Riina shock: “Meno male che si è messo Falcone alla guida o si salvava”

Capaci-intercettazioni-riina-tuttacronacaAncora intercettazioni delle conversazioni nel carcere di Opera tra Totò Riina e il boss Alberto Lorusso. I dialoghi captati riguardano la strage di Capaci, dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone e gli uomini della sua scorta. “Meno male che lui si è voluto mettere là al posto dell’autista, se no si salvava, disgraziato. Una trovata migliore l’ha potuta trovare lui solo”. Quel giorno il giudice, tornato da Roma in aereo, aveva deciso di guidare l’auto blindata chiedendo al suo autista, Giuseppe Costanza di mettersi al volante. Falcone si mise così alla guida con accanto la moglie Francesca Morvillo. Prosegue Riina, parlando dei minuti successivi all’esplosione: “Mentre era al telegiornale… sono feriti lui e la moglie. Minc**a feriti! Poi nel mentre il telegiornale: è morto Falcone. Ti metti là minuto per minuto, no? Ci siamo! Ci siamo! Ci siamo!”. E prosegue: “Minc**a ho detto ma guarda che bordello.La moglie è viva, è viva. Dopo dieci minuti dice l’hanno ammazzata pure. Mia moglie dice: ma cosa è successo, ma che disgrazie, mischineddu, mischineddu… (poverino ndr) c’era una macchina, un aereo, lo hanno bombardato. Poi cercano l’aereo che non si è potuto trovare più…Poi subito allerta per la seconda”. “La seconda” per gli investigatori sarebbe la strage in cui morì Paolo Borsellino. Il boss parla anche del tritolo utilizzato: “Minc**a con quello ce ne sono voluti qualche 300 chili, con quello 500 chili. Non abbiamo risparmiato niente, devo dire la verità”. Poi raccontando di nuovo dell’attentato di Capaci. “Sembrava una zona di guerra appunto per questo loro non la possono digerire”. Ancora, durante l’ora d’aria Riina smentisce le parole del pentito Giovanni Brusca che ha raccontato agli inquirenti di avere saputo dal padrino di Corleone della consegna allo Stato del “papello”, l’elenco delle richieste della mafia per fare cessare le stragi. “Ma questo papello non si trova – dice – non c’è”. “Sono andati a fare le indagini sui miei figli, sulle mie sorelle, su mia moglie”, racconta alludendo alle indagini calligrafiche fatte dalla polizia per trovare l’autore del foglio consegnato ai pm da Massimo Ciancimino. Gli accertamenti fatti non hanno consentito agli investigatori di risalire alla paternità dello scritto. Insulti piovono anche su Massimo Ciancimino, “disonorato” e “folle di catene” (pazzo da legare ndr). Sollecitato da Lorusso dice che il figlio dell’ex sindaco mafioso collaborerebbe per riavere i soldi confiscati.

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“Barbarella è potentosa come suo padre”: parla Riina

totò-riina-intercettazioni-tuttacronacaSi continua a parlare delle intercettazioni captate dalle cimici della Dia depositate agli atti del processo per la trattativa Stato-mafia. Il 18 settembre Totò Riina e Alberto Lorusso, boss della mafia pugliese, hanno discusso di Berlusconi e della figlia Barbara, di Nicole Minetti, Ruby, del governo passando anche per la candidatura di Martelli nel 1987. Riina e Lorusso, in quella data, si chiedono se Berlusconi, ancora leader del Pdl e alleato di Letta, voglia fare cadere l’esecutivo. “Stasera c’è la votazione – dice Lorusso – Il Governo lui non lo farà cadere, non gli conviene fare cadere il Governo”: E Riina:  “No, no. Cornuti sono chi sale al Governo. Lo sai com’è”.  A questo punto Lorusso parla della possibile candidatura di Berlusconi in Lettonia: “Forse si candida là”. E Riina: “Va là a ‘cafuddare'”. Gli inquirenti hanno tradotto questo termine «nel senso di fare sesso». È Lorusso a spiegare che “Berlusconi è conosciuto dappertutto, sono vent’anni che tutte le televisioni parlano di lui. In tutto il mondo parlano di lui”.  Poi i due citano anche Nicole Minetti: “L’ha fatta assessore a 12.000 euro al mese, perchè faceva l’assessore? Perché sapeva parlare la lingua inglese”. E Riina ride. Fino a parlare anche di Mubarak e di Ruby Rubacuori, definita “nipote di Mubarak”. “Che figlio di … – dice Riina – le vede che figlio…”. E continua a ridere.La candidatura di Claudio Martelli con il Psi nel 1987 è tra gli argomenti affrontati dal boss mafioso Totò Riina con il suo vicino di cella, il boss pugliese Alberto Lorusso. Sono stati diversi i pentiti, tra cui Francesco Onorato, ad avere raccontato che Martelli avrebbe ricevuto i voti della mafia. Una circostanza che l’ex ministro della Giustizia ha sempre smentito. Ma i due, in un’altra data, il 31 ottobre, parlano anche di Andretti: “quell è stato una persona seria, a livello mondiale. Figlio di put…, che persona seria, eh? Chiesa e casa, casa e chiesa. Questo qua era un burattinaio, che cavolo di burattinaio…”. E ancora parlano della figlia di Berlusconi e della sua love story con il milanista Pato: “Min… Barbarella, Barbaretta, sta Barbarella è potentosa come suo padre, perchè si è messa sotto quello lì… Lui era un potente giocatore e non ha potuto giocare più, lui dice che vuole venire di nuovo”.

Le intercettazioni del boss: Riina parla di Berlusconi

riina-tuttacronacaUna chiacchierata tra il boss mafioso Totò Riina e il suo vicino di cella Alberto Lo Russo intercettata dagli uomini della Dia. Oggi arrivano nuovi particolari. Dopo aver parlato del pm Di Matteo e della partecipazione al processo sulla trattativa Stato-Mafia di Napolitano, Riina ha parlato anche di Berlusconi. In una conversazione avvenuta il 20 settembre 2013 nel cortile del carcere milanese di Opera e captata dalle cimici della Direzione investigativa antimafia di Palermo, finita adesso agli atti del processo per la trattativa tra Stato e mafia, i due parlano dei “guai” dell’ex premier. Non si sa se guai giudiziari o di carattere politico. Lorusso aggiorna il boss sulle ultime notizie del leader di Forza Italia e il capomafia di Corleone risponde: “se lo merita, se lo merita. Gli direi io ‘ma perche’ ti sei andato a prendere lo stalliere? Perchè te lo sei messo dentro?'”. Secondo gli investigatori, Riina fa riferimento a Vittorio Mangano, lo stalliere di Arcore, condannato per mafia, morto qualche anno fa. Sempre parlando di Mangano, Riina in quella stessa conversazione, parte della quale omissata dai magistrati della Dda, aggiunge poi: “Era un bravo picciotto (uomo ndr. Mischino (poverino ndr), poi si è ammalato ed è morto”.

Depositate le intercettazioni su Riina. Su Napolitano “bene se non testimonia”

toto_riina-tuttacronacaSono state depositate dagli uomini della Dia parte delle intercettazioni effettuate il 16 novembre 2013 alle 9.30, mentre il boss mafioso Totò Riina parlava con il boss della Sacra Corona Unita Alberto Lo Russo, nel carcere milanese di Opera. E si sente: “E allora organizziamola questa cosa! Facciamola grossa e non ne parliamo più”. I due parlano del pm antimafia Antonino Di Matteo, che rappresenta l’accusa nel processo per la trattativa tra Stato e mafia che vede tra gli imputati proprio il boss corleonese. Stando agli appunti degli uomini della Dia, mentre Riina dice “organizziamola questa cosa”, tira fuori la mano dal cappotto e gesticolando mima il gesto di fare in fretta. Il boss mostra di non temere Di Matteo:  “Vedi, vedi si mette là davanti, mi guarda con gli occhi puntati ma a me non mi intimorisce…”. Poi sul progetto di attentato: “Questo Di Matteo non se ne va, gli hanno rinforzato la scorta e allora, se fosse possibile, ad ucciderlo… Una esecuzione come eravamo a quel tempo a Palermo con i militari”. “Ti farei diventare il primo tonno, il tonno buono”, continua Riina con Lorusso. “Questo pubblico ministero di questo processo che mi sta facendo uscire pazzo”. Ancora, Riina si mosta incontenibile: “Se io restavo fuori, io continuavo a fare un macello, continuavo, al massimo livello. Ormai c’era l’ingranaggio, questo sistema e basta. Minchia, eravamo tutti, tutti mafiosi”. Non solo, aggiornato in tempo (quasi reale) da Lorusso, apprende della richiesta di testimonianza del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al processo sulla trattativa. Lorusso lo informa che le tv rilanciano le dichiarazioni del vice presidente del Csm (Vietti) e di altri politici che ritengono che il capo dello Stato non debba testimoniare. Riina approva: “fanno bene, fanno bene… ci danno una mazzata… ci vuole una mazzata nelle corna… a questo pubblico ministero di Palermo”. Al che Lorusso dice: “sono tutti con Napolitano dice che non ci deve andare. Lui è il presidente della Repubblica e non ci deve andare”. Riina afferma: “Io penso che qualcosa si è rotto…” Cronologicamente, i primi riferimenti conducibili al pm Di Meatteo: “Di più per questo, per questo signore che era a Caltanissetta, questo che non sa che cosa deve fare prima. E’ un disgraziato… minc**a è intrigante, minc**a, questo vorrebbe mettere a tutti, a tutti, vorrebbe mettere mani… ci mette la parola in bocca a tutti, ma non prende niente, non prende…”. Nel frattempo, in Procura, spiega Repubblica, cresce la preoccupazione perché i boss sarebbero a conoscenza di notizie mai pubblicate: il 14 novembre scorso gli inquirenti trascrivono l’ennesima intercettazione captata nel cortile di Opera. Quando la notizia delle minacce di Riina al pm Di Matteo era finita sui giornali, i magistrati decisero di presentarsi in massa in Tribunale per manifestare ai pm del processo per la trattativa tra Stato e mafia la loro solidarietà. Ma la decisione non era stata ancora ufficializzata nè era finita sui giornali o in tv e se n’era parlato soltanto via mail tra pm e poche persone. Così è Lorusso ad avvisare il 14 novembre scorso Riina: “…hanno detto che alla prossima udienza ci saranno tutti i pubblici ministeri all’udienza… saranno presenti tutti”. E Riina annuisce: “Ah tutti”. Una notizia circolata solo sulla mailing list interna al Palazzo di giustizia.
“Mi viene una rabbia – continua Riina – ma perchè questa popolazione non vuole ammazzare a nessun magistrato? A tutti… ammazzarli, proprio andarci armati e vedere…”. Si ingalluzziscono , proprio si ingalluzziscono… perchè c’è la popolazione che li difende, che li aiuta. Quelli però che devono andare a fare la propaganda là, sono quelli che devono andare a fare la propaganda. Hanno lo scopo in testa per uno strumentìo (strumentalizzazione ndr) completamente e le persone sono con loro…”.
“Quelli si meritavano questo e altro – continua Riina – questo è niente quello che gli feci io! Gli ho fatto, però meritavano. Se ci fosse stato qualche altro avrebbe continuato e non hanno continuato e non hanno intenzione di continuare, nessuno”. E il boss corleonese, sempre il 30 ottobre, rivendica le sue gesta e sembra che nessuno in Cosa nostra riesca a seguire le sue orme. Tanto che Lorusso dice: “E così subiscono sempre, così subiscono, subiscono, subiscono e continueranno a subire”
Nei dialoghi con Lo Russo c’è anche un accenno alla strage Chinnici: “Quello là salutava e se ne saliva nei palazzi. Ma che disgraziato sei, saluti e te ne sali nei palazzi. Minchia e poi è sceso, disgraziato, il procuratore generale di Palermo”. Chinnici fu ucciso da un’autobomba il 29 luglio del 1983.
Il capomafia si dice deluso da quello che è ritenuto l’attuale capo di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro: “A me dispiace dirlo, questo signor Messina Denaro, questo che fa il latitante, questo si sente di comandare, ma non si interessa di noi. Questo fa i pali della luce – aggiunge riferendosi al business dell’energia eolica in cui Messina Denaro è coinvolto – ci farebbe più figura se se la mettesse in c… la luce”.

“Corleone non dimentica”, Riina minaccia il pm

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Minacce da Totò Riina che dal carcere è tornato a lanciare avvisi al pm palermitano Nino Di Matteo. Le intercettazioni rivelano la volontà del capomafia di eliminare il magistrato che indaga sulla trattativa Stato-mafia.

“Questo Di Matteo non ce lo possiamo dimenticare. Corleone non dimentica”. Così Totò Riina, il 14 novembre, si è rivolto al boss della Sacra Corona Unita con cui condivide l’ora d’aria. Il giorno precedente era stata pubblicata la notizia di altre sue esternazioni minacciose nei confronti del magistrato e dell’intenzione di trasferire il pm, per motivi di sicurezza, proprio a seguito delle intimidazioni del boss, in una località segreta. Al mafioso pugliese che gli chiedeva come avrebbe fatto ad eliminarlo se l’avessero portato in una località riservata, Riina avrebbe risposto: “Tanto sempre al processo deve venire”.

Le conversazioni dei due capimafia – sia quella relativa alle notizie pubblicate il 13 novembre, sia quella successiva del 14 – erano intercettate e dovrebbero essere depositate agli atti del processo sulla trattativa Stato-mafia in corso davanti alla corte d’assise di Palermo.

Sunderland cala a picco e lo spogliatoio fa guerra a Di Canio

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Il Sunderland è calato a picco: ultimo posto in classifica, 11 incontri e solo due successi da fine marzo a oggi, 14 giocatori acquistati, epurati che lo accusavano per il suo pessimo carattere e i bookmaker che puntavano a far saltare la panchina. Ieri l’allenamento decisivo quando i giocatori, esasperati dalle critiche hanno reagito. Una ribellione contro il ct che non si era mai vista, almeno in squadre professionistiche che lavorano ad alti livelli. Mai visto in Gran Bretagna dove spesso si preferisce usare vie più diplomatiche. Invece l’intera squadra si è “ammutinata” e il proprietario Ellis Short, ha dato preso la palla al balzo per ringraziare Di Canio del suo operato. Sulla decisione è pesato anche quel comportamento di Di Canio che messo sotto pressione aveva reagito contro i tifosi dal campo  dopo una pesante sconfitta ed era stato sommerso di fischi. Poi davanti alle telecamere alla domanda se si sarebbe dimesso aveva replicato con un secco “mai”e aveva spiegato che si riteneva sempre “il miglior allenatore del mondo”.

Frase che oggi “Star” e “Daily Express” gli rinfacciano con malcelata perfidia, mentre il “Daily Mail”sostiene che sarebbe stato lo stesso allenatore a dire ai rivoltosi di chiedere il suo licenziamento se proprio non lo reggevano più. E la sfida è stata evidentemente raccolta e vinta, coi giocatori (Lee Cattermole in testa, puntualizza il “Telegraph” che sono andati da chi di dovere a spifferare l’ultima discussione, sancendo di fatto la fine del “Crazy World” di Di Canio.

Ma se Di Canio è stato esonerato certo non va bene al Sunderland  che si trova a dover trovare in fretta e furia un successore. Chi può essere?  Il “Daily Mail” e “Telegraph” lo identificano in Roberto Di Matteo (ma ipotizzano pure Tony Pulis e Gus Poyet), mentre il “Guardian” suggerisce Roberto Mancini, vincente come di Di Matteo ma probabilmente fuori budget anche per il Sunderland, che di soldi ne ha già buttati via parecchi.

In Serie A va di scena… il valzer delle panchine!

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Con una sola partita prima della chiusura del campionato, è tempo d’iniziare a guardare al futuro, anche delle varie panchine. Se Antonio Conte, dopo il colloquio con la dirigenza e Agnelli può mettersi comodo, così come Guidolin, che piace al Napoli ma resta all’Udinese, per molti altri è tempo di prendere (o subire) decisioni. Stramaccioni saluta l’Inter e, secondo le indiscrezioni, Walter Mazzarri è pronto per insediarsi alla guida dei nerazzurri, forte di un contratto triennale che gli frutterà 3.5 milioni netti a stagione. Per lui niente Roma dunque, che potrebbe aprire le porte ad Allegri, al momento ancora a bordocampo del Milan. E’ stato lo stesso Berlusconi ad anticipare la scelta: “Allegri andrà alla Roma dopo la partita col Siena”. Al riguardo non ci sono ancora state conferme, ma nemmeno smentite. Al riguardo Allegri non si sbilancia e preferisce guardare alla prossima sfida, il match contro i toscani: “La posta in palio è talmente alta. Tutti vogliamo giocare i playoff di Champions l’anno prossimo”. E riguado il passaggio alla squadra della capitale? “Non so se il presidente ha detto o no quella frase. Se dovesse averla detta, spero mi abbia fatto da procuratore e mi abbia fatto anche un buon contratto”. Allegri forse è più concentrato sul futuro prossimo, ma c’è chi già pensa di sostituirlo con Seedorf, attualmente impegnato, come giocatore, con la squadra brasiliana Botafogo, ma impegnato con un corso online della Fifa per prendere il patentino da allenatore. Ma il presidente rossonero ha anche un’altra grande passione: Montella della Fiorentina, che però è marcato stretto anche dal Napoli proprio in vista della sostituzione di Mazzarri. Ma la squadra partenopea ha pronta una rosa di alternative, tra cui spicca Benitez, fresco di successo in Europa League con il Chelsea. Potrebbero però rappresentare un problema le richieste elevate per il suo staff. Al suo posto potrebbe quindi essere considerato Di Matteo, che con il Bayern Monaco ha alzato la Champions. Ma un’opzione potrebbe essere rappresentata anche dal laziale Petkovic, che piace ma l’affare è difficile.

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A questo punto, a Stramaccioni non resta che consolarsi con i Tapiri d’Oro che gli ha consegnato l’inviato di Striscia Valerio Staffelli che gli ha chiesto  “Cosa sta succedendo a questa Inter? Ha battuto tutti record negativi”. “Però abbiamo fatto il record storico delle vittorie consecutive in trasferta – la risposta di Strama -. Finché siamo stati tutti sani… poi l’unico che non si è fatto male sono stato io. Moratti? Lui non si è infortunato, sta benissimo!”.

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