Lo denuncia la Coldiretti:
Senza interventi normativi, infatti, scatterà una norma, introdotta furtivamente nella Finanziaria del dicembre 2006 dal governo Prodi, che moltiplica per mille gli attuali canoni demaniali per gli impianti (sostanzialmente le gabbie a mare dove vengono tenuti ad ingrassare i pesci). E visto che le imprese del settore non avranno altra strada che chiudere i battenti, o migrare. i pescatori (o meglio allevatori del mare), come estremo gesto di protesta hanno pensato di incatenarsi alle strutture in mare aperto per tentare di sventare il boom insostenibile dei canoni demaniali marittimi.
Sempre secondo la Coldiretti:
La tassa sul fritto di pesce – secondo le stime della Coldiretti – per come è stata impostata probabilmente costringerà le imprese di acquacoltura italiane a chiudere i battenti. Condannando così un settore – che vale oggi circa 400 milioni di euro di fatturato complessivo – a morte certa e lasciando mano libera ai grandi operatori internazionali che possono piazzare le gabbie di accrescimento in acque territoriali meno esose fiscalmente. La protesta – promossa da Coldiretti Impresa pesca nel Golfo di Alghero, in Sardegna – ha il volto di un imprenditore, Mauro Manca, titolare di un impianto di acquacoltura che giorni fa si è letteralmente incatenato a una delle gabbie per l’allevamento del pesce, a un km e mezzo dalla costa.
In definitiva sedersi a un ristorante e mangiare un piatto di pesce fritto diventerà davvero un lusso tra l’Iva che aumenta e le tasse “nascoste” che ricadono sui consumatori.