Presunta violazione dei diritti dei disabili in viaggio e dei risarcimenti!

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Altra tegola Ue sull’Italia. Secondo l’Unione infatti il nostro Paese avrebbe violato le norme sui diritti dei passeggeri disabili nonché i risarcimenti per chi compra un pacchetto viaggio di agenzie turistiche che poi falliscono. Lo contesta la Commissione Ue, che ha avviato tre procedure d’infrazione con l’invio di lettere di messa in mora. Ora l’Italia ha 2 mesi per rispondere. Bruxelles rimprovera all’Italia di non rispettare in particolare i diritti dei passeggeri disabili che si spostano in bus, in quanto rischiano di non potersi spostare nell’assenza di fermate predefinite in cui possono ricevere assistenza. Chi viaggia via nave corre ugualmente il rischio di non vedere tutelati i propri diritti, in quanto non è ancora operativa l’autorità garante per la verifica del loro rispetto e a cui i cittadini possono rivolgersi in caso di contenziosi. Problemi anche sul diritto al rimborso per chi compra pacchetti-vacanze in caso di fallimento dell’operatore turistico: il fondo nazionale preposto ai rimborsi non ha sufficienti risorse finanziarie per farvi fronte, con un allungamento notevole dei tempi per i ricorsi dei consumatori. L’Italia, se non fornirà risposte adeguate alla Commissione Ue, rischia di veder proseguire le procedure d’infrazione sino a ritrovarsi davanti la Corte di giustizia Ue.

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Quando l’anziano è solo business, nel mirino le case di cura

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Nel mirino dei Nas ora ci sono le case di cura, strutture spesso inadeguate in cui gli anziani e i disabili sono maltrattati o non ricevono le cure del caso. In Italia ne sono state chiuse  18. La task force istituita dal ministro Lorenzin sembrerebbe dare i primi frutti sono infatti 102 le persone segnalate all’autorità giudiziaria e 174 a quella sanitaria.  Sarebbero già state riscontrate 174 violazioni penali e 251 amministrative. La maggior parte dei casi riguarda farmaci o cibi scaduti somministrati agli anziani e ai disabili. A Roma alcuni anziani erano alloggiati in un seminterrato fatiscente, privo di abitabilità ed in pessime condizioni di manutenzione.  I tre anziani ospitati in una Comunità erano in esubero rispetto alle capacità ricettive della struttura.

Mamma Lucrezia vs mamma Rai, cosa è diventata la tv pubblica?

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Mamma Lucrezia non si dà pace: “Esigo le scuse del direttore di RaiUno, non per me ma per mio figlio. Cosa è diventata la Rai? Chi invita come esperti? A che titolo quella donna dice a mio figlio che la sua vita è indegna?”. È amareggiata mamma Lucrezia, dopo la puntata de La Vita in Diretta in cui, su invito di RaiUno, lei, il figlio Max e tutta la famiglia dovevano raccontare la loro storia incredibile. Max Tresoldi, infatti, si è risvegliato nel 2001 dopo 10 anni di stato vegetativo. Senza terapie invasive e senza aver visto mirabolanti “tunnel di luce” (come quelli raccontati nel segmento precedente della puntata). Solo perché la vita, a volte, può riservare delle sorprese incredibili.

Mamma Lucrezia contro mamma Rai. Dopo quel che è accaduto durante “La vita in diretta”, con l’intervento in studio di  Alda D’Eusanio, ora la signora, mamma di Max, ragazzo appena uscito dal coma, esige le scuse per suo figlio.  Queste le parole durissime della D’Eusanio, riportate questa mattina da un articolo indignato di Avvenire:

«Quella non è vita», spara in faccia a Max, che non ha avuto il tempo di srotolare il poster in cui aveva scritto di suo pugno “sono tanto felice”. «Tornare in vita senza poter più essere libero – ha proseguito imperterrita la D’Eusanio – e soffrire, e avere quello sguardo vuoto… mi dispiace, no!».

«Rivolgo un appello pubblico a mia madre – ha continuato ormai senza freni Alda D’Eusanio –, se dovesse accadermi quel che è accaduto a Max, non fare come sua mamma!». Ovvero non abbracciarmi, non baciarmi, non lavarmi, non girarmi nel letto, non darmi pranzo e cena… Perché solo questo ha fatto Ezia, insieme al marito Ernesto e a quel mare di amici di Max conosciuti all’oratorio o sui campi di calcio, non terapie invasive, non respiratori o cannule, non accanimenti. Ha curato e amato.

Come riporta l’Huffington Post: i conduttori Paola Perego e Franco Di Mare, visibilmente imbarazzati, hanno cercato di limitare i danni. Ma la D’Eusanio, implacabile, ha continuato: «Quando Dio chiama, l’uomo deve andare!». Alla fine mamma Lucrezia è riuscita a riconquistare il microfono per dire la sua: «Voglio dire a quella signora che io non ho riportato in vita mio figlio, mio figlio è sempre stato in vita. E la sua vita è bella così com’è».

Ora, come scrive Avvenire, la famiglia Tresoldi vuole delle scuse.

Finita la trasmissione, da Roma gli autori della trasmissione subito chiamano casa Tresoldi. Si sono accorti che la Rai ne esce male, chiedono scusa, cercano di uscirne in qualche modo. Le telefonate vanno avanti fino a notte, ma Ezia insiste con ferma dignità: «Esigo le scuse del direttore di RaiUno, non per me ma per mio figlio. Cos’è diventata la Rai? Chi invita come esperti? A che titolo quella donna dice a mio figlio che la sua vita è indegna?».

Questo è il vero problema. Dei venti minuti previsti sugli stati vegetativi, ben 16 (sul sito Rai si può rivedere la puntata e fare la “moviola”) sono stati dedicati a presunte «visioni del paradiso», addirittura «porte dell’aldilà», luci «che immettono in un’altra dimensione», con interrogativi “profondissimi” del tipo «forse sono viaggi ai confini della vita che ci attende oltre l’esistenza terrena?».

C’è chi in sei giorni di coma ha visto le farfalle, chi la nonna. Max no, non ha visto niente in dieci anni, perché lui vedeva noi, i medici, la città, la vita vera, ma non riusciva a comunicarcelo. Questo è il vero mistero, ma in studio non un neurologo, non un giornalista informato. Confondere due temi seri come stato vegetativo e vita dopo la morte ridicolizza entrambi, oltre a creare un pericoloso fraintendimento coma=morte cerebrale. Derive ancora più inaccettabili se ce le imbandisce mamma Rai, fino a prova contraria servizio pubblico di informazione.

Sordomuto accoltella operatore a Bergamo

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Un 27enne sordomuto a Urgnano, in provincia di Bergamo, all’interno della cooperativa Biplano, che si occupa del recupero di persone con disagio psichico ha accoltellato un operatore di 35 anni. Il ferito, trasportato d’urgenza in ospedale, è stato colpito al collo, al polmone e all’addome e la sua prognosi è riservata, anche se secondo i medici non sarebbe in pericolo di vita. L’episodio è accaduto nella cucina della struttura e sono ignoti i motivi del gesto. Il ventisettenne è stato condotto in caserma a Treviglio, denunciato a piede libero per tentato omicidio e riaffidato, probabilmente solo temporaneamente, alla cooperativa. La sua vita era stata già segnata da due omicidi, commessi quando era sedicenne.

Un reportage su Venezia, la città che “respinge” i disabili

Venezia-disabili-tuttacronacaUn reportage di Lorenzo Mayer apparso su Il Gazzettino racconta le difficoltà, per un diversamente abile, di attraversare la città lagunare di Venezia. L’idea, nata dopo che una bimba ha scritto al riguardo una lettera a Bernardo Bertolucci, era semplice: deambulare con le stampelle, e in carrozzina nei momenti di stanchezza, per la città, lungo un percorso praticato quotidianamente da migliaia di turisti ma anche dagli stessi veneziani, tra cui diversamente abili ma anche anziani con difficoltà di movimento. In compagnia di un amico e di un fotografo, Mayer è partito dalla stazione ferroviaria di Santa Lucia e ha raggiunto piazza San Marco, attraversando il ponte di Calatrava in direzione Piazzale Roma. “Ho incontrato, complessivamente, tredici ponti. Nessuno di questi è munito di scivoli, pedane o servo scala. Questi ultimi non funzionano più e sono stati tolti. Affrontare i ponti con la carrozzina, dunque, è impossibile, da soli, a meno di non avere un robusto accompagnatore a seguito. Chi invece, come me, cammina con le stampelle, è più “fortunato” e può farcela. Ma ci vuole pazienza. Tanta.” ha spiegato. In tutto ha impiegato tre ore e quindici minuti, con notevole sforzo fisico, per percorrere un tratto che “insegna tante cose: primo girare a piedi per Venezia, per chi ha difficoltà motorie, significa accettare la sfida e volersi mettere in discussione. Secondo: rappresenta sicuramente un salutare bagno di umiltà, occorre essere disponibili e accettare, in alcuni momenti, anche di farsi aiutare dagli altri. Che non necessariamente conosci. Altrimenti, da solo, non ce la fai. A meno, ovviamente, di prendere un vaporetto.” Senza considerare che, lungo il percorso, bisogna fare i conti anche con altri pedoni: alcuni offrono il loro aiuto, anche senza che venga richiesto, ma altri, magari di fretta e senza accorgersi delle stampelle, urtano chi trovano lungo la loro strada. Mayer racconta quindi la sua avventura, iniziata alle 10.15 al pontile Actv della Ferrovia. Proprio il primo ponte che s’incontra è quello più difficile: quello di Calatrava. “Strano a dirsi perché l’ultimo ad essere stato costruito e quindi dovrebbe essere anche quello più moderno, con meno barriere e difficoltà. Invece è il più insidioso.” I problemi derivano dal fatto che i gradini non sono sempre simmetrici e “perché, in alcuni punti, per il materiale utilizzato si rischia di scivolare.” Alla fine si raggiunge piazzale Roma, per poi dirigersi verso campo Santa Margherita, il che significa altri ponti. E se si vuole chiedere un passaggio a un tassista acqueo fino a San Marco: “Sessanta euro, se senza ricevuta”. Altre persone a cui chiedere informazioni sono i vigili: Mayer ha trovato due vigilesse della polizia locale molto gentili e che gli hanno offerto aiuto, ma quando ha chiesto dei servoscala: “Non ci sono, ma comunque anni fa bisognava chiedere le chiavi al Comune”. Ma il reportage sottolinea anche che “Un’altra cosa balza subito all’occhio: manca una cartellonistica chiara, né sono segnati eventuali percorsi per diversamente abili. Dopo il ponte del Forno si apre la visuale su campo Santa Margherita. Sul ponte dei Pugni mi aiutano, ormai stanco. Trovo anche un’amica di vecchia data che mi suggerisce: «Si parla tanto che hanno rubato le rampe dai ponti, andate a vedere come sono messi gli scivoli sul ponte della Paglia. E i soldi per la minima manutenzione? Pensare che quello sarebbe il biglietto da visita della città». In effetti, qualche ora dopo, la sorpresa sarà amara”. Altri ponti, poi arriva quello dell’Accademia, e il commento di un commerciante: “Hanno speso milioni per Calatrava, potrebbero fare qualcosa anche per questo ponte, è abbandonato e trascurato, nessun aiuto per superare le barriere architettoniche”. Un segnale positivo potrebbe arrivare dal ponte della Paglia, “l’unico ponte incontrato nel mio percorso, che è munito di utili scivoli plastificati, lungo un lato dei vari gradini, indispensabili per portatori di handicap. E questa dovrebbe essere una buona notizia. Peccato però che attualmente, si trovano in pessime condizioni, rovinati, con pericolosi buchi e avrebbero di urgente intervento in manutenzione e sostituzione. Non sono un tecnico di lavori pubblici, ma credo che un intervento in tal senso non avrebbe di sicuro costi esorbitanti. Gli scivoli di gomma, sono diventati ricettacolo di mozziconi di sigaretta, sporgo e polvere. E rischiano di essere delle trappole. Occorre stare attenti a dove si mettono i piedi, per non inciampare. È decisamente più sicuro fare i gradini. Il “viaggio” è finito. Ora tocca alle istituzioni pensare a delle risposte per migliorare, se possibile, la situazione”.

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Avviso shock in un asilo di Ischia, per il sindaco è una defaillance

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Il cartello è stato appeso in un piccolo asilo gestito da un ordine religioso nel comune di Casamicciola sull’isola di Ischia ed è stato immediatamente uno shock per tutti. Poi la foto del cartello è stata postata su Facebook  e ripresa dal sito di informazione Retenews24  e immediate sono state le reazioni e le polemiche.

L’avviso shock recita:

«Si comunica che domani la scuola è chiusa per tutti perché c’è la giornata dei disabili…sono molto malati quindi i bambini si impressionano». Firmato «La direzione».

Tutti hanno pensato a uno scherzo di cattivo gusto di qualche burlone perditempo, invece è stato poi il sindaco, Arnaldo Ferrandino, a confermare la veridicità di quell’avviso e che è stata proprio una delle religiose che gestiscono l’asilo ad apporlo. Poi la suora pentita e resasi conto della frase infelice ha provveduto a rimuoverlo. Sapere che il gesto poi era stato compiuto da una religiosa ha aggiunto shock a shock.

Il sindaco però precisa: «Va detto che le suore svolgono da decenni a Casamicciola la loro attività con liberalità. Nel loro asilo non si paga retta. Un lavoro assolutamente encomiabile. Il grave contenuto del cartello è in perfetta antitesi con quanto fanno ogni giorno. È stata una defaillance».

 

 

Assessore disabile denuncia le barriere architettoniche

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Mario Melazzini, affetto da Sla, assessore lombardo alle Attività Produttive, è uno dei tanti diversamente abili costretti ogni giorno a dover combattere le difficoltà che una disabilità comporta. Nella foto, pubblicata sul suo profilo Facebook si legge tutta l’impotenza di fronte a una situazione che vivono in silenzio in tanti. I suoi collaboratori oggi lo hanno dovuto portare a braccia, sulla sua carozzina, al primo piano del l Circolo della stampa di Milano:

«Con tenacia si può superare tutto, anche la scalinata del Circolo della stampa di Milano», ha scritto Melazzini, che stamani ha partecipato alla conferenza stampa del Pdl sui referendum in materia di giustizia. «C’è molto da fare, ma riusciremo ad essere liberi», ha quindi aggiunto. «Mi dispiace molto per quello che è accaduto», ha spiegato la presidente del Circolo della stampa milanese, Daniela Stigliano, interpellata in proposito. «Siamo ospitati in un palazzo storico che è vincolato», ha aggiunto riferendosi a Palazzo Bocconi, «quindi ci rendiamo conto che non c’è la piena agibilità, ma questo non significa che il nostro palazzo non sia aperto alle persone disabili, le cui associazioni spesso ospitiamo per le loro riunioni». L’ascensore, ha aggiunto, «può ospitare carrozzine ma fino alla misura di 58 centimetri».

Niente elemosina davanti alla Santa Casa, il sindaco di Loreto lo vieta

Niente elemosina davanti alla Santa Casa, il sindaco di Loreto lo vieta-tuttacronaca

Il sindaco di Loreto, Paolo Niccoletti, ha messo un freno al dilagante fenomento dell’accattonaggio «con l’impiego di minori, anziani, disabili o simulando disabilità». Niccoletti  si è detto preoccupato per «l’ampia dimensione assunta dal fenomeno dell’accattonaggio nel territorio comunale, spesso praticato in modo ripugnante, insistente o vessatorio, simulando deformità o malattie, o adoperando altri mezzi fraudolenti, come ad esempio gli animali, per suscitare pietà». Il divieto vale in ogni spazio pubblico o aperto al pubblico del territorio comunale. Fatti salvi eventuali profili penali, chiunque viola le norme rischia una sanzione amministrativa che va da un minimo di 50 a un massimo di 300 euro. Naturalmente uno dei luoghi preferiti da coloro che sfruttano anziani, minori e disabili è lo spazio di fronte alla Santa Casa, luogo di culto frequentato da migliaia di fedeli e turisti nel corso dell’anno. L’ordinanza recita anche che a volte l’accattonaggio diventa «un diversivo per agevolare borseggi, scippi e furti in genere». Nicoletti vuole valorizzare invece la città e, soprattutto la Santa Casa,  per poterne usufruire senza subire vessazioni o furti. Nell’ordinanza è prevista anche una pena accessoria: il «sequestro cautelare del denaro e delle attrezzature impiegate nell’attività di accattonaggio».

 

Ostia non è una spiaggia per diversamente abili!

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Lo denuncia Raffaella Congiu, una cittadina di Ostia, costretta da anni su una sedia a rotelle, che quotidianamente si trova a dover affrontare barriere, scalini, passerelle troppo corte, bagni e docce impraticabili per chi, come lei, è un diversamente abile. Di fatto la spiaggia non può accogliere questi cittadini che devono avvalersi di un accompagnatore per poter fare un bagno o semplicemente mettersi in spiaggia a trascorrere qualche ora di relax. Gli stabilimenti che hanno rimosso le barriere architettoniche sono pochissimi e rari, per il resto tutto sembra essere studiato per creare intralcio a chi vive su una sedia a rotelle. Eppure come la stessa Congiu afferma: Sono autonoma nella mia vita quotidiana e non capisco perché non posso venire a fare il bagno da sola“… Cosa si aspetta per intervenire e rendere il mare patrimonio di tutti i cittadini, anche quelli con difficoltà motorie?

D’altra parte non è la prima volta che Raffaella Congiu si lamenta per i diritti negati ai disabili. Nel video che vi proponiamo la donna lamentava di non poter uscire di casa per le buche in strada.

 

Sequestrata clinica degli orrori a Napoli: disabili segregati e maltrattati

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I Carabinieri del Nas di Napoli hanno scoperto una clinica degli orrori in cui 37 disabili erano tenuti segregati in cindizioni di profondo degrado. I militari si sono recati nella residenza socio sanitaria “per porre fine alla segregazione e profondo degrado in cui versavano i 37 disabili, affidati alle cure di un operatore socio-assistenziale”. Il 41enne M. V. è stato arrestato “per sequestro di persona, maltrattamenti e abbandono di persona incapace”. La struttura è stata quindi sequestrata per gravi carenze igienico-sanitarie-strutturali e sono state sottoposte a sequestro anche numerose confezioni di farmaci scaduti. I disabili, al momento dell’irruzione, sono stati rinvenuti, nella maggior parte dei casi, senza indumenti e abbandonati a se stessi mentre una donna è stata trovata rinchiusa a chiave all’interno di un bagno, letteralmente immersa negli escrementi, al buio. All’Autorità Giudiziaria sono stati inoltre segnalati il legale rappresentante, G.A. 60enne di Cava dei Tirreni, e il direttore sanitario della residenza sanitaria per concorso nei reati di maltrattamento e abbandono di incapace. Anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin è intervenuta sulla vicenda: “L’iniziativa dei Carabinieri del Nas, a cui va il mio più sentito ringraziamento per l’operazione condotta, serve da spunto per mettere immediatamente in moto una task force per controlli severissimi”. Il ministro si dichiara inoltre “a disposizione delle autorità sanitarie locali per eventuali azioni a tutela dei 37 disabili, ancora ospiti della struttura sotto sequestro e si riserva ogni azione contro questi operatori indegni di fare parte del sistema sanitario nazionale”. “Strutture come quella messa sotto sequestro a Napoli – aggiunge Lorenzin – non dovranno più esistere in tutto il territorio nazionale”.

I disabili in Italia sono discriminati lo dice la Corte di giustizia Ue

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Secondo la  Corte di giustizia Ue, l’Italia non ha adottato tutte le misure necessarie per garantire un lavoro ai disabili e viene invitata a porre rimedio in tempi brevi. L’Italia, sempre secondo la Corte, sarebbe «venuta meno agli obblighi» sanciti nel diritto comunitario per aver recepito in maniera incompleta e inadeguata la direttiva prevista nel 2000 sulla parità di trattamento in materia di occupazione e condizioni di lavoro.

I giudici europei hanno in sostanza accolto i rilievi mossi all’Italia dalla Commissione Ue nella procedura d’infrazione conclusasi con il deferimento alla Corte di giustizia del nostro Paese poiché ha ritenuto insufficienti le garanzie e le agevolazioni previste a favore dei disabili in materia di occupazione dalla normativa italiana. In particolare, secondo Bruxelles, le norme nazionali non riguardano tutti i disabili, tutti i datori di lavoro e tutti i diversi aspetti del rapporto di lavoro. Inoltre, l’attuazione dei provvedimenti legislativi italiani è stata affidata all’adozione di misure ulteriori da parte delle autorità locali o alla conclusione di apposite convenzioni tra queste e i datori di lavoro e pertanto non conferisce ai disabili diritti azionabili direttamente in giudizio.

La Corte ha ora stabilito che gli Stati membri devono prevedere l’obbligo, per i datori di lavoro, di adottare provvedimenti efficaci e pratici (sistemando i locali, adattando le attrezzature, i ritmi di lavoro o la ripartizione dei compiti) in funzione delle esigenze delle situazioni concrete, per consentire ai disabili di accedere a un lavoro, di svolgerlo, di avere una promozione o di ricevere una formazione, senza tuttavia imporre al datore di lavoro un onere sproporzionato. O lo paga lo Stato l’adeguamento, ma si sfora il patto di stabilità o lo si mette a carico del datore di lavoro, quindi in ogni caso sembra un obiettivo irraggiungibile in tempo di crisi. Che soluzioni ha l’Italia?

 

Debora: vi racconto la mia storia di terapista del sesso

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La 31enne roma Debora De Angelis ha deciso di “metterci la faccia” e rompere il tabù sul ruolo dell’assistente sessuale parlando ad Adnkronos Salute e raccontando la sua storia di “terapista del sesso” che si è presa cura di tre ragazzi disabili. La sesso-terapia è un tema delicato, ma sembra inizi ad esserci dell’interesse al riguardo da parte degli italiani, come confermerebbe il successo della petizione online per l’istituzione dell’assistente sessuale che, dopo esser stata lanciata dal web designer con una grave disabilità Max Ulivieri, ha raggiunto in pochi mesi ben 5 mila adesioni. Il rischi che questa terapia comporta, però, è che il paziente possa venir coinvolto emotivamente. Spiega Debora: “Il mio percorso da autodidatta mi ha portato a definire delle ‘regole’ da rispettare: il disabile dev’essere preparato a livello psicologico, fisico, emotivo e sentimentale su cosa si potrà aspettare e cosa non deve aspettarsi dal terapista. Una persona che non si è mai espressa a livello emotivo può infatti sviluppare un interesse morboso verso chi gli dà attenzione. È necessario quindi conoscere prima la persona, capire se è emotivamente stabile e valutare caso per caso se può sostenere la terapia”. Debora ha interrotto la sua esperienza in questo campo “per motivi personali” ma resta convinta che l’istituzione della figura dell’assistente sessuale sia una sfida da vincere. “Oggi i disabili – spiega – sono assistiti solo da prostitute che però fanno sesso per lavoro”, quindi senza avere una formazione adeguata a relazionarsi con il disabile.  E sottolinea: “La prostituta agisce solo a livello sessuale, la terapista invece offre gli strumenti giusti per garantire al ragazzo una vita sessuale autonoma. La prostituta inoltre – conclude Debora – gestisce il suo corpo a seconda delle richieste del cliente, la terapista invece non può fare tutto, dalla terapia è infatti esclusa la penetrazione o il sesso orale”.

Manifestano i disabili davanti al ministero dell’economia

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I disabili manifestano davanti al ministero dell’economica per chiedere quanto dovrebbe essere ormai acquisito ovvero il “ripristino del fondo della non autosufficienza per un importo non inferiore a 600 milioni. L’impegno del governo a incanalare con decreto dettagliato 500 milioni per le patologie gravemente invalidanti, con contributo rapportato al bisogno assistenziale legato all’ingravescenza. Il riparto fra le regioni dovrà essere fatto in funzione del tasso di prevalenza delle patologie interessate. L’erogazione di un contributo annuo di 20.000 euro per ogni persona portatrice di malattia neurodegenerativa progressiva, con tracheostomia, in ventilazione meccanica 24 ore su 24 e tetraparesi con allettamento; casi di coma bisognosi di assistenza 24 ore su 24”.

L’Associazione 16 novembre insieme alle famiglie dei disabili ha deciso quindi di manifestare e portare all’attenzione questo grave problema che si è acuito con i tagli operati in seguito al patto di stabilità.

I nostri 7 giorni: nonostante tutto, “capitani della nostra anima”

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E’ normale attaccare la magistratura, offendere un cittadino, utilizzare un linguaggio di una volgarità totale e poi glorificarsi del titolo “Avvocato”? A quanto pare… in Italia si può, con la massima tranquillità. basta trovare i microfoni di una radio aperti a via libera allo sproloquio. Ecco allora che Taormina si ritrova a dichiarare quanto gli piaccia “fottere la magistratura” e a offendere un radioascoltatore che, con tutta probabilità, si è sentito offeso per primo dopo aver sentito utilizzare certe espressioni. Chi di certo non si lamenta della magistratura, al contrario, è Giovanardi che gode nel vedere assolti i poliziotti chiamati in aula per il caso Cucchi. Nessun attacco alla magistratura quindi, solo offese per un ragazzo ucciso, la sua famiglia e un’intero Paese. Ma tanto l’Italia ormai è alla deriva e con lei anche chi dovrebbe rappresentarla. Basta vedere l’eclatante esempio della Lega Nord e le lotte intestine: quanto tempo impiegherà prima d’implodere su se stessa?  Ma la violenza, purtroppo, non si limita ai soli microfoni, scende in strana, si arma, apre il fuoco. Ecco allora che anche questa settimana ci siamo trovati a discutere di cronaca nera, con la sparatoria a Milano di cui è rimasto vittima un 63enne e poi di un altro episodio simile, questa volta a Pesaro, dov’è stato ucciso Andrea Ferri, 51enne, per impossessarsi delle chiavi che avrebbero permesso ai suoi assassini di appropriarsi del suo denaro. E nonostante il tempo passi, sempre con la speranza si riesca a conoscere finalmente la verità, si parla ancora di Roberta Ragusa, del marito, dell’amante dell’uomo e anche della cugine della donna scomparsa che difendono chi è sparito una notte e non ha più fatto ritorno. E’ il ritratto di un Paese allo sbando e, vedendo il video delle insegnanti che picchiano e offendono un ragazzo disabile viene spontaneo chiedersi dove stiamo andando, se questo è quello che riusciamo a insegnare ai nostri giovani: la legge del più forte, della violenza, del non rispetto. L’odio, la crudeltà, l’opportunismo. Ma non siamo gli unici a veder calpestata la nostra dignità. Dopo tutte le critiche e le discussioni, dopo i dibattiti sulla violenza sulle donne e sull’uso che si fa del loro corpo, scopriamo che in Israele delle soldatesse imbracciano i fucili, tolgono la divisa e postano le loro foto in tanga. Come possono gli uomini rispettare le donne se loro per prime non lo fanno? Viene voglia di urlare? Assolutamente sì!

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Ma per fortuna non è stato solo questo, a ricordarci che il mondo è anche pieno di colori e calore ci ha pensato il sole, regalandoci uno spettacolo unico: uno splendido arcobaleno circolare. Ma questa settimana si è anche parlato di un’amore che si trasforma in ossessione e di due donne abbandonate dallo stato: è la storia di due gattare, parenti di un attore famoso, che si sono ritrovate a vivere con i loro amici domestici che hanno invaso la loro vita e non solo. Poi c’è chi è anche baciato dalla passione (per l’insegnamento) e trova slancio per cercare soluzioni… anche a ritmo di Gangnam Style. E’ la storia di un preside che ha lanciato una sfida ai suoi studenti: se studiate, ballerò per voi. Le medie scolastiche si sono impennate e l’uomo è stato di parola, pubblicando in youtube una delle migliori versioni del tormentone di PSY di sempre. Ma se vogliamo imparare qualcosa, insegnamenti preziosi arrivano sempre dai nostri amici a quattro zampe: questa settimana è stata la volta di un cane che ha salvato una neonata da un cassonetto. Ci ha ricordato che la vita è la cosa più importante e va preservata, a qualunque costo. Vale la pena lottare per essa? Sì, ancora una volta, assolutamente sì. Ecco allora che vogliamo lasciarvi con una poesia di William Ernest Henley, che è nota, ma vale sempre la pena ricordare. E vuole essere un omaggio al grande uomo che tante volte l’ha recitata e che è ricoverato in condizioni gravi, Nelson Mandela.

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK! 

NON ABBANDONIAMOLI!

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Le famiglie con i disabili si trovano sempre da sole. Vivono drammi nell’abbandono più assoluto da parte delle istituzioni e delle amministrazioni locali sanitarie. Famiglie che spesso sommano la disabilità con la povertà, con l’impotenza di condividere il loro calvario giornaliero, nella più totale indifferenza per quegli eroi senza nome che si accollano la croce del parente disabile. Così, Vincenzo Isgrò, un uomo di 39 anni, ha ucciso le due sorelle disabili di 41 e 48 anni, e poi si è ucciso. I tre cadaveri sono stati trovati in casa in via Nenni a Terme Vigliatore (Me). Secondo i primi accertamenti le sorelle sarebbero state avvelenate. Compiuto il suo gesto di “liberazione” Vincenzo ha poi deciso di assumere la stessa sostanza letale. Finisce così l’agonia di un uomo che ha lottato fino allo stremo per stare accanto alle sorelle, ma poi ha deciso che era ora di farla finita. Una vita di sacrifici che non riusciva più a sostenere… ma chi ci pensa a tutti quelli come Vincenzo? Chi è al governo a litigare sulla poltrona? Chi taglia i fondi ai servizi sociali e alla sanità? Chi pensa al pareggio di bilancio invece che al benessere dei cittadini?

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 CHI?

Giornata per i disabili al centro la crisi che lede i diritti

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