E se si dimettessero tutti i pentastellati..?

legge-elettorale-dimissione-grillini-tuttacronacaSi continua a parlare della Legge Elettorale, con Renzi che cerca accordi e Grillo che indice le consultazioni sul web, ma ancora si attendono le motivazioni della sentenza con cui la Corte Costituzionale ha bocciato il Porcellum. E’ il Corriere della Sera a scrivere che, quando saranno rese pubbliche, tra una decina di giorni, il M5S potrebbe decidere di protestare con le dimissioni di massa dei parlamentari.

Tra le righe del messaggio serpeggia l’idea che serva un gesto di rottura estremo una volta che saranno rese note le motivazioni della Consulta. Si fa largo anche l’ipotesi di dimissioni di massa da parte dei parlamentari del Movimento — «una suggestione più che un’intenzione », dicono alcuni Cinque Stelle —, uno spunto che però viene preso in considerazione. «Nel caso in cui dalle motivazioni della Corte dovesse trasparire che il Parlamento è illegittimo, le dimissioni di tutti i deputati e senatori del Movimento sarebbero a mio avviso un atto radicale e coerente», dice Paolo Becchi.

Emanuele Buzzi, autore dell’articolo, spiega che a questo punto potrebbe arrivare la sorpresa:

Il professore, indicato più volte come ideologo dei Cinque Stelle, vede nel post di Grillo «una risposta implicita » alle sollecitazioni di Renzi («Come è possibile fare riforme con un’Aula delegittimata? », si chiede) e lamenta il fatto che «la Consulta la stia tirando alla lunga per le motivazioni: la situazione è già insostenibile ». Ecco, quindi, «la necessità » di una prova di forza, che però non convincerebbe tutti i vertici del Movimento. A partire proprio da Gianroberto Casaleggio. La conseguenza di un atto simile «sarebbe solo quella di far subentrare i primi non eletti alle Politiche», afferma un pentastellato. «Meglio puntare sull’impeachment nei confronti di Giorgio Napolitano », ripetono alcuni esponenti. E anche Becchi condivide la linea: «Nel caso si arrivasse al voto in Aula, per il capo dello Stato sarebbe già una sconfitta: non rappresenterebbe più l’unità del Paese, a maggior ragione se la nostra proposta venisse appoggiata da qualche altra forza politica».

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I nostri 7 giorni: chi vincerà la partita?

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Chi vincerà la partita? Sul tavolo la famosa palla 7 è stata lanciata, ma quale palla andrà in buca? Sarà quella del Premier a finire schiacciata dalla crisi aperta dal Pdl e chiudere l’esperienza di Enrico Letta? O sarà una palla boomerang che finirà di isolare Silvio Berlusconi e si concluderà con una scissione dei dissidenti dal Pdl? Le steccate non mancano ne è una prova anche gli auguri inviate oggi da Letta al leader del Pdl che auspicava “serenità”. Ma le steccate, anzi parliamo proprio di bacchettate sono arrivate anche alla Barilla dal web dopo la polemica contro i gay. A spingere in buca la palla di Bruno Longhi è stata invece la frase infelice pronunciata in diretta. Ma c’è anche chi è scomparso dal biliardo per qualche giorno come l’allenatore del Brescia che ha tenuto tutti con il fiato sospeso… Fortunatamente poi è riapparsa la sua palla e il fiato sospeso si è trasformato in fiato sul collo in attesa della prossima partita. Tiro pessimo anche quello di Balotelli e dei tifosi del Milan, 3 turni di squalifica al primo e la curva chiusa per i secondi. Sul tavolo poi è apparsa anche una nuova palla… quell’isola nata dal nulla dopo il terremoto e che ora minaccia l’esplosione prima di scomparire di nuovo… anche perché chi resterebbe a vedere l’oblio del mondo?  Per abbandonare la partita basterebbe la denuncia shock del disastro del Vajont o l’allarme lanciato per Fukushima. 

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Per fortuna che poi qualche curioso arriva e infila il naso negli affari altrui, trova qualche notizia divertente  e ci regala un attimo di allegria proprio quando vorremmo mollare tutto, spegnere la tv e ritirarci su un monte. Magari meglio su un Colle, ma che non sia quello del Campidoglio, già occupato da Marino che sta cercando di appellarsi al governo che non c’è per salvare la città Eterna dalla bancarotta. Per fortuna che almeno una parte di cittadini, i tifosi giallorossi, si consolano nel vedere la Roma in vetta alla classifica. Per fortuna quindi che le buone notizie arrivano anche quando non te le aspetti, come quando nel bel mezzo di una partita si scatena una rissa e si risolve con un bacio, come quando il gol capolavoro, Tevez lo dedica a Ciudad Oculta, il quartiere amato dal Papa… e forse sarà stato per questo gesto inaspettato che la statua della Madonna si sarà illuminata e Padre Pio è apparso su un albero a Napoli?

Chissà chi ha in mano la partita? Chissà chi farà la prossima mossa? Chissà se alla fine ci saranno vincitori o solo vinti? In ogni modo l’importante è giocarsela fino in fondo… poi comunque vada sarà un successo e vinca il migliore!

GOOD NIGHT, AND GOOD LUCK!

La strategia politica dopo la crisi diventa Palio con Cavalieri, Falchi e Re

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La strategia politica non ha più una scacchiera dove muoversi, ma piuttosto un palio, a cui partecipano Cavalieri, Falchi e Re.  Dopo la crisi, le fazioni hanno iniziato a litigare, come da copione, su di chi fosse la colpa e chi avesse gettato il Paese alle ortiche. La pacificazione da tanti auspicata e da tanti ostacolata è sembrata in confronto una scaramuccia inconsistente, ora in gioco ci sono di nuovo tante poltrone libere che attendono di essere occupate. Ma come nel selvaggio west bisogna, adesso, fare una corsa, anzi un palio, per cercare di accaparrarsi lo scranno. Si inizia alle ore 12 con il collegamento telefonico di Silvio Berlusconi con Napoli per la presentazione della “nuova” Forza Italia. Intanto al Colle si studia l’alternativa. I partiti dei due schieramenti, ma soprattutto zio e nipote sono in fermento. Da una parte la politica, dall’altra  il timore del tracollo domani, quando si riapriranno i mercati e  Borsa e  Spread potrebbero “azzoppare” i cavalli che si presentano alla linea di partenza per il rush.  In pole position non ci sono naturalmente solo Pd e Pdl, ma anche Scelta Civica che vuole stavolta fare la voce grossa e non essere relegata al ruolo di comparsa. Scelta Civica non  vanta un Cavaliere, ma, nelle sue file, qualche Dama c’è di sicuro.

C’è il rischio anche di elezioni anticipate? Il Re è contrario, ma il banditore, “le grida” le ha lanciate già ieri con “Al voto, al voto!!!

Le urne le vuole anche il Cavaliere a novembre, ma sembra che il Palio sia destinato a corrersi nei “Palazzi del Potere” e non nella pubblica piazza. I “falchi” intanto sono appostati, alcuni sono pronti anche a tirare e mirare alle gambe del loro “bene amato” Cav.

Quale sarà la road map? Lunedì Letta prenderà l’interim dei ministri dimissionari e si punterà già  da martedì a correre per un bis? Oppure si andrà verso un Governo di scopo? 

Intanto volano le colombe e Quagliariello parla di un errore e afferma  “Io non ho presentato nè firmato perché sono un ministro che ha giurato sulla Costituzione. Le sentenze in uno Stato di diritto vanno rispettate ma si possono criticare

Al voto, al voto!!! Grillo vuole le elezioni, ma difficilmente le avrà

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Al voto! Al voto! Il blog di Grillo con il post dal titolo Rien ne va Plus è un inno alla gioia e l’auspicio di elezioni subito. Porcellum o non porcellum l’M5S invoca solo le urne sperando che, aiutati anche da una legge elettorale davvero “sui generis”, l’M5S possa davvero spiazzare gli altri partiti raccogliendo non solo i delusi del Pd, ma anche quanti, avevano creduto a un centro-destra diverso. Grillo ci ha abituato ai toni forti e alle uscite esagerate e anche questa volta non fa circonlocuzioni per raccontare, dal suo punto di vista, lo stato attuale della politica italiana e dettare, quello che a suo dire, possono essere le soluzioni per uscire da tutte le crisi che hanno strangolato l’Italia.

“Non era necessario un indovino per prevederlo. L’Italia non può più reggersi sulle spalle di un ultra ottuagenario che sta, volontariamente o meno non importa, esercitando poteri da monarca che nessuno gli ha attribuito. Napolitano deve rassegnare le dimissioni”,

così esordisce il Semplice Portavoce del M5S che poi aggiunge:

“L’Italia ha perso un anno a gingillarsi mentre l’economia stava precipitando. Rinvio dopo rinvio questi parassiti hanno tirato a campare mentre l’Italia tirava le cuoia. L’ultimo regalo l’assurdo aumento dell’IVA che colpirà le classi sociali più deboli. Un cambiamento immediato è necessario”.

E dopo il preambolo arriva il colpo di grazia:

“Bisogna tornare al voto. Gli italiani devono poter decidere se vivere o morire. Napolitano non si opponga. I prossimi mesi saranno per cuori forti. In alto i cuori”.

Ma quanti saranno i dissidenti tra le file del M5S? Nell’ultimo conteggio c’era chi avrebbe messo la mano sul fuoco su almeno 15 persone… ma poi l’aula si sa, è come il campo da calcio e la partita è tutta da giocare voto su voto!!!

  

Letta punta il dito: “Berlusconi rovesciafrittata”

letta-attacco-berlusconi-tuttacronacaMentre il Pdl annuncia le dimissioni dei suoi ministri, il premier Enrico Letta scrive in Twitter per avvisare gli italiani e ricordare loro che il mancato stop all’aumento dell’Iva è “colpa dimissione parlamentari che ha provocato crisi e reso impossibile continuare. Berlusconi rovesciafrittata, italiani non abbocchino”.

letta-tweetNel frattempo, i siti d’informazione internazionali fanno rimbalzare la notizia delle dimissioni: “Berlusconi ministers ‘resign posts'” (i ministri di Berlusconi lasciano gli incarichi) si legge sulla versione online della Bbc mentre su Le Monde scrivono: “Italie : Les ministres du parti de Berlusconi dèmissionnent”. Similmente, su Le Figaro, “Italie : les ministres du parti de Berlusconi dèmissionnent”. La notizia è in primo piano anche sul tedesco Die Welt, “Via i ministri di Berlusconi, governo rischia la caduta” mentre lo spagnolo El Pais sostiene che “i ministri di Berlusconi assestano un duro colpo al governo Letta”. Sguardo puntato sull’Italia anche da Oltreoceano, con il sito del New York Times che informa i propri lettori delle “dimissioni dal governo dei ministri di Berlusconi”.

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Il contro canto di Cicchitto che punta il dito verso Forza Italia

fabrizio-cicchitto-tuttacronaca

Un contro canto quello di Fabrizio Cicchitto che sembra lontano da quell’orchestra di Forza Italia che sta suonando un Requiem per lo Stivale. Cicchitto critica il suo partito e le modalità con cui si è arrivati alle dimissioni di massa. In particolare per il parlamentare Forza Italia sarebbe mancata “una discussione approfondita negli organismi dirigenti e nei gruppi parlamentari del Pdl”.

“Apprezzo la decisione dei ministri sul terreno di una cristallina condotta scevra da ogni preoccupazione di potere – che ribadisce una netta distinzione dalla sinistra che anche in questa occasione si è assunta gravissime responsabilità – così come ho apprezzato la loro azione di governo”, ha assicurato Cicchitto. “Ma ritengo che una decisione di così rilevante spessore politico avrebbe richiesto una discussione approfondita e quindi avrebbe dovuto essere presa dall’ufficio di presidenza del Pdl e dai gruppi parlamentari, il cui ruolo in questa così difficile situazione politica andrebbe esaltato, sia sul piano delle scelte politiche da prendere sia su quello dell’iniziativa politica”, ha concluso.

 

Il Sabato delle Dimissioni ovvero perché Berlusconi ha giocato d’anticipo?

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Letta invoca il Parlamento, ma Berlusconi non permette la verifica e gioca d’anticipo. Questo potrebbe essere stato dettato dalla paura del leader di Forza Italia di non avere un fronte compatto… stavolta i franchi tiratori potrebbero annidarsi nel partito di centro destra. Il Premier o meglio da qualche minuto ex tenta ancora che la crisi venga compiuta “alla luce del sole e di fronte ai cittadini”, in modo da cercare i voti dei dissidenti di Forza Italia che sicuramente avrebbero permesso di continuare fragilmente e in costante bilico l’avventura del governo Letta. Il Presidente Napolitano sta in queste ore in diretto contatto con Letta e stanno vagliando diverse ipotesi, anche se la più remota sembra essere quella di tornare alle urne.

Il Pd non è pronto, non ha fatto il Congresso e l’unico che forse avrebbe potuto battere l’indebolito Pdl è Matteo Renzi che in questo momento si trova in attesa di primarie che lo possano investire del ruolo di segretario candidato alla Premiership. L’alternativa M5S è tutta da vagliare, se mai qualcuno vorrà sondare il terreno che in questo momento però potrebbe nascondere molte insidie. Quanti potrebbero votare un governo M5S? Forse se con uno scenario da fantapolitica, il Presidente Napolitano chiedesse al Pd un atto di responsabilità, forse la strada sarebbe percorribile.

L’ipotesi di un governo con i fuoriusciti del centro-destra

Si sta facendo spazio l’ipotesi di un governo più stabile anche se sembra che i segnali di ottimismo lanciati dal civico Olivero al momento debbano essere poi valutati e sostenuti in Aula se mai si arriverà a dichiarare una nuova coalizione di governo:

“Ed è chiaro – dice Olivero – che il punto non è il tradimento di Berlusconi ma la creazione di un progetto più forte, per dar vita ad un soggetto moderato che superi l’attuale bipolarismo. Un progetto che ha una prospettiva e non si limiterà ad accogliere transfughi”.

In definitiva Scelta Civica cerca di distogliere l’attenzione dalla crisi italiana e rilanciare su un nuovo progetto. Ma cosa succederà alla riapertura dei mercati di lunedì? La Borsa di Milano che ripercussioni avrà? La crisi italiana come sarà presa dai Paesi dell’Eurozona? Si accetterà un rimpasto di governo o, soprattutto per il buon nome dell’Italia, sarebbe auspicabile tornare alle urne anche se la legge elettorale non è stata cambiata?

Gli interrogativi restano mentre si sonda il terreno. Casini da New York ha appena dato la sua disponibilità. Sulla stessa rotta sembrano essere i dissidenti di Forza Italia Gaetano Quagliariello e Carlo Giovanardi. Tra questi si potrebbe aggregare anche Maurizio Sacconi, nonostante le dimissioni firmate a Berlusconi. Altra pedina che potrebbe staccarsi dal centro-destra è  Guido Viceconte, senatore della Basilicata. Al momento se ne conterebbero, ma poi bisogna vedere come si comporterebbero in aula, più o meno una decina. Altri dieci, ma anche qui tutti da verificare, sarebbero i fuoriusciti o in “procinto di distacco” del M5S.

Il Letta bis sarà un governo appoggiato dai “dissidenti M5S” e dai “pentiti Forza Italia”? Sarà il governo dei delusi dei partiti a dare stabilità nei prossimi mesi a un progetto politico capace di traghettare l’Italia fuori dal tunnel, lontano dallo spettro della Troika?

Tutti giù per terra? Alfano: ministri Pdl si dimettono!

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Tutti giù per terra? Il Pdl non ha resistito e sembra aver dato il colpo finale al governo Letta. Nonostante questa mattina uno spiraglio lo avesse aperto il Presidente della Repubblica, che da Napoli, aveva proposto l’indulto o l’amnistia, le condizioni del Pd e in particolare del Premier che aveva chiesto una verifica sembrano però aver minato il terreno irreparabilmente.

«I ministri del Pdl rassegnano le proprie dimissioni». Lo fa sapere Angelino Alfano – tramite la sua portavoce -, dicendo di parlare a nome di tutta la delegazione del Popolo della Libertà.

Dimissioni di massa… cosa succederà nelle prossime ore?

Fiducia prima della Giunta… la crisi al buio esce allo scoperto?

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La crisi al buio è conclamata ma forse i tempi non sono ancora maturi per venire allo scoperto ed Enrico Letta, da New York, risponde al ricatto di Berlusconi rilanciando sul piatto con la fiducia prima del voto della Giunta che farà, presumibilmente, decadere il Cavaliere da senatore.

“Se vogliono buttare giù il governo se ne devono assumere la responsabilità di fronte al Parlamento e al paese”. Il piano di Letta è ampiamente condiviso da Napolitano.

“Se oggi non rientra la minaccia di Berlusconi – spiega un ministro del governo vicino a Letta – allora la prossima settimana si va in Parlamento e vediamo se il Pdl vota contro”.

Oggi intanto Napolitano si occuperà in prima persona della questione e incontrerà i capogruppi del Pdl. stavolta non bastano le buone intenzioni ci vogliono le garanzie e quelle sembra che non arriveranno al Colle. A questo punto quindi non resta che la fiducia, un voto con il quale il Pdl di fronte alla Nazione deve essere pronto ad assumersi le responsabilità.

Un segnale del clima che si vive nel governo è gelo tra Franceschini e Alfano materializzatosi nella telefonata di stamattina. Quell’Alfano che rassicura nei Palazzi poi esce e partecipa a manifestazioni dai toni eversivi ed è questa la sintesi che si respira nel governo: tutti nelle larghe intese ma pronti a sferrare il colpo finale e tenere in pressing Letta… ma forse ora le cose cambieranno!

 

L’Italia dimissionaria: muoia Sansone e tutti i filistei?

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Lettere nel cassetto e pronti all’addio. Questa sembra essere la contromossa di Letta e Napolitano all’annuncio delle dimissioni in massa del Pdl. Enrico Letta sarebbe pronto a darlo anche immediatamente, anche da New York, anche oggi stesso dal Palazzo di Vetro dove sta portando avanti incontri e colloqui. Giorgio Napolitano la lettera ce l’ha pronta da tempo e sembra che ora sia più deciso che mai a presentare le sue dimissioni e ritirarsi a vita privata. Berlusconi intanto si sente circondato dalla magistratura e allarmato dalle  voci sempre più insistenti che gli avrebbero preannunciato nuove misure cautelari disposte dalla Procura di Milano sulle cosiddette “Olgettine“.  Intanto adirato Silvio Berlusconi vorrebbe una crisi di governo anche se per il Pdl a questo punto non ci sarebbe più nulla da guadagnare, ma sembra che la linea che si vuole seguire è “muoia Sansone e tutti i filistei”.

Letta a New York non vuole essere triturato nella macchina di Pdl e Pd e ha fissato una dead line al 15 ottobre, quando si licenzierà la Legge di Stabilità. Una scarna nota dal Quirinale comunica che il Presidente procederà a “verificare con esattezza” le ventilate dimissioni del Pdl.

Giorgio Napolitano ha quindi ricevuto una telefonata da Enrico Letta che gli ha confessato tutta la sua frustrazione, «è inaudito, convocano un’assemblea per far saltare il governo mentre io qui a New York cerco di rappresentare un’Italia solida agli investitori stranieri, e un’Italia che lavora alla stabilità internazionale davanti all’Assemblea dell’Onu…». (La Stampa)

 

La frenata sulle “dimissioni” di massa del Pdl!

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Il Pdl attacca, poi frena sulle dimissioni di massa, poi ritorna alla carica sul 4 ottobre data in cui dovrebbe essere decretata la decadenza dell’ex Premier da senatore. Insorge il Pd che richiama il centro destra alla responsabilità con Franceschini che arriva ad affermare «pressioni a vuoto», forse anche per ridimensionare il clima caldo vissuto nell’intera giornata di oggi. Intanto il Cavaliere, ai big del partito  riuniti a pranzo, ma in assetto di guerra, parla di situazione insostenibile e conferma la linea dura «Dobbiamo denunciare che è in atto un colpo di Stato» per poi aggiungere, qualche ora dopo «Io non mollo, devo resistere a tutti i costi anche se ho contro tutti». Ma il clima era rovente da ieri quando Alfano era tornato a Palazzo Grazioni dopo aver parlato con Napolitano con esito negativo.

Ecco giungere quindi l’ultimatum, ma poi ci si ripensa e in tarda serata arrivano le  parole più concilianti di Renato Brunetta e per il momento è nulla di fatto. Ma l’assedio è in corso, la crisi al buio continua e si prepara  la decisione di bloccare i lavori del Parlamento a cui si unirebbe anche la Lega (oggi ci sarebbero stati contatti tra il Carroccio e i pidiellini). Ecco quindi lanciata la “molotov” contro Letta e Napolitano.  Pare che la decisione di bloccare i lavori sia dettata anche dalla preoccupazione di nuove indagini, soprattutto quella della compravendita di senatori.

 

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