La vergogna europea? Pensionato italiano paga 4000 euro, il tedesco 39

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E’ Confesercenti a rilevare la discriminazione in Europa tra i cittadini pensionati. Un’anomalia che grava sugli “over” italiani a cui le tasse non calano con l’avanzare dell’età a differenza di quello che accade invece in molti altri paesi europei come a esempio la Germania. Pesa soprattutto l’eccesso di prelievo che scaturisce dalla combinazione fra Irpef e addizionali regionale e comunale; sia perché, diversamente da quanto avviene nel resto d’Europa, il carico fiscale sulle pensioni e’ superiore a quello che grava sui redditi da lavoro dipendente di analogo ammontare.

Detrazioni inique: 1840 euro per i dipendenti, 1725 per i pensionati sotto i 75 anni In particolare, spiega Confesercenti, emergono due significative differenze particolarità tutte italiane: l’importo delle detrazioni d’imposta riconosciute ai pensionati (1.725 euro al di sotto dei 75 anni e a 1.783 euro oltre 75 anni è inferiore a quello previsto a favore dei redditi da lavoro dipendente (1.840 euro); nel nostro Paese non vi è traccia dei trattamenti impositivi agevolati che sono riconosciuti nella quasi generalita’ dei paesi europei.

Qual e’ il peso della penalizzazione per i pensionati italiani? Lo possiamo verificare confrontando innanzitutto quanto paga rispetto ai suoi “colleghi” europei. A questo fine, sono stati individuati due livelli di pensione entro i quali si collocano i due terzi dei 16,5 milioni dei pensionati italiani: quelli corrispondenti a 1,5 volte ed a 3 volte il trattamento minimo Inps (pari, nel 2013, a 9.661 euro e, rispettivamente, a 19.322 euro). Abbiamo poi assunto che il pensionato di riferimento abbia un’eta’ compresa fra i 65 e i 75 anni e non abbia carichi di famiglia. Infine, per determinare l’importo del prelievo regionale e comunale, si è ipotizzato che il pensionato sia residente a Roma. Il confronto praticamente non esiste per la pensione pari a 1,5 volte il trattamento minimo: solo il pensionato italiano paga le imposte (che decurtano di oltre il 9% la sua pensione), mentre altrove non si subisce alcun prelievo, a motivo dell’operare di specifici trattamenti agevolativi.

Ma non meno dirompente e’ il risultato che emerge nel caso del trattamento pari a tre volte il minimo: il pensionato italiano è soggetto ad un prelievo doppio rispetto a quello spagnolo, triplo rispetto a quello inglese, quadruplo rispetto a quello francese e, infine, incommensurabilmente superiore a quello tedesco. Il divario emerge ancor più nettamente rispetto a una pensione pari a tre volte il minimo: si va dagli oltre 4 mila euro sopportati dal pensionato italiano ai 39 a carico del pensionato tedesco.

Ma se il sistema italiano è iniquo non si può dire che l’Europa abbatta le discriminazioni anzi con una sentenza dell’ottobre 2013 della corte di Strasburgo si è deciso che “In caso di difficoltà finanziarie, che impediscono per di più il rispetto di obblighi internazionali, uno Stato può imporre alcuni tagli alle pensioni di una determinata categoria di persone.”

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L’Ilva arriva in Europa, aperta procedura d’infrazione contro l’Italia

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E siamo a due! Dopo quella aperta per i limiti posti alla responsabilità civile dei giudici nell’applicazione del diritto europeo arriva una nuova apertura di procedura d’infrazione contro l’Italia per l’Ilva di Taranto.

La Commissione “ha accertato” che Roma non garantisce che l’Ilva rispetti le prescrizioni Ue sulle emissioni industriali, con gravi conseguenze per salute e ambiente. Roma è ritenuta “inadempiente” anche sulla norma per la responsabilità ambientale. La direttiva sulla responsabilità ambientale, sancisce infatti il principio “chi inquina paga”. Per questo motivo, su raccomandazione del Commissario per l’ambiente Janez Potocnik la Commissione ha inviato all’Italia una lettera di costituzione in mora, concedendole due mesi per rispondere.

Secondo quanto spiegano a Bruxelles, la maggior parte dei problemi deriva dalla “mancata riduzione degli elevati livelli di emissioni non controllate generate durante il processo di produzione dell’acciaio”.

Le prove di laboratorio “evidenziano un forte inquinamento dell’aria, del suolo, delle acque di superficie e delle falde acquifere, sia sul sito dell’Ilva, sia nelle zone abitate adiacenti della città di Taranto. In particolare, l’inquinamento del quartiere cittadino di Tamburi è riconducibile alle attività dell’acciaieria”.

Oltre a queste violazioni della direttiva IPPC e al conseguente inquinamento, risulta che “le autorità italiane non hanno garantito che l’operatore dello stabilimento dell’Ilva di Taranto adottasse le misure correttive necessarie e sostenesse i costi di tali misure per rimediare ai danni già causati”.

Ue, “pur ritenendo un segnale positivo i recenti impegni assunti dalle autorità italiane per rimediare alla situazione dell’Ilva, chiede tuttavia all’Italia di rispettare gli obblighi cui è tenuta ai sensi della direttiva Ippc e della direttiva sulla responsabilità ambientale”, si legge in una nota di Bruxelles. Inoltre, “la Commissione è pronta ad aiutare le autorità italiane nei loro sforzi per risolvere queste questioni gravi”.

Aranciata sì, frutta no! L’ultimo scandalo alimentare e l’Italia china la testa in Ue

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Non sarà aumentato il contenuto di frutta nell’aranciata e nei succhi di frutta dal 12% al 20% come previsto dal Decreto Balduzzi, emesso dall’ex ministro della Salute del governo Monti. Lo ha bocciato e cancellato la Commissione Europea perché in contrasto sulla libera circolazione delle merci. Ad esultare sono i  produttori di  Fanta, San Pellegrino, Schweppes, Kinley e Sprite, ma anche tanti altri piccoli produttori che ora si troveranno liberi di poter mettere nelle bevande a base di frutta solo il 12%. A farne le spese? La salute dei cittadini! La Coldiretti aveva esultato quando il decreto era passato e ora invece si trova di fronte a quella che è stata una vittoria di Pirro.

La Repubblica spiega

“Avevano parlato subito di costi insostenibili che sarebbero ricaduti sui cittadini, di distorsione del gusto originario delle singole bibite (amate proprio per quell’originalità dai consumatori). Quando, «con colpevole ritardo» ammettono al ministero, il mini-decreto Balduzzi è stato inviato a Bruxelles, è tornato indietro subito e con le diffide allegate: “Così si impedisce a un prodotto di entrare nella catena commerciale italiana”. La questione “quote frutta” doveva essere fissata a livello comunitario, non si poteva disciplinare nazionalmente”.

I costi insostenibili forse ora saranno quelli della sanità, visto ceh studi medici in gran parte del mondo hanno dimostrato come alcune bevande addizionate con coloranti e conservanti, a basso contenuto di frutta siano dannosi per i consumatori.

Inutili i tentativi dei tecnici del ministero di salvare il decreto, ora che Balduzzi non è più ministro:

“«Abbiamo proposto di lasciare libertà di scelta sui prodotti fabbricati all’estero vincolando solo le bibite italiane », racconta il direttore generale per l’igiene e la sicurezza degli alimenti, Silvio Borrello. La risposta dell’Unione è stata una seconda diffida: la libertà di circolazione va garantita a tutti, anche alle vostre aziende”.

La battaglia non è ancora chiusa, spiega Borrello:

“«Insisteremo affinché l’Europa consenta ai singoli stati di far scegliere il quantitativo minimo di agrumi nelle confezioni»”.

Ma vincerla non sarà facile, spiega la Coldiretti:

“La Germania, va ricordato, più volte ha proposto l’etichetta “succhi di frutta” anche per le bibite senza alcuna aliquota di frutta. «Il problema è grave, bisogna continuare ad attaccare », dice la Coldiretti, pronta a vendere – grazie al decreto Balduzzi – 200 milioni di chili di arance in più. «La libera circolazione delle merci è una scusa, la verità è che questo intervento è contro la salute dei consumatori. L’Europa ha preso una cantonata enorme»”.

Quindi si continua a lottare, ma nel frattempo nel nostro organismo finisce solo il 12% di frutta quando tutto va bene.

Chi c’è dietro alle lobby dei produttori di bevande internazionali?

Il Ceo di Coca Cola, che produce Fanta e Kinley, è Muhtar A. Kent, un turco americano di religione islamica. Basterebbe solo vedere l’articolo pubblicato nel 2012 sullo sfruttamento dei lavoratori da parte di Coca Cola in Calabria dove è avvenuto ( e si spera non avvenga più) lo fruttamento dei lavoratori stagionali extracomunitari.

Il Chairman di Nestlé, che detiene anche il marchio San Pellegrino è Peter Brabeck-Letmathe, un imprenditore austriaco che ha ricevuto il  Black Planet Award. Il premio viene conferito ai possibili distruttori del pianeta. Inoltre in una sua intervista Letmathe ha dichiarato che l’acqua non è un diritto umano, ma un prodotto alimentare.

Nessuna regione italiana rientra nelle migliori d’Europa. Cancellata la Lombardia

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La crisi si testa anche così. L’Italia resta fuori dalla mappa delle Regioni migliori d’Europa. Lo rileva l’indice 2013 che segnala come la cosiddetta “blue banana”, dorsale economica che collegava la grande Londra alla Lombardia, via Benelux e Baviera, “abbia cambiato forma”.

Rispetto alla prima edizione, del 2010, l’Indice di competitività regionale mostra una morfologia più policentrica con regioni forti soprattutto laddove si trovano le capitali o aree metropolitane. E se a capitanare la classifica sono Utrecht (Olanda), seguita da ‘greater’ London (GB); Berkshire-Buckinghamshire-Oxfordshire (GB) e Stoccolma (Svezia), la Lombardia non compare nella lista delle prime 100, scivolando al posto numero 128.

Ecco le prime posizioni della classifica.

1) NL: Utrecht
2) UK: Area di Londra (Bedfordshire, Hertfordshire, Essex, Inner e Outer London)
3) UK: Berkshire, Buckinghamshire e Oxfordshire
4) SE: Regione di Stoccolma
5) UK: Surrey, East and West Sussex
6) NL: Regione di Amsterdam (Flevoland, Noord-Holland)
7) DE: Regione di Francoforte (Darmstadt)
8) FR: Regione di Parigi (Ile de France)
9) DK: Regione di Copenhagen (Hovedstaden)
10) NL: Zuid-Holland

Ed ecco le posizioni delle Regioni Italiane

128) Lombardia
141) Emilia Romagna
143) Lazio
145) Provincia autonoma di Trento
146) Liguria
152) Piemonte
157) Friuli Venezia Giulia
158) Veneto
160) Toscana
167) Umbria
173) Provincia autonoma di Bolzano
177) Marche
178) Valle d’Aosta
187) Abruzzo
201) Molise
217) Campania
222) Sardegna
227) Basilicata
232) Puglia
233) Calabria
235) Sicilia

La Merkel vista dai tedeschi “egoismo e ostinazione”!

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Cipro è solo l’ultima goccia. Il vaso europeo trabocca di risentimento contro Angela Merkel e la politica tedesca: “L’Europa fa bene a dubitare della leadership euro tedesca”. E se scriverlo è un editorialista tedesco, Jakob Augstein dello Spiegel, significa senz’altro che la Germania ha un dibattito interno altamente democratico, ma significa anche che il Paese non riesce ad esercitare come dovrebbe la sua leadership, sottraendosi al dovere di comprendere, di non fare sempre gli stessi errori, di non far pagare ai cittadini le colpe dei governi o dei banchieri.

Chiusi in una torre di “ostinazione ed egoismo”, Merkel e non solo lei (la tentazione di compiacersi della superiorità economica non è suo appannaggio esclusivo) non hanno compreso che anche il dramma cipriota, come ogni fase di questa infinita crisi finanziaria, è inserito nella lunga battaglia in Europa che ha per oggetto l’egemonia tedesca. Merkel e il suo ministro delle Finanze Schäuble lavorano per la stabilizzazione dell’economia europea o stanno semplicemente legando mani e piedi delle altre nazioni ai ceppi del debito e di vincoli di bilancio?

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