
Il nuovo documento è datato 13 novembre 2013 ed è stato firmato dall’Istituto Superiore di Sanità il quale fornisce i dati sull’epidemia di frutti di bosco che è ancora presente in Italia. Al momento sono stati accertati ben 700 casi, ma l’allarme non è ancora cessato, in quanto l’epidemia è ancora in corso. In particolare viene segnalato il caso di una comunità religiosa del Lazio (composta da circa 300 persone), che in settembre ha organizzato un convegno internazionale con 110 persone provenienti da tutto il mondo. Come riportto da Il Fatto Alimentare:
All’evento hanno partecipato attivamente circa 60 seminaristi 9 dei quali hanno presentato sintomi di epatite A. Tutte le persone colpite dal virus hanno confermato di aver mangiato dolci guarniti con frutti di bosco surgelati. I risultati delle indagini molecolari sui campioni di 5 dei 6 casi registrati hanno mostrato un’omologia nucleotidica del 100% della regione VP1/2a con la sequenza del virus dell’epatite A. Inoltre le autorità sanitarie internazionali hanno segnalato 5 casi da Stati Uniti, Canada e Irlanda in persone che avevano partecipato al convegno.
Un altro dato importante della relazione è che oltre ai 14 lotti ritirati dal mercato ce ne sono altri 29 giudicati sospetti che probabilmente hanno veicolato l’epidemia.
“Quanto sopra descritto suggerisce – si legge nel documento dell’Istituto Superiore di Sanità – che ad oggi l’epidemia legata al consumo di frutti di bosco surgelati è ancora in corso. Appare possibile, comunque, che lotti di mix di frutti di bosco potenzialmente contaminati e non ancora identificati come tali stiano circolando nel mercato italiano“.
Ecco anche gli altri dati.
“… Da maggio a settembre 2013 (data di pubblicazione della Circolare Ministeriale) sono stati segnalati 640 casi, 279 dei quali riportavano l’informazione sul consumo di frutti di bosco (il 78% ha dichiarato di averli consumati).
• I dati di laboratorio relativi al sequenziamento mostrano che la sequenza “outbreak” continua a circolare.
• L’evidenza dell’associazione tra il consumo di frutti di bosco congelati e i casi di infezione da HAV è classificabile, secondo i criteri EFSA, come “forte”.
• I dati aggiornati al 30 ottobre 2013 indicano complessivamente 14 lotti confermati e 29 lotti sospetti prodotti da 14 diverse ditte di packager. Si contano inoltre almeno altri 54 lotti collegati, ovvero che condividono almeno una matrice con i lotti per i quali sia stata confermata in laboratorio la contaminazione da HAV.
• La shelf-life dei lotti sospetti e collegati è tale da far supporre la presenza sul mercato di lotti potenzialmente contaminati da HAV ancora per molti mesi a venire.
• Le informazioni di tracing back non consentono di supportare l’ipotesi di una comune fonte di contaminazione dei lotti di frutti di bosco da HAV.
• Attualmente l’ipotesi più consistente, ancorché non sufficientemente confortata da evidenze, è quella di una contaminazione all’origine o lungo la filiera di lavorazione e distribuzione dei ribes rossi.
• Un elemento di criticità che merita attenzione è legato all’incremento del numero di casi in Italia, rispetto agli altri Paesi EU. L’ipotesi di una contaminazione primaria dei frutti di bosco dovrebbe comportare l’occorrenza di un numero di casi paragonabile a quello italiano anche in altri Paesi, a meno che non vi siano profonde differenze nelle catene…”
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