Quella crisi di Governo scongiurata qualche settimana fa torna prepotentemente a spirare tra i banchi del Senato. Oggi è andata infatti al voto la legge costituzionale che istituisce il famoso comitato che dovrà discutere e varare la grande riforma dell’architettura dello Stato. Il super comitato evita il pantano parlamentare, ma apre anche la strada al superamento di riforme fatte dai rappresentanti dei cittadini. Chi ha votato il comitato? E’ stato scelto nei palazzi, di fatto per blindare il governo e fare riforme senza che possa entrare in crisi l’esecutivo. Essendo una legge costituzionale e avendo bisogno di 214 voti (pari ai due terzi) il Governo Letta è salvo solo grazie ai voti della Lega, quei 16, che hanno permesso di far passare indenne la legge elettorale. Un partito, quello della Lega, che è all’opposizione e che si è dimostrato compatto, dopo l’ordine dato da Calderoli, di votare a favore della Legge. E’ stato poi lo stesso Roberto Calderoli, presidente di turno a legge l’esito della votazione:
“Favorevoli duecentodiciotto, contrari 58, astenuti 12”.
Sguardi tesi tra Quagliariello e Schifani, quando è stato chiaro che molti avevano tradito e non solo i soliti noti.
11 sono stati gli astenuti: Elisabetta Casellati, Vincenzo D’Anna, Domenico De Siano, Ciro Falanga, Pietro Iurlaro, Pietro Langella, Eva Longo, Antonio Milo, Augusto Minzolini, Nitto Palma, Domenico Scilipoti. A cui si devono aggiungere i numerosi assenti: Bondi, Bonfrisco, Ghedini, Matteoli, Mussolini, Enrico Piccinelli, Repetti, Maria Rosaria Rossi, Denis Verdini, Riccardo Villari, oltre ovviamente a Silvio Berlusconi.
Il Governo è comunque indebolito per non dire a pezzi… sono lontani quei 235 sì che avevano dati una larga maggioranza a Letta di proseguire sulla sua strada e ora le dinamiche in Aula hanno mostrato davvero di poter far crollare l’esecutivo in ogni istante. Il Pd ha dovuto anche stringere le maglie e riunire i dissidenti storici come la Puppato che hanno votato a favore:
“Niente scherzi – è il messaggio recapitato loro dal gruppo del Pd – perché i numeri sono in bilico e se si va sotto su questo rischiamo la crisi e l’incidente atomico con Napolitano”. L’unico che si è comunque astenuto del Pd è Felice Casson.