Fumare in libertà? Il no della Consulta alla Fini-Giovanardi… che era nelle Olimpiadi di Torino 2006

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Ci saranno le droghe leggere e le droghe pesanti, distinte e separate. Così la Corte Costituzionale ha bocciato la legge Fini-Giovanardi e ha ripristinato quindi la legge Iervolino-Vassalli come modificata da referendum del ’93, che prevede pene più basse per le droghe leggere.

Perchè è stata bocciata la legge? In relatà ci sarebbe da chiedersi come si possano inserire nuove norme in materia di droga, in un emendamento, che all’epoca era in fase di conversione, nel decreto legge sulle Olimpiadi invernali di Torino del 2006. Dorghe e Olimpiadi? Quanto di più sconveniente eppure in Italia non ci ferma davanti a nulla e anche le Olimpiadi di Torino diventarono un lascia passare per alcune normative che probabilmente avrebbero richiesto una maggiore riflessione.

A sollevare la questione di legittimità era stata la terza sezione penale della Cassazione. Con  tale decisione viene cancellata la norma con cui si erano parificate “ai fini sanzionatori” droghe pesanti e leggere e si erano elevate le pene, prima comprese tra due e sei anni, per chi spaccia hashish, prevedendo la reclusione da sei a venti anni con una multa compresa tra i 26mila e i 260mila euro.

Di certo, la pronuncia della Consulta avrà notevoli ripercussioni sia sul numero degli attuali detenuti arrestati per reati legati agli stupefacenti, sia sui procedimenti in corso per questi stessi reati.

Il centrosinistra esulta e Sandro Gozi (Pd), vicepresidente dell’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, afferma: “Anche se per ragioni formali, dalla Consulta è arrivata la bellissima notizia della bocciatura della legge Fini-Giovanardi: una normativa adottata non solo attraverso le forzature nelle procedure ma, soprattutto, a scapito del comune buon senso” e gli fa eco Danilo Leva, deputato dem, “il pronunciamento della Consulta fa chiarezza su una legge, la Fini-Giovanardi, che ha prodotto più carcere e discriminazione. Ora intervenga il parlamento e faccia una normativa che distingua tra droghe pesanti e droghe leggere in grado di prevedere pene adeguate alle circostanze abbandonando l’uso simbolico del diritto penale”.

Ma a detsra invece si sollevano le polemiche e se Giovanardi tace al suo posto parla Maurizio Gasparri “la Consulta non è più organo di garanzia” ma che, anzi, è organo “di demolizione”.

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Il tweet di Renzi, che augura al governo “buon lavoro”!

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Matteo Renzi ha twittato un messaggio di commento alla concitata giornata politica di ieri che ha visto consumarsi il dramma del Pdl spaccato e scisso e di un Silvio Berlusconi costretto per la priam volta ad adeguarsi alle decisioni dei “dissidenti” capitanati da Angelino Alfano.

Poco prima il pensiero del sindaco di Firenze però era andato all’immane tragedia che si è consumata a poche miglia dall’isoal di Lampedusa:

La legge sulla droga Fini-Giovanardi è costituzionale?

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Ora sembrano sorgere dubbi costituzionali sulla legge sulla droga Fini-Giovanardi che equipara le droghe leggere a quelle pesanti ai fini di una disciplina sanzionatoria. La  Terza sezione penale della Cassazione ha disposto l’invio degli atti alla Consulta.

La Cassazione ha accolto in parte il ricorso presentato da un 46enne di Palermo, condannato dalla corte d’Appello di Trento a 4 anni di carcere (beneficiando delle attenuanti generiche) e ad una multa di 20 mila euro per aver trasportato quasi 4 kg di hashish. Secondo la difesa, ”l’eliminazione della distinzione tra cosiddette droghe leggere e pesanti e il rilevantissimo aumento delle pene edittali per le condotte aventi ad oggetto le prime, non sarebbe conforme né al principio di proporzionalità rispetto al disvalore espresso dalla condotta incriminatrice né all’esempio di proporzionalità predisposto a livello comunitario”.

Secondo la Cassazione ci sono dubbi sulla possibile violazione dell’ articolo 77 secondo comma della Costituzione, che regola i decreti legge e le leggi di conversione. Le norme in questione, infatti, vennero inserite nella legge di conversione con un maxiemendamento al dl 272/2005 il cui oggetto originario erano le ‘‘Misure urgenti dirette a garantire la sicurezza e il finanziamento per le Olimpiadi invernali di Torino, la funzionalità dell’amministrazione dell’interno e il recupero di tossicodipendenti recidivi”. Esistono quindi – secondo la Cassazione – dubbi sull’estraneità delle nuove norme inserite nella legge di conversione alla finalità ed alla ratio dell’originale decreto legge e, in via subordinata, sotto il profilo della evidente carenza del presupposto del caso straordinario di necessità e urgenza”.

DROGA

Le aziende aspettano, i parlamentari prendono la liquidazione!

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Gli imprenditori aspettano mentre i mandati per le liquidazioni degli ex parlamentari sono già pronti. Sono 600 che stanno per ricevere l’accredito e si parla di una spesa di circa 3 milioni di euro! Mentre i lavori del Parlamento vanno a rilento per mancanza di materia prima, tipo un governo, i contabili stanno completando i calcoli di quanto spetti ai “trombati” dall’ultima legislatura. Naturalmente questa è solo la seconda tranche perché i vitalizi sono separati e sono già stati erogati.

In cima alla lista c’è Gianfranco Fini: il suo detassato trattamento di fine rapporto, vale 250mila euro. Ma a dimostrare che l’unica cosa davvero trasversale a tutti gli schieramenti sono i privilegi, sul podio sale Massimo D’Alema con 217mila. Stessa cifra per Livia Turco (Pd) e Domenico Nania (Pdl). Ma non trascurabili anche i gruzzoletti di Roberto Maroni (175mila euro), Franco Marini (Pd) 174mila euro, Beppe Pisanu (Pdl) (157mila euro) e Antonio Di Pietro (58mila euro). Non fatevi ingannare dalle cifre “modeste” di questi ultimi: avevano già ricevuto una liquidazione al tempo dell’interruzione del loro mandato.

Nessuno ha rinunciato alla propria liquidazione, ma a cosa serve la liquidazione del parlamentare? Bisogna sottolineare che la cifra viene costituita dalle trattenute che ogni parlamentare ha versato durante il suo mandato. Soldi, comunque, stanziati dal popolo italiano per creare un “assegno di reinserimento“. Sì, perché la liquidazione venne pensata per permettere al parlamentare di tornare alla società civile dopo aver prestato la sua opera al servizio del suo Paese. Pensiero stupendo, direbbe Patty Pravo, ma del tutto ipocrita nel momento in cui il parlamentare diventa politico di professione e smette di “esercitare” in tempo per la pensione (o per il vitalizio). Oppure passa da un incarico all’altro, come Maroni, già comodamente reinserito sulla poltrona di presidente della Regione Lombardia.

E così mentre imprenditori e professionisti aspettano diligentemente che, dopo aver eletto un Parlamento, si proceda con lo scegliere un governo che tra le prime cose sblocchi i pagamenti per lavori che hanno già svolto (e per cui hanno il più delle volte anticipato le tasse), i vecchi della Casta passano all’incasso. Perché sotto il cielo di Roma, il tempo scorre un po’ così. E l’ora della busta paga scocca puntuale per tutti, ma per qualcuno un po’ di più.

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LA VERGOGNA DI PALAZZO CHIGI!

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Questo tweet è comparso stamattina sull’account ufficiale di Palazzo Chigi. Ecco i #trombati (con tanto di hashtag) eccellenti, e il link a una fotogallery del sito di Mediaset con i volti dei vari Ingroia, Fini, ecc. Qualche utente  ne fa uno screenshot: precauzione utile, visto che il messaggio scompare nel giro di pochi minuti.

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MA COME SIAMO RIDOTTI? POI SI CHIEDONO PERCHE’ VINCE L’ANTIPOLITICA?

 

FINI NON ENTRA IN PARLAMENTO, CASINI CE LA FA!

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Fini non ha raggiunto al quota minima per entrare nel parlamento, ma l’odore della sconfitta si annusava già giorni fa quando lo stesso leader del Fli aveva affermato che “Far politica non vuol dire necessariamente essere presenti in Parlamento. Io sono convinto che non accadrà (invece è accaduto), ma a chi dice che si ubriacherebbe io replico che credo sia gia’ ubriaco”.

ECCO LE FACCE DELLA SOFFERENZA: Prodi (l’antico) e Bersani (il nuovo?)

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Tra i toni di Pierluigi Bersani e la faccia a “sorpresa” di Romano Prodi si sono consumate oggi in Piazza Duomo le illusioni degli italiani. La solita vecchia politica, le solite vecchie facce dell’Ulivo, poi diventato Pd che urlano il cambiamento, lasciando il finanziamento ai partiti e gli stipendi stratosferici ai manager. Tra privilegi e cene, tra sperpero di denaro pubblico e aumento delle tasse, la sinistra senza idee e senza un programma, promette, attacca e cerca consenso a meno di una settimana dal voto, mentre l’obiettivo da raggiungere sembra sempre più sfuggirle di mano. E’ questo il mondo di sinistra che abbiamo sognato tanti anni? La faccia di un Prodi e di Bersani che snocciolano idee che sono già superate? Una visione della politica vecchia maniera, che si ripiega su se stessa per non innovare, perchè incapace di uscire fuori dai vecchi stereotipi?

“Ancora sette giorni e lo smacchiamo il giaguaro”: con queste parole, fra gli applausi, Pier Luigi Bersani ha iniziato il suo intervento alla manifestazione del centrosinistra in piazza Duomo a Milano.

“Faccio una scommessa, le loro coalizioni si frantumeranno”, ha assicurato Bersani, nello scommettere che l’alleanza di centrosinistra resisterà, parlando delle coalizioni legate al centrodestra e a Monti. “Chi si diverte a sfrugugliare nella nostra coalizione – ha avvertito – si riposi. Noi il nostro patto l’abbiamo fatto con 3,2 milioni di notai. Ci siamo presentati con la nostra foto di gruppo. Lo facciano gli altri. Non ho visto una foto di Berlusconi, Maroni e Storace o Fini, Casini e Monti”.

“Partiremo con una lenzuolata di norme contro la corruzione, che premino gli onesti e non i furbi”. Il candidato premier del Pd, tra le priorità, ha citato quella di norme che possano contrastare il falso in bilancio, i reati finanziari e il voto di scambio mafioso.

Perché la politica torni ad essere credibile con i cittadini bisogna avviare “una grande stagione sui diritti e sulla moralità”, ha affermato Bersani, elencando tra i diritti quello allo studio e quello “delle coppie omosessuali ad avere le unioni civili”. Bersani ha parlato anche di una legge sul femminicidio e dell’importanza della parità di genere. “Noi porteremo in Parlamento il 40% di donne – ha spiegato – e saranno loro a dire a Berlusconi come si parla alle donne”.

“Dalla Lombardia partirà la svolta, e da qui chiuderemo questa fase e volteremo una pagina ventennale”. Con queste parole il candidato premier del centrosinistra ha concluso il suo comizio in piazza Duomo. “Noi tireremo fuori dal buio la Lombardia e l’Italia – ha aggiunto – e fra sette giorni un arcobaleno colorerà il bel cielo lombardo”. MA NON ERA IL SOLE DELL’AVVENIRE ORA ABBIAMO L’ARCOBALENO???

Bersani ha ribadito che “in Lombardia si gioca la partita decisiva perché è sempre stato il luogo da dove è partita una svolta, sia nel bene sia nel male”.

Napolitano non sa… neppure a sua insaputa sa!

”Non sono esperto di banche ma se la questione e’ grave bisogna occuparsene. Ed io ho piena fiducia nella Banca d’Italia”.

E’ UN PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, QUELLO CHE DICE UNA FRASE DEL GENERE? SI CHIAMA UN ESPERTO ECONOMICO E SI FA SPIEGARE… ANCHE LA CASILINGA DI VIGEVANO L’HA CAPITO!!!

TREMONTI:’In Italia per legge e per storia la vigilanza bancaria e’ di competenza esclusiva della Banca d’Italia. Nel caso specifico trovo un po’ strano che questa vigilanza non ci sia stata, ne’ preventiva ne’ successiva”.

MPS TONFO IN BORSA -8,19. In due giorni ha ceduto quasi il 20% pari quasi al 7% del capitale.

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Calo in borsa tragico per MPS: -7% andato in fumo il 4,15% del capitale

La tragica corsa della banca senese continua! Intanto Alfano grida al pd di dire pubblicamente quello che è stato nascosto per troppo tempo. 

Il radicale Paolo Ferrero dalla radio afferma “Sulla vicenda Mps è evidente che lo scandalo tocca direttamente il Pd, perché l’amministrazione della fondazione del Monte dei Paschi vede una predominanza di esponenti del Pd e quindi è evidente che il Pd con i suoi dirigenti è responsabile Sulla vicenda Mps poi c’è una vergognosa questione che riguarda Banca d’Italia che aveva il compito di vigilare e al tempo era Draghi governatore”.

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Fini: no candidati con rinvio a giudizio

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Ci ritroveremo così? Benvenuti in Italia!

 

 

Fini al funerale di Rauti

ANCHE QUESTA E’ L’ITALIA! 

Comportamenti inamissibili in un funerale!

 

4 novembre: Giornata dell’unità nazionale e Forze armate

 

Il presidente della Repubblica Napolitano ha deposto una corona all’Altare della Patria in occasione dei festeggiamenti del 4 novembre, Giornata dell’Unità nazionale e delle Forze armate. Con lui, i presidenti del Senato Schifani, della Camera Fini, e il ministro della Difesa Di Paola. Presenti alla cerimonia anche il prefetto di Roma Pecoraro, il questore Della Rocca, la governatrice del Lazio Polverini, il presidente della Provincia di Roma Zingaretti e il sindaco Alemanno.

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