Mistero a Città del Messico: undici ragazzi spariti nel nulla

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Mistero a Città del Messico dove un gruppo di 11 ragazzi, tra cui quattro donne, è svanito nel nulla dopo aver trascorso una notte di festa nei nighclub della Zona Rosa, un quartiere alla moda, ricco di ristoranti e locali, vicino alle ambasciate americana e britannica. I giovani provenivano da una bidonville, Pepita, nota per la presenza di bande criminali che operano nel contrabbando oltre ad essere dedite a rapine ed estorsioni. L’ultima volta che sono stati visti, il gruppo si trovava nella discoteca Heavens After, che le autorità hanno provveduto a chiudere. Un testimone, ora scomparso, avrebbe riferito ai familiari dei ragazzi spariti  che i giovani sarebbero stati cacciati fuori dal club da alcuni impiegati del locale e poi visti salire su dei suv che aspettavano in strada.

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E’ morto l’ultimo dei dittatori ancora in vita: l’argentino Jeorge Videla

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E’ morto a 87 anni l’ex dittatore argentino Jorge Videla, incarcerato in una prigione  nei pressi di Buenos Aires dopo la condanna, arrivata nel 2010, a due ergastoli per la sanguinosa e sistematica repressione dei dissidenti argentini durante la sua presidenza, negli anni compresi tra il 1976 ed il 1981. La morte dell’ex generale dell’esercito, che era stato a capo della giunta militare argentina dopo aver preso il potere con un golpe ai danni di Isabel Peron, seconda moglie del presidente, è stata confermata dal direttore del Servicio Penitenciario Federal, Vìctor Hortel. Il decesso è avvenuto per cause naturali nel centro penitenziario Marco Paz ed  i media locali hanno dato la notizia con titoli del tenore “E’ deceduto Videla, responsabile del genocidio”. Al suo nome è infatti riconducibile il periodo più oscuro della storia argentina: la vicenda dei “desaparecidos” e la tragedia della scomparsa dei neonati. A tutt’ora las abuelas (le nonne) de Plaza de Mayo chiedono di sapere che fine hanno fatto i loro nipoti, nati durante la prigionia delle loro figlie o nuore. Jorge Rafael Videla “Era l’ultimo dei dittatori ancora in vita ed era stato il leader della giunta militare responsabile del golpe, il 24 marzo del 1976, contro Isabel Peron, la vedova di Juan Domingo Peron”, ricorda un quotidiano locale. Mente della dittatura, violò sistematicamente i diritti umani e tra i suoi crimini si ricordano l’assassinio e la tortura di 30.000 persone. Sempre sotto il suo governo ci furono anche i forti contrasti con il Cile, che per poco non sfociarono in guerra.

L’insediamento della giunta da lui guidata portò alla sospensione delle libertà civili e sindacali e all’arresto, tortura, omicidio di persone sospettate di appartenere a organizzazioni studentesche, sindacali, politiche o che si ritenesse potessero svolgere una qualsiasi attività che interferisse con la politica della dittatura militare. Furono gli anni delle falcon verdi e dei centri di detenzione clandestina dove si perpetuavano abusi, violenze e torture. Furono gli anni in cui il Rio de la Plata si riempì di corpi, sedati e legati, lanciati dal cielo durante i famigerati voli della morte. Videla fu poi deposto il 29 marzo 1981 da un nuovo colpo di Stato capeggiato dal generale Viola, che si autonominò presidente a vita e proseguì la strategia basata sul terrore: durante il suo regime avvenne l’ultima strage perpetrata dal capitano Alfredo Astiz in cui trovarono la morte circa 5.000 prigionieri detenuti in un campo di prigionia. Viola a sua volta fu deposto, il 22 dicembre dello stesso anno, dal generale Galtieri che diede le dimissioni il 18 giugno 1982 a seguito della sconfitta nella Guerra de las Malvinas (guerra delle Falkland), non prima di aver represso, nel frattempo, 5 manifestazioni e di aver condannato a morte altre 9.000 persone.

Jorge Rafael Videla venne processato solo a dittatura terminata, nel 1985, per le responsabilità in merito alla scomparsa di circa 30.000 oppositori e nello stesso anno fu condannato all’ergastolo. Ma nel 1990, sotto pressione dei militari, fu liberato con il decreto 2741/90 concesso dall’allora ministro Menem. Venne poi nuovamente processato e, il 22 dicembre 2010, fu dichiarata la condanna all’ergastolo in un carcere non militare per la morte di 31 detenuti.

Papa Francesco e le nonne di Plaza de Mayo: ¿Dónde están los niños?

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Le nonne di Plaza de Mayo, donne che negli anni della dittatura argentina si sono viste strappare dalle braccia figlie o nuore incinte, continuano a marciare. La loro domanda è più che legittima: dove sono le centinaia di bambini nati mentre le madri erano in mano all’esercito? Bambini che, a loro volta, oggi sono giovani uomini o donne pronti a solcare la strada della loro vita pur non sapendo nè chi sono nè quale sia la loro storia. In molti infatti sono stati i neonati passati dal grembo materno alle braccia delle mogli di qualche militare o di amici della dittatura. Las abuelas hanno perso i loro figli, ma continuano a cercare i nipoti e, oggi sono arrivate fino a Roma, da Papa Francesco. Quello che desiderano è aiuto nella ricerca, tramite gli archivi sia della Chiesa argentina che del Vaticano. La presidente dell’associazione, Estela Carlotto, ha potuto parlare, al termine dell’udienza, con quello che lei aveva conosciuto come Cardinal Bergoglio. L’incontro “si è svolto in maniera informale” racconta la donna “al di là del protocollo. Ci siamo tenuti a lungo le mani, il Papa mi ha riconosciuto rievocando un nostro precedente incontro”. Ha quindi proseguito: “Dopo quella volta non c’è stato più nulla, allora eravamo rimaste un po’ male. Oggi invece ci ha incontrato, gli abbiamo consegnato una lettera con la nostra richiesta di aiuto ed ora abbiamo molta speranza perché ci ha dato la sua parola”. “E’ stata come una trasmissione di affetto, abbiamo sentito la Chiesa che noi chiediamo come cattolici”.

Prete di Parma ricercato dall’Interpol: assistette a torture dei desaparecidos

NUNCA MAS!

Buenos Aires: Desaparecidos, iniziato ieri il 3° processo

Il processo è iniziato ieri e vuole svelare i crimini commessi durante il passato regime (1976-1983) nella famigerata Esma, la scuola della marina militare nella capitale argentina. 68 gli imputati accusati di aver ucciso 789 persone.

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