E’ Greenpeace che punta l’attenzione sul modello agricolo-industriale cinese e lo condanna in un report in cui il vero futuro del settore primario non può prescindere dal biologico:
Per Greenpeace la soluzione è l’agricoltura ecologica.
«Perché la contaminazione delle erbe cinesi dovuta ai pesticidi non è un caso eccezionale ma piuttosto l’ennesimo esempio del fallimento dell’agricoltura di stampo industriale dipendente dalla chimica, in Cina e nel mondo. La dipendenza dai pesticidi chimici è talmente diffusa che perfino la produzione di erbe naturali (un prodotto salutare per definizione) avviene con pratiche intensive che non prescindono dall’uso di pesticidi chimici o è comunque influenzata da tali pratiche».
Il report degli esperti di Greenpeace continua:
«La nostra indagine ha riscontrato tracce di pesticidi estremamente pericolosi nelle erbe della farmacopea tradizionale cinese, ma questi prodotti potrebbero essere il risultato di un’applicazione diretta e deliberata sulle piante come pure la conseguenza di un fenomeno di contaminazione dell’ambiente dovuta a impieghi passati. Solo una piccola parte dei pesticidi chimici si trattiene sulle colture cui sono destinati. La maggior parte viene dispersa nell’ambiente (nel terreno, nell’acqua e nell’atmosfera) comportando, in questo modo, gravi danni per le altre piante e distruggendo l’equilibrio dell’ecosistema circostante».
Alla luce dei dati riscontrati dal lavoro d’indagine Greenpeace chiede:
«l’eliminazione dei pesticidi più nocivi per gli insetti impollinatori. Un altro problema causato dall’uso di pesticidi chimici è che essi uccidono anche molti altri insetti che svolgono naturalmente una funzione di controllo dei parassiti nelle coltivazioni».