Le infinite vite della Web tax: a volte ritornano?

web-tax-tuttacronacaTornerà la Web tax? Inserita nella Legge di Stabilità dal governo Letta, su indicazione di Boccia, era stata prorogata dal dl Salva Roma bis. La settimana scorsa, con il dl Salva Roma ter, il governo Renzi l’ha abrogata. Finita la trafila? Non è detto, perchè potrebbe tornare a fare la sua comparsa grazie a un renziano, Ernesto Carbone, deputato proprietario della Smart con cui l’allora segretario del Pd si presentò a Palazzo Chigi per incontrare Enrico Letta prima della caduta del governo. C’è infatti la possibilità di un ritorno della tassa grazie ad una norma contenuta nella delega fiscale e introdotta nel disegno di legge con un emendamento di Carbone, come spiega l’agenzia Public Policy. Lo scorso 27 febbraio la Camera ha approvato in via definitiva la Delega fiscale, scrive Public Policy,

“che diventa legge, rendendo definitiva anche la norma sulla tassazione delle multinazionali. Attualmente quindi, seppure il dl Salva Roma ter abbia abrogato la norma nella Stabilità (con grande soddisfazione da parte dello stesso premier: “Siamo stati di parola”, twittava il 28 febbraio) il governo Renzi ha l’impegno, in base alla Delega fiscale, di emanare entro dodici mesi un decreto apposito con cui prevede di tassare le società multinazionali che operano in Italia, come Google, in misura proporzionale al fatturato”.

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La Google Tax “è illegale”: così Forbes

google-tax-tuttacronacaIeri sera la commissione Bilancio della Camera ha approvato un emendamento alla legge di Stabilità che introduce in Italia, prima in Europa, la “Google tax”. Stando all’emendamento, i giganti del web dovranno avere partita Iva italiana. Il governo si è rimesso alla Commissione, dando cioè un tacito assenso. In questo modo i volumi di vendita realizzati in Italia sarebbero anche fatturati nel nostro Paese, con il conseguente gettito. In pratica i guadagni derivanti dalla vendita di pubblicità, nell’e-commerce o nel gioco on line sarebbero fatturati in Italia. Dubbi li hanno sollevati Giampaolo Galli e Marco Causi del Pd, timorosi che questa norma possa andare in contrasto con le normative europee visto che il dossier a Bruxelles non è stato ancora affrontato. Contro la Google Tax, tuttavia, si è già scagliato il prestigioso giornale statunitense Forbes che l’ha definita illegale. Il quotidiano, in precedenza, si era già scagliato contro il presidente della commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia, principale promotore della proposta di legge con cui si punta a costringere i colossi del web a fare i conti con il Fisco del Belpaese. L’emendamento approvato ieri, in pratica, obbliga le multinazionali del web ad aprire in Italia la partita Iva. Questo significa che aziende come Google e Facebook dovranno rinunciare agli escamotage utilizzati finora per pagare meno tasse possibili. In questo modo, infatti, i volumi di vendita realizzati in Italia verranno fatturati nel nostro Paese anziché in altre nazioni con regimi fiscali agevolati, come ad esempio l’Irlanda. Se la nuova tassa, come si prevede, genererà un gettito consistente, stimato in centinaia di milioni di euro, si tratta comunque per un duro colpo per i colossi del settore. Le entrate prodotte dalla web tax confluiranno nel fondo per il taglio del cuneo fiscale, dove affluiranno anche quelle derivanti dalla lotta all’evasione, oltre a una dote proveniente dalla spending review di Carlo Cottarelli. Secondo Forbes, tuttavia, l’emendamento sarebbe in disaccordo con quanto previsto dalle normative europee, così come avevano preventivato Causi e Galli. Sempre a Bruxelles è in fase di studio una tassa simile da far adottare ai Paesi Ue. L’Italia, se la proposta di legge dovesse concretizzarsi, farebbe da apripista.

Il più grande tesoro gastronomico in Italia? L’Emilia Romagna. Parola di Forbes

tortellini-tuttacronacaPer qualche strano motivo, sarà a causa di film come “Sotto il sole della Toscana”, negli Stati Uniti basta dare un nome “toscano” a piatti o ristoranti perchè il locale faccia il pieno di clienti. Perfino un locale di New York, l’Amarcord, chiaro omaggio a Fellini, ha dovuto chiudere per mancanza di clienti salvo poi riaprire con il nome Il Toscanaccio e fare il tutto esaurito. Eppure in un articolo di Forbes a firma David Rosengarten si dice chiaramente che la miglior gastronomia italiana si trova in Emilia Romagna, tra l’altro patria proprio di Fellini. Lo stesso Rosengarten spiega che la regione è la patria del Parmigiano Reggiano, dell’aceto balsamico, del prosciutto di Parma, dei tortellini e di molto altro. Poco importa quindi “Se chiedete ad un italiano dove si trova il cibo migliore, quasi sempre la riposta sarà ‘da mia madre'”, “se si parla di regioni la risposta più probabile sarà ‘In Emilia Romagna’, la fantastica regione del centro-nord che si trova nella fertile valle del Po”. Il giornalista spiega anche che non è solo questione di prodotti, ma del legame degli chef con la loro terra e conclude: “Partendo da nord-ovest si trovano Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena e Bologna, la Grassa, con i suoi ristoranti e le ……………sue simpatie comuniste. Tuttavia il mio viaggio è stato diverso, sono partito dal cuore della regione vinicola, dove si produce il vino perfetto per accompagnare questo tipo di cucina, il Lambrusco. La regione del Lambrusco – conclude il giornalista americano – è una delle ambientazioni rustiche più belle d’Italia, sembra perduta nel tempo, ed è forse il posto migliore per scoprire l’incredibile cibo dell’Emilia-Romagna”. Voi cosa ne pensate?

Forbes fa la classifica dei più ricchi e spunta Del Vecchio!

Leonardo-Del-Vecchio-tuttacronaca

Al comando della classifica si riconferma Carlos Slim, il più importante magnate delle telecomunicazioni dell’America Latina che detiene  il controllo di tre delle più importanti compagnie del continente, la Telmex, la Telcel e la América Móvil.

Al secondo posto c’è Bill Gates, con 67 miliardi, e al terzo arriva il re di Zara, Amancio Ortega, con 57 miliardi.

Il numero uno degli italiani è Leonardo Del Vecchio, 49esimo con i suoi 15,3 miliardi di dollari. Tra i top 100 figura anche Miuccia Prada, al 78esimo posto con 12,4 miliardi. Silvio Berlusconi è “solo” 194esimo con 6,2 miliardi.

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