Era tenuta segregata almeno da otto anni la 36enne Chiara, che la madre ha rinchiuso in un’abitazione del quartiere Vomero di Napoli. Una casa che nel tempo si era trasformata in una discarica. Sono stati i poliziotti di Napoli a liberarla da quel carcere dove a disposizione aveva solo la corrente elettrica: nè acqua nè gas. Chiara ha conseguito il diploma e risulta anche iscritta all’università ma è stata trovata narcotizzata. Nel frattempo la madre, l’insegnante 69enne in pensione Rosa S., ha ottenuto gli arresti domiciliari. A stabilirlo il gip al termine dell’interrogatorio di garanzia conclusosi poco fa nel carcere di Pozzuoli (Napoli) dove la donna era stata portata dalla polizia venerdì scorso quando gli agenti fecero irruzione nell’appartamento trovando Chiara in mezzo a cumuli di rifiuti. Gli agenti del commissariato Arenella, guidato dal vice questore Eugenio Marinelli, dopo averla liberata l’hanno affidata al 118 che l’ha prima condotta nell’ospedale Cardarelli e poi nel San Giovanni Bosco dove si trova tuttora in cura. Anche altre tre persone sono state denunciate per favoreggiamento: si tratta del portiere dello stabile, dell’amministratore, e della zia della giovane, sorella dell’ insegnante in pensione. Le due sorelle viveno assieme da circa 12 anni. Secondo quanto si è appreso, non aveva mai voluto accettare la figlia. I medici del San Giovanni Bosco dovranno ora accertare lo stato di salute, soprattutto psicologico di Chiara. Dagli atti non emergono forme di minorazione mentale che, però, potrebbero essere state nascoste. Ai sanitari è anche affidato il compito di accertare se le siano stati somministrati calmanti, per tenerla sotto controllo. Quello che non si comprende, infatti, è perchè la giovane non si sia mai ribellata a questa situazione. Gli investigatori del commissariato Arenella stanno ascoltando anche altre persone. Tra queste figura il fratello di Chiara, che vive fuori regione. Il padre, invece, è morto tempo fa. “È una vicenda che ha dell’incredibile: mi chiedo come abbiamo fatto, tutti noi, a non accorgerci di questa terribile vicenda. Mi sento in colpa”. A parlare è l’inquilina del secondo piano del palazzo di via Caldieri 141 dov’era rinchiusa la ragazza. “Le conosco da 13 anni – spiega la donna – sia la giovane sia la madre. Mi ricordo di averle incontrate entrambe in una riunione di condominio, molto tempo fa. Chiara mi sembrò un pò nervosetta, con dei problemi. Per discrezione non domandai nulla alla signora. Io e mio marito le sentivamo spesso litigare, talvolta furiosamente. Poi niente più, nessun segnale da quell’appartamento”. “Tempo fa, non avendo avuto più sue notizie e non sentendola più, – conclude la donna – chiesi di Chiara alla madre: mi disse che stava studiando, all’università, e che non dormiva più a casa. Ogni tanto, la incontravo nell’androne del palazzo, con le buste della spesa in mano, un cenno di saluto, buon giorno, buona sera, e null’altro”.
Tutti gli articoli con tag disabile
La 36enne segregata per 8 anni: la madre già ai domiciliari
Pubblicato da tdy22 in marzo 2, 2014
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La polizia libera una donna: era tenuta segregata da otto anni dalla madre
Ha 36 anni ed è una disabile mentale la donna che è stata liberata oggi dalla polizia a Napoli. La giovane era tenuta segregata dalla madre nel loro appartamento in via Caldieri, nel quartiere Vomero. La sua condizione si protraeva da almeno otto anni. Stando a quanto si è appresto, la ragazza sarebbe stata imbottita di tranquillanti e psicofarmaci dalla genitrice. Un calvario iniziato quando l’anziana madre è rimasta vedova.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 28, 2014
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L’Italia non è un Paese per disabili: la protesta solitaria a Roma
La signora Liliava Salvatori è rimasta disabile al 100% dal 1968, quando venne investita da un camioncino. Da allora, si è sottoposta a una decina di interventi, tra cui l’asportazione delle anche. Oggi la donna ha deciso di piazzarsi in mezzo alla strada, sotto la scalinata del Campidoglio a Roma, e sedersi a terra con accanto la sua carrozzella. Tutto questo perchè, spiega, “Mi hanno tolto il pulmino e mi hanno promesso una indennità per prendere il taxi. Sono mesi che non arriva”. Dall’amministrazione capitolina “mi hanno detto che mi davano la badante: ma io non la voglio”, aggiunge la protagonista della solitaria protesta che sta creando disagi e pesanti rallentamenti nel traffico del centro di Roma. La donna spiega anche di essere una militante di lungo corso del partito comunista prima e di Sinistra e libertà ora, e di “aver votato anche quello là”, facendo riferimento al Sindaco Ignazio Marino. I vigili sul posto, che cercano di convincerla a liberare la carreggiata, spiegano che non è la prima volta che effettua proteste di questo genere.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 5, 2014
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Usa: i due cops che spezzano il braccio a un 16enne con problemi psichici
Jacob Gocheski, 16 anni, non sembrava intenzionato a scendere dal pullman nonostante le richieste di due poliziotti che, dopo qualche minuto, l’hanno preso di peso spezzandogli il braccio. E’ accaduto nello Stato di New York, a Rotterdam, e ora la famiglia del giovane, affetto da problemi psichici, ha fatto causa al dipartimento di polizia di Albany per un milione di dollari. Come mostra il video ripreso dalla camera di sicurezza dello scuolabus, due agenti hanno provato a convincere il giovane ma, inascoltati, l’hanno preso di peso e uno dei due gli ha girato un braccio dietro la schiena per bloccarlo. La mossa del poliziotto, però, è tanto energica, e non fatta a dovere, che il braccio di Jacob si rompe, con un suono chiaramente udibile nel video.
Pubblicato da tdy22 in febbraio 4, 2014
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Un morto e due intossicati: il bilancio dell’incendio in centro a Milano
E’ stata la Polizia di Milano a rendere noto che l’incendio che ieri sera era scaturito in un appartamento nel centro del capoluogo lombardo, in via Cesarino 8, ha causato la morte di un uomo, un 86enne con difficoltà di deambulazione. Il corpo dell’anziano è stato rinvenuto sotto una catasta di libri carbonizzati ed è irriconoscibile: per la sua identificazione ci si attiene alle testimonianze delle altre due persone che abitano nella casa e che sono rimaste lievemente intossicate. In un primo momento, ieri sera, sembrava che nell’appartamento non vi fosse nessuno e solo in seguito, una volta domate le fiamme, attorno all’una, la macabra scoperta. L’incendio ha reso inagibile non solo l’appartamento dov’è scaturito l’incendio, ma anche due appartamenti, quello sovrastante e il sottostante.
Pubblicato da tdy22 in dicembre 8, 2013
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Un bimbo disabile affidato a pedofilo
Pedofilo già condannato per aver molestato una bambina di cinque anni ha avuto in affido un bambino disabile di 10 anni, figlio di primo letto di sua moglie appena deceduta. L’uomo è anche stato sospettato di aver violentato una 14enne e condannato per oltre 90 truffe. La commissione affari sociali della città svedese, ha dato semaforo verde all’adozione, perché ha giudicato molto basso il rischio di recidiva. Nove membri su dieci della commissione si sono detti favorevoli. La direttrice dei servizi sociali di Helsingborg Dinah Abinger ha lanciato l’allarme sul caso, parlando con l’agenzia di stampa Tt: “Questo via libera all’adozione deve essere stoppato. Sono state condotte ricerche in modo troppo superficiale. Ci sono troppi punti che non sono stati trattati in modo esauriente. Ho intenzione di presentare il caso all’Ispettorato della salute e dell’assistenza sociale”.
Pubblicato da tdy22 in novembre 30, 2013
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Umiliato dal prof perchè disabile: condannato il docente
Non aveva il coraggio di confidarsi con i genitori, di raccontare loro come il professore lo deridesse e insultasse in classe. Lui, a 15 anni e con problemi psico-motori, una paralisi che non gli consente di muoversi bene, sorrideva, era affettuoso, aveva degli amici in classe. Gli stessi che l’hanno spinto a raccontare in famiglia quello che accadeva in quelle aule di un istituto tecnico turistico al Torrino, a Roma. Il 13 dicembre 2007, prende coraggio: “C’è un professore che mi tratta malissimo, mi ha preso lo zaino, me l’ha buttato dalla finestra e mi ha imposto di andarlo a prendere nel giardino”. Subito la denuncia, le indagini, la sentenza di primo grado del marzo del 2012 emessa dal Tribunale ordinario di Roma che condanna Francesco Pepe, docente di inglese a un anno di reclusione per maltrattamenti. Il magistrato aveva chiesto 4 mesi per l’accusa di abuso di mezzi di correzione. L’avvocato del professore ha fatto richiesta di appello, con il suo assistito che si è sempre dichiarato innocente. La sentenza parla di “condotta denigratoria e discriminatoria”. “Tu sei diverso, non sei grado, leggi il giornale, tanto a te non serve il libro” avrebbe detto Pepe. Sono i compagni di classe del ragazzo che raccontano come, durante il primo anno, il prof avrebbe chiesto di fare all’alunno uno “scherzo”, “di mettere uno zaino sotto il banco” del ragazzo “con il cestino, così sarebbe inciampato”. Un testimone racconta altri episodi: “Quando andava al bagno il professore gli gettava gli oggetti fuori dalla finestra”. Durante il secondo anno, i compagni avevano avvisato tanto gli insegnati che la preside. Lui piangeva, i professori non dicevano nulla ai genitori e il docente avrebbe in seguito chiesto scusa, spiegando che il tutto era causa di un brutto periodo della sua vita. Lui, però, si sentiva disprezzato perchè malato. Come spiega il Messaggero, Pepe si è sempre detto innocente e alcuni professori hanno detto che nessuno si era lamentato. Per quel che riguarda l’episodio del cestino, il docente lo ricostruisce in modo diverso: “ricordo che era lui che mi chiese di andare al bagno e cercando di uscire dal banco incontro difficoltà perché c’erano degli zainetti buttati a caso. Quando lui uscì dissi ma che lo fate apposta per farlo cadere? O è un caso?”. Ha ammesso di aver consigliato a Marco di frequentare un logopedista quando erano da soli, non davanti alla classe. “Per quanto riguarda le frasi relative alla scarsa igiene, non l’ho mai offeso, ma quando mi riferivano che tornando dal bagno era sporco ritenevo opportuno con un certo imbarazzo chiedergli di essere più attento all’igiene personale”. Il giudice ha ritenuto “inconferenti” i documenti presentati dalla difesa relativi a consigli di classe che evidenziano segnalazioni di bullismo dei compagni verso il ragazzo. Secondo la sentenza il professore ha posto in essere “una condotta di sopraffazione sistematica determinando vere e proprie sofferenze morali”.
Pubblicato da tdy22 in novembre 16, 2013
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I 6 ragazzi rinchiusi in una stanza, un disabile e 4 minorenni
Non si sa da quanto tempo erano rinchiusi e non si conosce il motivo di un tale gesto, ma oggi 6 ragazzi sono stati liberati dai carabinieri di Gioia Tauro, in Calabria. I 6 erano imprigionati in una stanza di un campo rom che è composto da sette palazzine. La scoperta è stata del tutto causale, i carabinieri erano nel campo rom infatti alla ricerca del bottino di una rapina e si sono trovati di fronte una porta chiusa che hanno aperto: all’interno i 6 ragazzi, di cui uno disabile e 4 minorenni. I ragazzi, fatti uscire dalla stanza avevano problemi motori e insofferenza alla luce, tutti sintomi che fanno supporre che si trovassero all’interno di quella “prigione” da molto tempo. La nonna dei bambini, Fiorina Amato, 60 anni, invece ha detto che si erano nascosti nella stanza di loro volontà per sfuggire ai controlli dei carabinieri.
Pubblicato da tdy22 in novembre 6, 2013
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“Si beva una camomilla”: così i vigili al padre di un disabile
Non solo ha parcheggiato sul posto riservato ai disabili ma quando il padre di un bimbo portatore di handicap gli ha chiesto di spostare l’auto, un uomo ha insultato e strattonato chi chiedeva, semplicemente, rispetto per la segnaletica stradale. E’ accaduto giovedì mattina all’ingresso della scuola elementare Madonna Assunta di Bagnoli, in provincia di Napoli. L’accesa discussione ha poi visto il coinvolgimento di altri genitori presenti ed è degenerata in rissa davanti agli occhi dei piccoli alunni dell’istituto di via Pozzuoli. Il tutto si è concluso con una donna caduta malamente a terra e l’intervento della polizia municipale. A scatenare la rissa, il fatto che Roberto Marcone, padre di un disabile, aveva chiesto a chi aveva parcheggiato impropriamente di cedergli il posto che gli spettava. Racconta l’uomo: “Il plesso accoglie quasi 600 bambini di cui una ventina disabili, abbiamo ottenuto i due stalli dopo una lunga lotta cinque anni fa, ma la cattiva abitudine di occuparli senza diritto non è mai cessata, nonostante le numerose segnalazioni alla X Municipalità e alle forze dell’ordine. L’anno scorso per lo stesso motivo mi sono preso un pugno in faccia, adesso si è arrivati alla rissa”. Roberto è solo il portavoce dei molti genitori degli alunni disabili della scuola, impegnati in una battaglia quotidiana e le cui denunce sono supportate da una ricca documentazione fotografica delle violazioni al codice stradale. Continua l’uomo: “Ma siamo soli in questa lotta per la civiltà: ciò che mi ha rattristato di più, oltre all’ennesimo gesto di arroganza di chi si ostina a fermarsi sui posti per disabili anche solo per i famosi 5 minuti, è il fatto che alla fine i vigili non hanno elevato nessuna multa e mi hanno consigliato di andare a prendere una camomilla”. Ora si stanno mobilitando anche i genitori degli altri bimbi. “Stiamo pensando ad iniziative di protesta per sensibilizzare sulla vicenda – dicono – prima che si arrivi ad altri e più gravi atti di violenza”.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 19, 2013
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Domani torna a scuola: la vittoria della disabile maggiorenne
Il diritto allo studio le è stato riconosciuto e da domani potrà tornare a sedere sui banchi di scuola del primo anno della scuola superiore anche se maggiorenne. Finalmente la ragazza disabile ha vinto la sua battaglia e oggi al Seneca di Monte di Procida, in provincia di Napoli, sono arrivati i docenti di sostegno e le è stata assicurata la copertura dell’intero orario di lezioni: 27 ore settimanali. Alla ragazza all’inizio dell’anno scolastico le era stata negata l’iscrizione in quanto maggiorenne e la scuola non poteva garantirle gli insegnanti di sostegno come prevedeva la spending review. La famiglia si era quindi appellata al Tar della Campagna, rivendicando il diritto allo studio come previsto dalla Costituzione italiana ed è stato proprio il Tar a dare ragione ai genitori della ragazza e con una sentenza del 28 settembre ha riammesso la ragazza a scuola.
Pubblicato da tdy22 in ottobre 17, 2013
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Disabile in classe e i genitori ritirano i figli
A nord Italia, i genitori avevano deciso di ritirare i figli dopo aver saputo che vi erano alcuni ragazzi stranieri in classe, al sud i famigliari dei bambini della Gennaro Sequino, scuola a nord di Napoli, ritirano i figli da scuola perché in classe c’è un disabile. Padri e madri si sono recati nei giorni scorsi dalla direttrice dell’istituto e hanno chiesto il nullaosta per il trasferimento dei figli in altre sezioni, dove non fossero presenti bambini affetti da autismo. Richieste che sono state respinte dalla dirigente scolastica Maria Loreta Chieffo che però alla fine ha dovuto cedere al trasferimento degli alunni in altre scuole del territorio. I ragazzi che hanno lasciato al scuola sono stati al momento 6 su 20, ma molti sono pronti a fare nuove richieste.
Pubblicato da tdy22 in settembre 22, 2013
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E’ giallo sulla donna assassinata al Prenestino, indagini in corso
Il cadavere di una donna è stato rinvenuto presso la propria abitazione sita in via Prenestina a Roma. Si tratterrebbe di omicidio, sul corpo sono state infatti riscontrate numerose ferite. I carabinieri stanno interrogando al momento una persona, secondo le prime indiscrezioni si tratterebbe di un disabile che viveva con la vittima.
Pubblicato da tdy22 in settembre 5, 2013
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Investe disabile e scappa!
Nella tarda serata di lunedì una Punto ha investito un disabile in carrozzina e poi è fuggita. L’incidente è avvenuto a Deruta in provincia di Perugia, dove il disabile, un 33enne del posto, è stato soccorso e trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia, dove gli sono diagnosticate lesioni giudicate guaribili in 30 giorni.
L’orrore ha le fattezze di un’auto che investe un disabile in carrozzina e poi fugge, per costituirsi 48 ore dopo. È successo a Deruta.
L’uomo è stato denunciato dai carabinieri di Deruta per il reato di lesioni personali colpose e omissione di soccorso di persona rimasta ferita a seguito di sinistro stradale. Dopo 48h l’automobilista si è costituito. Oltre alla denuncia all’uomo è stata ritirata la patente di guida e il proprio veicolo è stato sottoposto a sequestro penale.
Pubblicato da tdy22 in agosto 22, 2013
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In crisi religiosa dopo la morte del fratello, disabile riceve telefonata di Francesco
“Ciao Michele, sono Papa Francesco”. Michele Ferri ha 51 anni ed è disabile. Nei mesi scorsi, dopo che il fratello Andrea Ferri, imprenditore titolare di pompe di benzina era stato ucciso, aveva scritto una lettera a Papa Francesco, più come sfogo personale che nella speranza davvero di poter essere chiamato. Era una lettera di sofferenza, di chi vacilla nella fede perché la sua vita, già provata dalla disabilità, è stata ancora una volta messa a dura prova dalla perdita di un fratello che era un vero e proprio punto di riferimento. E così Papa Francesco, letta la lettera ha voluto chiamarlo. All’inizio Michele Ferri ha pensato che si trattasse di uno scherzo, poi ha capito che il Papa era davvero al telefono con lui. Francesco ha voluto poi parlare anche con la madre di Michele. L’uomo, poi assediato dai giornalisti, ha voluto raccontare al citofono, solo la sua sorpresa, lasciando, come è giusto che sia, il contenuto della conversazione riservato.
Pubblicato da tdy22 in agosto 9, 2013
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La disabile che è “sana” per Equitalia
Lei, una 49enne trentina, è invalida al 47% , ma Equitalia dice che deve pagare i contributi come se fosse sana.
«Non ce la faccio più a sopportare questa umiliazione e non riesco più a lavorare come un asino, quando ho le commesse per farlo, con conseguenti giornate a letto per il mal di schiena, che non vengono conteggiate come possibili fermi lavoro dall’Agenzia delle Entrate», dice la donna che a Riva del Garda effettua ricami personalizzati su capi di abbigliamento o su altro materiale pubblicitario. Per questa attività in proprio ha dovuto acquistare una macchina da 20mila euro che gli fa guadagnare poco più di 30 centesimi l’ora.
Secondo lo Stato se ha investito 20 mila euro è perché ne guadagna altrettanti. «Questa è una ingiustizia, la signora lavora, se ha lavoro, quelle poche ore al giorno e non tutti i giorni, pagando ogni imposta diretta e indiretta», afferma il presidente di Federcontribuenti Marco Paccagnella. «La tassazione sul lavoro, e la politica fiscale in generale, annulla tutti quei diritti costituzionali a partire dal contribuire alle spese dello Stato secondo le proprie possibilità, al diritto al lavoro e alla salute e alla casa».
Pubblicato da tdy22 in luglio 4, 2013
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Bimba cade dal balcone spinta dal fratello disabile.
E’ stata spinta giù dal fratello disabile (7 anni) la bimba, di circa 3 anni, che è stata ricoverata in Rianimazione nell’ospedale Santobono di Napoli dopo la caduta dal balcone della sua casa sita al primo piano a Mugnano in provincia di Napoli. La donna si è immediatamente precipitata in strada per verificare le condizioni della piccola, mentre il fratello è stato calmato da una vicina di casa che si è occupata anche di chiamare i soccorsi.
Pubblicato da tdy22 in giugno 28, 2013
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Il video degli orrori: maestre picchiano e insultano un disabile
Scene che in una scuola non si dovrebbero mai vedere. Il luogo dove dovrebbe essere insegnato a vivere si trasforma in una lotta quotidiana alla sopravvivenza fatta ai danni di un ragazzo di soli 15 anni autistico. Le immagini del video mostrano il disprezzo e di un insegnante di sostegno e di un’assistente sociale che evidentemente erano incapaci di svolgere il loro lavoro e ricorrevano alle botte, ai calci e alle umiliazioni. Maria Pia Piron 59 anni e Oriana Montesin di 55, sono state arrestate con l’accusa di violenza ai danni di un allievo autistico.
Michele ha subito ogni tipo di violenza psicologica e fisica e solo alle telecamere installate di nascosto dai carabinieri è stato possibile ricostruire l’agonia dell’alunno disabile.
E’ il 3 aprile quando Michele è seduto al banco e sta scarabocchiando su un quaderno con un pennarello. L’assistente sociale, la Montesin, gli si avvicina e lo strattona tirandolo per i capelli e le orecchie. Non è finita, però. Passano pochi minuti, la donna torna e colpisce Michele alla testa con un righlello. Alle 11 arriva la Piron, il ragazzo mette le mani avanti al volo, ha paura. E lei spiega alla collega: “E’ un ragazzo che ti istiga”. Istiga un ragazzo disabile che sta disegnando sul proprio quaderno?
Ma il secondo giorno di riprese non va meglio. E’ una giornata di insulti e offese per Michele che viene definito “letamaio” e “asino”. Naturalmente non mancano neppure le botte… colpito alla nuca con una bacchetta e con delle forbici e preso a calci sulle gambe.
Il terzo giorno di riprese, quello in cui finalmente avviene l’arresto che pone fine all’agonia del giovane, la Piron inizia a molestarlo alle 8 del mattino con: “Ti spacco la testa, porcone animale. Ti spacco il naso!”. Il ragazzo terrorizzato non regge la tensione e si fa i bisogni addosso. A quel punto scatta l’esplosione di rabbia dell’insegnante che arriva a prendere un fazzoletto con del detersivo per mobili e lo passa sulla faccia del 15enne insultandolo di nuovo: “Hai finito animale. Sei un animale. Puttana di un porco!”. Ma il peggio avviene alle 11 quando l’assistente sociale colpisce Michele alla testa e al collo con le forbici.
E qui scatta l’arresto. Un uomo fa irruzione in classe e mostra il distintivo e avvisa che quel ragazzo va via con lui. Una delle donne si difende dicendo: “Ero molto stressata”.
Sono passati due mesi. Michele non va più a scuola e Oriana Montesin e Maria Pia Piron hanno ottenuto i domiciliari dopo aver versato 10 mila euro di risarcimento. Il pm ha chiesto il giudizio immediato. Ci può essere una pena per questi reati che possa restituire serenità a un ragazzo disabile maltrattato?
Il filmato contiene scene violente è perciò consigliato a un pubblico adulto e si avvisano gli utenti che comunque può urtare la sensibilità di alcune persone.
Pubblicato da tdy22 in giugno 7, 2013
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Auto impazzita travolge la parata: 60 feriti, alcuni gravi.
Non è ancora chiara la dinamica dell’incidente che ha sconvolto la Trail Days Parade, la manifestazione clue degli Appalachian Trail Days, a Damascus, in Virginia, una sorta di festa locale per gli appassionati delle montagne della zona. Un’auto appartenente a un disabile è sbuca dal nulla e ha travolto i partecipanti. Si è ipotizzato un malore del conducente. Sono 60 i feriti, 15 quelli ricoverati in ospedale e alcuni di questi sono in gravi.
Pubblicato da tdy22 in Maggio 18, 2013
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La morte di Daniela Sabotig: tragica fatalità o lucido omicidio?
La puntata di Quarto Grado di questa sera è stata incentrata sul tema del femminicidio. Tra gli altri casi trattati, quello di Daniela Sabotig, 54 anni, farmacista di Udine, morta in un tragico incidente d’auto. La donna, in un primo momento, era stata dichiarata morta per cause accidentali, dopo che la vettura su cui viaggiava era uscita di strada finendo in fondo a una scarpata lungo una strada comunale in val di Ledro lo scorso 5 febbraio. Perchè allora parlare di femminicidio? Con lei, che non guidava mai la notte, in quegli istanti si trovava Ivan Zucchelli, 47 anni, albergatore di Legos, frazione di Molina di Ledro (Trento) che ora è sospettato d’omicidio. Sotto choc, ma illeso, aveva raccontato di aver risalito il dirupo, quindi aveva guidato i carabinieri giunti sul posto coi soccorritori fino alla macchina. «Guidava lei», ha detto. I due si erano conosciuti in rete, dove Zucchelli era solito intrattenere amicizie con diverse donne. Ma Daniela non era come le altre, il loro rapporto era più stretto e si segue anche una pista economica. Alcune amiche della donna, che la descrivono come una persona solare in grado di accettare i suoi limiti, la donna era infatti disabile, ma raccontano che lui la maltrattava, anche psicologicamente. Mercoledì si potrebbe avere una risposta, in seguito ad ulteriori indagini sul corpo della donna, che presentava alcune ferite non compatibili con la tesi dell’incidente.
Pubblicato da tdy22 in Maggio 10, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/05/10/la-morte-di-daniela-saboting-tragica-fatalita-o-lucido-omicidio/
Un cane baby sitter! Ecco la storia di Orca, Lily e Cheryl.
Orca è un golden retriever che si rende utile in casa. Da quando vive sotto lo stesso tetto di un neonato è diventato una perfetta baby sitter. Aiuta, infatti, la sua padrona a cambiare i pannolini alla figlia Lily. Cheryl Alexander è una mamma disabile e le basta dire solo una parola per far sì che il cane recuperi la stuoia, le salviette umidificate e un pannolino nuovo riuscendo anche a sbarazzarsi di quello vecchio.
Cheryl fa l’insegnante e soffre di distrofia malattia neurovascolare che limita fortemente i suoi movimenti. “A causa del dolore, a volte è impossibile piegare o fare i compiti più semplici”. Orca è un cane da assistenza specializzato. “Io lo chiamo piccolo aiutante della madre. Lui è un cane meraviglioso – afferma Cheryl – Lily lo ama. Ora dice che ha tre genitori”.
Pubblicato da tdy22 in marzo 25, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/25/un-cane-baby-sitter-ecco-la-storia-di-orca-lily-e-cheryl/
Fermano anziano… eccesso di velocità in carrozzina!
Klaus-Dieter Stellmacher, 63 anni, stava tornando a casa con la sua carrozzina a motore elettrica, nella città di Schwedt, in Germania, quando la polizia lo ha fermato per eccesso di velocità e gli ha intimato di scendere e andare a piedi. Il pensionato aveva infatti superato, secondo i cinque ufficiali in servizio, il limite di velocità di 6 km/h. Stellmacher, che ha una leggera disabilità, ha cercato di difendersi, ma nulla: è dovuto tornare a casa a piedi e spingendo il pesante mezzo.
Pubblicato da tdy22 in marzo 12, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/12/fermano-anziano-eccesso-di-velocita-in-carrozzina/
La polizia uccide… anche i disabili. Per il giudice quella vita vale 20mila euro!
Riccardo Rasman era un giovane di 34anni, un omone di 1 metro e 85 cm e di oltre 120 chili nonchè disabile psichico in cura per sindrome schizofrenica paranoide con delirio persecutorio, disturbo che gli era comparso durante i sette anni nei quale aveva prestato servizio militare presso l’ Aeronautica.
Al riguardo la Corte dei Conti per il Friuli Venezia Giulia, nel 2003, aveva riconosciuto a Rasman l’infermità dipendente da cause di servizio a seguito di un ricorso presentato dalla famiglia contro il Ministero della Difesa.
Il 27 ottobre 2006, Riccardo si trova nella sua abitazione di Trieste, un monolocale di proprietà dell’ Ater situato in un quartiere popolare della città. E’ all’incirca l’ora di cena quando i vicini di Rasman chiamano la polizia; secondo le successive ricostruzioni alquanto confuse, Riccardo stava ascoltando la musica ad un volume eccessivo e ad un certo punto era uscito sul balcone di casa, completamente nudo, iniziando a lanciare petardi ai passanti. Questa è la segnalazione che arriva al 113 che, dopo pochi minuti, giunge sul posto.
A bordo della volante ci sono due agenti, Maurizio Mis e Giuseppe De Biasi che arrivano abbastanza celermente all’appartamento di Rasman; i due, in base alle ricostruzioni, bussano alla porta di Rasman chiedendogli di aprire ma dall’altra parte non ottengono riscontri in tal senso.
Riccardo infatti non vuole aprire la porta e, anzi, pare risponda male agli agenti; secondo la difesa, ha agito così per paura.
Viene chiamata quindi una seconda pattuglia e sul posto sopraggiungono altri due agenti, Mauro Miraz e Francesca Gatti.
Successivamente in fase di dibattito, saranno in molti a chiedersi se non sia stato eccessivo l’utilizzo di 4 agenti e 2 volanti per un episodio simile.
Decidono quindi di forzare la porta con l’ausilio dei vigili del fuoco e di fare irruzione nell’appartamento. Dalle ricostruzioni, una volta dentro al monolocale nasce una colluttazione tra Rasman (che era sul letto) e gli agenti; i quali riescono alla fine ad avere la meglio.
Il ragazzo viene immobilizzato, ammanettato dietro la schiena e le caviglie gli vengono legate con del filo di ferro; così Rasman verrà trovato all’arrivo dei sanitari che riscontreranno anche gravi ferite e segni di imbavagliamento.
Ma ad uccidere Riccardo non sarà niente di quanto descritto sin qui; perché c’è dell’altro. Malgrado fosse ormai immobilizzato 3 dei 4 agenti continuano, per oltre cinque minuti, a fare pressione sulla schiena del ragazzo. Per la Procura di Trieste i 3 agenti “esercitavano pressioni sul tronco, sia salendogli insieme o alternativamente sulla schiena, sia premendo con le ginocchia, un’eccessiva pressione che ne riduceva gravemente le capacità respiratorie.”
Il tutto fino a portarlo a respirare affannosamente, a rantolare, a divenire cianotico. E, alla fine, a smettere di respirare. Il decesso viene constatato all’arrivo dei soccorsi sanitari i quali trovano Rasman nello stato di immobilizzazione sopra descritto; la camera presenta schizzi di sangue sui muri. Per il medico legale si tratterà di morte dovuta ad asfissia da posizione. Nella perizia ci sarà scritto:
“per causare le lesioni riscontrate gli agenti hanno usato mezzi di offesa naturale in maniera indiscriminata anche verso parti del corpo potenzialmente molto delicate, ma anche oggetti contundenti come potevano essere il manico dell’ascia rinvenuta nell’alloggio o il piede di porco usato dai vigili del fuoco per forzare la porta d’ingresso. Gli stessi agenti hanno ammesso di averlo utilizzato contro il braccio destro di Riccardo”
Da un punto di vista giudiziario, inizialmente viene aperta un’ indagine di ufficio che sarà chiusa in tempi brevissimi, nell’ottobre 2007, con una richiesta di archiviazione; per il magistrato infatti, i quattro poliziotti avrebbero agito nell’adempimento di un dovere. Il tutto appare fin da subito strano; le indagini sono rapide e le testimonianze vengono raccolte dagli stessi agenti coinvolti nella vicenda.
La parte civile si oppone alla richiesta di archiviazione e presenta al giudice una serie di indizi raccolti; così nel febbraio 2008 il magistrato ritorna sulla propria decisione e formula una accusa di omicidio colposo per i 3 poliziotti. Un anno dopo, nel gennaio 2009, i 3 agenti vengono condannati a sei mesi di carcere, con pena sospesa. Sentenza confermata poi anche in secondo grado.
Ora è in corso la causa per il risarcimento in sede civile: al momento la famiglia ha ricevvuto solo 20 mila euro ciascuno. La sentenza giustifica l’ “elemosina” concessa con queste parole: “L’unica sua risorsa era l’immensa forza fisica, che ha portato alla reazione incontrollabile… la crisi respiratoria sarebbe stata indotta-autoindotta da un soggetto fuori di sé e privo di qualunque consapevolezza in un episodio psicotico”. Inoltre va escluso ogni danno patrimoniale perché “Rasman non produceva reddito alcuno”. Quella sera però Riccardo stava festeggiando, con petardi e musica, il suo nuovo lavoro.
Arriveranno almeno le scuse? Se questa è giustizia…
Pubblicato da tdy22 in marzo 9, 2013
https://tuttacronaca.wordpress.com/2013/03/09/la-polizia-uccide-anche-i-disabili-per-il-giudice-quella-vita-vale-20mila-euro/
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