Una macchina sforna-ritornelli, che da oltre trent’anni produce hit a ciclo continuo. Depeche Mode come Delta Machine, il titolo, quantomai emblematico, assegnato al nuovo album, che esce oggi in tutto il mondo. È il tredicesimo capitolo di una lunga storia, costellata di successi ma anche di crolli e ripartenze. «Con questo disco abbiamo cambiato il nostro approccio alla scrittura – racconta il cantante, Dave Gahan – Non amiamo il suono troppo “normale”, ci piace “sporcare” un po’ i brani, vogliamo che abbiano la nostra impronta».
Delta Machine non fa eccezione, anche se sperimenta un nuovo azzardo: la contaminazione tra anima elettronica (la “macchina”) e blues (il “Delta” è infatti quello del Mississippi, da sempre culla della musica nera americana). Va in scena, insomma, l’ennesimo incontro-scontro tra la tecnologia, dominata dal maestro delle tastiere, Martin Gore, e l’umanità, incarnata dalla voce calda di Dave Gahan, sugli scudi fin dal primo singolo, la ballata Heaven. Blues elettronico e introverso, dunque, che si rispecchia in altri episodi, come la sensuale Slow, l’aggressiva Should Be Higher e la conclusiva Goodbye.