Roma è in mano alle cosche? Il dubbio viene leggendo la mappa apparsa oggi su Il Messaggero che racconta le realtà criminali di diversi quartieri della Capitale. I Fasciani e i Triassi a Ostia, la ‘ndrangheta a Roma nord e San Basilio, i Casamonica a Tor Bella Monaca e all’Appio, il clan Senese a Fiumicino e Ciampino. Roma è “diventata ormai la prima stazione di riciclaggio delle mafie e della ’ndrangheta”. “La situazione della criminalità romana resta invariata, è aumentata però la capacità delle cosche Alvaro-Gallico di investire quantità gigantesche di soldi – spiega Giampiero Ciofredi, nuovo presidente dell’Osservatorio per la sicurezza e la legalità della Regione – I numeri parlano chiaro: se fino al 2012 le segnalazioni sospette arrivate alla Banca d’Italia si aggiravano attorno alle 2.200, nei primi tre mesi del 2013, la crescita è stata davvero esponenziale e sono schizzate a 7.800 segnalazioni – continua Cioffredi – Dubbi investimenti che danno il senso reale che Roma è diventata ormai la prima stazione di riciclaggio delle mafie e in particolare il radicamento della ’ndrangheta”.
Dove è la mafia? Non a Roma, ma a Ostia. Per venti anni ha messo le mani su concessioni, videopoker e traffico di cocaina. Il giro è sempre lo stesso e il sistema non cambia. Famiglie, clan ramificazioni che arrivano dall’aeroporto di Fiumicino alle spiagge di Ostia. Lo scorso luglio 51 arresti che hanno posto un freno a le famiglie storiche come i Triassi e i Fasciani, ovvero Don Carmine, uno degli eredi della banda della Magliana, uno dei “boss” di Roma. I fratelli Vito e Vincenzo Triassi, sposati con Felicia e Nunziata Caldarella, figlie di Santo Caldarella (latitante con ordine di cattura firmato Giovanni Falcone), ‘O Monaco, sono i rappresentati a Roma della famiglia di cosa nostra Caruana-Cuntrera-Caldarella.
Un grande risultato quindi quello raggiunto a luglio? No! Tutto poteva essere smontato 10 anni fa. Tutte le informazioni c’erano, compresi i nomi, le famiglie e i luoghi dove il traffico si articolava. Questo è quanto è emerso nella puntata di Report, nel servizio di Paolo Mondani “Ammazza che mafia”. L’intervista in particolare ha riguardato due ex poliziotti della Squadra Mobile di Roma e della Polaria, Gaetano Pascale e Paolo Fierro, che facevano parte di un “pool” investigativo che già dieci anni fa arrivò vicino a capire, a comprendere “come girava il fumo” a Ostia. Nel 2003 il pool presenta un’informativa. “Della malavita di Ostia emergeva tutto – spiega Mondani nel servizio – Per esempio il gruppo Cuntrera e il clan Triassi, e i referenti in Brasile e Costarica per il traffico di droga”. Spiega un “insider” durante il servizio: “In realtà il quadro che è uscito fuori dall’ultima operazione era un quadro già presente nel 2003, era praticamente lo stesso, stesse famiglie, stessi personaggi, stesse situazioni, stessi traffici”. Le condizioni di indagine per il pool di Pascale sono pessime, mancano i soldi, mancano gli “appoggi”, poi cominciano ad arrivare le informative anonime.
Spiega Pascale: “Nel caso del sottoscritto, ufficiale di polizia giudiziaria, ispettore superiore sostituto commissario della squadra mobile di Roma, inizia una lenta delegittimazione che poi si materializza in che termini? Spostamenti interni inspiegabili ed assegnazione d’altre attività investigative che poco o nulla avevano a che fare con la criminalità sul territorio di Ostia, per arrivare addirittura a un trasferimento interno dalla sezione criminalità organizzata, per la quale ero a pieno titolo abilitato addirittura con dure operazioni speciali sotto copertura in quanto titolato e brevettato per condurre questa operazione speciale sotto copertura. Bene, vengo trasferito inspiegabilmente, inspiegabilmente ripeto, alla sezione criminalità extra comunitaria e prostituzione”. Chi bloccò le indagini? “I responsabili – risponde Pascale – sono da ricercare e da individuare tra le schiere di tutti coloro che oggi sono ai vertici, che sono ancora all’interno e che hanno fatto carriera”.
Poi c’è ci sposta verso un altro mondo, quello della imprenditoria locale, degli stabilimenti, delle concessioni demaniali: “Nelle ultime intercettazioni telefoniche – spiega Paolo Mondani – i mafiosi parlano con gli imprenditori. Mauro Balini, per esempio, presidente del porto di Ostia si sente con un boss ma anche con personaggi di grande livello. Balini cerca finanziatori per il porto tramite il senatore Donato Bruno del PDL; ottiene un documento da falsificare tramite il generale Spaziante, ex vice comandante della Guardia di Finanza. E chiede finanziamenti alla Unipol tramite lo Studio Tremonti… e di mezzo capita anche il presidente della Consob Vegas”.
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