Moreno torna a casa: il concerto alla Festa del Pd a Genova… senza politica!

moreno-donadoni-festa-pd-tuttacronacaDomani sera si terrà il concerto di chiusura della Festa nazionale del Pd a Genova, all’Arena del Mare. Sul parco allestito a Porto antico salirà il rapper Moreno Donadoni, vincitore della scorsa edizione di Amici e da più di tre mesi in vetta alle classifiche di vendita con l’album “Stecca”. Il 23enne genovese con un passato da parrucchiere trasformatosi nel golden boy del rap italiano, intervistata da Repubblica ha spiegato: “Fa un po’ ridere che si dica che io suono alla Festa del Pd. Il mio concerto e la Festa democratica sono due cose diverse: la festa dell’Unità è alla Foce, il mio concerto è al Porto antico. Sono entrambi a Genova, ma in due zone distinte, ci vogliono due autobus per andare da una all’altra. Io vado al concerto di Moreno, cioè al mio show”. Del resto chi sale oggi sul palco di quella Festa, che non si chiama più dell’Unità, lo fa senza bisogno d’identificarsi con un partito ma vivendolo come un qualsiasi palasport in cui esibirsi. Cole lui spiega: “Nessun tipo di segno, assolutamente nessuno, anzi, mi fa un po’ sorridere tanto clamore. In queste settimane sono in giro a far concerti e la sesta tappa del mio “Confusione tour” si tiene a Genova. Sono a casa, finalmente faccio la data a casa mia e non ho bisogno di essere appoggiato da un partito, qualunque sia. Non mi sento sotto nessun cappello, posso ringraziare ma una data a Genova l’avrei fatta comunque, sono convinto che la gente aspettasse da tempo il mio concerto, non c’è bisogno di altro”. Nessun messaggio politico dunque, solo tanta musica per un giovane talento che vuole esprimere le sue idee in maniera libera, parlando di amore, amicizia, “sapore di sale” e… “stecca”!

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I militanti fischiano Violante e Fassina alla Festa del Pd

violante-tuttacronaca

Ieri dopo il duro confronto tra militanti e Violante nella sede torinese dei democratici, alla Festa del Pd è andato in scena l’atto secondo. Lo scontro con la base è stato palpabile sin dall’inizio del discorso dell’ex presidente della Camera, ritenuto il teorizzatore della necessità di concedere un salvacondotto giudiziario a Silvio Berlusconi. Così in piazza D’armi la situazione è degenerata, fin quasi a sfuggire il controllo e i protagonisti del dibattito sono stati costretti a lasciare il campo alle domande del pubblico.  Fischi e frasi pesanti anche contro Stefano Fassina, presente insieme a Violante, al presidente del Pd piemontese Andrea Giorgis  e al docente del Politecnico Mario Calderini alla Festa del Pd.

La base non ha risparmiato nessuno:

«Berlusconi – ha detto un militante rivolto a Violante – non dobbiamo difenderlo noi».

«Il Pd – ha aggiunto un altro – non deve subire i ricatti del Pdl».

«Vorrei sapere cosa ne pensi di Berlusconi, ha già tanta gente che lo difende, non c’era bisogno che lo facessi tu».

Violante ha difeso la sua proposta, spiegando che non si trattava di concedere una via d’uscita al leader del Pdl, quanto di permettergli di difendersi in giunta al Senato quando si dovrà decidere della sua decadenza. «Tanto più si rispetteranno le regole e le procedure tanto più la sua decadenza, una volta votata, sarà inappuntabile. Altrimenti rischiamo di farlo passare per vittima». Spiegazioni che non sono bastate al popolo del Pd, che ha continuato a rumoreggiare. Alla fine sia Violante che Fassina hanno proposto al segretario provinciale del Pd Altamura di organizzare un’assemblea per dare spazio a tutti i militanti. «In astratto è facilissimo essere intransigenti. Ed è facile dire “mai con Berlusconi”», ha detto il viceministro del Lavoro. «Nessuno di noi è a proprio agio in questo governo con il Pdl. Non accetteremo i ricatti di Berlusconi, state tranquilli. Però se chi è in platea pensa che noi sul palco siamo tutti delinquenti, il dialogo è inutile». La proposta ha avuto se non altro il merito di riportare la calma e permettere di chiudere il dibattito.

Renzi e Letta: sfida a distanza dai palchi di due feste del PD

Renzi-Letta-tuttacronacaUno è premier, l’altro sindaco di Firenze. Uno si trova a Genova, l’altro a Borgo Sisa, in provincia di Forlì. Letta e Renzi prendono la parola per una sfida a distanza, sui palchi di due diverse feste del Pd. Anche se sembra che un vincitore ci sia già: stando a Swg, infatti, Renzi è nettamente in vantaggio su Letta per quanto riguarda la popolarità riscossa negli italiani: 47 contro 43.

Enrico Letta, a Genova, ci tiene a specificare: “Quando discutiamo insieme nelle nostre Feste, vorrei che si partisse sempre da un’idea di fondo: questo è un governo per il quale sto dando tutto, la salute, il sangue, tutto. Ma non è il governo per cui ho fatto la campagna elettorale. La prossima campagna elettorale io la farò per un governo di centrosinistra”. Subito dopo ci tiene a smentire uno dei luoghi comuni sul suo carattere: “Io freddo? no”. Peccato che per esemplificare incappa in una gaffe calcistica che una parte del pubblico non può perdonargli: “Non sono mai mancato alla festa di Genova e ogni volta, nell’iniziare, ho sempre salutato la parte genoana che è gemellata con noi pisani. Un saluto ai rossoblu”, dice infatti letta. I presenti di fede sampdoriana fischiano. E il premier si difende: “no, visto che dicevano che sono freddo…”. Visto che il tema caldo di questi giorni è l’Imu, tiene a specificare: “L’Imu è una tassa iniqua e non progressiva, la Service Tax sarà più bassa e non sarà caricata sugli affittuari contro i proprietari. Risponderà a esigenze di equità e progressività”. E per quanto riguarda l’Iva promette di far di tutto per evitare l’aumento. Ma parla anche del ministro Kyenge: “La mia scelta, fatta in solitudine, di Cecile Kyenge al ministero della Integrazione sta cambiando il paese E’ stata una scelta necessaria” per combattere “il razzismo di ritorno”. Il tema successivo è il lavoro: “Con Camusso Bonanni e Angeletti ragionamento di prospettiva. Legge di stabilità sia scritta con un accordo su più salari e più competitività, rilanciando industria, economia e lavoro. Non voglio che la crescita sia senza lavoro, non bisogna più perdere posti di lavoro”. Ma non poteva mancare un riferimento a Berlusconi: “Non credo ci siano molti margini su vicenda Berlusconi. Separazione tra la vita del governo e queste vicende. Se si votasse oggi con il Porcellum e il tripolarismo non avremmo nuovamente una maggioranza”. Ha quindi sottolineato che “Governo non ha nulla da fare rispetto a vicende che sono di competenza del Senato”. Del resto: “La riforma della giustizia ha a che fare con le esigenze dei cittadini italiani. Ma anche su questo abbiamo fatto dei passi avanti, facendo scelte che erano nel programma del Pd”. Riguardo alla durata del governo spiega: “A una domanda che mi chiedeva la durata del governo ho risposto che non dovevo rispondere a questa questione, e che non mi davo scadenze, non che pensavo ad un governo di legislatura. Poi voi giornalisti fate passi avanti. Se non si può andare avanti e realizzare gli obbiettivi del governo, si va a casa, ma non senza aver cambiato la legge elettorale, altrimenti il paese sarebbe ingovernabile”. E ricorda che “La Corte costituzionale il 3 dicembre si riunirà e, finalmente dico io, dichiarerà incostituzionale il Porcellum”. Del resto, “Con un sistema come il nostro, con questo bicameralismo e questa legge elettorale, è ovvio che saranno larghe intese per sempre. Bisogna arrivare ad un’unica Camera con la metà dei parlamentari, un Senato composto dai rappresentanti di Regioni e Comuni”. E riguardo il suo partito: “Da vicesegretario del Pd ho vissuto nella sua evoluzione la fusione tra Margherita e Ds. Oggi siamo un partito unito”. Quindi: “Nel congresso discuteremo e ci confronteremo, ma alla fine siamo tutti democratici, tutti uniti insieme per lo stesso obiettivo. Con ragionamenti che ci portano al passato la gente ci inseguirebbe con il forcone”. E lancia un appello: “Concentriamoci sul progetto per l’Italia più che sulle regole. Evitiamo che il paese intero ci compatisca, la cosa più stupida che il partito potrebbe fare. Il segretario eletto si impegni a fare il segretario, compito molto significativo di per sé”. Parla anche della questione siriana: “L’utilizzo delle armi chimiche nei confronti della popolazione civile rappresenta crimine contro l’umanità. Iniziamo con una forte condanna di questo gesto”, ma sottolinea: “Condanna e reazione sulla Siria sono dovute e necessarie, ma nella cornice dell’Onu. In caso contrario non parteciperemo. Ma politicamente stiamo con Hollande e Obama, non con Assad”. Il premier coglie l’occasione anche per ringraziare il Presidente della Repubblica: “Non finiremo mai di ringraziare Giorgio Napolitano di quello che ha fatto per l’Italia. Non solo per la scelta dei senatori a vita, ma perché l’Italia non è andato alla deriva”. In precedenza, Letta aveva parlato all’Istituto italiano di tecnologia, dove ha parlato del tema della ricerca:

Matteo Renzi, a Borgo Sisa, ci tiene invece a iniziare sottolineando: “Basta con i referendum su Berlusconi, gli italiani meritano di più” e aggiunge: “Quest’estate i giornali erano pieni di questioni tecniche per gli avvocati, dall’indulto alla buona condotta, dalla Cassazione alla legge Severino”. E ha proseguito: “Poi con i falchi, le colombe e la pitonessa i giornali erano anche per gli appassionati di animali. Basta con questo gorillaio, gli italiani meritano di più del referendum su Silvio Berlusconi che va avanti da vent’anni. Bisogna voltare pagina”. Quello su cui preme il sindaco fiorentino è che la politica non ha raggiunto i suoi obiettivi: “Nessuno oggi è così ingenuo da non sapere che la politica non ha raggiunto tutti i suoi obiettivi. Abbiamo il diritto di chiedere  che la politica torni a riscaldare le nostre anime”. Quello che Renzi vuole è il cambiamento: “O tutti insieme ci diamo una mossa e proviamo a cambiare Pd e l’Europa o non andiamo da nessuna parte”. E ancora: “Per archiviare la domanda sul futuro di Berlusconi c’è un solo modo: smettere di parlarne. In qualsiasi paese civile un leader condannato, specialmente per evasione fiscale, va a casa lui, non c’è bisogno della decadenza”. Ha quindi sottolineato: “Non dobbiamo avere la spocchia di giudicare chi ha votato Berlusconi, è il centrodestra che deve rispondere alla domanda se hanno mantenuto le promesse o no. L’unica promessa mantenuta, quella dell’abolizione dell’Imu, gliel’abbiamo fatta mantenere noi”. Anche il sindaco tocca il tema della durata del governo: “Tutti si chiedono quanto dura il Governo. Ma il problema non è quanto dura, ma cosa fa. Noi siamo con il Governo se fa le cose, non tifiamo contro”. Parla anche dell’Imu, “L’unica promessa che il Pdl è riuscito a mantenere” e “li abbiamo aiutati noi”. E sul futuro del PD “O tutti insieme ci diamo una smossa e proviamo a portare Pd e Italia o non si va da nessuna parte. La frontiera è esattamente dove sta il Pd”. E per quel che riguarda le correnti interne: “Se divento segretario la prima cosa che rottamiamo sono le correnti”.

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