Chi spera che prima o poi arrivi anche per lui il fatidico giorno in cui andrà in pensione. Chi con la sua non arriva a fine mese mentre la crisi avanza. Non è facile fare i conti con la situazione attuale. Ma questo vale “solo” per una buona parte degli italiani. Poi ci sono i privilegiati. Come 320 dipendenti del Teatro di San Carlo di Napoli che fanno festa con le loro doppie pensioni, chiaramente d’oro. Come spiega il Giornale:
Si tratta di un privilegio varato dal ’74 all’84, attraverso l’istituzione di un Fondo integrativo aziendale. Il lavoratore pagava una quota insignificante (appena il 2 per cento dello stipendio) il resto era a carico del San Carlo. Il che, tradotto in cifre, vuol dire un paio di milioncini di euro all’anno. Il decennio 7484 è stato a guida ex Pci, ex Dc e ex Psi. Il Lirico napoletano era controllato da questi tre potentissimi partiti della prima Repubblica.
E’ stata la sovrintendente del Massimo napoletano, Rosanna Purchia, che ha rivelato questo scandalo delle pensioni aggiuntive al quotidiano il Mattino. Insomma, il teatro combatte con una crisi infinita, ma c’è chi ancora ne ricava vantaggi. Spiega Purchia: “Una ballerina prende 650 euro, un orchestrale 750 mentre un impiegato 680 e un dirigente 1.100”. E le cifre si sommano alle pensioni ordinarie. Spiega ancora il Giornale:
Ma a 40 anni da quelle scelte scellerate, il Lirico napoletano sembra essersi infilato in un tunnel di cui non si vede l’uscita. Dei 320 che beneficiarono del «regalino», solo 17 sono ancora in servizio. Una volta cessata l’attività anche questi lavoratori avranno diritto alla pensione aggiuntiva. Ma c’è il rischio che per questi fortunati il pozzo, che sembrava senza fondo, si esaurisca nel giro di pochi anni. Al 31 dicembre del 2012 in cassa c’erano circa 15 milioni di euro «ma spiega ancora la Sovrintendente in base a un calcolo approssimativo il fondo potrebbe esaurirsi nel giro di 7 anni». Una via di uscita ci sarebbe: contrattare una sorta di buona uscita con ogni pensionato. Ma sarebbe comunque necessaria una forte liquidità per attuare questo piano. Secondo la Sovrintendente Purchia «nelle linee che avevamo predisposto avevamo stabilito di approfittare della liquidità per chiedere fondi alla cassa depositi e prestiti e contrattare con i pensionati la estinzione delle pensioni integrative». Le pensioni d’oro sono solo un aspetto della crisi in cui versa il San Carlo. Giovedi scorso cinque componenti del Consiglio di amministrazione si sono dimessi in contrasto con il sindaco Luigi De Magistris. E, ora, sul Massimo incombe lo spettro del commissariamento