippo della parola amore, diventata una specie di recipiente dove ognuno mette ciò che sente”. Chissà cosa pensa il religioso dei preti che hanno abusato dei minori se queste sono le sue idee sulle coppie gay?

 

“Gesu aveva due papà”: il cartello esposto da una chiesa

gesù_due_papà-tuttacronacaLa Saint John, chiesa anglicana canadese in lotta contro l’omofobia, ha deciso di esporre un cartello con la scritta: “Gesù aveva due papà ed è venuto fuori proprio bene!”. L’idea è scaturita come reazione ai continui attacchi degli oppositori ai matrimoni omosessuali. La chiesa sorge a pochi passi dalle cascate del Niagara, in Canada, dove tali unioni sono state legalizzate già nel 2005.

Niente più mamma e papà: la consigliera vuole chiamarli genitore primo e secondo

genitori-mamma-papà-tuttacronacaL’idea, che ha già provocato le prime polemiche, arriva dalla neo consigliera comunale con delega sui diritti civili di Venezia, Camilla Selbezzi: sostituire dai moduli le parole “mamma” e “papà” con “primo e secondo genitore”. E’ il senatore veneto Antonio De Poli (Udc) a criticare la proposta: “arebbe una decisione insensata e priva di logica”. Il senatore ha spiegato: “Le parole ‘mamma’ e ‘papà’ sono le più belle. Pensare che discriminino i gay offende non solo chi crede nella famiglia ma francamente chi, pur schierandosi dalla parte dei gay, ritiene la famiglia un valore fondamentale da tutelare. Anche con le parole”. E a chi potrebbe attaccarlo di conservatorismo risponde: “Non è così che si tutelano i diritti delle minoranze”. E sottolinea: “Per noi dell’Udc la famiglia è fondata solo sul matrimonio tra uomo e donna. Chi ha una posizione diversa dalla nostra non può permettersi di estirpare la cultura e l’identità della nostra società con la scusa del rispetto nei confronti delle diversità. Così non si tutelano i diritti civili , si fa solo un regalo a chi vuole allontanare il dialogo e il confronto civile tra chi ha posizioni politiche diverse sulla questione». «Auspico – conclude l’esponente Udc – che presto verrà un chiarimento puntuale da parte del sindaco Orsoni che è rimasto non a caso sorpreso da questa iniziativa singolare».

Il sindaco si rifiuta di celebrare le nozze gay, non delega neppure il vice

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Obiezione di coscienza? Si può andare contro la legge civile adducendo una legge religiosa in un paese laico come la Francia che ha scelto democraticamente il matrimonio gay? Si può privare delle cittadine di un diritto per propria credenza religiosa? Questo è il dilemma e la polemica che sta infiammando la francia da quando Marie-Claude Bompard, sindaco conservatrice di Bollène,  nella regione di Vaucluse, si è rifiutata di unire in matrimonio due donne adducendo «un caso di obiezione di coscienza». Le due ragazze, Amandine Gilles, 33 anni e Angélique Leroux, 27 anni hanno aggiunto «Ci ha spiegato che, pur rispettando le coppie omosessuali, non avrebbe potuto unirci in virtù delle sue convinzioni religiose». Il sindaco avrebbe potuto delegare il vice se non voleva in prima persona celebrare le nozze, ma sembra che non ha intenzione neppure di permettere al suo vice di celebrare le nozze omosessuali. Dal municipio fanno sapere che la prima cittadina non ha delegato l’incarico ad altri perché sarebbe stato solamente un escamotage e che, come altri sindaci, anche lei sottoscrive la richiesta al presidente della Repubblica di essere esonerata da queste celebrazioni per motivi di coscienza. Le due giovani donne deluse hanno già annunciato di voler fare ricorso al prefetto.

Messaggio shock sul pollo a 5 euro: “Ce n’è per lui, ce n’è per lei, ce n’è anche per i gay!”

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Shock a Livorno per il messaggio promozionale affisso su una vetrina di una macelleria del centro con lo scopo di attirare persone per vendere un pollo cotto a 5 euro: “Ce n’è per lui, ce n’è per lei, ce n’è anche per i gay!”.  A essere in promozione. Una scritta fatta a mano e vergata con il pennarello colorato dallo stesso titolare della rivendita di carne che ha fatto molto discutere.

Il titolare del negozio, Paolo Mantellassi, in un’intervista a Qui Livorno ha ammesso di aver ricevuto molte critiche per quella trovata ma di non avere nessuna intenzione di rimuovere il cartello.

“Non ho voluto offendere nessuno – ha spiegato – Non ho niente contro gli omosessuali, anzi ho parecchi amici che sono gay. Questo è soltanto uno scherzo, una burla. Il fatto è che in questi ultimi giorni ero in vacanza all’isola d’Elba – spiega il titolare della macelleria -e sulla spiaggia c’era un venditore di cocco che ripeteva tutto il giorno questo slogan per vendere i suoi prodotti. Così mi è rimasto in testa e quando sono tornato e ho riaperto il negozio lo ho riutilizzato per promuovere la nostra offerta del pollo cotto a cinque euro. Non c’è niente di male è solamente una cosa da riderci su”.

Il bacio sulle labbra delle atlete russe: nessun fine politico

atlete-russe-bacio-tuttacronacaAveva fatto il giro del mondo la foto delle atlete russe che, dopo l’oro nella 4×400 ai Mondiali di Mosca, si erano baciate sulle labbra. E se la stampa aveva parlato di un gesto di appoggio agli omosessuali da intendersi come una protesta nei confronti della legge che vieta la propaganda omosessuale ai minori, Reuters spiega che la stessa Kseniya Ryzhova, una delle campionesse, si è difesa spiegando che “Non c’è nessun motivo politico dietro”, criticando i media occidentali per aver decontestualizzato il suo bacio con Yulia Gushchina dopo la vittoria. Nonostante in Russia il bacio sulle labbra rientri nei usanze in determinati momenti, la foto era stata letta come un simbolo dopo mesi di polemiche, anche tra gli sportivi, per la legge del Governo. L’atleta ha invece assicurato che era solo un impeto di gioia dovuto al fatto di aver vinto, dopo otto anni, una medaglia d’oro. “Invece di congratularsi con gli atleti, loro (la stampa) hanno deciso di insultare Yulia e tutte le federazioni (russe) di atletica. Innanzitutto, Yulia e io siamo sposate”, ha insistito la Ryzhova. Nel frattempo, la Gushchina ha appoggiato la versione della sua compagna e ha espresso il suo stupore: non capisce “come le persone possano pensare una cosa del genere.”

Posta la foto su Facebook mentre bacia un ragazzo. Insultato

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Grave atto di omofobia su Facebook dove un ragazzo di Crotone è stato  insultato con commenti omofobi e razzisti sulla sua pagina Facebook dove aveva pubblicato una foto che lo ritraeva mentre baciava un ragazzo. A denunciarlo è il segretario del Centro d’iniziativa locale Certi Diritti per la Calabria, Marco Marchese, che spiega come “si è scatenato il putiferio con commenti omofobi conditi da frasi che inneggiano ai forni crematori per le persone omosessuali”. I commenti peggiori sono stati rimossi da Facebook, ma secondo Marchese “la brutta vicenda resta ugualmente in piedi a testimoniare quanto siamo ancora lontani da una società inclusiva e rispettosa di ogni persona”.

Veramente un atto di inciviltà di fronte a cui si resta attoniti per la violenza verbale scagliata nei confronti di un ragazzo che con coraggio aveva postato una foto per esprimere la sua identità sessuale.

Sale la tensione intorno al caso Isinbayeva, Piras contro l’atleta

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Shock dopo shock sul caso Yelena Isinbayeva, l’atleta che in un primo momento si era schierata a favore delle leggi anti gay volute dalla Russia e poi aveva ritrattato la sua dichiarazione quando i media avevano sottolineato l’inopportunità della frase. Stavolta, a scrivere senza limiti, su Facebook, non è un leghista della fascia estremista, ma bensì Gianluigi Piras, consigliere comunale del Pd di Cagliari, responsabile di Anci Giovane e presidente del Forum regionale sardo sui Diritti. Piras ha scritto:  “Isinbayeva, per me possono anche prenderti e stuprarti in piazza. Poi magari ci ripenso. Magari mi fraintendono”.

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Uno status che ha scatenato numerose reazioni online e nel Pd. Tra i primi a intervenire Anna Paola Concia che su Twitter chiede al segretario del suo partito di prendere provvedimenti: “Caro Epifani, su Piras prendi subito provvedimenti”. Dopo alcune ore, lo stesso consigliere è intervenuto sul social network per placare le polemiche: “Da diverse ore mi trovo in una zona senza connessione web”, ha scritto sul profilo. “Domattina chiarirò quello che è evidentemente un grosso equivoco. E farò dovute comunicazioni. Per ora mi scuso per una frase che, a prescindere dalle mie motivazioni e dagli opportuni chiarimenti, prendo atto sia stata evidentemente recepita come violenta e inaudita”.

Aggiornamento 16 agosto 2013, 13,33:

Gianluigi Piras, consigliere comunale di Jerzu (Ogliastra) e presidente regionale del Forum sui Diritti del Pd, si è dimesso.

Video shock. Drag Queen si cuce la bocca in un video per protesta.

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Usa ago e filo per cucirsi la bocca in segno di protesta contro le leggi anti-gay della Russia di Putin, tra cui la norma che  vieta la propaganda di relazione sessuali gay davanti a minori: la punizione varia in base agli incarichi ricoperti da coloro che la violano. Lo shock immediatamente attraversa la rete anche perché il video è davvero forte e c’è chi fa scoppiare le polemiche dopo questa provocazione che sicuramente ha attirato l’attenzione su un problema che sta lacerando al Russia in questo periodo. La drag queen di chiama Barbie Breakout e in rete sono reperibili molti suoi video, fra cui un tutorial in cui spiega come trasformarsi in drag. Sicuramente l’ultimo video, però, è nettamente diverso dai precedenti.

+++ Video riservato a un pubblico solo adulto +++

 

Tyson Gay, il primatista dei 100 mt, è risultato positivo e salta i mondiali

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E’ risultato positivo all’antidoping, Tyson Gay, il primatista mondiale stagionale dei 100 metri (9”75). La sostanza ancora non è stata identificata e le controanalisi devono essere eseguite nei prossimi giorni, ma la sua partecipazione ai mondiali in programma ad agosto a Mosca è compromessa. Il 30enne atleta americano ha rilasciato una dichiarazione in cui ha affermato  “Non posso parlare di sabotaggio. Mi sono fidato di qualcuno e questa fiducia è stata tradita”.

 

Omofobia a Torino, la violenza aumenta

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Inseguimento, botte e cinghiate, oltre naturalmente alle offese. Questo è stato lo scenario apocalittico che ha visto vittime 4 giovani di Nichelino, nel Torinese, che avevano preso parte a la serata “Queever”,  al Valentino, che quella sera in particolare prevedeva l’elezione di Mister Gay Piemonte. I 4 ragazzi sono stati maltrattati da alcuni concittadini  che poi sono stati fermati e denunciati. Le lesioni (occhi neri, colpi di cinghia, lividi, calci e pugni) non sono superiori ai 20 giorni di prognosi, e dunque i responsabili saranno perseguiti su querela, dato che è stata presentata una formale denuncia nei loro confronti.

Intolerance… gli spacca il naso perché è gay!

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Milano tanto tempo fa era “da bere”, oggi sembra invece che sia intollerante o che almeno una parte dei suoi cittadini non riesca ad accettare la diversità. La mattina per Gianluca, 35enne originario di Caserta ma da dieci anni residente a Milano, era iniziata come tutte le altre. Guidava la sua bici e si stava recando al negozio di abbigliamento dove lavora. Un’auto all’improvviso ha iniziato a  suonare alle sue spalle e da qui è iniziato il diverbio. L’automobilista ha capito che si trovava di fronte a un ragazzo omosessuale e lo ha insultato pesantemente, poi è partito il pugno in faccia che ha rotto il naso del ragazzo. L’episodio è avvenuto sabato in via Sassetti, a poche ore dal Gay Pride che nel pomeriggio ha invaso le strade della città.

Gianluca, ancora non sapendo di avere il naso fratturato, ha deciso di andare al lavoro. Qui i colleghi lo hanno immediatamente soccorso e poi hanno deciso che era meglio chiamare il 118. Al Fatebenefratelli gli sono stati prescritti 15 giorni di prognosi per trauma facciale con infrazione delle ossa nasali e cervicalgia. Subito dopo la medicazione Gianluca ha denunciato il fatto alla polizia, mettendo a verbale lesioni e ingiuria con l’aggravante dell’omofobia.

“Siamo vicini a Gianluca – fa sapere l’assessore comunale alle Politiche sociali, Pierfrancesco Majorino, che ha istituito una casella mail del Comune proprio per questo tipo di denunce – e da noi avrà tutto il sostegno possibile per affrontare le prossime settimane e compiere tutti i passi che saranno necessari a fare chiarezza sull’accaduto, nella speranza che chi lo ha aggredito possa essere identificato. Milano è e deve rimanere una città dove episodi di questo tipo devono essere condannati e isolati affinché il rispetto dell’altro, anche quando diverso da noi, guidi il comportamento di tutti”.

Lo spot attraversa l’oceano… “Napoli e San Francisco unite per i diritti LGBT”

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Uno spot non parlato, quindi usufruibile a livello internazionale,  realizzato dall’ufficio stampa del Comune di Napoli, attraverso la web tv, è stato inviato al console italiano a San Francisco, Mauro Battocchi e sarà proiettato all’inizio della parata che aprirà oggi il Gay Pride. Una connessione tra il Campania Pride 2013 svoltosi a Napoli e l’appuntamento americano. Il sindaco de Magistris, l’assessore Tommasielli e alcuni partecipanti al Pride di Napoli hanno lanciato un messaggio: ‘Napoli e San Francisco unite per i diritti LGBT’.

In migliaia alla parata: Campania Pride 2013 è un successo

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Migliaia di persone hanno sfilato nel centro storico di Napoli dove si è svolto il Campania Pride 2013. Accanto ai transessuali e lesbiche, anche tante famiglie con bambini che hanno mostrato il loro appoggio e hanno gridato a gran voce la parità nei diritti civili. In testa al corteo, oltre al sindaco della città Luigi de Magistris, c’erano anche un gruppo di famiglie aderenti all’associazione ‘Famiglie arcobaleno’, associazione dei genitori omosessuali.

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Pedofili al Vaticano… solo falsità.

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E’ stato arrestato Patrizio Poggi, l’ex religioso che aveva denunciato l’esistenza di un’organizzazione criminale dedita a reclutare ragazzi, anche minorenni, per farli prostituire con esponenti del clero romano.

Le indagini hanno però dimostrato una versione molto diversa dove Poggi Poggi avrebbe «concepito e attuato un piano calunnioso, prospettando circostanze non veritiere o, comunque, basate su mere dicerie – si legge nella nota -, in quanto animato da risentimento per motivazioni personali nei confronti di alcuni dei prelati da lui accusati di fruire di prestazioni sessuali omosessuali a pagamento con minorenni».

Poggi era convinto, secondo i carabinieri, «che l’esito positivo delle indagini da lui stimolate sul fenomeno dei cosiddetti ‘preti pedofilì potesse incidere positivamente, anche con iniziative ricattatorie, sul suo tentativo di ottenere dal Vaticano la revoca del provvedimento di dimissione dallo stato clericale e su un’eventuale revisione del processo con cui era stato condannato, in passato, per atti sessuali con minorenni».

Le indagini hanno poi portato alla luce come Poggi avrebbe «pianificato – e costruito – false prove testimoniali concernenti abusi su minori commessi dalle persone da lui denunciate, al fine di suffragare ulteriormente le sue dichiarazioni; cercato di influire su alcuni soggetti da lui citati quali testimoni affinchè, convocati dall’autorità giudiziaria per essere sentiti quali persone informate sui fatti, fornissero una versione coerente con il quadro da lui delineato in sede di denuncia».

L’ex sacerdote si trova ora a Regina Coeli.

Vaticano nel caos: primi arresti

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Il Nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, ha arrestato questa mattina un alto prelato, Nunzio Scarano, un religioso con un ruolo di spicco all’Apa (Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica, l’organismo che gestisce i beni della Santa Sede). Insieme a lui sono stati arrestati anche un funzionario dei Servizi Segreti, Giovanni Maria Zito, un funzionario dell’Aisi, e un broker finanziario italiano che lavora soprattutto all’estero, Giovanni Carenzio. Tra i reati contestati, oltre alla truffa ed alla corruzione anche la calunnia, all’interno di una indagine che riguarda ingenti somme che sono rientrate dalla Svizzera. L’ammontare sarebbe di circa 20 milioni cash di proprietà di alcuni amici del monsignore a bordo di un jet privato. Per questo «servizio», Zito avrebbe ricevuto 400 mila euro. Gli arresti arrivano il giorno seguente allo shock per le accuse di pedofilia che ieri avevano interessato il cerimoniere pontificio: Don Franco Camaldo

 

Shock in Vaticano: accusato di pedofilia il cerimoniere pontificio

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Franco Camaldo, 61 anni, di Lagonegro (Potenza), decano dei cerimonieri pontifici (cioè dei prelati che assistono il Papa nelle funzioni religiose da lui presiedute) è stato coinvolto nello scandalo dei presunti preti pedofili e gay in Vaticano. Il suo nome sarebbe stato fatto dall’ex l’ex sacerdote, Patrizio Poggi, che si è presentato davanti ai carabinieri di Roma per raccontare di un giro di ragazzi romeni che sarebbero stati adescati per soddisfare sessualmente alcuni religiosi.

Certo che qualcosa non andasse per il verso giusto lo avevano notato in molti. A Lagonegro dove 10 giorni fa don Camaldo si era recato per venerare la protettrice del luogo ed era stato quasi disarcionato dal suo mulo. Secondo alcuni credenti locali quel segno non era per nulla buono. E la bufera non è tardata ad arrivare. Secondo Poggi uno dei responsabili delle violenze sarebbe proprio l’attuale cerimoniere del Papa, ma non sarebbe certo il solo che figura nella ricostruzione dell’ex sacerdote.

L’elenco comprende, tra gli altri, anche l’attuale vescovo di Tivoli, mons. Mauro Parmeggiani, mons Nicola Tagliente, cappellano della Polizia di stato e don Domenico Repice, già arrestato nel 2006 nell’operazione «Fiori nel fango 2». Sui gravi episodi denunciati da Poggi che vedono coinvolti esponenti del clero anche di alto livello, come il religioso lucano, la Procura di Roma mantiene il massimo riserbo e fa sapere che al momento non ci sarebbero indagati.

Don Franco Camaldo non è la prima volta che cade sotto la lente della giustizia. Nel 2010, infatti, era stato coinvolto nell’inchiesta sulla «cricca» Balducci–Anemone (gli appalti dei grandi eventi), per la storia un prestito di 280 mila euro. Prima ancora, nel 2006, era stato coinvolto in u n’inchiesta del pm di Potenza Henry John Woodcock , che lo ascoltò, in qualità di testimone, anche in relazione alla vicenda di Emanuela Orlandi in quanto segretario particolare del cardinale Ugo Poletti (vicario di Paolo VI e di Wojtyla fino al ’91), dal 1984 al 1997, anno della morte di Poletti. Le domande vertevano sui motivi della tumulazione nella basilica di Sant’Apollinare del boss della Banda della Magliana Enrico De Pedis.

Don Camaldo poi non ha solo amicizie pontificie, ma vanta frequentazioni anche al di fuori dei religiosi. Tra i suoi amici compare anche lo stilista Gai Mattiolo. Il religioso ha poi un proprio sito Internet con il quale intrattiene rapporti con molte persone e si presenta pubblicamente.

Per approfondimenti sullo scandalo IOR vedi:

Vaticano nel caos: primi arresti

Love Is Love: la sentenza storica per gli Usa farà scuola?

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Farà scuola il riconoscimento del matrimonio gay in tutti gli Stati Uniti deciso dalla Corte Suprema che oggi ha bocciato il “Defence Marriage Act” (Doma)? Solo il tempo potrà dirci se davvero è iniziato un nuovo periodo per le coppie gay e se oggi è stato davvero messo un punto affinché l’amore, in ogni sua forma, quando è condiviso e non è forma di violenza, sia riconosciuto universalmente. Anche il presidente Obama esulta e cinguetta a sostegno della #marriageEquality con un messaggio che non lascia dubbi “Love is Love”

In che consiste?

Ci sono stati statunitensi che non permettono il matrimonio gay, da oggi, però, quegli stati in cui non è possibile sposarsi dovranno comunque riconoscere il matrimonio stipulato da una coppia di omosessuali in un altro stato.

E’ morto il senatore a vita Emilio Colombo

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E’ morto a 93 anni l’ultimo costituente ancora in vita, il senatore Emilio Colombo. Protagonista di tutta la storia politica italiana del Secondo Dopoguerra e di parte di quella europea, ha ricoperto le cariche presidente del Parlamento Europeo, presidente del Consiglio e più volte ministro. Nominato senatore a vita nel 2003, dall’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, fu per decenni il dominus incontrastato di Potenza e tutta la Basilicata. Colombo, laureato in giurisprudenza e iscritto alla Gioventù di Azione Cattolica, venne eletto all’Assemblea Costituente nel 1948, con poco meno di 21mila voti di preferenza, ricevette oltre il doppio dei voti due anni dopo, ottenendo la carica di deputato. E’ il primo passo: nel 1970 diventa Presidente del Consiglio, incarico che conserverà fino al febbraio del 1972. Prima era stato varie volte ministro (Agricoltura e foreste, Industria e commercio, Commercio, Tesoro, Esteri) e sottosegretario (agricoltura, lavori pubblici). Ma Colombo si distinse anche a livello europeo, divenendo presidente del Parlamento nel 1977 e venendo riconfermato anche nel 1979, ricevendo anche il premio “Carlo Magno”, attribuito ogni anno proprio all’uomo politico che contribuisce di più al processo d’integrazione europeo. Colombo ha poi mancato l’elezione al Parlamento nel 2001, quando si presentò come indipendente con Democrazia Europea, in una fase politica molto accesa all’interno del suo schieramento. Dopo le ultime elezioni, ha guidato lui il Senato nella prima riunione. Ex Dc, Eugenio Scalfari, su L’Espresso, disse di lui che “Colombo ha rivelato al pubblico la sua omosessualità ed anche, sia pur per breve periodo, la sua condizione di consumatore di cocaina”.

Mussolini creò la prima comunità gay?

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Sicuramente non era nelle intenzioni del Duce creare la prima comunità gay, ma fu quello che avvenne quando Mussolini decretò il confino degli omosessuali alle isole Tremiti.

A riportare alla memoria di quanto successe nell’isola durante il fascismo è stato il libro “La città e l’isola”, scritto da Gianfranco Goretti e Tommaso Giartosi, due ricercatori e attivisti, compagni anche nella vita.  La storia racconta che sull’isola finirono in particolari omosessuali di Catania, spedinti al confino fin dal 1938 dal locale prefetto che voleva bonificare al città dall’immoralità. A differenza di altre isole però, l’isola di San Domino nell’acipelago delle Tremiti ospitò esclusivamente omosessuali. Il fascismo non scrisse mai leggi contro gli omosessuali, anche perché avrebbe significato ammetterne la presenza che invece veniva ben celata. Sull’isola, però, quegli omosessuali scoprirono un effetto involontario di quella politica, perché a parte le condizioni scomode dell’alloggio e il coprifuoco alle otto di sera,  godevano di libertà impensabili altrove nel paese, potevano anche vestirsi in abiti femminili e nessuno diceva niente, tanto che alcuni rimasero dispiaciuti quando, alla fine della guerra, furono trasferiti ai domiciliari alle loro residenze, dove propabilmente se la passavano peggio.

Quindi sembra proprio che involontariamente Mussolini creò una comunità gay in Italia!

Laura Boldrini e Josefa Idem al gay pride di Palermo

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“Ho deciso di partecipare con Laura Boldrini al gay pride nazionale a Palermo il 14 giugno. E’ necessario un forte impegno nazionale ed europeo per garantire parità di trattamento e dignità dei gay e delle lesbiche”, con queste parole il ministro per le Pari opportunità, Josefa Idem, nell’audizione in commissione alla Camera ha dichiarato di voler prendere parte insieme alla presidente della Camera alla manifestazione siciliana.

A Palermo, come stimano gli organizzatori del gay pride, sono attese centomila persone che chiederanno un confronto parlamentare su pari diritti e contrasto all’omofobia e alla transfobia.
“Un corteo di carri colorati – spiegano associazioni come Arcigay, Arcilesbica e Famiglie Arcobaleno – attraverserà la città per vincere le battaglie sui diritti”. “
“In un momento di crisi bisogna rimettere al centro i diritti e investire nella cultura delle differenze – ha detto la presidente del comitato organizzatore del pride nazionale, Titti De Simone – non passa giorno senza discriminazioni e violenza sulle persone lgbt. Questa è una battaglia che si combatte per vincere, è il momento di dare segnali importanti”.

Problemi a causa del suo essere gay: si lancia nel vuoto un 16enne

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Il ragazzo di 16 anni che oggi ha tentato il suicidio gettandosi da una finestra della scuola e che ora è ricoverato con fratture ad entrambe le gambe, aveva lasciato un biglietto per spiegare il suo gesto. Secondo Aurelio Mancuso, Presidente di Equality Italia, il ragazzo avrebbe avuto, a causa della sua omosessualità, problemi sia a scuola che in famiglia. L’uomo così commenta: “Poco dopo mezzogiorno un ragazzo di 16 a Roma ha tentato il suicidio lasciando un bigliettino per spiegare che non ce la faceva più a sopportare le angherie del padre che non accettava la sua omosessualità e le derisioni che subiva a scuola. Ecco un altro drammatico episodio di solitudine, di emarginazione che suscita rabbia perché al di là delle belle solite parole, la politica continua a rimandare misure adatte a contrastare per legge l’omofobia e a mettere in campo un azione nella scuola permanente di educazione alle differenze. Ci auguriamo, che il ragazzo possa rimettersi presto in salute, e che trovi quella solidarietà e aiuto necessarie a superare le ragioni che lo hanno indotto a questo gesto estremo. Puntiamo però il dito contro la politica e le istituzioni, che continuano a perdere tempo, mentre si ampia pericolosamente nelle nostre scuole il bullismo omofobico, e nel paese gli omosessuali continuano a sentirsi colpiti e discriminati.”

Gay e nozze: dove stiamo andando, dove siamo e dove sono gli altri

 

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Il pidiellino Galan ha annunciato per i prossimi giorni una proposta di legge per tutelare finalmente i diritti delle coppie gay. Come lui, all’interno del partito, sarebbero favorevoli anche Laura Ravetto, Mara Carfagna, Daniele Capezzone e Sandro Bondi in primis,  ma anche altri “che non vogliono esporsi e aspettano, ma io ho fiducia”. Le prime indiscrezioni sono arrivate dai collaboratori di Galan, che hanno fatto sapere che si tratterà di dare tutela alle coppie omosessuali “attraverso il diritto di privato” e dunque “non si può parlare di nozze gay” come in Francia, ma si possono trovare assonanze con i  Pacs, discussi a loro tempo dal centrosinistra. Le questioni che vanno risolte sarebbero l’eredità, la pensione di reversibilità e la possibilità di andare a far visita al compagno in ospedale. Sembra ci sia dunque un ammorbidimento sul tema da parte del Popolo della Libertà, come dimostrano anche le parole della Santanchè: “Sono pronta al confronto e pronta a cambiare idea”, ha riferito all’HuffPost. “Soltanto i paracarri rimangono della stessa opinione. Se i gay si sono imborghesiti e vogliono sposarsi non sta a me giudicarli”. E distingue: “Un conto è il sacramento del matrimonio, un altro sono i diritti civili delle singole persone”. Concludendo: “Il Pdl rappresenta molti interessi differenti e molte anime con idee opposte, è giusto che provi a rappresentare anche questa parte della società”. Certo, voci di dissense restano, come Eugenia Roccella, che è andata in piazza a Parigi per manifestare contro la legge sulle nozze omosessuali, ma nache Gasparri, che ha parlato di “discriminazione” al contrario: “francamente – ha detto – non capisco la tendenza a discriminare chi non si associa all’ondata qualunquista a sostegno delle unioni gay”.

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Ma in Italia comunque si continua a lottare per l’uguaglianza anche su questo piano e, se ancora non c’è una legge che tuteli le coppie omosessuali, ciò non significa che non si possano formare. Come quella di Massimiliano Benedetto e Giuseppe Ilaria le cui nozze, che non hanno valore legale in Italia, si sono svolte nei giorni scorsi in un albergo romano, celebrate dall’attivista per i diritti dei gay Imma Battaglia. Ad organizzare l’evento è stata l’agenzia Same Love, wedding planner per matrimoni fra persone dello stesso sesso. Evento passato in sordina da noi, ma che ha conquistato la prima pagina del New York Times: “Non voglio sembrare retorica, ma noi amiamo i nostri ragazzi e come italiana provo un po’ di vergogna – ha detto al New York Times Marinella Benedetto, mamma di Massimiliano ,- ma i tempi sono maturi per un cambiamento. Dobbiamo solo fare pressione”. Nel riportare la notizia, il quotidiano americano ricorda che “l’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa occidentale che non riconosce unioni di alcun tipo fra persone dello stesso sesso”. “Sul matrimonio gay – titola infatti il quotidiano . l’Italia è sempre più sola”

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In Francia, dove a Cannes ha trionfato il film che tratta il tema dell’amore lesbico La via d’Adéle, si celebrerà domani, a Montpellier, il primo matrimonio gay. I promessi sposi sono Bruno Boileau, 30 anni, e Vincent Autin, dieci anni più grande. Mentre il paese continua ad essere spaccato sulla legge entrata in vigore da pochissimo, loro, che si sono conosciuti 7 anni fa in internet, avranno gli occhi di tutta la nazione puntati addosso. A celebrare le nozze sarà il sindaco della cittadina nel sud della Francia, Hélène Mandrou, impegnata da tempo sul fronte delle nozze gay, la stessa che il 5 febbraio 2011 ne aveva celebrato una simbolica, unendo Tito Livio Santos Mota et Florent Robin. Ci saranno anche ospiti illustri a festeggiare l’evento in rappresentanza del governo: il ministro dei diritti delle donne, Najat Belkacem-Vallaud, e il ministro per la Famiglia, Dominique Bertinotti. Insieme a loro 300 invitati tra esponenti politici e delle associazioni, 200 tra familiari e amici della coppia, e 130 giornalisti accreditati. “Il nostro matrimonio ha una grande eco mediatica e questo può essere imbarazzante”, ha dichiarato Bruno a l’avenir.net. “Ma noi cerchiamo sempre di non dimenticare lo scopo della nostra battaglia: che sia Monsieur o Madame, ciascuno deve potersi sposare nella propria città”. Ridotta all’osso la formula scelta per il rito:  “Vincent Autin, vuoi prendere per sposo Bruno Boilea?”, “E tu, Bruno Boileau, vuoi prendere per sposo Vincent Autin?”. “Vi dichiaro uniti in matrimonio”.

Visto il clima del Paese, però, l’invito è alla discrezione, per evitare d’incappare in spiacevoli incidenti, il banchetto si terrà in forma privata e in una località segreta, ma anche per non spettacolarizzare un evento così importante. Una scelta apprezzata anche da Bruno e Vincent, che speravano in un po’ d’intimità: “Il nostro è un matrimonio d’amore. Vogliamo mettere su famiglia e dunque chiederemo anche l’adozione”. E il loro è stato amore a prima vista, prima si sono conosciuti all’interno di un forum, poi l’incontro a Parigi. Il timido Bruno si è ritrovato innamorato dell’estroverso Vincent, già attivista lgbt. Vincent è impegnato all’interno dell’Interpride World, di cui è responsabile francese. I mesi passano, la storia è seria, e Bruno decide di fare coming out in famiglia, dove la coppia è acoclta a braccia aperte. S’insinua in tutti la speranza, accompagnata dall’impegno, che la Franciariconosca a gay e lesbiche la completa parità rispetto agli etero. Ora finalmente ce l’hanno fatta e mercoledì 29 maggio si diranno di sì: “Dobbiamo tutto questo anche ai tanti che insieme a noi e prima di noi si sono battuti per l’uguaglianza”.

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Kate a 18 anni rischia 15 anni di carcere

kate -tuttacronaca

Kate ha 18 anni ed è accusata di crimini sessuali per aver avuto un rapporto con la fidanzatina di 14 anni. Le è stato proposto un accordo ed essere solo accusata di reati sessuali minori e scontare due anni ai domiciliari, evitando il processo, ma lei non ci sta. : “Non ho fatto nulla di male”, dice Kate e le associazioni omossessuali di tutto il mondo si mobilitano in suo favore. Ma l’accusa la pensa in modo diverso: “La legge proibisce chiaramente ai minori di avere rapporti sessuali con adulti. Il consenso del minore non è rilevante, nè dovrebbe esserlo. Questo è il messaggio in questo caso – ha detto l’avvocato della “parte lesa” – ovvero che un crimine è stato commesso e che viene perseguito”. Kate sa che potrebbe passare 15 anni in carcere, ma è decisa ad andare avanti.

Cosa è successo a Kate lo racconta la madre attraverso una pagina Facebook che tiene costantemente aggiornata:

“All’inizio dell’anno scolastico, (Kate) haIniziato a uscire con una sua compagna di studi. Questa ragazza era anche nella stessa squadra quando facevano sport ed era in uno speciale programma che la faceva essere a contatto con studenti più avanti nelle classi… (Mia figlia e questa ragazza) Erano entrambe studentesse nella stessa scuola, c’era un rapporto di reciproco consenso da entrambe le parti. Era una situazione insolita per Kate, lei era sempre uscita con i ragazzi, ma io sono il tipo di madre che sono e non ho voluto fare una questione su quanto stava accadendo. Ho ha parlato con lei di questo e pensato che fosse solo un fatto sociale, i tempi sono cambiati e un sacco di studenti stanno sperimentando, quindi non ho voluto inserirmi troppo…

Sabato 16 febbraio il mondo della nostra famiglia è stato frantumato e l’incubo di nostra figlia è cominciato. La polizia è venuto a casa nostra e hanno arrestato mia figlia, le hanno messo le manette e non avevamo idea del perché. Hanno rifiutato di dirci qualcosa in un primo momento perché (lei) aveva compiuto 18 anni. Kate è stata strappata dalle nostre braccia, terrorizzata, mentre piangeva istericamente. La minore delle mie figlie era lì in quel momento, io e mio marito, siamo stati mortificati. Poi finalmente ci hanno detto che era stata arrestata per una denuncia. Ho chiesto quindi a loro di cosa si trattava, mi dissero crimini sessuale su una persona di 12-16 anni. Il mio cuore si è fermato, allora ho saputo che dovevano essere stati i genitori della sua amica. Questa gente non è mai venuto da noi, non ha mai provato a parlare con noi, non ha cercato neppure che la scuola intervenisse e ci informasse che avremmo avuto un problema se le ragazze si fossero seguitate a frequentare, non una sola parola. Invece, hanno macchinato la loro vendetta e  io ho avuto la mia bambina arrestata con l’accusa di crimine. L’incubo continua. Kate si è seduta di fronte a un giudice. Lui le disse che poteva continuare ad andare a scuola, ma che non doveva avere nessun contatto con la sua fidanzata. Sono andata a scuola e ho parlato con loro, gli ho fatto sapere che cosa stava succedendo, li ho voluti rassicurare che non c’era nessun problema.  E’ l’ultimo anno di Kate, lei ha solo pochi mesi fino al diploma e volevamo che finisse. La scuola era molto favorevole, tutti amano Kate. Ci hanno detto che i genitori delle altre ragazze erano già venuti per chiedere che Kate fosse  espulsa,ma lo ci avevano rassicurato che non l’avrebbero fatto. Alla fine è accaduto, nonostante il giudice avesse stabilito che mia figlia poteva continuare ad andare a scuola. E’ colpa della famiglia di quella ragazza che voleva distruggere mia figlia, si sentono come se mia figlia avesse fatto diventare la loro gay. Sono bigotti, religiosi, vedono l’essere gay come un peccato e come un male e di questo danno la colpa a mia figlia. Io lo vedo al 100% in modo diverso. Non vedo un etichetta di gay addosso a queste ragazze. Sono adolescenti al liceo che sperimentano la propria sessualità, tutti i ragazzi lo fanno in un modo o nell’altro. Sono gli anni dell’adolescenza. E se anche la loro figlia è gay, chi se ne frega, lei è ancora la loro figlia.”

Giorgiana Masi: la marcia e il ricordo dei diritti delle donne

giorgiana masi

“Nessuna marcia sui nostri corpi Giorgiana vive”. Ci si ricorda di Giorgiana Masi oggi a Roma, come ogni anno il 12 maggio, l’anniversario della sua morte. Si marcia per lei e per ricordare tutti i diritti delle donne italiane conquistati durante anni di lotte e sacrifici negli anni ’70. Si marcia, in memoria di una donna strappata alla vita in maniera violenta mentre poco più in là si chiede di abrogare la legge 194 che regola l’aborto in Italia. Giorgiana Masi aveva appena 19 anni, studiava all’università e quel giorno prendeva parte ad un sit-in organizzato dai Radicali in Piazza Navona per il terzo anniversario per il referendum sul divorzio. Francesco Cossiga, allora ministro dell’interno, aveva vietato le manifestazioni in quie giorni tesi, in cui l’agente Passamonti era morto durante gli scontri in piazza. Quel giorno di 36 anni fa c’erano circa 5 mila agenti in assetto antisommossa e, dopo svariati scontri tra polizia e studenti, si era deciso di evacuare tranquillamente i manifestanti che si trovavano in zona Trastevere. Ma la situazione degenerò, fumogeni e colpi di pistola ed i manifestanti che iniziano a scappare. Uno di quei proietili calibro 22 raggiunse Giorgiana all’altezza del Ponte Garibaldi, dove si trovava con il suo ragazzo. Nessun volto, nessun nome è stato collegato a quello sparo, il processo contro ignoti venne chiuso nel 1981 per impossibilità a procedere. Eppure qualcuno sapeva, come dichiarò Cossiga al Corriere della Sera il 25 gennaio 2007:

Il 12 maggio fu uccisa Giorgiana Masi.
«Avevo supplicato in ginocchio Pannella di rinunciare alla manifestazione in piazza Navona. Gli ricordai che io stesso avevo mandato la polizia a impedire un comizio democristiano a Genova. Gli dissi che i radicali non erano in grado di difendere la piazza e chiunque si sarebbe potuto infiltrare. Tutto inutile ».
Chi fu a sparare?
«La verità la sapevamo in quattro: il procuratore di Roma, il capo della mobile, un maggiore dei carabinieri e io. Ora siamo in cinque: l’ho detta a un deputato di Rifondazione che continuava a rompermi le scatole. Non la dirò in pubblico per non aggiungere dolore a dolore».

Si ricordava Giorgiana come ogni anno oggi, a piazza Sidney Sonnino a Roma, con la lapide a lei dedicata che si ricopre di fiori, frasi, e ricordi saldamente intrecciati alla lotta dei diritti delle donne in Italia. Una manifestazione che voleva essere impedita perchè in concomitanza con la Marcia per la vita, quella stessa vita che a Giorgiana è stata negata e a cui oggi si voglieva negare anche il ricordo. Ma la memoria e le lotte per i diritti non si possono fermare. In molti si sono dati appuntamento a Campo De’ Fiori alle nove e mezzo del mattino per poi sfilare fino a raggingere la lapide in memoria della ragazza a Ponte Garibaldi. “E’ assurdo che Alemanno prenda posizione in questa maniera autorizzando una marcia che denigra i nostri diritti e la figura femminile” spiega un attivista. “La questura – prosegue – ha poi vietato peraltro un corteo che si realizza ogni anno in memoria di una ragazza uccisa ingiustamente, simbolo delle lotte che oggi ci portano alla libertà che abbiamo”. Oltre i numerosi collettivi e movimenti delle donne romane, erano presenti anche il candidato a sindaco di Roma Sandro Medici e l’esponente Sel Gianluca Peciola. Tra i cartelli, ne svetta uno con la scritta “Il mio corpo il mio diritto”. Chi llo regge è una madre che spiega di essere presente ” perché mi sembra davvero assurdo che a due passi ci sia tutt’altra cosa. Anziché pensare al fenomeno del femminicidio, anziché risolvere i reali problemi sociali che ci sono in questa città, Alemanno pensa a sfilare contro una legge che invece significa molto per tutte noi, dimenticando l’omicidio Masi, dimenticando il referendum sul divorzio, tutto”. Le persone attorno annuiscono, perchè non comprendono la necessità di negari agli altri la libertà di scelta, sulla propria vita, sul proprio corpo, sul proprio futuro.

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I deliri di Militia Christi sulla legge per l’aborto!

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La legalizzazione dell’aborto è stata una lotta portata avanti per anni nel nostro Paese e che ormai dovrebbe essere un fatto acquisito su cui non si dovrebbe neppure discutere. E’ dare la piena libertà alla donna di decidere su quella vita che solo lei può dare o negare. E se decide di negarla non va giudicata od offesa, va protetta e sostenuta in una decisione che spesso è frutto di attenta riflessione e di sofferenza. Militia Christi sale in cattedra e si permette anche di analizzare la scelta di interrompere una gravidanza a seguito di uno stupro. Ma con quale diritto viene concessa una manifestazione? Con quale faccia Alemanno sfila per le strade di Roma insieme a coloro che vogliono rivedere la legge sull’aborto? Il primo cittadino sicuramente si è dimenticato di fare il sindaco di tutti e difende gli interessi di pochi. Ancora una volta Alemanno torna sulla questione dei gay “bisogna difendere la libertà di tutti, ma la famiglia, così come sancita dalla Costituzione, è un’altra cosa”.  Quindi i gay sarebbero cittadini di serie B? Ma se da Alemanno siamo abituati a vedere questo ed altro ci sentiamo disorientati e persi sul candidato del Pd  Marini che afferma “Non voglio strumentalizzare politicamente un’iniziativa giusta. Io sono per la difesa della vita in ogni suo stadio, ma non si può prendere parte alla marcia solo perché le elezioni comunali sono vicine. L’impegno per la difesa della vita – aggiunge – deve essere quotidiano e lontano dai riflettori mediatici. Sinceramente sono dispiaciuto dal comportamento di alcuni candidati che hanno annunciato la loro presenza in prima fila alla manifestazione solo per avere un ritorno mediatico. La vita si difende con i fatti e il mio programma elettorale – conclude Marino – parte proprio da questo punto irrinunciabile e da un lavoro serio per trasformare la nostra città in un luogo dove realmente la priorità siano la persona umana e i suoi inalienabili diritti”. Il diritto alla vita significa “uccidere” psicologicamente o fisicamente una donna? Dove è il diritto alla vita se poi non si può mantenere il figlio? in uno stato assente e corrotto? Dove è il diritto della donna di volere quella vita, perché il primo diritto passa per la volontà di una donna… e per fortuna che la natura intelligentemente ha dato questa scelta alle donne e non agli uomini.

I Militia sono contro l’aborto in qualsiasi motivo o forma: “Noi – spiega Armando Mantuano, candidato a sindaco di Roma -difendiamo la vita della madre e del bambino insieme, l’aborto non è una cura. Per una donna stuprata è una doppia ferita. Lo stupratore deve esser punito pesantemente, però il bambino va tenuto fuori da tutto questo, è innocente”.

Ma una donna non ha diritto di decidere sul proprio corpo?

“Si tratta comunque del diritto nell’uccidere un esser umano. La mamma non ha un istinto omicida, scegliere di abortire è un passo lacerante. La donna va aiutata e sostenuta, specialmente in situazioni di solitudine durante la sua gravidanza. Sia lei che la vita nascente. La natura umana non è fatta per uccidere. L’assurdo della legge 194 è che mette contro mamma e bambino”.

Impedendo la 194 o limitandola si va solo verso l’aborto illegale. E’ questo che vogliamo? Con l’uccisione anche del feto dopo il 3° mese di gravidanza? Con nessuna sicurezza igienica e senza nessuna tutela per la donna? A questo punto possiamo anche parlare di medievo prossimo venturo invece che di nuovo millennio! Complimenti al Pd per la scelta del candidato proprio un uomo in grado di prendere in mano la città ed essere il sindaco di tutti… tra diritto alla vita e vivisezione  è una contraddizione in termini proprio come l’attuale Pd… e come Militia Christi… un esercito in nome di Dio? Siamo alle crociate?

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