
La sostanza non è nuova, se ne parlava già nel 2010 del cafodos, un elemento chimico capace di trasformare il pesce non più freschissimo in merce appetibilissima. La difficoltà è nell’individuazione di questo additivo, composto da acidificante, correttore di acidità e ossigeno attivo, spesso usato insieme al ghiaccio che ne rende praticamente quasi impossibile la presenza anche qualora la merce sia sottoposta ad analisi. Quindi o lo si individua immediatamente nei depositi di trasformazione oppure si perde ogni traccia, ma i suoi effetti invece possono essere molto seri.
Come rivelava il tossicologo Alberto Mantovani nel 2010 in un’intervista rilasciata a La Repubblica:
Il pesce trattato con il cafodos “può anche essere pericoloso per chi lo mangia. Alcuni tipi di pesce, e in particolare il tonno, le sardine, le alici e più in generale il pesce azzurro, hanno un tipo di composizione proteica tale che quando non sono più freschi sviluppano istamina. Nel caso di utilizzo del cafodos può essere messo in commercio un pesce molto vecchio che ha quindi sviluppato altissime quantità di istamina. Quantità tali da essere potenzialmente anche molto tossiche per l’ uomo»
Oggi la procura di Torino ha aperto un’inchiesta sul prodotto, di origine spagnola, facilmente reperibile su internet anche in Italia e il cui uso sembra essere costantemente in aumento.
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