Arrestato a Dubai, l’ex deputato condannato per mafia

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L’ex deputato Amedeo Matacena, difeso da Franco Coppi (difensore di Silvio Berlusconi per il processo Mediaset) e dall’ex Guardasigilli Alfredo Biondi era stato condannato in via definitiva a giugno scorso. La pena inflittagli era di  a 5 anni e 4 mesi, più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, per concorso esterno in associazione mafiosa. L’ex deputato infatti, secondo quanto accertato dai giudici, favorì la cosca Rosmini. Subito dopo la sentenza si rese irreperibile. Non era rintracciabile né a Roma, né a Reggio Calabria e neppure a Montecarlo dove ha la residenza. Perché poi un politico italiano dovrebbe avere la residenza a Montecarlo? Sicuramente non è l’unico caso, ma almeno pretendere che chi sta al Parlamento o al Governo abbia la residenza in Italia, a meno che non si tratti di un deputato che sia eletto dagli italiani all’estero sembrerebbe il minimo da richiedere.

Dopo la grande fuga… ora è stato arrestato a Dubai!

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Slitta la sentenza del Cavaliere? Si prevedono altre ore d’attesa

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E’ l’avvocato Franco Coppi che insieme a Niccolò Ghedini, difende Silvio Berlusconi nel processo Mediaset a ribadire:

“Da parte nostra non ci sarà alcuna richiesta di rinvio” e ha aggiunto “Domani sera o più probabilmente giovedì potrebbe esserci la decisione della Cassazione”.

La causa nel frattempo è da poco statachiamata davanti alla Sezione feriale, ottavo procedimento all’ordine del giorno.

Berlusconi è stato condannato sia in primo grado che in appello a 4 anni di reclusione, tre dei quali condonati dall’indulto, e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici per frode fiscale. Assieme a lui sono stati condannati il produttore Frank Agrama, l’ex consulente Mediaset Daniele Lorenzano e la manager Gabriella Galetto. L’avvocato Roberto Pisano, difensore del produttore cinematografico egiziano, Frank Agrama, non chiederà il rinvio e nemmeno gli avvocati della ex manager Mediaset, Gabriella Galetto. A quanto si è appreso dai legali, nemmeno la difesa di Daniele Lorenzano lo chiederà.

Agli sgoccioli del processo… ci sarà giustizia per la piccola Sarah?

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Battute finali al processo per Sarah Scazzi. Siamo giunti ormai alle ultime arringhe della difesa dove è in corso la ricostruzione di Nicola Marseglia, legale di Sabrina Misseri, mentre domani toccherà all’altro difensore, Franco Coppi, convincere i giudici della colpevolezza del padre e scagionare la cugina.

”E’ un processo particolare, abbastanza atipico. E’ il processo di Sabrina Misseri, a Sabrina Misseri. E’ stato cosi’ sin dal primo momento. Abbiamo assistito alla richiesta incredibile della procura di ottenere l’archiviazione per Michele Misseri e non si e’ arrivati a ciò che chiedeva tutta l’Italia: portiamo a giudizio Michele, Sabrina e Cosima”.

La linea dell’avvocato è quindi quella di tentare di annullare questo processo e ricominciare tutto da capo per portare in giudizio i tre principali indagati dell’omicidio. Prendere tempo, “mischiare” ancora di più le accuse, confondere i giudici e cercare pene lievi attraverso cavilli e attenuanti.

Ma al centro delle polemiche è un video  di un fuori onda. La difesa vuole chiarire se quelle frasi pronunciate dalla presidente e dal giudice a latere possono leggersi come un’anticipazione del giudizio o solo come commenti generici sulle strategie difensive.

Ecco le frasi ritenute “inopportune”:

Pres: certo vorrei sapere, là le due posizioni sono collegate, quindi bisogna vedere se si sono coordinati, coordinati fra di loro o se si daranno l’uno addosso all’altro.

Misserini: ah sicuramente.

Pres: bisogna un po’ vedere, no, come imposteranno…potrebbe essere “mors tua, vita mea”, eh…Non è che negheranno in radice…

E’ chiaro che se la difesa riuscirà a provare che queste frasi sono già un verdetto, allora ci può essere anche l’annullamento del procedimento. Un fatto gravissimo che sicuramente sarà un’arma in mano alla difesa che potrebbe pesare sull’intero impianto procedurale.

Intanto il Comune di Avetrana ha chiesto un risarcimento per danni di immagine per 300mila euro. Il comune infatti sarebbe stato per lungo tempo alla ribalta mediatica e ci sarebbe stato un danno all’immagine.

Ben più alta, invece, la richiesta avanzata dagli avvocati di parte civile della famiglia Scazzi: 33 milioni di euro con una provvisionale immediatamente esecutiva di 300mila euro. La maggior parte delle richieste (27 milioni) è a carico dei tre imputati principali: Sabrina Misseri, Cosima Serrano e Michele Misseri. Sei milioni di euro, invece, sono stati chiesti come risarcimento danni agli altri due imputati di concorso in soppressione di cadavere e cioè il fratello di Michele, Carmine Misseri, e il nipote Cosimo Cosma, per i quali l’accusa ha chiesto otto anni. Una richiesta di risarcimento l’ha avanzata pure la romena Maria Ecaterina Pantir, ex badante di casa Scazzi: è di 250mila euro alla sola Sabrina Misseri che risponde di calunnia.

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