Lo sfogo del Pd: Marianna Madia “troppi delinquenti”

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Marianna Madia, veltroniana, onorevole del Pd, durante la presentazione del programma di Fabrizio Barca al Circolo del Pd di Trastevere, si è lanciata in una frase che sicuramente farà discutere.

“Nel Pd a livello nazionale ho visto piccole e mediocri filiere di potere. A livello locale, e parlo di Roma, facendo le primarie dei parlamentari ho visto, non ho paura a dirlo, delle vere e proprie piccole associazioni a delinquere sul territorio”.

Quello che lascia perplessi è che l’accusa non arriva dal M5S e neppure da un esponente estremista del partito, la Madia, da sempre una moderata, ha sollevato il vaso di Pandora?

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In un tweet la scissione di Barca… si va verso 2 sinistre?

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Nuovo asse Matteo Renzi e Giovani Turchi? E’ solo fantapolitica o è possibile una fusione tra queste due correnti del Pd? La scissione sembra ormai inevitabile e con un congresso alle porte, dopo che tutta la direzione del partito si è dimessa semra probabile un accordo che porti alla candidatura di Matteo Renzi come leader con il supporto del gruppo di Orfini. Proprio il leader dei Giovani Turchi  ha dichiarato:

 «Non è affatto scontato che ci sia il nostro “sì” al governo e non è affatto detto che un esecutivo si possa mettere in piedi solo con il Pdl. Vogliamo discutere pure di questo».

Insomma, tutto viene rimesso in gioco in questo Pd che corre verso Renzi, mentre l’ira della vecchia guardia si scaglia contro Fabrizio Barca con Stefano Fassina che attacca proprio contro il ministro per la coesione del territorio e il suo appoggio a Rodotà «Una roba inaccettabile ». Altro punto focale è la considerazione dei Giovani Turchi nel confronto con il Sel: «Sono come Bertinotti». Ora il loro interlocutore politico si chiama Renzi.

In un tweet forse è nato un nuovo partito. Fabrizio Barca e il suo  “Incomprensibile che il Pd non appoggi Stefano Rodotà o non proponga Emma Bonino” ha creato il caso e poi la scissione dopo l’assemblea Pd in cui si era deciso di votare per Napolitano bis. In quel momento giunge però anche una altra comunicazione congiunta sul Facebook di Maurizio Landini (segretario della Fiom) e Sergio Cofferati (ex segretario della Cgil)

 “Quello che sta accadendo segna il declino della politica. Bisogna cercare di invertire questa tendenza. Quella di Stefano Rodotà è una candidatura di alto profilo, in grado di rappresentare adeguatamente il Paese anche a livello europeo e internazionale. Il lavoro e i diritti che gli danno dignità, il valore della cittadinanza e i fondamenti della Costituzione sono da sempre parte rilevante della sua cultura. È ora di scegliere un Presidente in ragione del suo profilo e non come derivato da accordi politici o di schieramento”.

 Ora si pensa che possano nascere due una moderata che ruoti intorno a Renzi e una più “radicale” che ruoti intorno a Barca inglobando anche il Sel di Nichi Vendola. La sinistra nasce già divisa che garanzie più dare?

E tempo di pamphlet ? Mentre l’Italia affoga, Barca scrive

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Figlio d’arte, suo padre ha diretto l’Unità e Rinascita, Fabrizio Barca con la penna e il calamaio ci è nato. Nell’era 2.0 passa, moderatamente alla rete, solo perché (come ha ammesso pubblicamente a otto e mezzo) lo hanno spinto i suoi collaboratori a fare il grande passo. Eppure Barca non avrebbe dovuto aver paura di navigare!

Lo fa con quello che gli riesce meglio… scrivere un pamphlet! Filosofeggiando su un “partito nuovo per un buon governo” lo immagina saldamente radicato sul territorio, di sinistra, che «richiamandosi con forza ad alcuni convincimenti generali» sia capace di promuovere la ricerca e fare un uso efficace del denaro pubblico. Una vera e propria rivoluzione che potrebbe veramente cambiare le sorti dell’Italia? Un “partito palestra” che sia un luogo per idee innovative che nascano dal confronto e che spingano la macchina Stato verso la via della sperimentazione. Insomma in parole povere, ci riuniamo sul territorio, pensiamo e parliamo, ci confrontiamo (scanniamo) e con estrema calma (dato anche il mastodonte burocratico del nostro stato) in una 15 di generazioni riusciamo a portare un’idea sperimentale veramente geniale che ci risollevi dal baratro. Ops, forse però veniamo travolti prima?

No, non sia mai perchè Fabrizio Barca è contario a quello stato troppo fortemente governato dai partiti, quella macchina arcaica e autoreferenziale che produce malgoverno e lo dice a chiare note: «Il combinato di partiti stato-centrici e macchina dello stato arcaica tende a impedire politiche pubbliche efficaci e dunque buon governo, bloccando tutte le fasi del processo ricorsivo di costruzione dell’azione pubblica».

Ma facciamo un’analisi schietta e senza alcun pregiudizio su quello che scrive Barca. Partiamo veramente solo da da come vengono espressi i concetti, da come ci sia nel suo linguaggio una incomunicabilità con gran parte della popolazione italiana, con lo stile sempre più immediato, con l’utilizzo sempre più frequente di frasi sintesi di concetti. Qui abbiamo un’ottima letteratura, parlerei quasi di un novello Aldo Moro non per i concetti espressi ma per la complessità ad esempio di tradurli in un’altra lingua. In un mondo sempre più globale, dove l’inglese prevale, con un modello così articolato e ricercato, non aiuta la comunicazione, è solo uno sfoggio culturale, di cui oggi proprio non si sente l’esigenza. Si ha bisogno di fatti non di parole. Possiamo ancora permetterci il lusso di un accademico che ci propone il lusso di mettere in “bella copia”  i nostri pensieri o dobbiamo avere un uomo pratico che magari in “brutta copia” agisca sull’economia reale e faciliti la comunicazione burocratica?

Basti vedere come si esprime soltanto per dire che serve una nuova legge elettorale:«la vigente suggella questo stato di cose, creando a sua volta una filiera gerarchica perversa che vede i capi-cordata concordare con i leader del partito i singoli eletti da presentare in un pacchetto chiuso agli elettori.» E con questo linguaggio (dove spicca un’eccellente retorica, quasi paragonabile a quella della Grecia Antica nel suo massimo fulgore)  che cerchiamo innovazione e sperimetalizzazione?

  

Dopo 8 punti Pd, 8 proposte PdL, agenda Monti… ora arriva la “memoria” di Barca!

fabrizio barca - tuttacronaca

Fabrizio Barca, intervenuto alla trasmissione In mezz’ora di Lucia Annunziata, ha annunciato la sua volontà di entrare a far parte della dirigenza del Pd: “Non ambisco a fare il segretario del Pd, ambisco essere parte del gruppo dirigente”. E già si è messo all’opera al riguardo. La settimana prossima, infatti, presenterà la sua agenda: la sua “memoria”. “Il Pd, la sinistra e Sel hanno bisogno di fare squadra, non ovviamente a costo di un compromesso, non se non c’è un ‘sentimento’ di squadra”, ha spiegato, aggiungendo che è necessario superare l’idea tecnocratica, ossia il “pensare che ‘il cosa fare’ lo sappiano 15-20 persone” così come va lasciata alle spalle la convinzione “secondo la quale ‘ormai siamo in un mondo in cui tutti sanno cosa fare e veniamo convocati tutti davanti al computer e basta fare un referendum’. Si tratta di due visioni sbagliate”. L’intervista di Barca, arrivata in un momento delicato per un Pd scisso tra il rifiuto e la volontà di aprire al PdL, è servita al ministro per la Coesione territoriale per ribadire il suo punto di vista circa la centralità dei partiti.  “Le parti economiche sono importantissime, ma il partito è il crogiolo dove i bisogni delle persone, e soprattutto le soluzioni, arrivano a una decisione”. “Ad una macchina dello Stato riformata deve corrispondere un sistema dei partiti che funzioni bene”.

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